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(Fwd) [noomc-it] (Fwd) Messaggio per Porto Alegre da Jacopo Fo
- Subject: (Fwd) [noomc-it] (Fwd) Messaggio per Porto Alegre da Jacopo Fo
- From: "Davide Bertok" <davide.bertok at adriacom.it>
- Date: Tue, 5 Feb 2002 20:29:13 +0100
- Priority: normal
------- Forwarded message follows ------- To: karibuni at telesystem.net Copies to: lilliput-bergamo at yahoogroups.com, noomc-it at yahoogroups.com, bdm at citinv.it Priority: normal From: "Flavio" <karibuni at telesystem.net> Date sent: Tue, 5 Feb 2002 18:40:34 +0100 Subject: [noomc-it] (Fwd) Messaggio per Porto Alegre da Jacopo Fo [ Double-click this line for list subscription options ] ------- Forwarded message follows ------- Date forwarded: Fri, 1 Feb 2002 13:21:23 +0100 To: consumocritico at peacelink.it From: cocorico at inrete.it Vi giro questo messaggio per Porto Alegre da Jacopo Fo, mi sembra interessante. Ciao Andrea Saroldi Bush e' un venditore di pomodori marci Bush e' un venditore di pomodori marci e un serial killer ma anche noi siamo un po' coglioni La situazione internazionale e' una merda ma solo apparentemente. Da un certo punto di vista e' anche peggio, da un altro ci sono buone speranze perche' migliori. E' tragico che si sia scatenata un'ondata di violenze mostruosa, a partire dagli attentati dell'11 settembre e dall'invasione dell'Afghanistan. Ma credo che molta gente, guardando quello che succede in Palestina, Kashmir, India, Pakistan, Repubbliche ex sovietiche, Cina musulmana e Nigeria, stia comprendendo che la guerra non e' utile per fermare il terrorismo e anzi e' il modo piu' dispendioso per alimentarlo. Contemporaneamente si scoprono le vere ragioni di tutto. Lo scandalo Enron e' un salatino che Bush avra' grandi problemi a mandar giu'. Di contro il Popolo di Seattle si sta sviluppando in modo straordinario e, per la seconda volta, a Porto Alegre, si terra' un grande incontro internazionale che ha lo scopo di sviluppare la collaborazione tra tutte le componenti del movimento. Si tratta di un appuntamento molto importante e potrebbe essere un incontro storico se si riuscira' a mettere d'accordo le diverse componenti del movimento. Non sara' facile, proprio perche' la forza del Popolo di Seattle la dobbiamo anche al nostro non essere una rete di entita' indipendenti e questo crea difficolta' tecniche notevoli. Ma sono problemi ai quali non rinunceremmo per tutto l'oro del mondo. Non vogliamo tornare a schemi organizzativi rigidi e piramidali che non lasciano spazio alla biodiversita'. Per fortuna questo e' un punto su cui quasi tutti sono d'accordo. Il grande scontro che ci sara' a Porto Alegre sara' su un'altra questione strategica: come si sconfigge la Globalizzazione del Dolore? Nel movimento ci sono due anime che si stanno pazientemente confrontando da anni alla ricerca di un compromesso. Da una parte c'e' l'ala 'politica', legata alle manifestazioni di piazza, all'idea leninista di propaganda sociale, che spinge per creare grandi organizzazioni internazionali di 'militanti' supportati da un movimento di opinione. Di quest'area fa parte Attac, che e' un'organizzazione internazionale e, seppur su diverse posizioni tattiche, Agnoletto e Casarini, i piu' noti portavoce del movimento italiano. L'altra parte del movimento e' l'ala che potremmo definire 'economica': e' costituita da piccoli e piccolissimi gruppi che agiscono direttamente sul sociale costruendo situazioni economiche alternative: microcredito, gruppi di acquisto, botteghe del commercio equo, cooperative sociali, banche etiche, assicurazioni etiche, centri culturali, volontariato. L'ala economica rappresenta la grande forza concreta del movimento. Parla a milioni di persone non attraverso le parole e la propaganda ma offrendo la qualita' dei progetti realizzati, dei prodotti e dei servizi. Questa anima imprenditoriale del movimento deve costantemente fare i conti con entrate e uscite. Sono presi dalla pratica e non hanno molto tempo per la 'politica delle riunioni'. Quindi la corrente 'economica' ha in questi anni lasciato ampio spazio ai 'politici' nella gestione globale del movimento. Ad esempio, almeno fino a poco tempo fa, nessuno dei portavoce del Social Forum italiano proveniva dai gruppi che si occupano di gestire attivita' 'imprenditoriali'. E d'altra parte i 'politici' hanno sempre guardato con un po' di sufficienza chi si intestardiva a far quadrare bilanci di cooperative per l'aiuto ai disabili, banche etiche e siti internet. Il risultato e' stato che lo slogan 'voti ogni volta che fai la spesa' e' il cuore dell'iniziativa dell'ala 'economica' ma non la parola d'ordine principale di tutto il movimento e anzi molti che partecipano ai cortei sanno poco o niente di questa pratica di lotta. In una situazione in cui il 90% dei membri dei gruppi di acquisto e' costituito da operai e impiegati, mi sono sentito dire decine di volte che solo i ricchi possono permettersi di partecipare ai gruppi di acquisto. Sul fatto che una famiglia di lavoratori possa risparmiare intorno ai 2 milioni all'anno consociando i consumi e barattando il tempo non gli e' proprio arrivata notizia. I nostri portavoce quando vanno in televisione e quando rilasciano interviste ai giornali, non parlano mai di questa grande realta' sociale e politica. Scontiamo la paura di parlare di soldi tipica della cultura cattocomunista che odia misurarsi con le piccolezze di conti, costi e ricavi e preferisce librarsi nell'aere incorruttibile dei bei discorsi che non sfamano nessuno. Ed e' cosi' che si spiega come mai si stimino in 2 milioni i 'no global' italiani e siano meno di 40 mila coloro che hanno consociato l'acquisto di servizi politicamente essenziali come il conto bancario e l'assicurazione. Quando discuto di questo molti compagni mi guardano strano' Ma io non capisco proprio come sia possibile opporsi alla guerra in Afghanistan e poi avere il conto bancario in una banca che traffica in armi e assicurarsi con una compagnia che investe in fabbriche d'armi. Come faccio a essere contro le mine anti uomo e poi comprarmi una Fiat? Qui c'e' proprio un salto di mentalita' epocale. Una diversa concezione dei rapporti di causa ed effetto nella societa' della globalizzazione informatica e nel mondo in generale. Questi compagni credono che siano i cortei e 'lo scontro politico' a cambiare le realta' sociali culturali e politiche. Eppure essi hanno fin dall'inizio il controllo politico del movimento. E non poteva essere che cosi'. Il movimento si e' imposto all'attenzione mondiale con azioni fortemente improntate allo scontro aperto come l'insurrezione zapatista del Chiapas o gli scontri con la polizia a Seattle. E' chiaro che sul terreno degli scontri di piazza e delle occupazioni militari di citta', quelli che gestiscono centri yoga e fondi etici si trovano un po' svantaggiati. Ci manca il fisico e davanti a simili grandi eventi ha piu' successo (sul piano numerico, d'opinione) l'idea di andare tutti in piazza a gridare la nostra rabbia. E sfasciare un McDonald's da' piu' notorieta' e possibilita' di comunicazione che smadonnare per costruire un database delle associazioni ecologiste impegnate nella realizzazione di impianti di fitodepurazione passiva. Ma le tragiche giornate di Genova e gli attentati dell'11 settembre hanno stroncato la prospettiva di lotta dei cortei e del politichese. Anche molti leader dell'ala 'politica' hanno dichiarato che e' necessario ripensare tutta la strategia del movimento. D'altra parte nel giugno del 2001 e' stato reso noto l'esito di un dibattito, che sospettiamo sia stato intenso, all'interno del movimento zapatista del Chiapas. Il sub comandante Marcos ha fatto una dichiarazione storica: fino ad oggi il nostro movimento e' stato di opposizione. Ma non e' possibile continuare solo in questa direzione, e' necessario iniziare a costruire l'alternativa. E' un grande passo verso una nuova strategia di liberazione che sposa lo scontro politico con l'iniziativa culturale e economica. Si scopre che la concretizzazione della liberazione di un popolo e' il frutto della sua indipendenza economica e culturale. La politica e' un mezzo, essenziale, all'inizio della lotta. Serve per aprire spazi. Questo risultato gli zapatisti lo hanno ottenuto portando il loro movimento all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale. Oggi ci sono centinaia di esperimenti economici in corso in Chiapas per trovare la strada migliore per arrivare a un'economia alternativa e controllata dal popolo in tutta la regione. Si tratta ancora solo di una goccia nel mare ma Marcos ha capito che e' in questa direzione che si puo' crescere. Se dallo scontro politico nascono esperienze concrete di autoimpresa e cooperazione che modificano la qualita' della vita quotidiana delle persone, allora il movimento cresce e gli obiettivi piu' ambiziosi diventano raggiungibili. Se questo non succede il movimento politico perde progressivamente di credibilita' e entra in crisi. E' la lezione dei movimenti sociali italiani. Ancora oggi il movimento e' forte soprattutto in quelle regioni d'Italia dove si svilupparono cooperative, casse mutue, gruppi di acquisto (questo erano all'inizio le Coop) e case del popolo. Ed e' evidente che la crisi attuale della sinistra nel nostro paese deriva dalla mancanza oggi di un legame concreto tra il progetto delle sinistre e la vita quotidiana. Ma tornando al movimento possiamo osservare che un altro grande fenomeno e' in corso e sara' determinante per le scelte future. Questo convegno internazionale non si svolge a Porto Alegre per caso. Porto Alegre fa parte di un gruppo di citta' brasiliane dove da piu' di un decennio e' in corso una rivoluzione sociale interessantissima. Essa si basa essenzialmente su esperienze molto ben strutturate di governo diretto dei cittadini sulla citta', attraverso la partecipazione alla progettazione degli interventi pubblici, e il controllo da parte di volontari dell'effettiva corretta realizzazione dei lavori, compresi controlli costanti nei cantieri e discussione sui prezzi delle opere e sulla loro qualita'. Si tratta di grandissimi esperimenti, gli unici che abbiano dato veri risultati nella lotta (di centrale importanza) contro la corruzione e lo spreco nell'amministrazione pubblica. Il convegno di Porto Alegre dell'anno scorso ebbe il merito di dare visibilita' internazionale a queste iniziative e il contatto tra queste e altre esperienze e' stato estremamente fecondo. Da una parte in molte citta' e villaggi del mondo si stanno sviluppando esperienze simili (in Italia c'e' Monsano, vedi www.villaggiotelematico.it) dall'altro canto queste esperienze si stanno naturalmente integrando con l'attivita' di cooperative sociali, microcredito, risparmio etico, gruppi d'acquisto, di baratto e di scambio del tempo' Cioe' queste esperienze, nate da piccoli gruppi 'politici' che cercavano di dare concretezza alla battaglia sociale e culturale, hanno dovuto per forza fare i conti con l'elemento essenziale della situazione: un'enorme forza potenziale del popolo avvilita, contrastata e raggirata da un sistema economico corrotto, miope e violento. L'idea e': lottiamo contro la corruzione e lo sperpero e costruiamo una vera democrazia diretta e contemporaneamente sviluppiamo l'autoimpresa, la cooperazione e la condivisione delle risorse in modo che le persone possano crearsi un'economia equa e solidale all'interno della quale una nuova cultura potra' mettere radici e crescere. E questa concezione anche economica dell'iniziativa politica si e' saldata con il bisogno di un ambiente sano e a misura di bambino. Da una parte si tratta di difendere la salute dei cittadini, dall'altra parte il risparmio energetico e l'uso di fonti rinnovabili e' direttamente un atto di boicottaggio contro l'economia dei petrolieri e dei commercianti d'armi e un passo concreto verso la pace e l'autodeterminazione dei popoli. Oggi si e' compreso che lo spreco e l'inquinamento possono diventare risorse essenziali per l'economia alternativa e l'autoimpresa. Le tecnologie dolci e la liberazione dalla schiavitu' del petrolio sono un punto cardine della lotta per lo sviluppo economico dei popoli del terzo mondo. L'esperienza di Yunus e del microcredito in Bangladesh mostrano che lo sposalizio tra telefonia cellulare e pannelli solari puo' essere una risposta alla miseria: essi hanno creato una societa' di telefonia cellulare (di proprieta' delle donne che utilizzano il microcredito) e hanno costruito una rete di telefoni cellulari in 36 mila villaggi per lo piu' sprovvisti di elettricita'. In questo modo si e' dato lavoro a 36 mila donne, spesso invalide, e si e' potuto offrire l'accesso al telefono a milioni di poveri. La tecnologia fotovoltaica, le turbine, i mulini a vento stanno portando elettricita' nelle zone piu' povere del terzo mondo e stanno permettendo la nascita di cooperative di villaggio che nella sola Africa Nera sono ormai decine di migliaia. La' dove 20 persone devono lavorare 10 ore al giorno per attingere acqua con i secchi, acquistare collettivamente una pompa e' un fatto rivoluzionario che rende un villaggio estremamente piu' ricco. Contemporaneamente si sta capendo che la lotta del terzo mondo deve essere sostenuta da una politica di risparmio energetico e riciclaggio delle materie prime nei paesi industrializzati. La lotta ecologica, l'uso di tecnologie leggere e non inquinanti e le tecnologie informatiche si stanno saldando con le esperienze di cooperazione, di commercio etico e di controllo diretto sulle amministrazioni urbane. E queste esperienze politico-sociali-economiche stanno creando una cultura nuova, improntata sulla solidarieta', sul rispetto, sull'amore, sul gioco, sul divertimento e la condivisione. Quello che sta succedendo oggi in centinaia di citta' e in migliaia di villaggi e' straordinario e nessuno lo sta raccontando. Ma a Porto Alegre avra' un grande peso. Il fenomeno al quale stiamo assistendo in Italia, dopo Genova, e' un progressivo e rapido connettersi di decine di realta' di base. Non si tratta della nascita di un'organizzazione nuova ma dell'integrazione pratica di servizi, acquisti, accessi, iniziative culturali. Sta lievitando un insieme di iniziative estremamente complesse perche' comportano il contributo di decine di entita', stiamo fisicamente scrivendo decine di accordi che comportano la determinazione equa di percentuali, tempi, carichi di lavoro, aree di pertinenza, limiti e caratteristiche etiche, organismi di controllo, fondi di garanzia reciproca. Un lavoro complicatissimo, come quello di assemblare il prototipo di un'automobile. Stiamo inventando e faticosamente sperimentando criteri equi di collaborazione. Tutta questa fatica dovrebbe portare nel giro di un anno al progressivo sviluppo di un network nazionale sprovvisto di centrale di controllo piramidale, in grado di autogovernarsi e di mettere in rete tutte le risorse e tutte le opportunita' offerte dal movimento italiano. Ad esempio esistera' una card che dara' accesso a tutti i servizi e le informazioni: sara' uno strumento agile che permette di mettere in rete e connettere tutte le risorse disponibili oggi in Italia per i consumatori etici. Collegando questa card a una sere di servizi internet potremo costruire una community in grado di moltiplicare tutte le opportunita' che la rete offre. E tutti i prodotti saranno sottoposti alla recensione, via internet, di chi li ha utilizzati, permettendo cosi' di stroncare immediatamente e direttamente chiunque faccia il furbo o non rispetti gli impegni. Nel nostro sogno connettere in questo modo le realta' sociali ed economiche italiane dovrebbe mettere il turbo a qualunque iniziativa etica che chiunque volesse intraprendere. E tutta una serie di indizi mi fanno sospettare che quello che si sta facendo in Italia lo stiano mettendo insieme anche all'estero e siano per altro pure parecchio avanti, rispetto a noi, su diversi pezzi del progetto. (Per inciso si tratta di un fenomeno veramente appassionante: questa formazione dell'integrazione tra entita' 'commerciali' e del volontariato non avviene sulla base di un gruppo che ne ha pensato il progetto e che spinge per realizzarlo. Si tratta del libero evolversi di entita' indipendenti che, in un dato momento della loro storia, si incontrano e trovano alla fine naturale socializzare in modo scambievole alcune risorse. Puo' capire cosa voglio dire chi conosce l'esperienza di Linux, il programma operativo costruito con il libero apporto di migliaia di programmatori. Ma li' c'era un ragazzo che aveva creato il cuore del software, qui non c'e' neppure questo. C'e' un'identita' culturale straordinaria che ci porta a fare scelte convergenti.) L'incontro di Porto Alegre potrebbe sancire a livello internazionale la centralita' del 'voti ogni volta che fai la spesa', delle campagne di boicottaggio degli acquisti, del microcredito e dei progetti sociali di cooperazione e autoimpresa. Il nostro obiettivo e' quello trasformare il potere d'acquisto degli almeno 200 milioni di contestatori che ammorbano il pianeta in un mercato alternativo e ribelle. Ma e' molto difficile comunque che a Porto Alegre questa linea d'intenti divenga maggioritaria, e in fondo non importa. Quello che importa e che succedera' comunque, sara' che migliaia di esperienze si incontreranno e si racconteranno e cosi' centinaia di nuove idee, tecniche e procedure si diffonderanno e verranno integrate tra loro. Questo e' l'obiettivo prioritario, la rappresentativita' politica del progetto forse dovra' ancora attendere per essere riconosciuta: che ci volete fare, siamo ancora, in buona parte, prigionieri di una casta politica vetero-comunista. Comunque una cosa vorremmo chiedere ai compagni che andranno a rappresentarci a Porto Alegre: tornate con delle storie. Vogliamo sapere quel che succede nel mondo, non ci interessano le analisi politiche. Fatevi raccontare le storie delle persone, come hanno fatto, dove hanno sbagliato, dove hanno avuto risultati, che dubbi hanno avuto, come hanno festeggiato quando ci sono riusciti, che cosa stanno sognando di fare domani. Vorremmo realizzare un libro con queste storie ma, ancora, il movimento 'economico' non riesce a raccontare se stesso se non fornendo tabelle. L'unico che ci e' riuscito e' stato Yunus, col suo magistrale, stupendo, appassionante romanzo autobiografico 'Il banchiere dei poveri' (edizioni Feltrinelli). Ecco, oggi ci servono mille libri come questo. Da tempo stiamo facendo ricerche in questo campo ma c'e' veramente pochissimo e quel pochissimo e' introvabile. Arrivano storie incredibili, ma arrivano a brandelli. La storia dei microorti in Cile, nelle favelas, ad esempio. Piccoli fazzoletti di terra, coltivati con metodi biodinamici incrociati con quelli maja, danno da mangiare a centinaia di migliaia di famiglie. Sono sicuro che esistono, ho visto un documentario di un'ora, alle 3 del mattino su Planete, ma sono due anni che chiedo informazioni a decine di cileni e nessuno ne sa niente. Mistero. Siamo disposti a offrire cene luculliane a chiunque ci dia uno straccio di indirizzo per intervistarli. E dove cavolo sono domiciliate le cooperative africane che hanno bloccato la desertificazione costruendo enormi muraglie di sabbia senza ruspe? Sappiamo come le hanno fatte: piantando nel suolo file di foglie di palma intrecciate a formare un pettine stretto. Il vento sbatte sulle foglie e cadono granelli di sabbia e nel giro di un po' di tempo la sabbia ricopre la fila di foglie. Allora i contadini piantano un'altra fila di foglie di palma intrecciate. Fanno file lunghe chilometri e continuano con questo sistema pazzesco fino a che non hanno realizzato una duna di sabbia alta 5 metri. Perche' non si sa niente di loro e dei tanti che come loro stanno facendo l'impossibile tutti i giorni? Crediamo che a fianco del commercio equo e solidale sia da svilupparsi una letteratura del vero, un racconto di questi sogni realizzati. Il cuore di tutto questo scontro epocale che stiamo vivendo passa proprio dai sogni. L'ideologia del sogno che cresce contro l'ideologia del sogno nel cassetto, che in realta' e' un sogno morto surgelato in un freezer tombale. 'Non congelare i tuoi sogni, quando li sgeli sono morti!' Potrebbe essere un bello slogan. Non c'entra niente con Porto Alegre ma mi piaceva dirlo. 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