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economie senza certezze
- Subject: economie senza certezze
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 02 Jan 2002 06:59:48 +0100
da repubblica DOMENICA, 30 DICEMBRE 2001 Stampa questo articolo Economia senza certezze le Borse non si illudono Analisti divisi, mercati insicuri, ripresa indefinita: l'unica sicurezza è che il futuro è ormai una scommessa ---------------------------------------------------------------------------- ---- Sapere come andranno le Borse l'anno prossimo non è (apparentemente) difficile. Ci ha pensato uno dei più autorevoli settimanali economici del mondo, e cioè BusinessWeek. Come fa a ogni stagione, ha interpellato i più famosi analisi e guru d'America, e poi ha stilato la sua brava tabella. E quindi sappiamo che il pronostico vincente è questo: Dow Jones a quota 11090, a fine anno, Standard and Poor's 1292, Nasdaq 2236. In base alle ultime quotazioni, questo significa che da qui alla fine del 2002 il Dow Jones salirà del 13 per cento, lo Standard & Poor's del 15 per cento e il Nasdaq del 14,5 per cento. E' poco, è tanto? Rispetto a come sono andate le cose nel 2001 (con perdite che vanno dal 20 al 30 per cento) c'è quasi da fare i salti dalla gioia. Poiché siamo in una stagione di bassa inflazione, se questi pronostici dovessero avverarsi, Wall Street dispenserebbe guadagni medi superiori al 1012 per cento. Infinitamente meglio di come sono andate le cose l'anno scorso. Ma, si chiederà il lettore, quanto sono attendibili queste previsioni? Probabilmente la loro attendibilità è uguale a zero. Basti dire che le previsioni di un anno fa indicavano per il Dow Jones una crescita dell'11 per cento e per il Nasdaq addirittura del 42 per cento. Poi, è arrivata la recessione (che nessuno aveva previsto), e tutto è crollato. E allora che cosa ce ne facciamo di queste previsioni? Intanto, prendiamo atto del fatto che, a differenza di quelle degli anni passati, sono molto prudenti, caute. Dopo le botte prese nel 2000 e nel 2001 nessun guru ha più voglia di lanciarsi in avanti con pronostici troppo ottimistici. E poi possiamo cercare di capire che cosa c'è dietro questa prudenza. E scopriremo che c'è una sola cosa: l'incertezza. Il 2002 è infatti un anno quasi indecifrabile per quanto riguarda le Borse. Si sa infatti che dovrà arrivare la ripresa. Ma non si sa quando. E già questo fa una bella differenza. Inoltre non si sa quanto sarà forte. C'è chi dice che partirà robustissima già nel primo trimestre del 2002, ma c'è anche chi dice che bisognerà aspettare l'autunno prossimo e che sarà un riavvio molto lento e faticoso. E nessuno, forse nemmeno Greenspan, ha elementi per decidere fra una e l'altra possibilità. Ma non basta. In realtà, la data e la forza della ripresa sono fattori quasi secondari. Ai fini della Borsa (e delle sue eventuali performance) quello che conta è la ripresa degli utili. La tesi prevalente fra gli osservatori e i guru, oggi, è che la ripresa degli utili sarà comunque molto lenta. In parte perché il crollo del 2001 è stato veramente forte e in parte perché certi settori (soprattutto l'hitech) sono ancora oggi molto intasati e ci vorrà tempo perché tornino gli acquisti e quindi gli utili di una volta (se mai torneranno). Insomma, lo scenario dentro al quale ci si muove è più complesso di quello a cui si pensa. Non siamo in presenza di uno scenario: ripresa economia americana = ripresa degli utili aziendali = ripresa delle quotazioni a Wall Street. Nel 2002, molto probabilmente, l'economia, alla fine, andrà più forte di come non andranno gli utili delle aziende. Esiste una stima, secondo la quale nel corso del 2002 gli utili delle imprese americane cresceranno del 13 per cento. Ma all'uscita di precedenti crisi economiche, 1975 e 1983, la ripresa degli utili era stata pari al 23 per cento, quasi il doppio di quella attesa per l'anno in arrivo. La verità, che comincia a farsi strada nella testa di molti analisti, è che nel 2000 l'economia americana ha vissuto una stagione assolutamente straordinaria, con profitti altrettanto straordinari. Nel 2001, invece, tutto è andato storto, e gli utili sono crollati. E adesso c'è l'idea che gli utili del 200 non torneranno mai più. Se non fra quattrocinque anni. Ma se non tornano quegli utili, allora non torneranno nemmeno i prezzi del 2000. Da qui la prudenza. Ma ci sono anche analisti che sono ancora più precisi e che manifestano una paura reale. I prezzi di oggi, dicono, sono già troppo alti. E quando usciranno i dati sui primi risultati del 2002, si vedrà che non giustificano le quotazioni alle quali sono arrivati i titoli. E quindi esiste la possibilità concreta che ci sia una sorta di smottamento dei listini nella prima parte dell'anno, se non addirittura già a gennaio. Dopo, nella seconda parte, le cose potranno migliorare insieme al miglioramento generale dell'economia. Ma, prima, c'è il rischio di andare controvento e di rovesciarsi. A tutte queste incertezze, va aggiunto che il mondo, oltre a essere attualmente in recessione quasi globale, non vive un momento rassicurante. C'è il fallimento dell'economia argentina. Ci sono le tensioni in Medioriente e nell'area PakistanIndia. Senza contare la questione del terrorismo e della determinazione americana a combatterlo. Insomma, nei cieli del pianeta si aggirano potenziali bufere economiche, politiche e militari di un certo peso. E, sotto, a terra, ci sono le maggiori economie che stanno tentando di risollevarsi, con fatica, da una recessione che ha colpito quasi tutti. Lo scenario vero è questo. E quindi è corretto essere prudenti con le previsioni di Borsa. Anzi, è bene aggiungere che il 2002 per i listini di tutto il mondo sarà soprattutto una grande scommessa. Le felici e tranquille sicurezze della stagione 19992000 (quando il Nasdaq era raddoppiato nel giro di sei mesi) sono ormai alle nostre spalle, appartengono a un mondo infranto, irripetibile. Davanti abbiamo, appunto, solo scommesse.
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