la flessibilita'e' un ricatto



dall'unita di domenica 10 febbraio 2002
 
La flessibilità è un ricatto. La requisitoria del cardinal Martini contro
il liberismo
di red

 Il convegno era uno di quelli che si prestavano: "Flessibilità e
precarietà del lavoro". Il pubblico, ancora di più: molti giovani, le Acli,
le associazioni cattoliche di base. Ed è davanti a questa platea che il
Cardinal Martini ha letto la sua lunga requisitoria. Contro il liberismo,
contro un sistema economico dove il lavoro conta poco, è messo ai margini.
Parole semplice ma durissime: "Servono regole, non liberismo selvaggio",
esordisce così. Partono gli applausi ma il cardinal Martini prosegue: "Il
primo fondamento del valore del lavoro è l' uomo stesso". Sembra
un'affermazione scontata ma non lo è. Perché subito dopo il cardinal
Martini aggiunge: "La persona, non il capitale". Ecco perché servono
"regole, non liberismo selvaggio". 
E nel dettaglio: "La flessibilità può essere significativa quando è libera
e concordata. Ma ho paura che oggi questa flessibilità sia imposta come
ricatto". 
Carlo Maria Martini ne ha per tutti: imprese, sistema delle imprese,
ovviamente. Ma anche per i partiti, le istituzioni, i sindacati. "Vorrei da
tutti voi un impegno particolare sul tema del lavoro". Insomma, "la
flessibilità ormai dilagante, sia accompagnata da attenzioni alle tutele,
alle previdenze, in particolare, di tutti i lavori atipici che si stanno
moltiplicando". Sia accompagnata "da una legislazione che valorizzi la
flessibilità quando è di reciproco aiuto tra imprenditore e lavoratore
superando in tal modo la routine". Qui, il cardinale ha inserito una vera e
propria "piattaforma" di richieste: dispositivi di reinserimento,
formazione professionale, "strumenti di approfondimento che permettano
itinerari con sbocchi aperti verso una maggiore progettualità". Servono
insomma - ripete quasi scandendo le parole - "regole e non liberismo
selvaggio, serve equilibrio tra le diverse esigenze delle parti".