[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
lavoro da atipico a stabile
- Subject: lavoro da atipico a stabile
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 06 Jan 2002 19:44:54 +0100
dal sole24ore Domenica 06 Gennaio 2002 ore 19:20 DOVE VA L'OCCUPAZIONE / IL COMMENTO Lavoro, da atipico a stabile La maggiore flessibilità introdotta con le recenti riforme ha favorito nel 2001 l'espansione degli occupati permanenti a tempo pieno. I nuovi posti a termine e part time fanno, invece, i conti con il rallentamento dell'economia di Michele De Gaspari Anche in una fase ciclica di congiuntura debole come il 2001, l'economia italiana ha confermato la sua ritrovata capacità - del tutto inattesa ancora nel recente passato - di creare nuovi posti di lavoro. Le quattro indagini trimestrali Istat effettuate nel corso dell'anno (relative ai mesi di gennaio, aprile, luglio e ottobre) mettono, infatti, in evidenza un aumento medio degli occupati intorno intorno alle 430mila unità rispetto a un anno prima, che corrisponde a poco più del 2% nei valori tendenziali. Questo andamento consolida ulteriormente il quadro generale già in atto a fine 2000, in cui l'occupazione risaliva ai massimi del decennio e la disoccupazione si andava via via abbassando ai livelli minimi del periodo. Si tratta di un risultato di notevole rilievo, conseguito in un ciclo congiunturale caratterizzato da un modesto tasso di sviluppo e dopo una lunga fase, conclusasi solo nel 1998, di crescita occupazionale molto ridotta. Né durante il decennio 90, e nemmeno nei due decenni precedenti, si era mai registrato un aumento dei posti di lavoro di tali dimensioni. Nel ciclo espansivo della seconda metà degli anni 80, per esempio, l'elasticità dell'occupazione alla crescita del Pil è risultata di poco superiore a zero; nel quadriennio 1998-2001 questa elasticità è salita allo 0,7-0,8% medio, arrivando anche a oltrepassare l'unità. Le previsioni disponibili sono, inoltre, concordi nell'indicare la prosecuzione della fase positiva, nonostante il sensibile rallentamento congiunturale in atto. In termini di unità di lavoro standard - secondo i dati della contabilità nazionale, che misurano gli occupati equivalenti a tempo pieno - l'occupazione totale dovrebbe essere aumentata di circa l'1,5% nella media del 2001, confermando così il brillante risultato dell'anno precedente. L'incremento è sostenuto, se si tiene conto della contemporanea decelerazione dell'economia, ma esso è la conseguenza in buona parte dello slancio registratosi nell'ultimo scorcio del 2000 (+3% gli occupati nella media delle due rilevazioni Istat di ottobre e gennaio 2001). Il rallentamento in atto lo scorso anno nella creazione di posti di lavoro sarebbe, poi, confermato da una frenata più consistente durante il 2002, seguita da un nuovo recupero nel 2003. Il tutto per un aumento previsto nel quadriennio 2000-2003 di circa un milione di occupati (+5%), espressi in unità standard di lavoro. Effetto flessibilità La domanda di lavoro ha continuato, dunque, a marciare spedita ormai da quasi quattro anni; è nell'autunno 1997 che incomiciano a funzionare le riforme introdotte, con la parziale liberalizzazione del mercato, rendendolo così più flessibile in entrata (e indirettamente anche in uscita, per quanto concerne gli impieghi temporanei). E la maggiore flessibilità realizzata sia nei rapporti contrattuali, sia nella gestione degli orari comporta una riduzione dei costi indiretti del lavoro, che si affianca all'andamento sempre moderato del costo per dipendente. Questo effetto flessibilità si riflette, poi, nel nuovo rapporto fra crescita del Pil e aumento degli occupati: le due variabili procedono quasi di pari passo, un'evoluzione impensabile sino a pochi anni fa. La crescita dell'occupazione negli ultimi trimestri riguarda, in particolare, i tradizionali contratti di lavoro di durata indeterminata e a tempo pieno. Un andamento, quest'ultimo, parzialmente inatteso, dato che la precedente accelerazione aveva interessato soprattutto le forme più flessibili di impiego, quali il part time e il lavoro temporaneo. All'incremento potrebbe aver contribuito l'emersione di lavoratori da attività non regolari, che sfuggivano alle stime della contabilità nazionale; ma i progressi dell'occupazione stabile rivelano ormai un buon equilibrio tra flessibilità e lavoro "tradizionale", fatto di occupati permanenti. Sempre più terziario La crescita della domanda di lavoro nel corso del 2001 è stata trainata, come di consueto, dal settore terziario, ma un significativo contributo è arrivato anche dall'industria delle costruzioni. L'occupazione femminile, inoltre, continua ad aumentare più velocemente di quella maschile, favorita dalle nuove potenzialità offerte dai contratti atipici (è il caso del part time). Cresce più il lavoro dipendente di quello autonomo e il contributo degli impieghi più flessibili è sempre rilevante. Il miglioramento del mercato del lavoro ha, poi, interessato tutte le aree del paese: l'occupazione ha accelerato il passo nel Mezzogiorno e la disoccupazione tra i giovani meridionali incomincia finalmente a ridursi in misura significativa. A fronte di questi andamenti è diminuito, per il terzo anno consecutivo, il numero dei disoccupati, ormai di poco superiore ai 2,2 milioni di unità (dai circa 2,8 milioni del '98); mentre il tasso di disoccupazione si avvia a scendere sotto la soglia del 9%, ben tre punti in meno in soli tre anni. La riduzione interessa, in particolare, tutte le componenti: dai disoccupati in senso stretto (già occupati) alle persone in cerca di prima occupazione, che rappresetano lo "zoccolo duro" dell'intero aggregato; ma anche le componenti tradizionalmente cicliche mostrano un calo rilevante. Gli squilibri rispetto ai valori medi europei rimangono certo ancora elevati per i giovani, le donne e il Mezzogiorno. Comare questo divario è, dunque, uno degli obiettivi fondamentali della politica economica.
- Prev by Date: gli economisti e la felicita'
- Next by Date: DOMINGO FELIPE CAVALLO
- Previous by thread: gli economisti e la felicita'
- Next by thread: DOMINGO FELIPE CAVALLO
- Indice: