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rifiuti ospedalieri nei cassonetti
- Subject: rifiuti ospedalieri nei cassonetti
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 11 Dec 2001 06:34:50 +0100
dal corriere della sera di venerdi 7 dicembre 2001 La nuova legge è stata approvata dal governo per consentire di contenere la spesa sanitaria e far risparmiare le Asl I rifiuti degli ospedali dentro i cassonetti Il materiale di scarto di sale operatorie e laboratori come spazzatura urbana: basta sterilizzarlo E di trattare il materiale di scarto delle sale operatorie, dei laboratori o dei reparti, dopo una veloce «sterilizzazione» o «disinfezione», come «rifiuti solidi urbani». Capiamoci: non è il primo e non sarà l’ultimo caso di una legge varata con dentro uno svarione. Basti ricordare il caso del «comma 1, articolo 13 bis del Dpr del 22-12-86 numero 917» che, superato dall’arrivo sul mercato di una gran varietà di auto col cambio automatico, prevede (colpa di un delirante inghippo burocratico inutile da spiegare nei dettagli) per i monchi della gamba sinistra, alla faccia di eroi della patria quali Pietro Maroncelli ed Enrico Toti, agevolazioni molto inferiori a quelle concesse agli amputati della gamba destra. Un’idiozia legislativa pari solo alla «Taxa Camarae» di papa Leone X, che stabiliva: «I laici contraffatti o deformi che voglian ricevere ordini sacri e possedere benefici, pagheranno alla cancelleria apostolica 58 libbre, 2 soldi. Uguale somma pagherà il guercio dell’occhio destro, mentre il guercio dell’occhio sinistro pagherà al Papa 10 libbre, 7 soldi». Negli anni, come hanno denunciato tra gli altri Giulio Tremonti e Michele Ainis nei libri «Lo stato criminogeno» e «La legge oscura», abbiamo visto di tutto. Un articolo del codice della strada che sentenzia: «La circolazione delle slitte è ammessa soltanto quando le strade sono ricoperte di ghiaccio e neve». Un Regio Decreto ancora in vigore (dal 24 maggio 1925) che prevede l’obbligo per gli alberghi di «porre sputacchiere in numero adeguato». Un verdetto della Gazzetta Ufficiale (16 gennaio 1992) che stabilisce: «Per "sedile del conducente" s’intende il sedile destinato al conducente. Per vibrazione s’intende il movimento verticale ascendente e discendente del sedile del conducente». Non siamo soli. A causa della loro storia, gli Usa sono ingombri di migliaia e migliaia di leggi appartenenti ai vecchi Stati, superate dalle nuove norme federali ma mai abolite, come certe vecchie scartoffie lasciate in soffitta che non si trova mai il tempo di buttare via. Ed ecco che a Oak Park, nell’Illinois, è vietato, pena l’arresto, ai galli di cantare prima delle sei del mattino. In Alabama, guidare «indossando paraocchi» e «portare baffi finti in chiesa suscitando ilarità». A Seattle «nascondere sul proprio corpo un’arma di lunghezza superiore al metro e mezzo». Forse nessuno, però, ha mai avuto una produzione di leggi assurde quanto noi. Colpa della logorrea dei nostri deputati, ignari che Einstein riuscì a riassumere la teoria della relatività in trentacinque pagine, la metà dei tre articoli della legge 662 del 1996. Colpa della macchinosità del linguaggio usato, che ha sprecato 625 parole (i Dieci Comandamenti ne contengono 279, la Dichiarazione Americana d’Indipendenza 300) per dire che il francobollo «Le istituzioni», da lire 800, sarebbe stato largo 3 centimetri e alto 4. E colpa d’un ammasso di leggi e leggine, codici e codicilli così abnorme che per eliminare una legge devi farne un’altra. Al punto che la Gazzetta Ufficiale della Regione Sicilia, il 31 ottobre 1995, arrivò a pubblicare una dopo l’altra due norme, con la seconda che abrogava la prima. Il centrodestra, sulla scia di spassose denunce de Il Giornale che celebrò il giorno di Santa Zita irridendo all’Ulivo che prometteva meno leggi mentre un solo numero della Gazzetta Ufficiale pubblicava intanto «una legge, 2 decreti presidenziali, un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, 16 decreti ministeriali e una circolare», aveva giurato: noi no. Mica facile, visto il sistema. Pochi mesi dopo, i cantori intonavano: «In poche settimane il governo Berlusconi è riuscito a far approvare 24 leggi, quello di Prodi nello stesso tempo era arrivato solo a quattro». Tie’. Corri corri, però, lo scivolone può capitare. Ed ecco che nella legge 405 varata dalla Camera il 14 novembre scorso per convertire il DL 347 del 18 settembre, quella decisa per contenere la spesa sanitaria, passa la facoltà per gli ospedali di risparmiare anche sul trattamento dei rifiuti. Prima quelli speciali potevano essere solo ridotti in cenere. Adesso possono essere semplicemente sterilizzati o peggio ancora disinfettati e buttati nelle discariche come normali rifiuti solidi urbani. Braccia, gambe, orecchie amputate e provette di sangue infetto comprese. Una svista. Ma così marchiana che i rappresentanti di tutti i partiti, da Pietro Armani (An) ad Ermete Realacci, presidente di Legambiente che è la più combattiva sul tema, firmano in contemporanea un ordine del giorno subito votato dall’aula. Il succo è: ormai quel pezzo di legge, contenuto com’è in un pacchetto su cui è stata messa la fiducia, non si può più cambiare. Ma per favore, amici delle Asl, non applicatelo: valgono le regole di prima. Coerente al tema, ecco una legge monca. Gian Antonio Stella
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