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bilocale con agolo cucina in sardegna per berlusconi



da dagospia.com
sabato  12 giugno 2004

IL BILOCALE CON ANGOLO CUCINA DEL CAVALIERE

"MAGAZINE" PUBBLICA LE IMMAGINI MAI VISTE DE "LA CERTOSA"
ANFITEATRO DI PIANTE GRASSE, AGORÀ, CHIOSTRI, CINQUE PISCINE

Le foto sono tratte da "Ville esclusive & Resorts", edito da Archideos,
curato dal fotografo Giancarlo Gardin, scritto da Isabella Brega e Marco
Biagi.

(La piantina dell'impero sardo di Silvio il Magnifico)

Gian Antonio Stella per Corriere della Sera-Magazine

Di camminare sulle acque, per ora, non gli era ancora riuscito. Ma Silvio
Berlusconi non è uomo da perdersi d'animo. E si è fatto progettare nella sua
tenuta di Porto Rotondo un breve camminamento a pelo d'acqua che solca il
magnifico laghetto al centro del cosiddetto «anfiteatro» di duemila piante
grasse. Per adesso si allena lì, per Tiberiade si vedrà. Plasmare la natura
gli piace. E su questo ha trovato una splendida intesa con il suo Vanvitelli
personale, l'architetto Gianni Gamondi, individuando un obiettivo
apparentemente ambizioso messo nero su bianco: il «perfezionamento della
natura naturans in natura naturata».

I PIACERI DEL GIOVIN SIGNORE
Al piano seminterrato, affacciate sul parco, si trovano la piscina, una
jacuzzi decagonale e, separata da una parete di specchi, la sauna.

Non è che a Dio, infatti, vengano tutte giuste. Ad esempio, raccontano, il
Cavaliere si ferma di tanto in tanto davanti a certe grandi rocce dalle
parti dell'anfiteatro simil-greco e le guarda perplesso: forse, lavorando di
mola e scalpello. Mica facile, correggere le imperfezioni altrui. Lui ci
prova. E lo dimostra un libro straordinario in vendita nelle migliori
librerie specializzate. Si intitola Ville esclusive & Resorts, è edito da
Archideos, curato dal fotografo Giancarlo Gardin, scritto da Isabella Brega
e Marco Biagi e illustra ville e giardini progettati dall'architetto Gianni
Gamondi, figlio della nobile colonia italiana di Alessandria d'Egitto ma
cresciuto, laureato e affermatosi a Milano.

PALINSESTO NATURALISTICO
Oltre duemila varietà di cactus, provenienti da tutto il mondo, circondano
la piscina a forma di anfiteatro.
Un libro prezioso. Tra le creature di cui va orgoglioso l'architetto ha
inserito infatti, sia pure senza nominare il padrone di casa, l'intera
tenuta Certosa di Berlusconi: dalla villa principale (progettata a suo tempo
per il faccendiere Flavio Carboni, l'uomo sullo sfondo della misteriosa fuga
del banchiere Roberto Calvi finita con la sua morte sotto il ponte dei Frati
Neri a Londra) alle dependance, dal viale per gli ulivi all'«agorà», dalla
torretta «in guisa di nuraghe» al museo dei cactus.

PER IL DIRITTO ALLA PRIVACY BASTA UN CLIC
Uno dei tanti angoli di conversazione ricavati all'interno della villa di
Porto Rotondo. Le colonne di granito dividono il soggiorno dalla sala da
pranzo.

Risultato: non solo è per la prima volta possibile vedere pezzo per pezzo la
residenza sarda del capo del Governo. Ma perfino una mappa della tenuta.
Mappa quasi completa: la villa, la cascata, la casermetta, la torretta, la
quercia, il lago, l'agrumeto, con i rilievi costieri e le quote
altimetriche: tutto. Il che, diciamolo, è una curiosa bizzarria all'
italiana.

L'atrio di ingresso è pavimentato, come il resto della villa, in rovere
americano delimitato da cornici di granito fantasy fiammato.

Più leggendario di Tiberio. Tutte le piante dell'area, tutti i progetti,
tutti gli atti procedurali che hanno portato alla realizzazione della
Chambord smeraldina sono stati blindati ai primi di maggio, per motivi di
sicurezza nazionale, da due decreti di Pietro Lunardi e Beppe Pisanu. Due
decreti così segreti ma così segreti che i legali di Sua Emittenza, dopo
averli mostrati ai magistrati che avevano aperto un'inchiesta su eventuali
abusi edilizi nella tenuta (in larga parte sdraiata entro quella fascia di
300 metri dal mare sottoposta a vincoli rigidissimi, che la difesa contesta)
si sono rifiutati di far fotocopiare. Un capolavoro: «i segreti di Stato»
negati ai giudici e ai vigili urbani sono pubblicati a pagina 232.

La sala da pranzo della dépendance per gli ospiti: un cottage su un unico
livello, «rivestito in muratura di conci di granito sardo e in vecchi coppi
di recupero».

Anche non ci fosse questa chicca, però, il libro sarebbe da non perdere. Vi
si vede infatti crescere (con una certa elasticità sui permessi) una reggia
vacanziera come, satrapi arabi a parte, non se ne vedeva da un po'. Una
reggia che aspira a seguire il solco di villa Pisani a Stra, del castello di
Chenonceau sulla Loira o della Villa d'Este di Tivoli voluta da Ippolito II.
Paragoni spericolati? Neanche tanto, se un giornale amico come il Foglio è
arrivato a paragonare la Certosa alla leggendaria domus Jovis, sul cucuzzolo
di Capri, dove l'imperatore Tiberio (che per Tacito si vergognava a farsi
vedere in giro per il «nudus capillo vertex», cioè la crapa sempre più
pelata) si trasferì per governare Roma attraverso i segnali luminosi con l'
avamposto militare di Punta Campanella da cui con quella specie di
«telegrafo» antico arrivavano all'Urbe.

La stanza da bagno nella torretta «con i vetri a cristalli liquidi privi di
tende per non rovinare l'effetto visivo che, con un semplice scatto di
interruttore, si polarizzano per garantire la massima privacy».

Certo è che le «migliorie apportate alla sua proprietà da un privato
cittadino», come le ha descritte il portavoce Paolo Bonaiuti, lasciano senza
fiato. Piazze circolari di mosaico, filari di antichi menhir, ettari ed
ettari di erbetta inglese miracolosamente verde nell'aspra costa smeraldina,
chiostri, saloni, piscine coperte e opere d'arte. Prime fra tutte una
scultura in marmo di Cascella. Lo stesso che firmò il mausoleo ad Arcore
dove un grande sarcofago destinato (fra uno o due millenni) al Cavaliere, è
circondato da un sepolcreto con 36 posti e dove un dì Berlusconi invitò
Montanelli: «Mi dice: lì andrà Marcello, lì Fedele, lì Emilio. Sarei onorato
se anche tu, caro Indro. Gli dissi: Domine, non sum dignus».

Come il committente goethiano. Un solo paragone viene in mente agli autori
del libro per descrivere tanta bellezza, Goethe: «Sta andando più o meno,
come nelle Affinità elettive la costruzione di questo parco a Punta Volpe.
"... A volte con i giardinieri e i cacciatori, più spesso con il suo amico
e, di quando in quando da solo, percorse l'intera proprietà: dalle sue
osservazioni si potè facilmente arguire che era un amatore e conoscitore di
simili parchi e che lui stesso doveva averne creati parecchi.

IL LAGHETTO DI TIBERIADE
Fra i compiti più difficili che l'architetto paesaggista Gianni Gamondi si è
trovato ad affrontare c'era la «sistemazione» della conca di liquami
prodotta dal vecchio depuratore: è stata bonificata e tramutata in un lago
dalle acque cristalline.

Quantunque già avanti con gli anni, aveva un modo gioioso di prendere parte
a tutte quelle cose che possono abbellire la vita e darle un senso. Fu in
sua compagnia che le signore apprezzarono per la prima volta in pieno ciò
che le circondava, il suo occhio esperto coglieva ogni effetto con
straordinaria freschezza, e tanto più godeva delle sue scoperte, in quanto
non aveva mai visto prima quei luoghi e quasi non riusciva a distinguere tra
ciò che era opera dell'uomo e quel che invece era frutto della natura"».

Il parco di «Punta Volpe» dove sorge la villa del capo del Governo, Silvio
Berlusconi. Si trova su un promontorio allungato nel mare e ricoperto da un
folto bosco di ginepri, lecci, cisti e mirti.

Come non riconoscere nell'illuminato committente goethiano il lucido profilo
del Cavaliere? «Si può tranquillamente sostenere che, grazie alle sue
osservazioni, il parco si accrebbe e si arricchì. Egli sapeva già in
anticipo quali risultati avrebbero dato le nuove piante che stavano
crescendo. Non dimenticò nessun luogo, dove fosse ancora possibile mettere
in risalto o aggiungere qualcosa di bello. Qui indicò una sorgente che, una
volta ripulita, prometteva di diventare l'ornamento di un intero boschetto,
lì fece notare una grotta che, sgomberata e allargata, avrebbe potuto
consentire gradevoli soste, dal momento che sarebbe bastato abbattere
soltanto qualche albero per godersi la vista di uno splendido ammasso di
rupi. Fece gli auguri agli abitanti per il tanto lavoro che ancora restava e
li esortò a non avere fretta, ma a conservarsi anche per gli anni futuri il
piacere del creare e del sistemare».

Solo lì, sul «non avere fretta», i conti non tornano del tutto. Perché lui,
Silvio il Magnifico, un po' di fretta ce l'ha. E se non ha tempo di
aspettare la crescita di un carrubo di mezzo millennio se lo compra, lo
trapianta e ciao. Ma sul resto, parole d'oro: ed ecco infatti che, in nome
della bellezza e del piacere, la fetida pozza del depuratore è diventata un
placido laghetto, la cabina elettrica cilindrica un simpatico antico nuraghe
con dentro un bagno con le vetrate trasparenti sul mare che «con un semplice
scatto d'interruttore si polarizzano per garantire la massima privacy», la
piazzola dell'eliporto una piscina circondata dai cactus. Per non dire del
«capanno di cantiere riattato a bungalow per gli ospiti» (eccellente idea
che copieremo tutti senz'altro in caso di grane con l'ufficio urbanistica),
dell'anfiteatro in marmo o delle cinque piscine per la talassoterapia
costruite, fotografate e pubblicate nel libro (magia!) prima ancora che
arrivasse il via libera del Comune.

NATURA NATURANS? NO, NATURA NATURATA
Le piscine di talassoterapia alimentate con acqua marina: la più ampia,
divisa in due, è scavata nel prato: le più piccole sono incastonate tra le
rocce, a cascata.

Il Cavaliere si distende così. È la sua nababbo-terapia. Centrata, per dirla
con le auliche parole del libro, sul «gusto della scoperta e l'entusiasmo
del riscatto di un antico palinsesto naturalistico». Ecco cosa mancava: il
palinsesto!