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rassegna stampa: convegno "Grano o grane"



Eccovi alcuni interventi al convegno, tenutosi il 25 marzo, "Grano o grane.
II Sistema Italia di fronte alla sfida del frumento OGM" .
a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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Tratto da "Green Planet" - 28/03/04

Simone Vieri, Presidente dell'Istituto nazionale di economia agraria
La recente riforma della Politica agricola comunitaria (PAC), realizzata,
lo scorso anno, attraverso la revisione di medio termine muta il quadro di
riferimento rispetto al quale l'agricoltura si troverà ad operare nei
prossimi anni.
Il settore, dove la riforma della PAC avrà il suo impatto maggiore è, come
noto, quello dei seminativi, dove, nel caso di adozione del
disaccoppiamento totale, le coltivazioni di frumento e di oleaginose
potranno avere contrazioni produttive che, a seconda dei casi, sono stimate
dal 30-35% (frumento tenero e duro) al 75-80% (soia, girasole).
Tali stime sono da considerare sicuramente verosimili, anche perché
coerenti con la filosofia di fondo della nuova PAC che, per i settori
interessati dalla riforma, sembra avere sposato appieno il principio che
determinati prodotti agricoli conviene di più acquistarli sul mercato
internazionale che non sostenerne la produzione sul fronte interno.
Vi sono, dunque, tutti gli elementi per ritenere che, nel prossimo futuro,
sarà molto probabile non solo la contrazione delle superfici e delle
produzioni, ma anche l'aumento delle importazioni di frumento tenero e duro.
In questa prospettiva, l'eventuale introduzione di coltivazioni di frumento
transgenico da parte dei principali Paesi produttori - e nostri fornitori -
può, dunque, avere un impatto particolarmente rilevante sull'intera filiera
all'interno del nostro Paese.
Nel complesso, la filiera del frumento tenero e duro conta importazioni per
oltre 1 2 miliardi di euro, che pesano per circa il 5% sul totale
dell'import agroalimentare e che sono costituite per il 65,6% da frumento
tenero e per il 23,7% da frumento duro.
I suddetti valori relativi alle importazioni sono ampiamente compensati da
quanto rilevato sul fronte dell'export che, oltre a garantire un saldo
attivo, per l'intera filiera, di circa 500 milioni di euro costituisce
anche la seconda voce attiva della nostra bilancia agroalimentare.
Ciò evidenzia chiaramente il ruolo di trasformatore che il nostro Paese
svolge in questo comparto che, come noto, è uno dei più rappresentativi del
cosiddetto "made in Italy". In questo senso, il prodotto maggiormente
significativo è la pasta alimentare che costituisce quasi il 71% sulle
esportazioni dell'intera filiera ed il 6,6% sul totale dell'export
agroalimentare.
E' evidente che a fronte di una situazione come quella descritta, per di
più riferita a prodotti, come la pasta, che rappresentano veri e propri
simboli dell'Italia all'estero, l'eventuale introduzione di variabili in
grado di ridurre i valori di tipicità e di tradizione e, quindi, di
modificare l'immagine che a questi stessi prodotti è associata, espongono
l'intera filiera al rischio di un impatto economico pesantemente negativo.
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Gli artigiani alimentari del CNA
Daniela Piccione
Segretario CNA alimentare  

Dagli ultimi dati sull'alimentare, le piccole imprese ed in particolare
quelle di natura artigianale che afferiscono al settore sono 80.000 e
rappresentano la componente più rilevante del comparto stesso (oltre l'80%).
Una realtà importante che rappresenta l'elemento di forza del nostro
apparato produttivo sia in termini di fatturato che di occupati.
Si tratta di produzioni di grande tradizioni che privilegiano la qualità e
l'originalità del prodotto e che rendono unico e peculiare il nostro
sistema agroalimentare.
La nostra produzione si afferma nel mondo per la qualità e con prodotti a
vario titolo certificati- tipici, tradizionali, biologici, che sono ormai
un realtà in continua crescita e vincente nei mercati.
Produzioni come quella del Pane, della Pasta, della Pasticceria e della
Pizza - tutte derivate dal grano -,più di altre sono il simbolo della
nostra identità culturaleL'artigianato alimentare che e depositario di una
quota molto importante di questa cultura e tradizione, ne rappresenta il
settore trainante in termini di attività economica anche con significative
quote di prodotto esportato.
Come CNA ALIMENTARE, in rappresentanza delle migliaia di imprese della
trasformazione alimentare, abbiamo aderito con convinzione al "Progetto
grano" per l'analisi delle implicazioni e dell'impatto che l'eventuale
introduzione del frumento transgenico avrò nel sistema Italia.
Le piccole imprese e l'artigianato alimentare con coerenza sin dall'inizio
hanno chiesto la garanzia della separazione delle filiere OGM e OGM free,
perché come anello finale della catena i costi della certezza della prova
dell'OGM free al consumatore ricadrebbero in modo massiccio proprio sul
tessuto delle piccole imprese e su migliaia di piccoli imprenditori.
Qualora ci sui trovasse di fronte all'immissione sul mercato di frumento
transgenico la piccola impresa artigiana non si troverebbe soltanto a dover
sostenere costi aggiuntivi per produrre alimenti OGM-feee, ma dovrebbe
affrontare costi non "sostenibili" per evitare i rischi della incertezza
della contaminazione da OGM.
Già oggi la piccola impresa può produrre prodotti di qualità e OGM-free
solo perché si trova in un contesto e in una filiera ÒGM free ed i
nostriprodotti già adesso si rivolgono a nicchie di mercato, sia in Italia
che negli altri paesi industrializzati, e quindi ad un consumatore in grado
di investire in qualità e specialità.
Se non fossimo in questo contesto peculiare del sistema paese, se non
avessimo fatto la scelta delle filiere e dell'integrazione con il
territorio, le piccole Imprese non avrebbero potere contrattuale per
pretendere o acquisire materie prime OGM free ed i costi di produzione
sarebbero elevatissimi.
Le imprese che riuscirebbero a rimanere sul mercato non sarebbero molte e
in ogni caso produrrebbero per consumatori ad altissimo reddito ed anche
questo non fa parte delle caratteristiche di fondo del nostro sistema paese.
Con la azione di grande "precauzione" nei confronti degli OGM ed in ogni
caso dei rischi da contaminazione, il mondo della trasformazione alimentare
con forza sceglie il terreno dell'impegno per la tutela della qualità delle
produzioni, impegno che non può essere disgiunto dall'azione per la
salvaguardia della continuità delle tradizioni alimentari e per la
sicurezza alimentare dei prodotti per tutti i consumatori.
E' per questo che i costi della difesa del nostro modello di produzione
alimentare e del nostro patrimonio non è pensabile che siano sostenuti nè
dai produttori nè dai consumatori.
Sin dall'inizio come CNA ALIMENTARE abbiamo creduto nell'importanza
dell'impegno comune delle imprese, dei consumatori, dei centri di ricerca,
delle associazioni ambientaliste e delle istituzioni per una azione
condivisa e forte, fondata sulla prevenzione, precauzione e distinzione
delle filiere, a difesa di un modello di sviluppo di qualità.
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