porto alegre la lezione locale



dal manifesto

     
    
 
    
 

23 Febbraio 2002 
  
 
 
Porto Alegre, la lezione locale 
L'"altro mondo possibile" attraverso nuovi spazi pubblici nelle città,
nuovi istituti di democrazia, nuove forme di autogoverno. La "Carta del
nuovo municipio" ALBERTO MAGNAGHI 




La Carta del nuovo municipio che abbiamo proposto al dibattito del World
Social Forum di Porto Alegre* è un documento rivolto alle amministrazioni
locali che evidenzia i nuovi importanti ruoli delle municipalità nella
costruzione di alternative alla globalizzazione economica neoliberista; in
questo contesto riteniamo centrale la sperimentazione di nuovi modelli di
sviluppo fondati sulla valorizzazione durevole delle risorse sociali,
ambientali, territoriali, che mettano in atto nuovi strumenti di democrazia
diretta e di autogoverno, di relazioni "globali" non gerarchiche e
solidali. Come giustamente scrive Vittorio Agnoletto (il manifesto
13.2.2001) "nell'era della globalizzazione, ove tutto sembra determinato da
istituzioni economiche prive di legittimità ... ripartire dalla dimensione
locale è fondamentale per la stessa possibilità di costruire campagne
globali".
La sproporzione tra visibilità globale e incidenza locale dei nuovi
soggetti sociali è evidente: un movimento che sta mettendo in serie
difficoltà gli istituti della globalizzazione economica, non sempre si
misura "sotto casa" con la costruzione di politiche, ad esempio con il
produrre alternative alla privatizzazione e mercificazione dei servizi
sociali e degli spazi pubblici nelle città. Fra un forum globale e l'altro
è bene porsi il problema di come far avanzare localmente il "mondo diverso
in costruzione": nei prossimi mesi saremo tutti impegnati nella verifica
delle iniziative dei tanti amministratori locali che hanno sottoscritto la
carta, proponendo sperimentazioni di "costituenti locali" che affrontino il
problema concreto dell'attivazione di istituti di democrazia diretta che
affianchino (e trasformino) gli istituti di democrazia delegata. E' questo
il percorso per dare concretezza allo sviluppo locale "autosostenibile",
che è divenuto un tema centrale nella discussione su possibili forme di
globalizzazione dal basso, per la costruzione di un mondo plurale di
relazioni solidali e non gerarchiche.
Gli incontri locali fra municipi e movimenti possono essere un momento
importante della costruzione di questo "altro mondo possibile" attraverso
la costruzione di nuovi spazi pubblici nelle città, di nuovi istituti di
democrazia, di nuove forme di autogoverno delle comunità locali.
E' maturo ormai il problema di passare da una tradizione italiana di
partecipazione - anche assai ricca di esperienze, a carattere consultivo,
concertativo e pattizio su temi specifici, con pochi attori, sovente su
progetti predeterminati - ad esperienze di partecipazione "costituente" di
progetti di futuro socialmente condivisi da molti attori, che abbiano
valenza decisionale. L'esperienza partecipativa di Porto Alegre, anche se
riferita allo specifico del bilancio comunale, segna questo passaggio
politico dalla consultazione a posteriori alla co-decisione ex ante.
Qui in Italia, dopo valanghe di documenti sullo sviluppo sostenibile, sulla
sussidiarietà, sui progetti integrati, sulla partecipazione, sullo sviluppo
locale, sulla concertazione e sui patti, è possibile porre con chiarezza il
problema di individuare sedi in cui poter discutere e proporre visioni di
futuro. Visioni del futuro di un luogo (un municipio, un'unione di
municipi, un sistema territoriale locale, una autorità di valle, un
"parlamento"di un fiume) che emergano dalla esplicitazione di una vasta
rappresentanza di interessi sociali e di microesperienze di autogoverno non
mercantile della vita quotidiana. Queste sedi "costituenti" dovrebbero
realizzare un incontro a "mezza strada": da una parte le amministrazioni
locali che intendono politicamente predisporsi all'ascolto e
all'interlocuzione con gli attori sociali della trasformazione presenti su
un territorio; dall'altra le componenti sociali (attori economici e
culturali, associazioni, comitati, reti solidali, forum, ecc) disponibili a
cercare esiti progettuali e operativi dell'"altro mondo in costruzione".
E' una sfida difficile: per i limiti istituzionali ed economici di
autonomia decisionale degli enti locali e i vincoli della logica elettorale
e del sistema partitico, ma anche per le difficoltà teoriche e pratiche
inerenti la composizione e le forme decisionali di un tavolo costituente
che allarghi la partecipazione agli attori deboli e senza voce, che metta
insieme rappresentanze di interesse e abitanti.
Nonostante queste difficoltà, ritengo che aprire una stagione di
sperimentazioni di questi istituti di democrazia sia resa possibile
(laddove le volontà di entrambe le parti in gioco, istituzioni locali e
movimenti convergono), da alcuni elementi contestuali favorevoli:
a) negli ultimi anni il ruolo delle amministrazioni locali è andato
progressivamente modificandosi e facendosi più complesso di fronte alla
crisi di modelli esogeni di uso e consumo delle risorse locali nella
competizione del mercato mondiale, e alla crescente consapevolezza del
ruolo dei beni patrimoniali e delle peculiarità territoriali nella
produzione di ricchezza durevole e di modelli di sviluppo sostenibili; è
cresciuta una cultura amministrativa attenta a riconoscere e a mettere in
valore le potenzialità dei propri territori (paesaggi agrari e produzioni
tipiche, saperi e culture ambientali, produttive e artistiche, risorse
ambientali, patrimoni territoriali e urbani, ecc); una cultura che, in base
a una nuova coscienza delle basi locali della produzione di ricchezza, è
attenta a frenare il saccheggio e il degrado di risorse territoriali
ambientali e umane da parte di attori economici forti esogeni o
endogeni-come nel caso dei distretti) e a indirizzare e governare
l'economia in funzione della valorizzazione del proprio patrimonio di lunga
durata. Questo atteggiamento culturale, che appartiene ormai, seppure in
forme ancora timide e contraddittorie, a molti "nuovi sindaci" e
amministratori, ha messo in evidenza le nuove funzioni del municipio nel
governo diretto dello sviluppo economico e, conseguentemente, la necessità
di far crescere istituti di autogoverno della società locale per
realizzarne i necessari presupposti di endogenità , peculiarità e
autoriproducibilità. Queste nuove funzioni si rendono praticabili attivando
le energie sociali locali (in quanto abitanti e produttori insieme di un
medesimo luogo) in nuove forme di partecipazione "pattizia" per la
definizione e la gestione di progetti di futuro che assumano l'orizzonte
della sostenibilità e dell'autogoverno.
b) d'altra parte la composizione sociale dei nuovi movimenti che si sono
affacciati sulla scena globale negli ultimi anni è profondamente diversa da
quella che caratterizzava il "dualismo antagonista " delle classi nella
società industriale matura, connotando la profonda estraneità della classe
operaia industriale rispetto ai fini della produzione: si tratta di un
multiverso di differenti componenti sociali (nel terzo come nel primo
mondo) composto da agricoltori, rappresentanze operaie, associazioni
ambientaliste e culturali, da reti del piccolo commercio, da ampi settori
del volontariato, del lavoro sociale, dei servizi e del lavoro autonomo, da
aggregazioni giovanili, da associazioni di donne, da rappresentanze
etniche, da imprese produttive e finanziarie a finalità etica , ecc;
componenti sociali che sono accomunate non solo da una critica ai modelli
dominanti di globalizzazione economica, ma anche da pratiche progettuali e
da attività produttive alternative a livello locale e da reti solidali a
livello globale. In altri termini, ogni componente del movimento produce,
nel suo ambito di interesse e di azione, critica, rifiuto, conflitto ma
anche riappropriazione diretta di saperi produttivi, di pratiche di vita e
di consumo, mettendo in opera sul territorio frammenti di futuro; frammenti
appunto, minoritari in ogni luogo. L'aspetto interessante di questa
composizione sociale è tuttavia il fatto che essa allude, nella sua
complessità, alla possibilità di far precipitare e ricomporre su uno stesso
territorio questi frammenti, integrandoli in modelli di sviluppo
alternativi: dall'agricoltura all'alimentazione, alla cura dell'ambiente,
della città, degli spazi pubblici, allo scambio equo e solidale, ai sistemi
e reti di scambio locale non monetario, al riconoscimento delle diversità
delle culture, delle produzioni e degli stili di vita, peculiari ad ogni
luogo. I social forum locali, nati in molte città italiane dopo Genova, ma
ancor prima le molte forme di associazionismo di base e le reti non
mercantili cresciute in questi anni, possono costituire "cantieri sociali"
per sperimentare questa progettualità integrata, facendo precipitare
principi generali in pratiche in uno specifico territorio.
I due soggetti che ho richiamato per le loro potenzialità sono nel contempo
gravati da limiti e vincoli nell'azione: gli uni, le amministrazioni
locali, in quanto i loro orizzonti di futuro sono inscritti implicitamente
in poteri sovradeterminati, rispetto ai quali possono apportare soltanto
correttivi "compatibili" allorquando decidono nella solitudine dei loro
uffici; gli altri in quanto frammenti minoritari in un territorio prodotto
da regole ostili, scontano un defatigante processo di emarginazione che ha
come orizzonte la nicchia produttiva o il conflitto.
Il nuovo municipio può rappresentare "il laboratorio" in cui
l'amministrazione locale rafforza la propria autonomia progettuale dando
forza alla progettualità sociale emergente, vincolando le proprie decisioni
a nuovi istituti di democrazia diretta, legittimando questi ultimi a
deliberare sul futuro del proprio territorio; gli attori sociali dell'altro
mondo in costruzione potrebbero trovare in questi istituti le sedi dove
integrare le specificità dei propri progetti amplificandone sinergicamente
la portata.
E il conflitto? E l'autonomia dei movimenti? Nessuna preoccupazione. Se le
costituenti saranno "vere", non semplici operazioni di costruzione del
consenso, il percorso dall'eterodirezione all'autogoverno, dalla
rappresentanza dei pochi poteri forti ai molti deboli nel determinare la
visione e i progetti di futuro di un territorio, dalla diaspora delle
rappresentanze di interessi al riconoscimento collettivo dell'interesse
comune, sarà un percorso denso di conflitti e contraddizioni, come ogni
processo fondativo.

*


La Carta del nuovo municipio (pubblicata su Carta Almanacco, gennaio 2002)
è stata promossa dal Laboratorio di progettazione ecologica degli
insediamenti (Lapei) che coordino presso l'Università di Firenze ed è stata
sottoscritta da molti amministratori locali (primo firmatario il Presidente
della Regione Toscana). E' stata presentata al Convegno delle Autorità
locali del 28-29 gennaio a Porto Alegre da Mercedes Bresso (Presidente
della Provincia di Torino); è stata ampiamente discussa in due workshop del
World Social Forum di Porto Alegre (il 2 e il 4 febbraio) coordinati da
Giorgio Ferraresi e Giovanni Allegretti; infine è stata inclusa fra i
documenti conclusivi della Conferenza generale sulla democrazia
partecipativa dello stesso Wsf.