USA/Alaska: Bush ripropone lo sfruttamento
petrolifero nel Rifugio Artico
Secondo il WWF, sfruttare le riserve petrolifere
del Rifugio Artico non servira' a ridurre la dipendenza degli USA dal petrolio
estero. L'amministrazione Bush dovrebbe piuttosto promuovere la riduzione dei
consumi, l'efficienza energetica e lo sviluppo delle energie rinnovabili
seguendo l'esempio di Germania e Regno Unito. Il WWF e altre organizzazioni
ambientaliste sostengono che l'esplorazione e la produzione di petrolio nel
Rifugio Nazionale Artico distruggerebbe l'ecosistema locale e forzerebbe la
fauna a spostarsi altrove.
Fonte: WWF International Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi mailto:FABIOCCHI@inwind.it *************** Se volete ricevere queste news, mandate una email vuota a mailto:econotizie-subscribe@yahoogroups.com e replicate al messaggio di conferma che vi viene inviato *************** 14 Marzo 2003 - Ancora una volta negli USA e' in
corso un acceso dibattito sull'ipotesi di aprire il Rifugio Artico Nazionale
(ANWR) alle compagnie petrolifere. La questione si sarebbe dovuta sistemare
definitivamente nell'Aprile dell'anno scorso quando una maggioranza bipartisan
del Senato ha respinto la proposta di perforazione. Il dibattito avrebbe dovuto
spostarsi sul problema delle vie alternative per ridurre la dipendenza degli USA
dal petrolio estero, come lo sviluppo delle energie rinnovabili e la
riduzione dei consumi. Ma non e' andata cosi'.
Al contrario, l'amministrazione Bush sembra
interessata a considerare solo una via: trovare nuovi modi per aprire la
riserva. Con il rischio di non ottenere una maggioranza che approvi il
progetto, i parlamentari sostenitori dello sfruttamento petrolifero nel
Rifugio hanno incluso i potenziali ricavi dalle concessioni
petrolifere nella proposta di spesa federale di quest'anno, una mossa
segreta che permetterebbe di aprire la riserva alle perforazioni senza un
dibattito aperto al Congresso.
Concentrarsi sullo sfruttamento delle risorse
petrolifere nazionali non servira' a favorire l'indipendenza energetica
degli USA, che e' uno degli obiettivi dichiarati della politica del Presidente
Bush. Le riserve di petrolio nel Rifugio non possono contribuire
significativamente a questo scopo, ne' ad abbassare l'attuale prezzo per
barile. Infatti prima che le riserve del rifugio vengano immesse sul mercato
servono almeno 10 anni, e anche allora i 3.2 milioni di barili che si
stima verranno estratti nel rifugio sarebbero appena sufficienti
per soddisfare i consumi degli USA per non piu' di 6
mesi.
Gli USA hanno solo il 2-3% delle riserve
petrolifere mondiali conosciute, ma consumano il 25% della produzione
petrolifera annuale del mondo. Secondo le previsioni, il consumo energetico
degli USA - gia' il piu' alto al mondo - aumentera' del 40% entro il 2025,
e il 70% del petrolio sara' importato dall'estero.
Ovviamente le soluzioni alla dipendenza degli
USA dal petrolio estero non consistono nello sfruttare le riserve petrolifere
dell'Alaska. Ma piuttosto nel ridurre l'eccessiva dipendenza dall'energia e
quindi nel passare a fonti energetiche alternative. Su questo punto,
l'amministrazione Bush ha assunto pochi impegni concreti.
E' vero che nello Stato dell'Unione del 2003, Bush ha
annunciato di voler spendere 1.2 miliardi di dollari per sviluppare tecnologie e
infrastrutture per le celle a combustibile alimentate a idrogeno. Ma questo
denaro viene usato a scapito dei finanziamenti per l'efficienza energetica e per
lo sviluppo delle energie rinnovabili. Inoltre, il presidente ha omesso di dire
che per produrre l'idrogeno verranno usati i combustibili fossili, e comunque le
auto a idrogeno non saranno disponibili sul mercato prima del 2020, per cui
servono soluzioni anche per il breve-medio termine.
E' vero anche che Bush ha promesso che la meta' dei ricavi
dalla vendita delle concessioni petrolifere nel Rifugio Artico andrebbero a
finanziare la ricerca sull'energia solare, geotermica ed eolica. Ma i
finanziamenti alle energie alternative non dovrebbero essere legati a un affare
cosi' sporco. Essi dovrebbero esistere ugualmente, come parte di un impegno
concreto a sviluppare le energie alternative.
Non ci sono stati impegni neanche per ridurre i consumi.
Misure efficaci a tale scopo hanno gia' dimostrato di poter funzionare. Ad
esempio, il presidente Bush padre spese 36 mln di dollari in una campagna di
informazione che chiedeva agli Americani di risparmiare energia. Questa
iniziativa contribui' a tagliare i consumi di petrolio di 100 mila barili al
giorno.
Stabilire standard di efficienza energetica per i nuovi
veicoli farebbe risparmiare piu' petrolio di quanto non se ne possa trovare nel
Rifugio Artico. Non solo l'attuale amministrazione non ha fatto alcun tentativo
in questa direzione, ma il suo piano per stimolare l'economia include tagli
fiscali per quelle aziende che acquistano i cosiddetti SUV (sport utility
vehicles), una mossa che aumentera' il numero dei veicoli mangia-benzina sulle
strade. Gli incentivi fiscali per favorire la costruzione di edifici
ecologici o per aiutare gli impianti energetici che sfruttano
fonti rinnovabili a competere con quelli che usano le fonti tradizionali, sono
praticamente assenti. Se l'amministrazione Bush vuole l'indipendenza
energetica dovrebbe seguire l'esempio di Germania e Regno Unito che stanno
sviluppando le energie alternative.
Il WWF e altre organizzazioni ambientaliste sostengono che
l'esplorazione e la produzione di petrolio nel Rifugio Nazionale Artico
distruggerebbe l'ecosistema locale e forzerebbe la fauna a spostarsi altrove. I
biologi del governo prevedono che i caribu', gli orsi polari e i buoi muschiati
subirebbero il maggiore impatto dalla rete stradale, dagli oleodotti, dalle
piattaforme petrolifere e dal rumore proveniente dal traffico e dagli aerei.
L'estrazione di ghiaia per costruire le strade e lo sfruttamento di enormi
quantita' di acqua dai fiumi usata per produrre petrolio dai pozzi avrebbero un
effetto negativo sui pesci.
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