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Acqua/Global: La BM favorisce la privatizzazione del settore idrico



Acqua/Global: La Banca Mondiale favorisce la privatizzazione del settore idrico
 
Il valore globale dell'industria idrica e' stimato intorno agli 800 miliardi di dollari l'anno, ma solo il 5% e' nelle mani del settore privato attualmente. Per questo motivo i colossi del settore idrico come la Suez e la Vivendi mirano ad aumentare i loro profitti chiedendo al WTO di rimuovere le barriere al commercio, e alla Banca Mondiale di favorire gli schemi di privatizzazione. La comunita' di Cochabamba in Bolivia ha cacciato una multinazionale che gestiva la rete idrica, edesso la compagnia vuole 25 mln di dollari di risarcimenti per i mancati profitti. L'acqua non dovrebbe essere privatizzata, essa e' un diritto umano fondamentale in quanto non puo' essere sostituita con nessun altro prodotto
 
Fonte: Friends of the Earth International; CRBM; Int. River Network; IATP; FAO; ENS
Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi
mailto:FABIOCCHI@inwind.it
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Il 26 Febbraio il consiglio esecutivo della Banca Mondiale ha approvato la nuova strategia per il settore delle risorse idriche. Secondo CRBM, la Banca Mondiale ripropone soltanto un modello fallimentare di sviluppo basato su grandi infrastrutture, tra cui principalmente dighe e sistemi di trasferimento tra bacini acquiferi, e promuove un sempre piu' forte coinvolgimento del settore privato, senza identificare doveri e responsabilita' di questo, nel processo di sviluppo. Una nuova spinta verso la costruzione di grandi dighe e uno sfruttamento intensivo delle falde acquifere con pesanti interventi di tipo infrastrutturale, contribuira' a un maggior degrado delle risorse idriche e dei relativi ecosistemi, nonche' a provocare nuovi conflitti nella societa' civile per l'accesso alle risorse idriche e tra gli stati. International River Network definisce la nuova strategia reazionaria, perche' ritorna alla vecchia logica dei mega progetti idrici ed idroelettrici; disonesta, perche' non rispetta le linee guida dalla Commissione Mondiale sulle Dighe; e cinica, perche' la privatizzazione non permette di soddisfare i bisogni degli abitanti delle aree rurali e impedisce ai poveri l'accesso alle risorse idriche.

Dal 16 al 23 Marzo si terra' a Kyoto il Forum Mondiale sull'Acqua. Alla vigilia del suo inizio, gli Amici della Terra hanno pubblicato un rapporto sulla questione idrica nel mondo. Nel rapporto gli Amici della Terra sostengono che l'acqua e' un diritto umano fondamentale in quanto essa non puo' essere sostituita con nessun altro prodotto. Il mondo dell'acqua privatizzata e' dominato da due multinazionali Francesi: Suez, che nel 2001 ha avuto ricavi pari a 9 miliardi di dollari, e la Vivendi Universal, con ricavi di 12.2 miliardi. Il valore globale dell'industria idrica e' stimato intorno agli 800 miliardi di dollari l'anno, ma solo il 5% e' nelle mani del settore privato attualmente. Per questo motivo i colossi del settore idrico mirano ad aumentare i loro profitti chiedendo al WTO di rimuovere le barriere commerciali. Il rapporto infine documenta una serie di casi in cui gli schemi di privatizzazione appoggiati dalla BM sono falliti, come quello di Cochabamba in Bolivia dove la comunita' locale ha cacciato la multinazionale Bechtel che adesso sta chiedendo al governo Boliviano 25 mln di dollari in risarcimenti per i mancati profitti.
In contemporanea al Forum Ufficiale, si terra' a Firenze il Forum Mondiale alternativo sull'Acqua. Per maggiori info: www.contrattoacqua.it
 
Secondo un rapporto ONU, le crisi idriche possono essere risolte solo con una spesa annua di 50-100 miliardi di dollari. L'ONU prevede che 7 miliardi di persone in 60 paesi potrebbero rischiare scarsita' di acqua entro il 2050 quando la popolazione globale sara' composta da 9.3 miliardi di individui. I cambiamenti climatici aggraveranno le siccita' o aumenteranno la piovosita' e le temperature. La FAO dice che l'agricoltura e' responsabile del 70% dei consumi mondiali di acqua, per questo l'organizzazione suggerisce il miglioramento dell'efficienza idrica: l'irrigazione e' estremamente inefficiente, infatti nei sistemi agricoli altamente irrigati circa il 60% dell'acqua va persa. L'industria invece e' responsabile del 20% dei consumi, mentre l'uso domestico rappresenta il 10%.
 
 
ACQUA CON GIUSTIZIA PER TUTTI
Qui di seguito vi e' il rapporto degli Amici della Terra intitolato "Acqua con giustizia per tutti"
Pubblicato il 10 Marzo 2003
 
Sommario:
-Acqua con giustizia
-La BM succhia acqua
-Sete di profitto
-Il GATS
-Forum Mondiale sull'Acqua
-Il ruolo della Francia
-Il caso della Bolivia
-Il caso dell'Uruguay
-Il caso del Peru'
-Il caso dell'Indonesia
-Le proposte per ridurre i consumi
 
 
ACQUA CON GIUSTIZIA
La vita sulla terra dipende fortemente dall'acqua. Un uomo medio necessita di almeno 50 litri di acqua al giorno per bere, cucinare, lavarsi e produrre cibo. Ma esistono grosse ineguaglianze nel modo con cui l'acqua e' consumata nel mondo. Un cittadino Statunitense medio usa 250-300 litri di acqua al giorno, un cittadino Somalo invece consuma meno di 9 litri al giorno. Non solo le risorse idriche sono scarse in molte zone del mondo, ma spesso sono anche inquinate o distrutte dalle attivita' umane come i progetti idroelettrici di larga scala, l'inquinamento industriale ed urbano, la deforestazione, l'utilizzo di pesticidi, il trattamento dei rifiuti e le attivita' di estrazione mineraria. Anche le trasformazioni dell'ecosistema globale causate dai cambiamenti climatici e dalla desertificazione hanno effetti sulla disponibilita' di acqua.

La privatizzazione delle risorse idriche e' un problema crescente. L'acqua e' un diritto umano fondamentale in quanto essa non puo' essere sostituita con nessun altro prodotto e quindi, sebbene la gestione idrica nel pubblico interesse puo' essere necessaria, questa risorsa vitale non dovrebbe essere sottoposta a proprieta' privata. Le istituzioni finanziarie internazionali (IFI), mano nella mano con le multinazionali, chiedono ai paesi poveri di impegnarsi alla privatizzazione del settore in cambio dei prestiti
. Gli accordi commerciali vanno nella stessa direzione: richiedono ai paesi di regolare i loro settori idrici e aprirli agli investimenti privati.

Gli strati piu' poveri della popolazione mondiale hanno disperatamente bisogno dell'acqua e dei servizi igienici, ma l'esperienza dimostra che i poveri vengono ulteriormente marginalizzati quando i governi dei paesi in cui vivono seguono i modelli di privatizzazione. Non potendosi permettere l'allacciamento ai servizi, sono condannate a usare l'acqua contaminata o a rischio di contaminazione.


LA BANCA MONDIALE SUCCHIA ACQUA
La Banca Mondiale e altre IFI giocano un ruolo chiave nella promozione della privatizzazione dell'acqua in tutto il mondo, assieme ai colossi multinazionali e agli accordi commerciali, promossi dai paesi industrializzati, che tendono a garantire alle multinazionali l'accesso ai mercati idrici. In molti paesi sviluppati, come gli USA, il Giappone, la Germania, la Svezia e l'Olanda, l'acqua e' gestita dal settore pubblico. Tuttavia la Banca Mondiale cerca di convincere la Malaysia e altri paesi indebitati a privatizzare i loro servizi idrici perche' i loro settori pubblici sono incompetenti. Questo significa, in pratica, che i consumatori di acqua pagheranno l'intero costo delle operazioni e della manutenzione dei sistemi idrici in questi paesi, aumentando i prezzi e permettendo alle multinazionali di prendere controllo sulle risorse idriche.

Nel Marzo 2000, la Banca Mondiale e l'ONU hanno promosso il secondo Forum Mondiale sull'Acqua, dominato dalle multinazionali che operano nel settore idrico ed alimentare. La Banca ha capito che considerare l'acqua come un bene economico qualsiasi e' ancora un concetto molto impopolare e politicamente inaccettabile, per questo motivo ha appoggiato la creazione del World Water Council, della World Commission on Water e della Global Water Partnership che forniscono un luogo in cui stipulare accordi tra le maggiori multinazionali, le banche multilaterali, le agenzie ONU e le ONG. Con queste partnership strategiche la Banca permette alla multinazionali di far passare i loro interessi economici come obiettivi di interesse pubblico.

La Banca Mondiale e gli altri donatori multilaterali chiedono di riformare il settore pubblico - cioe' la privatizzazione delle compagnie statali - come condizione per ottenere i prestiti. Qualcuno dei paesi piu' poveri del mondo come il Mozambico, il Benin, il Niger, il Rwanda, l'Honduras, lo Yemen, la Tanzania, il Camerun e il Kenya sono stati costretti a privatizzare i sistemi di gestione idrica sotto pressione del FMI e della Banca Mondiale. Ironicamente, gran parte di questi paesi ha privatizzato per ricevere crediti dal Poverty Reduction and Growth Facility (PRGF). Ma invece di ridurre la poverta', la privatizzazione dell'acqua spesso significa che le famiglie piu' povere non possono permettersi acqua pulita. Per esempio, nel Maggio 2001, il FMI e la BM hanno imposto un aumento del 95% del prezzo delle tariffe per l'acqua in Ghana, raddoppiando il costo medio di un secchio d'acqua.

Sebbene la BM sostenga di voler ridurre gli sprechi di questa risorsa, la privatizzazione puo' portare a maggiori sprechi. Nel 1996, un team della BM critico' i livelli di perdita del sistema idrico pubblico Tedesco dicendo che erano troppo bassi (dell'ordine dell'1-5%). Secondo il rapporto del team, si dovrebbe permettere all'acqua di disperdersi se il costo per fermare le perdite e' maggiore dei ricavi derivanti dalla vendita della risorsa. L'insistenza della BM nel cercare di convincere che l'acqua deve essere trattata come un bene economico qualsiasi significa che se sei abbastanza ricco, puoi usare quanta acqua vuoi. Per i poveri, invece, l'accesso all'acqua per le necessita' di base sara' una battaglia quotidiana. Le IFI non hanno garantito che i programmi di privatizzazione dell'acqua non danneggino la popolazione e il pianeta. 


SETE DI PROFITTO
Oltre un miliardo di persone nel mondo non hanno accesso adeguato ad acqua pulita, mentre il consumo globale di acqua sta raddoppiando ogni 20 anni - una crescita pari a 2 volte l'aumento demografico. Il pianeta rischia una crisi idrica. Le multinazionali affermano di poter fornire la risposta alle necessita' del mondo mandando nuovi investimenti per estendere i servizi e le reti, e per migliorare la qualita'. Tuttavia, negli ultimi anni il crescente livello degli investimenti privati nei servizi idrici sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo e' stato accompagnato da una serie innumerevole di incidenti e atti illeciti. Peggio ancora, esso si e' spesso tradotto in tariffe piu' alte che praticamente escludono i poveri, anche dove le reti idriche e di scarico sono state estese. Raramente i mercati sono stati regolati adeguatamente per soddisfare i bisogni pubblici. E le multinazionali hanno fatto enormi pressioni per aprire il mercato dell'acqua e aggiustare le regole internazionali in funzione a questo obiettivo.

Il WTO ha recentemente iniziato i negoziati per liberalizzare i servizi idrici nell'ambito del GATS (General Agreement on Trade in Services). Allo stesso tempo, i trattati sugli investimenti sono usati dalle multinazionali per tentare di costringere i governi a risarcirle nel caso in cui i loro schemi di privatizzazione falliscano, e simili regole per i "diritti" degli investitori stanno per essere introdotte nel Free Trade Area of the Americas (FTAA) in via di costituzione. I negoziati sui servizi e gli investimenti potrebbero consolidare la privatizzazione in quei paesi che sono stati costretti a privatizzare la loro risorse idriche, e potrebbero richiedere anche che i governi deregolamentino i loro settori idrici.

Il mondo dell'acqua privatizzata e' dominato da due multinazionali Francesi: Suez, che nel 2001 ha avuto ricavi pari a 9 miliardi di dollari, e la Vivendi Universal, con ricavi di 12.2 miliardi nel 2001. Entrambe sono considerate tra le 100 piu' grandi multinazionali del mondo e controllano aziende in oltre 100 paesi che distribuiscono acqua a 100 milioni di persone. Altri colossi del settore sono la tedesca RWE (con la sua consociata britannica Thames Water) e la statunitense Bechel che sta promuovendo piani di privatizzazione nel Sud America. Un altro colosso e' la Enron, che recentemente si e' ritirata dalla scena.

La corruzione e' molto diffusa nell'industria idrica. Nell'ultimo decennio, i magistrati Francesi hanno indagato diversi dirigenti della Suez e della Vivendi. In tre occasioni, i dirigenti sono stati condannati per aver pagato bustarelle al fine di ottenere contratti in Francia. La capacita' di queste compagnie di seguire l'interesse pubblico, piuttosto che i profitti di breve termine, e' altamente discutibile. Le controversie maggiori riguardano gli alti prezzi che le multinazionali si fanno pagare. Prima della privatizzazione, le famiglie povere senza allacciamenti alle reti idriche spesso pagano alti prezzi per piccole quantita' di acqua trasportata su autobotti. Ma la privatizzazione spesso aumenta drasticamente il costo dell'acqua per coloro che la ricevono dalla rete.

A Cochabamba, in Bolivia, le tariffe medie hanno raggiunto una cifra pari al 25% del reddito di alcune famiglie. Dal 1993, la Suez gestisce il servizio idrico a Buenos Aires per 10 milioni di abitanti, una delle concessioni maggiori del mondo. Secondo uno studio indipendente sul servizio, i prezzi sono stati alzati del 20% dopo la privatizzazione. Lo studio denunciava come molte famiglie povere non potevano piu' permettersi di pagare le bollette dell'acqua. I contratti di privatizzazione tendono anche a escludere fornitori alternativi che altrimenti potrebbero offrire un servizio competitivo alle necessita' locali, come succede a Santa Cruz e in alcune parti del Paraguay.

Le multinazionali principali hanno anche commesso una serie violazioni ambientali e non sono riuscite a fornire un sistema igienico adeguato: Suez, Vivendi, Thames Water (RWE) e Wessex Water (Enron) sono state classificate tra le 5 maggiori aziende inquinatrici dall'Agenzia Ambientale Britannica nel 1999, 2000 e 2001. A Buenos Aires, dove la Suez gestisce il sistema idrico, il 95% degli scarichi della citta' e' riversato nel fiume Rio del Plata causando danni ambientali che vengono pagati con fondi pubblici.


IL GATS
Oltre un miliardo di persone non hanno accesso ad acqua potabile e pulita, mentre 2.4 miliardi non hanno adeguati servizi igienici. L'acqua e' scarsa: 31 paesi stanno attualmente attraversando delle crisi idriche e altri 17 saranno probabilmente aggiunti a questa lista entro il 2025. La crescente scarsita' e l'aumento della domanda di acqua hanno portato molti a pensare che nel XXI secolo l'acqua potrebbe avere un ruolo importante come il petrolio, con mercati idrici che diventano preziosi e politicizzati come i mercati petroliferi. Proprio come il petrolio, l'acqua e' un grande business. Il valore globale dell'industria idrica e' stimato intorno agli 800 miliardi di dollari l'anno, ma solo il 5% e' nelle mani del settore privato attualmente. Per questo motivo i colossi del settore idrico mirano ad aumentare i loro profitti chiedendo al WTO di rimuovere le barriere al commercio.

Nell'ambito del GATS (General Agreement on Trade in Services), l'Unione Europea sta facendo forti pressioni per assicurare alle proprie multinazionali maggiore accesso ai mercati internazionali. L'UE, sotto pressione della Vivendi, della Suez e della RWE, sta chiedendo di modificare le regole del commercio mondiale per soddisfare le richieste di queste multinazionali. L'UE ha elencato 109 paesi, in gran parte i meno sviluppati, in cui vorrebbe vedere mercati aperti alla gestione della raccolta, dell'estrazione, della purificazione e della distribuzione di acqua all'ingrosso e al dettaglio. L'UE e' stata accusata di aver portato avanti negoziati bilaterali a porte chiuse.

Data la scarsita' d'acqua in molte comunita', la proposta di includere la raccolta di acqua nel GATS solleva preoccupazioni. Questa proposta potrebbe limitare il diritto dei governi di restringere le quantita' di acqua che le multinazionali possono prelevare dai laghi, dai fiumi o dalle falde. La pressione esercitata sulle risorse idriche potrebbe causare gravi danni ambientali. Secondo gli Amici della Terra, qualsiasi servizio legato all'estrazione e alla raccolta di acqua deve essere chiaramente escluso dagli obblighi del GATS.


ALCUNI FATTI SULL'ACQUA
-L'acqua dolce disponibile rappresenta meno dell'1% dell'acqua presente sulla terra. Il resto e' acqua di mare, o e' sottoforma di ghiaccio come nelle regioni polari. L'acqua dolce e' naturalmente rinnovabile solo tramite la pioggia, ad un ritmo di 40-50,000 chilometri cubi all'anno.
-31 paesi e oltre 1 miliardo di persone non hanno accesso ad acqua pulita.
-Oltre 5 milioni di persone, soprattutto bambini, muoiono ogni anno per le malattie causate dall'acqua potabile di bassa qaulita'.
-Ogni 8 secondi muore un bambino a causa dell'uso di acqua contaminata.
-I profitti annuali del settore petrolifero sono meno della meta' di quelli del settore idrico. Ma solo il 5% dell'acqua del mondo e' attualmente nelle mani del settore privato.
-Nel secolo passato oltre la meta' delle paludi del pianeta sono state distrutte dallo sviluppo economico e dalla conversione ad altri usi. Le paludi sono importanti ecosistemi per la salute dei sistemi naturali e per le popolazioni perche' agiscono come filtri e come tamponi per le inondazioni.
-Le falde che forniscono un terzo dell'acqua per la parte continentale degli USA sono sfruttate ad una velocita' 8 volte superiore i ritmi di rigenerazione.
-In India, alcune famiglie pagano il 25% del loro reddito per l'acqua.
-La produzione di chip per computer utilizza 18 mln di litri d'acqua al giorno. A livello globale, l'industria usa ogni giorno 1.5 trilioni di litri di acqua e produce 300 miliardi di litri di acque di scarico (sempre su base giornaliera).
-Nel 1996 sono state vendute 56 miliardi di litri d'acqua imbottigliata e si prevede che le vendite raggiungeranno i 143 miliardi di litri entro il 2006. Gli Americani hanno consumato oltre 17 miliardi di litri di acqua imbottigliata nel 1999 a un costo di circa 5 miliardi di dollari.


FORUM MONDIALE SULL'ACQUA
I Forum Mondiali sull'acqua sono meeting triennali del World Water Council - un organismo internazionale che influenza considerevolmente le politiche idriche mondiali e che e' ormai diventato il luogo di incontro ufficiale per parlare delle questioni riguardanti l'acqua dato che non esite un organismo ONU che lo faccia al suo posto.
Il World Water Forum e l'organizzazione correlata, Global Water Partnership, sono state guidate da personalita' neoliberiste nei loro primi anni. Negli ultimi anni, entrambi si sono spogliati della loro veste aziendale includendo rappresentanti dei ministeri nazionali e le agenzie ONU nei loro consigli amministrativi, nel tentativo di guadagnare credibilita'. Tuttavia, il vice presidente della Suez attualmente e' anche vice presidente del World Water Council, mentre Emilio Gabrielli della Thames Water e' segretario esecutivo della Global Water Partnership.
 
Le discussioni nei primi due Forum Mondiali sull'Acqua (1997 e 2000) non si sono concentrate sull'annullamento del debito, la conservazione delle risorse idriche, le riforme agrarie, la regolamentazione delle multinazionali o il coinvolgimento delle comunita' nella gestione dell'acqua per risolvere la crisi idrica mondiale. Al contrario, i dibattiti si incentravano sulle richieste di liberalizzazione e deregolamentazione del settore idrico, sulla possibilita' di trattare le aziende transnazionali allo stesso modo delle aziende locali o delle autorita' pubbliche, e ovviamente sulla privatizzazione. Il Terzo Forum Mondiale sull'acqua si terra' dal 16 al 23 Marzo a Kyoto, in Giappone.
 
 
IL RUOLO DELLA FRANCIA
Nel 2003, anno internazionale dell'acqua, gli Amici della Terra Francesi hanno lanciato una campagna contro le grandi dighe. Ma come mai viene condotta questa campagna proprio in Francia dove le grandi dighe non sono piu' costruite? La risposta e' semplice: ci sono tre grandi soggetti in Francia con gravi responsabilita' nella costruzione di dighe nel mondo.
 
La compagnia Francese Alstom e' la piu' importante al mondo nel settore della costruzione di grandi dighe. Essa e' coinvolta nella realizzazione della diga di Bakun in Malaysia, oltre che della diga Yusufeli in Turchia, della diga Maheshwar in India, e della diga delle tre gole in Cina. Se completata, la diga delle tre gole sul fiume Yangtze sara' la diga idroelettrica piu' grande del mondo. Il suo bacino idrico si estendera' per 600 km, e spostera' 1.9 milioni di persone. Per giustificare l'operazione, la Alstom afferma che e' stato il governo Cinese ad iniziare la realizzazione del progetto, non la Alstom stessa, e i prodotti da essa venduti sono sicuri per l'ambiente e per la popolazione.
 
Questi progetti rischiosi sono spesso appoggiati dall'Agenzia Francese di Credito alle Esportazioni (COFACE). In perfetta contraddizione con gli impegni assunti dal governo Francese durante l'Earth Summit di Johannesburg, il denaro pubblico e' usato tramite la COFACE per finanziare progetti con standard socio-ambientali molto bassi. COFACE e' coinvolta in diversi di questi progetti, come la diga delle tre gole, quella di Yusufeli, e la diga Nam Theun in Laos, giusto per citarne qualcuna.
 
Un altro organismo coinvolto nella costruzione di dighe e' l'Agenzia Francese per lo Sviluppo (AFD) che segue standard socio-ambientali deboli come quelli della COFACE. AFD finanzia la diga di Nam Theun in Laos. Gli Amici della Terra chiedono alla Alstom e alle due agenzie di adottare le raccomandazioni della Commissione Mondiale sulle Dighe. Questo organismo internazionale indipendente che comprende governi, industrie, accademici, e la societa' civile, ha formulato delle linee guida per l'industria idroelettrica che riconoscono l'ambiente e i diritti umani delle popolazioni che vivono nelle zone in cui sono costruite le dighe.
 
 
IL CASO DELLA BOLIVIA
Molti anni fa, il governo Boliviano si occupava dei servizi idrici. L'acqua era ritenuta fondamentale per la salute della popolazione e per la riduzione della mortalita' infantile. Ma in seguito alle politiche neoliberiste adottate a partire dagli anni '80, la regione ha sopportato un'intensa globalizzazione economica e la privatizzazione dei servizi di base come il trasporto, l'energia e l'educazione.

Quando la Aguas del Tunari (una consociata della societa' Statunitense Bechtel) e l'Italiana Edison arrivarono per la prima volta a Cochabamba, in Bolivia, il governo assicuro' la popolazione un aumento del prezzo dell'acqua non superiore al 10% come conseguenza della privatizzazione. La popolazione fu sconvolta quando vide che le bollette dell'acqua erano aumentate fino al 300%. Cosi' diversi accademici, ambientalisti, lavoratori e contadini si unirono nel Comitato per la Difesa dell'Acqua e della Vita e i cittadini Boliviani cominciarono a difendere i loro diritti con azioni dimostrative nel 2000. Le mobilitazioni coinvolgevano sia la campagna che la citta', chiudendo le strade per giorni. Durante la mobilitazione finale nell'Aprile del 2000, oltre centomila persone hanno marciato nel centro di Cochabamba. L'esercito fu usato per contenere la protesta usando gas lacrimogeni, mentre uno studente fu ucciso.

Alla fine il governo nazionale accetto' le loro richieste: la Bechtel doveva andarsene e la distribuzione di acqua doveva essere controllata da un'impresa pubblica formata e gestita dal governo locale, dai sindacati e dalla "Coordinadora", rappresentando la popolazione locale. Nonostante la nuova impresa abbia ereditato tecnologie arretrate e enormi debiti, il pompaggio di acqua funziono' e arrivo' a rifornire anche le zone piu' povere di Cochabamba senza accesso idrico.

Ma i problemi non sono finiti. Il governo aveva firmato un contratto con la Bechtel per la durata di 40 anni. Cosi', nel Febbraio 2002, la compagnia ha chiesto un risarcimento di 25 milioni di dollari per i mancati profitti, cioe' ha intrapreso un'azione legale contro il governo Boliviano usando le condizioni di un accordo bilaterale sugli investimenti. E' anti-etico chiedere una cifra simile. Dopotutto la Bechtel non ha fatto alcun investimento significativo per migliorare la fornitura idrica, e per un paese povero come la Bolivia 25 mln di dollari potrebbero servire a pagare lo stipendio di 12,000 insegnanti in un anno, o per fare 125,000 allacciamenti alla rete idrica. Sembra che la Bechtel voglia punire la popolazione per essersi opposta alla privatizzazione di cio' che e' considerato un diritto umano fondamentale.

Nonostante la Bechtel sia una multinazionale Statunitense, l'azione legale sta per essere intrapresa nell'ambito di un accordo sugli investimenti tra la Bolivia e l'Olanda. Dato che la Bolivia e gli USA non hanno ancora un accordo sugli investimenti, la Bechtel sembra aver registrato il suo consorzio in Olanda al solo fine di utilizzare l'accordo bilaterale per iniziare l'azione legale e reclamare i 25 mln di dollari. Il caso giudiziario e' in corso presso un tribunale sotto gli auspici dell'ICSID (International Center for the Settlement of Investment Disputes) collocato presso la Banca Mondiale, che e' stata la prima a spingere la Bolivia verso la privatizzazione del sistema idrico di Cochabamba. Nell'Agosto del 2002, oltre 300 ONG da 41 paesi hanno presentato una petizione all'ICSID e al tribunale, chiedendogli di permettere la partecipazione pubblica al caso.
 
L'accordo tra la Bolivia e l'Olanda e' simile al MAI (Multilateral Agreement on Investment). Anche se adesso il MAI e' morto grazie all'opposizione mondiale, proposte simili stanno per essere inserite nel nascente FTAA/ALCA e in altri numerosi accordi bilaterali. A Cancun, nel settembre 2003, il WTO considerera' se lanciare propri negoziati sulle regole per gli investimenti. Nel frattempo, i trattati bilaterali sugli investimenti sono usati quando le compagnie sono insoddisfatte della privatizzazione. Un altro esempio recente e' l'Argentina, che e' stata citata in giudizio dalla Azurix, consociata della Enron, per un piano di privatizzazione fallito.
 
 
IL CASO DELL'URUGUAY
Nel 1992, i cittadini dell'Uruguay hanno votato contro la privatizzazione dei servizi pubblici in un referendum organizzato dai movimenti sociali. Il chiaro messaggio mandato al governo, alle Istituzioni Finanziarie Internazionali e alle multinazionali che chiedono programmi di privatizzazione e' diventato una pietra miliare della storia dell'Uruguay ed un modello per i movimenti sociali di tutta l'America Latina.
 
Dieci anni dopo la vittoria, il governo e' di nuovo tentato di svendere i servizi pubblici con l'obiettivo dichiarato di "salvare" il paese dalla crisi finanziaria che e' il risultato del fallimento del neoliberismo nella regione. L'acqua e' in vendita, e il governo sta decidendo di includere la distribuzione dell'acqua potabile e l'estrazione delle risorse idriche tra le sue offerte nell'ambito dei negoziati del WTO e del FTAA/ALCA.
 
La privatizzazione dell'acqua nella provincia del Maldonado ha avuto impatti negativi, come l'aumento dei prezzi per i consumatori e diversi problemi tecnici. I movimenti sociali come i sindacati, i contadini, gli amici della terra e altre ONG hanno lanciato una campagna nazionale per proteggere l'acqua dalla privatizzazione. Essi stanno promuovendo emendamenti costituzionali che riconoscano l'acqua come un bene pubblico e un diritto umano fondamentale che deve essere gestito in modo sostenibile. Se verranno raccolte 250,000 firme, l'emendamento sara' votato durante le elezioni legislative del 2004.
 
 
IL CASO DEL PERU'
Le montagne del Peru' meridionale sono poco piu' che sabbia e roccia, tranne le oasi verdi dove gli agricoltori lavorano duramente per coltivare i loro prodotti. In questa regione, una delle piu' secche al mondo, la societa' Minera Quellaveco intende fare una miniera per estrarre rame, il che comporterebbe il consumo di 700 litri di acqua al secondo, la deviazione di un fiume, il deposito dei rifiuti nel letto del fiume, e la creazione di un lago tossico. 
 
Minera Quellaveco e' una consociata della Anglo American (la quale possiede l'80% delle sue azioni) e della International Finance Corporation della Banca Mondiale. La compagnia mineraria e il governo Peruviano sostengono che la miniera difficilmente avra' impatti negativi. Tuttavia, analisi ambientali scientifiche hanno dimostrato il contrario, ed e' chiaro che la maggior parte degli impatti sara' legata alle risorse idriche della zona. A causa delle proteste sull'acqua gia' sollevate dalla popolazione, assieme al basso costo del rame, la IFC ha messo il progetto in sospesione temporanea alla fine del 2002.
 
Le popolazioni locali sono preoccupate per l'uso dell'acqua di falda. Chilota, una delle fonti da cui la miniera trarra' acqua, e' una bella palude piena di uccelli e farfalle. Gli alpaca e i lama che pascolano in quelle zone forniscono alle comunita' locali notevoli guadagni. L'uso dell'acqua di falda di Chilota abbassera' il livello dell'acqua e cambiera' il micro clima. Gli agricoltori dicono che la loro terra sara' inutile se la Minera Quellaveco estrarra' l'acqua da Chilota, e molti si sono rifiutati di vendere le loro terre al basso prezzo offerto dalla compagnia.
 
A Tala, a 5 km dalla miniera, una piccola comunita' e' riuscita a trasformare una collina steppica in un'area agricola produttiva. Il sogno della comunita', quello di passare all'agricoltura biologica, sara' distrutto se la miniera sara' realizzata, con il pericolo ricoprire i terreni con polveri tossiche prodotte dalle operazioni di estrazione. Inoltre, il piano di deviazione del fiume Asana in un letto fluviale piccolo che scorre attraverso Tala inondera' le terre produttive. La miniera potrebbe interferire con il progetto di irrigazione Pastogrande, che aumenterebbe le terre per la coltivazione e migliorerebbe la fornitura di acqua potabile nelle citta' vicine. Gli Amici della Terra chiedono che il progetto non venga finanziato dalla banca Mondiale.
 
 
IL CASO DELL'INDONESIA
L'acqua e' una risorsa critica in Indonesia. La stagione delle piogge porta inondazioni e la stagione secca porta siccita', causando frequentemente crisi idriche. La qualita' dell'acqua influenza la qualita' della vita umana: in Indonesia, le malattie trasmesse tramite l'acqua sono diventate una delle maggiori cause di morte di bambini sotto l'eta' di 5 anni. La principali cause dei problemi sono l'inquinamento industriale, il sovrasfruttamento e la riduzione delle aree di prelievo idrico. Invece di pensare a risolvere questi problemi con nuove regole e la loro applicazione, il governo si sta sottraendo alle sue responsabilita' cedendo il settore idrico nelle mani dei privati.
 
Il governo ha dato concessioni a diverse compagnie, come la Danone e la Coca Cola. Milioni di litri di acqua indonesiana sono pompati dalle falde per essere venduti in bottiglia. In Indonesia, un litro di acqua imbottigliata costa piu' di un litro di gasolio. Contemporaneamente, il governo cerca di affidare alle multinazionali la gestione dei bacini fluviali. La Banca Mondiale ha concesso un prestito di 300 mln di dollari in cambio della privatizzazione del settore idrico Indonesiano. I milioni di agricoltori che dipendono da questi bacini per le loro coltivazioni saranno costretti a pagare per l'uso di acqua.
 
I consumatori di acqua nelle aree urbane rischiano alti prezzi per la privatizzazione. Non meno di 20 investitori nazionali ed internazionali stanno facendo la fila per investire nel settore della gestione idrica. Tra essi vi sono la Suez e la Thames Water. Nonostante tariffe piu' alte pagate per queste privatizzazioni, alcune indagini hanno denunciato che la qualita' dell'acqua e' insoddisfacente a Jakarta.
 
 
LE PROPOSTE PER RIDURRE I CONSUMI
Gli Amici della Terra del Belgio stanno promuovendo una gestione idrica che va all'opposto dell'attuale politica Europea, cioe' incentrata sull'uso decentralizzato, equo e sostenibile dell'acqua con una maggiore partecipazione da parte delle popolazioni locali. Gli Europei potrebbero evitare di sovrasfruttare le risorse idriche di falda in due modi: bevendo acqua piovana e usando bagni a compostaggio.
 
Gli Europei potrebbero ridurre i consumi di acqua cambiando abitudini (per esempio facendo docce piu' brevi) e usando nuove tecnologie (come lavatrici ad efficienza idrica). Ma non ci si deve dimenticare che i climi piovosi sono una fonte importante di acqua per uso domestico. Anche se l'acqua piovana e' stata inquinata nell'atmosfera, essa puo' essere filtratala a casa. Essendo naturalmente dolce e poco dura, l'acqua piovana permette di ridurre considerevolmente l'uso di detersivi e ammorbidenti, e quindi di inquinare di meno. Inoltre, l'uso diffuso dell'acqua piovana eliminerebbe la necessita' di acquistare acqua imbottigliata che e' molto costosa ed inquinante (per via del trasporto e degli imballaggi).
 
Gli sciacquoni del WC consumano fino ad un terzo dell'acqua usata in Europa in un anno. L'acqua degli sciacquoni e' potabile, e per questo e' un grande spreco. Gli Amici della Terra Belgi stanno promuovendo un WC che usa truciolo di legno, ricchi di carbonio, al posto dell'acqua. Il compost creato puo' poi essere usato nei giardini. Gli Amici della Terra sostengono che anche fare la doccia e usare lo sciacquone del bagno possono essere attivita' altamente politiche!