il futuro di internet in quattro domande



dal corriere.it di lunedi 25 marzo 2001

 
  
 Lunedì 25 Marzo 2002 
 
 
 LE PROSSIME SFIDE 
  
 Il futuro di Internet in 4 domande 
  
Domande cruciali sul futuro dell’Internet. Vengono dritte dalla Silicon
Valley, e sono state proposte da uno degli osservatori più attenti,  Dan
Gillmore, editorialista del St.  Jose Mercuri News
(http://www.siliconvalley.com/mld/siliconvalley/2922052.htm ). 

Eccole:
1. Vi importa il fatto che poche grandi aziende controllino praticamente
sia l’intrattenimento che l’informazione?
2. Vi importa che esse decidano quali innovazioni tecnologiche arriveranno
sul mercato e quali no?
3. Sareste preoccupati se esse usassero il loro potere per compilare
dossier dettagliati su tutto quanto leggete, ascoltate, guardate e comprate? 
4. Trovereste accettabile che esse potessero decidere se ciò che scrivete e
dire possa o meno essere diffuso agli altri?
Queste, aggiunge Gillmore, “non sono domande teoriche, ma la direzione
verso cui l’America si sta precipitando”. Va aggiunto che il commentatore
non è mai stato un apocalittico e che semmai si è sempre schierato dalla
parte degli ottimisti, di quelli che pensano che la forza interiore della
“rivoluzione Internet” sarebbe stata capace di superare i molti ostacoli
eretti dai rappresentanti della Vecchia Economia. Oggi invece si dice molto
preoccupato ed è purtroppo ragionevole essere d’accordo con lui. 
Il settore più caldo resta quello dei diritti di proprietà intellettuale e
della loro protezione con mezzi sempre più rigidi. Vale per le radio
Internet, che si vogliono sottoporre a regolazioni ancora più stringenti,
vale per le musiche Mp3 (ed è storia ben nota) e ora per i film su DVD e in
rete.
Se finora il peggio non è avvenuto (ovvero se non sono ancora state varate
leggi severissime contro la duplicazione dei file digitali) è solo perché i
soggetti della partita, ovvero i titolari dei diritti e le aziende
dell’elettronica, non si sono ancora accordati su un unico standard da
inserire obbligatoriamente in tutti gli apparati. Ma  alacremente, ci
stanno lavorando. Lo testimonia, tra l’altro un diplomatico comunicato
emesso congiuntamente da Intel e America Online
(http://www.intel.com/pressroom/archive/releases/20020319aol_intel.htm );
le parole sono assolutamente calibrate per mascherare le divergenze che
ancora esistono tra quelli della Silicon Valley e quelli di Hollywood, ma
il senso generale è univoco: occorre  chiudere il ”buco analogico”. Ci si
riferisce al fatto che quando un contenuto digitale viene riprodotto su un
hardware analogico (come un televisore o una cassa acustica), allora è
possibile registrarlo, sia pure non perfettamente, e quindi duplicarlo. Ora
le due aziende lavoreranno congiuntamente per eliminare quello che finora è
stato un diritto del compratore e che loro chiamano una “falla”.     
 
Franco Carlini