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lavoro e pensioni due riforme booomerang
- Subject: lavoro e pensioni due riforme booomerang
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 25 Dec 2001 10:30:06 +0100
dal nuovo it Domenica, 23 Dicembre 2001 12:51 Lavoro e pensioni, due riforme boomerang di Raffaele Morese Lavoro e pensioni, due riforme incompiute Hanno scontentato i sindacati, compattandoli Ma non ha soddisfatto gli imprenditori E la concertazione è saltata senza alternative Come per la delega sul mercato del lavoro, il Governo ha incassato il "sì" senza entusiasmo degli imprenditori e il "no" con rancore dei sindacati sulla delega relativa alle pensioni. Come per la delega sul mercato del lavoro, quella sulle pensioni contiene misure condivisibili e soluzioni considerate inaccettabili dai sindacati. Ma le prime, sebbene di qualità apprezzabili, non riescono a controbilanciare la digeribilità delle seconde. Il Governo Berlusconi si è comportato come quel cuoco che fa una squisita crema di tonno, ma la mette a copertura di un taglio di vitello scadente. La modifica dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori – quello relativo ai licenziamenti individuali – e la decontribuzione da 3 a 5 punti per i nuovi assunti a tempo indeterminato sono questioni rilevanti in termini strategici, di concreta convenienza oltre che di equità sociale. Non riescono a controbilanciare questo significativo cambiamento, né le nuove normative sul collocamento, sul part-time e sulla formazione, né il potenziamento della previdenza integrativa o il superamento del divieto di cumulo. Le misure sull’art.18 e sulla decontribuzione non sono in sé stravolgenti. Interesseranno quote minoritarie del mercato del lavoro. Ma, soprattutto il modo come sono maturate, hanno fatto intendere di incorporare una buona dose di furbizia. Un forellino oggi, per creare la voragine domani. Il semaforo rosso del sindacato, come l’applauso confindustriale guardano più al futuro che al presente. Più alle demolizioni attese che alle crepe appena aperte. Prendiamo la decontribuzione. Riguarda, nelle intenzioni del Governo, soltanto chi è neo-assunto a tempo indeterminato. Ma oggi, quasi nessuno è assunto con un contratto a tempo indeterminato. Per cui è dubbia la previsione di un incentivo all’occupabilità dei giovani. Inoltre, viene presentata come misura fine a sé stessa. A compensazione parziale della destinazione del TFR ai fondi pensione integrativi. Altra cosa sarebbe, se fosse il primo passo per una più generale rivoluzione degli oneri contributivi. Tutti avrebbero capito che non si stava facendo una operazione compensatrice e, dal punto di vista dei lavoratori, una furbata. Ti accresco la pensione integrativa, ma ti mino quella obbligatoria. Tutti avrebbero capito che si stava ridisegnando, sia pure in un arco di tempo pluriennale, il rapporto tra contributi e prestazioni del sistema previdenziale. Questo è assente e la dietrologia ha preso il sopravvento. Il Governo Berlusconi ha deciso. Ci sono due deleghe che riguardano il lavoro su cui, dopo la discussione parlamentare, saranno adottati i decreti attuativi. Il 2002 sarà largamente utilizzato per dare corpo ad esse. Il sindacato si sta attrezzando per una mobilitazione lunga. Conta, così, di influire sulle decisioni della maggioranza per ottenere aggiustamenti a proprio favore. I lavoratori saranno schierati con il sindacato. Il sospetto che i cavalli di Troia siano stati piazzati, è diffuso tra la gente. E’ possibile che il sindacato riesca nell’impresa di cambiare le deleghe. Anche perché il fronte imprenditoriale non è compatto. Data la congiuntura, molti preferiscono la mobilità lunga alla modifica dell’art.18. La non obbligatorietà del trasferimento del TFR ai fondi pensione, alla decontribuzione. Resta il fatto che il Governo che ha seppellito la concertazione, non si ritrova in mano neanche il dialogo sociale. Era stato pensato come alternativo alla concertazione perché più flessibile. Dopo il confronto, il Governo decideva avendo acquisito consensi quantomeno trasversali. Ciò non è avvenuto. Il Governo ha sì deciso, ma provocando schieramenti compatti. Non era questo l’obiettivo. Berlusconi voleva attenuare al massimo lo scontro. Ma si è ritrovato senza concertazione e senza dialogo sociale. E come ai tempi della prima Repubblica, ai Ministri tocca usare la formula di rito. "Il testo è aperto al contributo di tutti". In Parlamento sarà un nuovo giorno.
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