Documento contro e-government di palermo



La Conferenza internazionale dell'e-government che si terrà a Palermo nei
giorni 10 e 11 aprile prossimi è un precipitato del Convegno Ocse tenutosi
a Napoli nel marzo 2001. Essa avrà l'ambizione, non del tutto
disinteressata, di dotare i paesi poveri di nuove tecnologie con le quali
sganciarsi dal destino di povertà e salire sul potente vettore della
globalizzazione. Ma sarà così? E' lecito avere numerosi dubbi.

Si discuterà di piani fantascientifici di informatizzazione pronti ad
attraversare le pubbliche amministrazioni di mezzo mondo, a partire da
alcuni progetti pilota avviati (giusto per far vedere quanto sono buoni i
Paesi ricchi) in Albania, Giordania, Tunisia, Mozambico e Nigeria, con
finanziamenti e assistenza tecnica da parte dei Paesi a tecnologia più o
meno avanzata, Italia in testa. E naturalmente con la partecipazione di
importanti imprese interessate alla posta in gioco, come IBM, Microsoft,
Telecom Italia, Canal +, Tele +, Enel e l'Ong Movimondo. Si discuterà anche
dell'informatizzazione di numerosi servizi pubblici anche nei Paesi dove
l'informatizzazione "privata" è più avanzata.

L'idea era stata discussa a Genova, durante il "glorioso" G8 di cui si è
tanto vantato Berlusconi, che adesso incalza: "Stiamo mettendo a punto
quello che io chiamo il modello universale per la gestione digitale delle
principali funzioni della pubblica amministrazione e contiamo di
presentarlo al prossimo G8 che si terrà in Canada". Insomma un roseo futuro
di Paese-guida per l'Italia, nella direzione di un "nuovo ordine mondiale"
che metta ordine e detti ordini alle pubbliche amministrazioni dell'intero
pianeta, naturalmente col beneplacito (non certo incondizionato...) di
certe multinazionali d'oltreoceano, come la Microsoft (già distintasi per
aver negato il libero uso nel terzo mondo di software fuori commercio come
Windows 95) e l'IBM.
Come mai proprio IBM? La risposta sta nel curriculum vitae del ministro per
l'innovazione tecnologica (ricordate le tre "i"? ci mancava solo la "i" di
IBM), Luigi Stanca, instancabile promotore dell'evento e reduce da numerosi
e suadenti pellegrinaggi nei Paesi "da aiutare": è stato per molti anni
presidente di IBM Italia, per poi passare alla presidenza di IBM Europa.
Quanto alla Microsoft, è chiaro che la sua minacciosa e ingombrante
presenza servirà a stroncare qualunque tentazione degli Stati più poveri a
risparmiare su sistemi operativi (vade retro Linux) e applicativi (niente
shareware, freeware, open source o altra roba che metta in discussione le
regole di un mercato monopolistico).

I generosi aiuti dei Paesi del G8  nel campo dell'informatizzazione saranno
l'ennesimo cavallo di Troia, dentro il quale si nasconde la futura
dipendenza degli Stati "aiutati" da imprese che sono già ben più potenti di
loro per fatturato e, come adesso appare chiaro, peso politico. Basti
pensare alla sola dipendenza dai costosi aggiornamenti puntualmente resi
"inevitabili" da quelle aziende, paragonabile alla dipendenza già innescata
dalle multinazionali agroalimentari, con la vendita imposta di sementi
geneticamente modificate per far crescere piante "infertili".

Tutte le statistiche sui dati globali percepibili a livello economico,
sociale e tecnologico dei paesi ricchi del nord del pianeta e dei paesi
poveri del sud della terra - reddito pro-capite, Pil come misura
quantitativa della ricchezza e della dissipazione di una nazione,
disponibilità di risorse vitali quali acqua, terre fertili, ossigeno,
accesso ai servizi pubblici per eccellenza quali sanità e istruzione - ci
inducono a ritenere fondatamente come il digital divide che separa 1/5
della popolazione mondiale dai 4/5 restanti non sia riconducibile e
riducibile ad una mera questione di dotazione tecnologica.

Essa ha invece a che fare con una drammatica differenza di peso politico
che a cascata investe il predominio sfacciato di poche potenze economiche,
commerciali, industriali, ma anche e soprattutto militari, sul resto del
mondo. Tale squilibrio non ha origini tecnologiche né potrà essere colmato
attraverso l'informatizzazione dei paesi poveri, sui quali l'impatto di
tali strumenti avrà l'obiettivo di allargare al loro interno la forbice tra
élite dominante e cittadini assoggettati, tra sfera politica e
amministrativa e società civile, tra centro e periferia, tra città e
campagne.

Concepire le tecnologie informatiche non come strumenti funzionali ad una
idea e pratica di sviluppo autocentrato e eco-sostenibile, bensì come mera
finalità di dotazione strutturale nasconde ben altri intenti che
rafforzeranno la dipendenza micidiale dei sud del mondo nei confronti dei
ricchi-e-potenti della terra.

Innanzitutto, informatizzare un paese significa regalare risorse pubbliche
a imprese transnazionali private tipo Ibm, Microsoft, Mediaset, Telecom e
altre già citate le quali, contrariamente alle ideologie svianti del
neoliberismo di mercato privo del sostegno statale, non esitano minimamente
a ricorrere al foraggiamento del potere statale pubblico per reperire
risorse finanziarie e opportunità di espansione di mercato in aree vergini
del mondo, al di là degli impatti culturali e dell'assenza di
infrastrutture capillari e diffuse utilizzabili da intere fasce di
popolazioni. Immaginatevi l'informatizzazione di un paese del Sahel
africano dove manca l'energia elettrica quasi dappertutto: significherà
semplicemente regalare computer ai dirigenti ed ai politici del paese!

In secondo luogo, l'intervento della World Bank dà la misura degli
interventi previsti e prevedibili: finanziamenti per dotazioni tecnologiche
che produrranno ulteriori debiti non colmabili in assenza di investimenti
produttivi sul capitale umano - come si dice con orribile espressione - e
sulle risorse esistenti nei sud. L'impatto tecnologico è funzionale
solamente ad una intensificazione della concentrazione industriale, anche
nei settori dell'agribusiness, i cui effetti di impoverimento degli strati
maggioritari delle popolazioni sono già all'opera da oltre vent'anni, senza
che le politiche di aiuti pubblici allo sviluppo abbiano fatto segnare una
marcia diversa rispetto al passato. E non lo sarà certamente il cablaggio
delle pubbliche amministrazioni.

In terzo luogo, l'e-governmnent risponde ad una concezione
dell'appropriazione di saperi da parte di una élite che viene dotata di
risorse comunicative dalle quali i più sono esclusi proprio perché gli
investimenti non vengono indirizzati, come in ogni progetto non
governativo, sull'acquisizione di competenze e capacità umane, bensì solo
sul capitale fisso che può essere utilizzato da chi ha già acquisito per
circostanze privilegiate un sapere relativo alle tecnologie.

In quarto luogo, il cablaggio delle amministrazioni pubblico ha immediati
risvolti di omologazione ai sistemi di controllo planetario: banche dati,
controllo dei processi di migrazione internazionali, ipertecnologizzazione
delle frontiere, possibilità di interloquire istantaneamente tra le varie
polizie e i vari corpi d'armi del mondo. Queste sono le reali poste in
palio degli accordi di trasferimento e di finanziamento dell'e-government
nell'era di globalizzazione e di guerra duratura!



Occorre pertanto, da un lato, svelare i reali obiettivi delle strategie di
e-government nel rafforzamento delle asimmetrie di potere politico,
economico e sociale tra nord e sud del mondo, e dall'altro inviare segnali
di progettualità alternativa da costruire insieme ai partners sociali dei
sud del pianeta. Le opportunità che i movimenti di radicale opposizione
all'egemonia planetaria da parte del sistema statuale di dominio e del
capitale globale integrato in logiche neoliberiste hanno saputo strappare
con forza da alcuni anni in qua, per adesso limitatamente alle aree ricche
della terra, vanno socializzate con le società sottoposte maggiormente agli
effetti deleteri e mortali. La moltiplicazione di contatti e la costruzione
di momenti di confronto dal basso con le istanze più vivaci e dissenzienti
dei paesi del sud del mondo è un passaggio ineludibile per chi, come noi
siciliani, viviamo in uno spazio geopolitico e geoeconomico di soglia tra
nord e sud, tra rive contrapposte dell'area mediterranea, che il
partenariato Euromediterraneo è assolutamente incapace per deficit
culturali e per tipologie di interventi statuali ad avvicinare senza
attriti. Anzi, le politiche sulla scia degli Accordi di Schengen stanno
divaricando, sino a farli confliggere, gli interessi comuni tra popolazioni
mediterranee.

Ecco perché è prioritario, innanzitutto, una mobilitazione nelle giornate
palermitane del'e-government, non solo per rivoltare tali strategie e
denunciarle pubblicamente, non solo per rendere visibile una presenza
intelligente e avvertita che non subisce il fascino della seduzione
mediatica e spettacolare tipica delle Conferenze internazionali, ma anche
per consentire uno spazio libero di espressione alle voci del dissenso e a
quelle martoriate dagli attuali assetti del dominio planetario: ai migranti
attualmente presenti sul territorio siciliano, ai quali si prospetta
contemporaneamente il respingimento verso paesi dilaniati da impoverimento
e da guerre endemiche e un futuro di operatore al computer!

La presenza del Premier Berlusconi per la chiusura della Conferenza giovedì
11 aprile rappresenterà oltremodo una opportunità per innestare nelle
iniziative previste anche un preciso segnale di attenzione alla
conflittualità sociale in corso in Italia che culminerà nella tappa
importante dello sciopero generalizzato del 16 aprile immediatamente
successivo. La mobilitazione regionale, pertanto, servirà a lanciare con
forza l'organizzazione su scala regionale dello sciopero che vedrà insieme
sindacati confederali e organizzazioni di base, movimento dei forum sociali
e associazioni dei migranti, affinché il senso del 16 aprile sia più ampio
e più in sintonia con i conflitti diffusi su scala globale.

Il Forum Sociale Siciliano in tutte le sue componenti si impegna quindi a
perseverare nella costruzione di uno spazio di liberazione e di libertà
nell'ambito della nostra terra di frontiera, che possa essere propedeutico
per la costruzione di ponti di comunicazione e di confronto con le
popolazioni vicine del Mediterraneo per pervenire in tempi ragionevoli ad
un Forum Sociale Mediterraneo che dia il segno palese di un'altra
possibilità di relazioni internazionali, non più fondate sull'egemonia
politica e sul ricatto incrociato tra élites statuali, bensì su rapporti
paritari di confronto e di scambio equo.

Anche nell'area mediterranea, un altro mondo è possibile!


Soggetti promotori:

FORUM SOCIALE SICILIANO (comprendente individui e associazioni quali Ciss,
Cobas, CSOA ex-carcere, Laboratorio Z di Palermo, nonché Taz 22 di
Agrigento, Federazione Anarchica Siciliana e altre realtà isolane)
SOCIAL FORUM DI CATANIA
SOCIAL FORUM DI MESSINA

Calendario indicativo:

Mercoledì 10 aprile:
momento e-movement nel centro storico di Palermo
Seminario sui temi della cooperazione internazionale e dell'impatto delle
tecnologie, sul controllo sicuritario, su sviluppo e grandi opere, su
globalizzazione e saperi, su e-media e libertà d'espressione, sul
partenariato euromediterraneo tra istituzioni e associazionismo, ecc., con
la partecipazione di esperti e studiosi delle rispettivi tematiche.

Giovedì 11 aprile:
Conclusioni del seminario
Assemblea Siciliana dei Forum Sociali
Mobilitazione regionale di pomeriggio con corteo per il centro storico di
Palermo
Per ulteriori informazioni, consultare il sito del Forum Sociale Siciliano:
http://www.forumsocialesiciliano.org
e-mail: forum-sociale-siciliano at yahoogroups.com