(Fwd) [noomc-it] I globalizzatori, grulli globali




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From: frabbel at tin.it
Date sent: Thu, 15 Nov 2001 09:20:55 -0000
Subject: [noomc-it] I globalizzatori, grulli globali

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Scusate, se invio un articolo, sia pure riveduto già inviato in
precedenza, ma con il prossimo intervento, il contenuto di questo
articolo viene citato, quindi per permetterne la compressione ho
pensato di inviarlo di nuovo.



I globalizzatori, grulli globali

Supponiamo che sulla Terra, invece di 6 miliardi di persone, ci siano
solo 600 persone. Anche così avrebbero il problema di come
organizzarsi, al fine di provvedere nel modo migliore al
soddisfacimento dei loro bisogni. Secondo i fautori della
globalizzazione, non ci sarebbero dubbi sul modo migliore con cui
dovrebbero organizzarsi: una volta che si siano organizzati secondo il
modello che essi propongono, in meno che si dica, tutti gli abitanti
della piccola comunità diventerebbero enormemente ricchi. Non solo:
ogni anno che passa diventerebbero sempre più ricchi.all'infinito.

Bene assumiamo che gli abitanti della piccola comunità si organizzino
come loro propongono:

Ciascun lavoratore, nell'ambito del proprio lavoro dovrebbe
specializzarsi in una singola produzione, se nella comunità non è
utilizzato il denaro come mezzo di scambio, è utilizzato il baratto
per scambiarsi i beni di diversa natura prodotti. Quindi la comunità
dovrebbe cercare di diventare ogni anno sempre più ricca, producendo e
accumulando il più possibile beni materiali. Ora assumiamo che una
persona produca scarpe. Quando ha bisogno d'alimenti, abiti, attrezzi,
potrà scambiare le scarpe con i beni di cui ha bisogno. Supponiamo che
produca 600 paia di scarpe all'anno, potrà farlo finché gli abitanti
della piccola comunità avranno bisogno di scarpe, dopo di che come
farà a mantenersi? Secondo i pubblicitari, non ci sarebbe problemi:
basta che convinca la piccola comunità a possedere molte più scarpe di
quante n'abbiano bisogno. Così produrrà 1.200 paia di scarpe all'anno.
Dopo qualche anno il problema si ripresenta di nuovo. Secondo gli
esperti del marketing, nessun problema: basta che faccia scarpe di
cattiva qualità, che non durino molto, e così produrrà 2.400 paia di
scarpe all'anno. Dopo qualche anno il problema si ripresenta di nuovo.
A questo punto non essendoci soluzioni, la persona che fa scarpe,
secondo i fautori della "globalizzazione liberista" dovrà rassegnarsi
a lavorare come un matto e al tempo stesso fare la fame, o a vivere
senza tutti i beni di cui avrebbe bisogno, insomma, nell'abito della
piccola comunità diventerebbe un "povero". Questa è appunto la
condizione in cui si trovano i lavoratori che producono scarpe nel
terzo mondo: lavorano 12 ore al giorno, e ricevono un salario che gli
permette appena a non morire di fame.

Descritta questa situazione si possono fare alcune considerazioni:
davvero la comunità, che inizialmente aveva bisogno di 600 paia di
scarpe all'anno, andrebbe considerata più ricca quando ne utilizza 4
volte di più? Inoltre questa sovrapproduzione anche per una piccola
comunità pone problemi d'ogni genere: assumiamo che inizialmente 5
persone della comunità allevassero una mandria di 300 capi di
bestiame, e n'abbattessero 60 all'anno per ricavare le pelli per fare
le scarpe. Per fare fronte all'aumento della richiesta di pelli,
bisogna abbatte 240 capi all'anno, quindi sarebbe necessario allevare
una mandria di 1.200 capi, e bisognerà abbattere la foresta per
ricavare i pascoli per il bestiame. Questo è appunto quanto sta
accadendo alla foresta tropicale pluviale Amazzonica. La foresta una
volta abbattuta è utilizzata per qualche anno a pascolo, dopo di che
si trasforma in deserto e ora il Brasile che era il paese più ricco
d'acqua dolce del mondo, sta affrontando problemi di scarsità d'acqua.

Quanto descritto per il fabbricante di scarpe e gli allevatori, vale
per qualsiasi altra persona della piccola comunità che lavori
producendo beni e scambiandoli con altri beni. Così gli abitanti della
piccola comunità finirebbero per lavorare tutti come matti, per
procurarsi le risorse naturali che in quantità sempre crescenti
avrebbero bisogno, distruggeranno l'ambiente circostante e al tempo
stesso riverseranno nell'ambiente enormi quantità di rifiuti e
nonostante tutti i beni prodotti e ammassati, sarebbero tutti nelle
condizioni del fabbricante di scarpe: ridotti alla fame o senza tutti
i beni necessari a vivere bene, insomma sarebbero "poveri".

Con questo ragionamento logico - filosofico, è dimostrato che i
fautori della globalizzazione sono la principale causa delle
condizioni di lavoro da schiavi dei lavoratori nei paesi poveri,
responsabili della fame e povertà in cui versa la stragrande
maggioranza della popolazione della Terra, non capiscono la relazione
causa - effetto, tra l'ideologia che essi propagandano e applicano e
il risultato effettivo che causa alle condizioni di vita di tutti i
popoli delle Terra. Addirittura a sentirli, sarebbero i critici e
oppositori della globalizzazione, a causare ripercussioni dannose alla
condizioni di vita dei popoli.



Propongo di stampare il testo su volantini con il titolo "I
globalizzatori, grulli globali" in risalto, da distribuire in
occasione di assemblee e manifestazioni e farlo tradurre in altre
lingue per inviarlo alle mailing estere Che ne pensate?




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