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Tremonti e grandi opere: "New Deal" o "old business"? Letteraaperta di Idra al ministro.



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COMUNICATO STAMPA             Firenze, 23.6.'03

GRANDI OPERE, "NEW DEAL" DEL MINISTRO DELLE FINANZE GIULIO TREMONTI.

MA PER IDRA SI TRATTA PIUTTOSTO DI "OLD BUSINESS".

Non è certamente una novità: è ben nota quella corrente del pensiero unico
che predica l'avvio di un ciclo economico virtuoso tramite massicci
investimenti in mega-opere infrastrutturali. Le più importanti, come la
linea ferroviaria ad Alta Velocità Lione-Torino e il Ponte sullo Stretto di
Messina, talmente ardite da sfidare i limiti imposti dalle leggi di natura
e da quelle di bilancio. Anche il ministro Giulio Tremonti, come già in
passato altri esponenti di questa 'filosofia', preconizza che ciò possa
comunque avvenire grazie ad "investimenti privati", per non gravare sulla
dissestata finanza pubblica nazionale, soggetta peraltro ai vincoli del
Patto di stabilità europeo. Madrina dell'operazione, secondo Tremonti,
dovrebbe essere la BEI, la Banca Europea degli Investimenti, alla quale si
assegna un ruolo particolarmente attivo in questa direzione durante il
prossimo semestre di presidenza italiana alla UE.

Ma Idra non crede alla favola dei presunti investimenti privati in
infrastrutture: le imprese private trovano sì le "grandi infrastrutture"
assai convenienti, ma soltanto nel realizzarle, guardandosi bene dal
metterci i loro soldi. Generalmente è toccato ai cittadini contribuenti
aprire i cordoni della borsa. Quindi l'associazione fiorentina ha preso di
nuovo carta e penna, stavolta per sottolineare al ministro delle finanze la
delicatezza delle responsabilità affidate al suo incarico. Idra ha scritto,
per conoscenza, anche al Commissario per affari economici della UE, Pedro
Solbes, rivelatosi disponibile alle suggestioni di Tremonti. Forse a Solbes
sfuggono le perniciose conseguenze della linea di pensiero economico di
Tremonti.

Scrive infatti il vicepresidente di Idra, Pier Luigi Tossani: "Ci stupiamo
e ci allarmiamo, signor Ministro, nel leggere sul Sole 24 Ore del 13 giugno
scorso i tratti essenziali della riedizione del new deal roosveltiano da
Lei immaginata. Concludiamo che essa sortirebbe in pratica nulla di meno di
un miracolo, bypassando i vincoli del Patto di Stabilità europeo sui conti
pubblici, per "andare sul mercato e coinvolgere alla grande i capitali
privati", come si esprime ottimisticamente il commentatore, attraverso la
leva della BEI. In merito giova infatti tenere bene a mente, oltre
all'infausta esperienza italiana, la circostanza che i capitali di rischio
provenienti da project-financing con aziende private per la realizzazione
di opere come quelle da Lei proposte sono sempre stati di assai
problematico reperimento anche a livello europeo. Esemplare l'operazione
che in Francia portò a finanziare con capitali di una miriade di piccoli
risparmiatori (e non di grandi investitori) la realizzazione del tunnel
sotto la Manica. Le azioni acquistate a 100 FF l'una, nel giro di un paio
d'anni valevano meno di 10 FF. E' forse questo il genere di new deal al
quale Ella intendeva riferirsi?"

N.B. Il testo integrale della lettera aperta al ministro Giulio Tremonti è
disponibile sul sito web di Idra nella rubrica documenti, all'indirizzo
http://associazioni.comune.firenze.it/idra/19-6-'03.html.