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il terrorismo figlio del sottosviluppo
- Subject: il terrorismo figlio del sottosviluppo
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 28 Nov 2001 20:48:36 +0100
dalla stampa di domenica 25 novembre 2001 UNA POSSIBILE RICETTA: L´EQUAZIONE DI BENESSERE, RISORSE E LIBERTA´ IN PAESI CHE NE SONO PRIVI, UNITA ALL´ELIMINAZIONE DI DISPARITA´ SECOLARI «Il terrorismo figlio del sottosviluppo» Lo scrittore Dominique Lapierre: credo che ampia parte del mondo occidentale abbia compreso la necessità di un riequilibrio. «La crisi non terminerà se non affronteremo la sfida del nuovo Millennio» TORINO POSSO dirlo con franchezza? Il regime dei talebani è alla frutta e credo che manchi poco alla cattura dello stesso Bin Laden, ma il prossimo futuro riserverà altri incubi se non ci rendiamo conto dell´abisso che oggi ci divide da una parte del mondo». Dominique Lapierre, celebre giornalista e scrittore francese autore di best-sellers tradotti in tutte le lingue e premiati da milioni di copie, è appena arrivato da Parigi per presentare al Sermig di Ernesto Olivero la sua ultima fatica, «Mezzanotte e cinque a Bhopal» (Mondadori): quattro anni di inchiesta per ricostruire cause ed effetti dell´eplosione dello stabilimento chimico statunitense che nell´84 provocò 30 mila morti nella regione dell´India centrale. Nella stessa occasione, riceverà dal vicesindaco di Torino Marco Calgaro un contributo per la sua battaglia a favore dei minori relegati in condizioni di povertà e talora di schiavitù. Mentre i talebani si eclissano, riemergono gli attriti tra i mujaheddin. Sul fronte internazionale, invece, Pechino si schiera con il Pakistan contro ogni interferenza esterna nella questione afghana. Riparte il «grande gioco» fra superpotenze? «Sono questioni politiche che dimostrano solo come il calvario dell´Afghanistan, paese martire, non sia terminato. Così come non terminerà mai il terrorismo se l´Occidente non affronterà la sfida del Nuovo millennio: una redistribuzione del benessere, delle risorse e della libertà in paesi che ne sono privi, unita all´eliminazione di ingiustizie secolari. Basta pensare alle migliaia di palestinesi costretti da quarant´anni nei campi profughi: in queste condizioni si troverà sempre qualcuno disposto a farsi saltare in aria». Sta dicendo che la soluzione militare è inefficace senza una svolta a livello politico, sociale ed economico? «Dico che il terrorismo e il fanatismo sono figli di un sottosviluppo che affonda in troppe ingiustizie: l´effetto è quello di una bomba ad orologeria. Con fanatici del calibro di Bin Laden è impossibile ragionare. Ma se domani un ´´mahatma´´ violento eppure rispettato si recasse nelle bidonville di Calcutta predicando la lotta dei poveri contro i ricchi non sappiamo cosa potrebbe scaturirne. Il punto non è se la pace può valere una guerra, ma prevenirla». Favorendo il dialogo e varando un piano di aiuti economici? «Credo che ampia parte del mondo occidentale abbia compreso la necessità di un riequilibrio: il problema è mettere a punto i canali e le strutture giuste per realizzarlo. Quella contro il sottosviluppo è una battaglia che non si combatte necessariamente in prima linea: tutti possiamo fare la nostra parte, da casa nostra e nei rispettivi ruoli. Nel mio caso, è stata Madre Teresa a farmi capire quanto fosse potente la leva della scrittura, ancora oggi trovo incredibile quello che siamo riusciti a fare grazie ai diritti del mio primo libro, ´´ La Città della Gioia´´». Come i quattro battelli ospedalieri che abbiamo portato nel Delta del Gange per aiutare un milione di persone prive di assistenza medica distribuite in 54 isole che ufficialmente non esistono. Cinquantaquattro isole ai confini con il Bangladesh che non sono nemmeno riportate sulle carte geografiche. E´ scandaloso». Un impegno a tutto campo... «Grazie all´aiuto di persone di nazionalità diverse, italiani compresi. L´Italia è un paese straordinario, l´unico in Europa che abbia questa molla, questo interesse a capire e ad occuparsi di problemi che non la riguardano direttamente». La redistribuzione delle risorse significa anche trasferimento delle tecnologie. Eppure il suo ultimo libro è ispirato ad una delle più grandi tragedie industriali della storia. «Un monito da non scordare mai più. E´ la cronaca di un progetto nato con le migliori intenzioni, la produzione di un potente insetticida per combattere il proliferare degli insetti nella regione di Bhopal, e trasformatosi in un incubo che ancora oggi rovina l´esistenza di 150 mila persone: una condanna scolpita per sempre nel Dna di intere generazioni. Sono i drammi innescati dalla logica di un profitto inseguito forsennatamente, a costo di ridurre le misure di sicurezza quando lo stabilimento della Union Carbide è andato in rosso. Nessuno finì in tribunale, il risarcimento di 400 milioni di dollari pagato al governo indiano per chiudere ogni vertenza giudiziaria si disperse in mille rivoli senza tradursi in cure mediche ed assistenza alla popolazione colpita: ovviamente la più povera. Oggi quella società è stata comprata da un´altra multinazionale, l´ex-presidente della ´´Union´´ - pur avendo ucciso in un colpo solo un numero di vittime cinque volte superiore a quelle attribuite a Bin Laden - si gode tranquillamente il suo buen retiro nella lussuosa villa della Florida. Inutile dire quali strascichi abbia lasciato quella tragedia e qual´è oggi l´immagine dell´Occidente ipertecnologico fra quei disgraziati».
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