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Fabiocchi NEWS 23 Set 2002



Newsletter Eco-Internazionalista www.ecquologia.it
-Chad/Camerun: La Banca Mondiale dice "si" all'oleodotto
-Lesotho: Multinazionale Canadese condannata per la corruzione
-USA: I Verdi aderiscono alle proteste contro la BM e il FMI
-Vietnam: Continuano le repressioni contro i Montagnard
-Vietnam: Rapporto della BM sullo stato ambientale del paese
-Uzbekistan: Difensore dei diritti umani condannato a 7 anni di prigione

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Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi mailto:FABIOCCHI@inwind.it
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Le news del 2002 sono archiviate su
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L'archivio 2001 e parte del 2002 su
http://www.verdinrete.it/verditoscana/fabionews/lenews.html
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Chad/Camerun: La Banca Mondiale dice "si" all'oleodotto
16 Settembre 2002 - La Banca Mondiale ha approvato un piano di azione per
affrontare i problemi sollevati da un rapporto interno sugli impatti
socio-ambientali causati dalla costruzione di un oleodotto di 1,070 km che,
appena ultimato, si estendera' dal Chad meridionale alla costa Atlantica del
Camerun. Il rapporto interno era stato preparato da un organismo di
ispezione in risposta ad una richiesta di ispezioni avanzata da 100
residenti che vivono vicino a tre giacimenti petroliferi. Essi sostenevano
che i loro diritti ed interessi sarebbero stati direttamente colpiti a causa
dell'inadeguatezza delle valutazioni ambientali. L'organismo d'ispezione
della Banca e i residenti hanno riconosciuto che, sebbene molte attivita'
legate al progetto siano in linea con le procedure della Banca Mondiale,
molte altre non lo sono: come la considerazione di costi ambientali e
benefici delle possibili alternative al percorso proposto dell'oleodotto. La
realizzazione del progetto, che comprende anche lo sviluppo di 300 pozzi, e'
affidata ad un consorzio di compagnie petrolifere guidate dalla ESSO e
costera' 3.7 miliardi di dollari. I governi di Chad e Camerun parteciperanno
in joint ventures con il consorzio per gestire la costruzione
dell'oleodotto, ma non per lo sviluppo dei pozzi petroliferi. Nel Giugno
2000, la Banca Mondiale aveva accettato di fornire 200 milioni di dollari
per costruire l'oleodotto. Il piano di azione presentato per affrontare i
problemi rilevati nel rapporto dell'organismo di ispezione si focalizza in 4
aree: conformita' con le procedure della Banca sugli aspetti sociali e
ambientali, economia, riduzione di poverta' e monitoraggio. La Banca inoltre
puntualizza che, per legge, l'80% dei ricavi finanziari derivanti dallo
sfruttamento petrolifero saranno spesi in salute, educazione, sviluppo
rurale, infrastrutture, ambiente e acqua, mentre il 10% sara' conservato per
le generazioni future. Ma gli Amici della Terra sostengono che non c'e'
alcuna evidenza che i profitti saranno investiti in progetti per la
riduzione della poverta'. L'esperienza nei paesi Africani vicini, come
Nigeria e Congo, prova il contrario. In un rapporto del 1995 la Banca
Mondiale aveva sollevato dubbi sulla volonta' del governo del Camerun di
affrontare il problema della poverta' e ha criticato la gestione dei fondi
finanziari. Inoltre la ESSO e le altre multinazionali coinvolte nel progetto
hanno una cattiva fama sulle questioni ambientali e sociali. Le violenze
perpetrate dal governo del Chad sono una buona ragione per cui la Banca
Mondiale dovrebbe mettere in discussione il suo coinvolgimento nel progetto.
Secondo l'Associazione per la Promozione e la Difesa dei Diritti Umani del
Chad, le uccisioni e le torture appoggiate dal governo dimostrano che esso
puo' solo abusare dei prestiti e dei ricavi. Nel 1991, il presidente Deby ha
usato il denaro derivante da un progetto petrolifero per acquistare 3
milioni di dollari in armi. Secondo gli Amici della Terra, le fuoriuscite di
greggio inquineranno le acque di falda, e l'oleodotto favorirebbe l'accesso
ad aree un tempo inaccessibili ai cacciatori di frodo e alle multinazionali
del legname. Secondo gli ambientalisti, inoltre, il piano di azione e' vago
e non contiene scadenze e azioni concrete. Fonte: ENS; traduzione di Fabio
Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it

Lesotho: Multinazionale Canadese condannata per la corruzione
17 Settembre 2002 - La multinazionale Canadese Acres International e' stata
riconosciuta colpevole di corruzione dall'Alta Corte del Lesotho. Secondo il
tribunale, la Acres avrebbe pagato 260,000 dollari in bustarelle per
assicurarsi la vincita degli appalti per la costruzione di una diga da 8
miliardi di dollari, parzialmente finanziata dalla Banca Mondiale. La ONG
Probe International ha affermato che la sentenza e' significativa perche'
puo' contribuire a sradicare la diffusa corruzione presente nei progetti di
sviluppo di larga scala che coinvolgono le multinazionali nei paesi in via
di sviluppo. Il progetto ingegneristico, uno dei maggiori mai realizzati in
Africa, comprende dighe e tunnel per deviare l'acqua al vicino Sud Africa e
generare elettricita'. La Acres ha annunciato che ricorrera' in appello, e
si e' difesa dicendo che non era al corrente del fatto che uno dei suoi
agenti pagava le bustarelle. Ma il giudice ha respinto la difesa affermando
che e' solo una strategia per nascondere la corruzione. Le ONG adesso
chiedono alla Banca Mondiale di rimuovere la Acres dalla lista dei suoi
appaltatori. Le regole della Banca infatti prevedono che si eviti di
realizzare progetti con il coinvolgimento di aziende colpevoli di
corruzione. Il progetto idrico in questione prevede la deviazione delle
acque del fiume Orange verso il fiume Vaal con la costruzione di 5 dighe e
200 km di tunnel, oltre a un impianto idroelettrico da 72 megawatt. La
realizzazione della prima delle 5 dighe e' cominciata nel 1984 ed e' stata
completata nel 1998. La seconda e' in fase di completamento. L'intero
progetto verra' portato a termine entro il 2020. Tra i finanziatori del
progetto ci sono World Bank, Development Bank of South Africa, African
Development Bank, European Development Fund, diverse Agenzie di Credito
all'Esportazione (ACE) e banche commerciali Europee. Il governo canadese,
che ha finanziato parte dei lavori della Acres, si e' rifiutato di dire
quali provvedimenti adottera' contro la multinazionale. Fonte: ECA-watch;
ENS; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it

USA: I Verdi aderiscono alle proteste contro la BM e il FMI
19 Settembre 2002 - I Verdi degli USA parteciperanno alle proteste
coordinate dal Mobilization for Global Justice contro il Fondo Monetario
Internazionale e la Banca Mondiale che si incontreranno a Washington il 28 e
il 29 Settembre. Le dimostrazioni cominceranno il 22 Settembre e
culmineranno nella manifestazione del 28 Settembre. I Verdi si oppongono
alla globalizzazione aziendale carente di democrazia, di protezione
ambientale e di diritti umani; e chiedono di globalizzare la democrazia. Il
candidato dei Verdi per il New Jersey ha detto: "il movimento contro il
potere aziendale globale e' piu' forte che mai, e sebbene le proteste di
strada continuano, siamo entrati in una fase politica piu' strategica.
Decine di migliaia sono stati i partecipanti del Social Forum Mondiale a
Porto Alegre, circa mezzo milione a Barcellona lo scorso anno, e stiamo
guadagnando l'appoggio di economisti come Joseph Stiglitz e Jeffrey Sachs.
Sempre piu' Americani riconoscono cosa succede quando cediamo la nostra
autorita' legislativa e sovranita' economica ad organismi antidemocratici
come il WTO, la BM e il FMI. I cittadini leggono del denaro dei contribuenti
regalato a multinazionali, delle leggi ambientali violate, dell'epidemia di
colera in Africa e Sud America dopo la privatizzazione dell'acqua, o della
crisi economica in Argentina. E vedono la perdita dei posti di lavoro negli
USA." Joseph Stiglitz, ex capo della Banca Mondiale ed economista vincitore
del premio Nobel recentemente ha appoggiato le accuse del movimento e ha
dichiarato che il FMI peggiora i problemi nei paesi con economie deboli.
Stiglitz sostiene che "la globalizzazione e' stata governata in maniera
antidemocratica ed e' stata dannosa per i paesi in via di sviluppo,
soprattutto per i cittadini piu' poveri all'interno di quei paesi." Gli
oltre 500 candidati dei Verdi per le prossime elezioni saranno presenti alle
manifestazioni di strada del 28. Indymedia seguira' l'evento da vicino
(http://dc.indymedia.org ); Il sito web del Mobilization for Global Justice
e' http://sept.globalizethis.org mentre il sito ufficiale del meeting BM-FMI
e' http://www.imf.org/external/am/2002 Fonte: The Green Party of the United
States; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it
www.ecquologia.it

Vietnam: Continuano le repressioni contro i Montagnard
20 Settemebre 2002 - Secondo Human Rights Watch, il governo del Vietnam ha
intensificato la sua campagna di repressione contro gli indigeni Cristiani
Montagnard. L'organizzazione ha chiesto al Vietnam di cessare gli arresti,
le torture e le detenzioni arbitrarie di individui in base alle loro
opinioni politiche o religiose. Dallo scorso Giugno, almeno 30 Montagnard
sono stati arrestati negli Altipiani Centrali. Gli utlimi target del governo
sono stati i leader della chiesa Protestante, i sostenitori dei diritti
territoriali, e individui sospettati di guidare i richiedenti di asilo
politico verso la Cambogia. Le agitazioni politiche negli Altipiani Centrali
sono iniziati all'inizio del 2001, quando migliaia di indigeni, conosciuti
collettivamente come Montagnard, hanno organizzato dimostrazioni pacifiche
per chiedere maggiori diritti di terra e liberta' religiosa. In seguito alle
proteste, il governo vietnamita ha mandato migliaia di poliziotti e soldati
nella regione, e arrestato dozzine di Montagnard. Circa 1,000 Montagnard
sono fuggiti in Cambogia per cercare asilo politico. L'ultima ondata di
repressione e' iniziata lo scorso Giugno, quando le autorita' locali hanno
arrestato 11 Montagnard. Tra Agosto e Settembre sono stati registrati 20
arresti dopo che i media statali avevano ipotizzato nuove dimostrazioni da
parte degli indigeni. Le ragioni degli arresti, le accuse e i luoghi di
detenzione della maggior parte degli arrestati non sono stati resi pubblici.
Il governo ha inviato dai 10 ai 30 poliziotti in ogni villaggio in molti
distretti delle province Gia Lai e Dak Lak, spesso nelle case dei leader
religiosi o degli attivisti che richiedono i diritti territoriali. Le linee
telefoniche sono state tagliate. Le autorita' continuano a impedire le
riunioni religiose in nome della sicurezza, mentre chiedono con insistenza
ai Montagnard di rinunciare alla politica e alla religione firmando un
giuramento scritto. I Cristiani Montagnard anziani sono sotto stretta
sorveglianza e non possono viaggiare senza un permesso scritto. Le riunioni
di culto, di matrimonio o funerali continuano ad essere vietate dalle
autorita' locali. HRW chiede che il governo apra gli Altipiani Centrali ad
osservatori indipendenti dell'ONU, e sollecita i diplomatici e i giornalisti
a fare richieste urgenti sugli arresti. Fonte: Human Rights Watch;
traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it

Vietnam: Rapporto della BM sullo stato ambientale del paese
19 Settembre 2002 - Secondo un rapporto della Banca Mondiale, negli ultimi
50 anni, la copertura forestale del Vietnam si e' ridotta dal 43% del
territorio al 29%, c'e' carenza di terra arabile, e la perdita di habitat ha
portato all'aumento delle specie minacciate. Sin dal 1992, l'economia del
Vietnam e' raddoppiata, la poverta' e' stata ridotta in 10 anni dal 70% al
35% della popolazione, le esportazioni sono salite del 25% l'anno, e gli
investimenti esteri diretti sono cresciuti da 169 mln di dollari a 800 mln
di dollari (2000). Ma la crescita economica ha portato con se' i problemi
ambientali comuni a tutti i paesi in via di sviluppo. Le crescenti
popolazioni urbane stanno mettendo a dura prova le infrastrutture e i
servizi municipali. Le citta' vietnamite sono colpite dall'inquinamento
dell'aria dovuto ai trasporti, dalla cattiva gestione dei rifiuti
pericolosi, e i liquami non trattati inquinano i fiumi. La pesca eccessiva e
la distruzione delle barriere coralline e delle mangrovie hanno rifotto le
zone di pesca. Fonte: ENS; traduzione di Fabio Quattrocchi
fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it

Uzbekistan: Difensore dei diritti umani condannato a 7 anni di prigione
18 Settembre 2002 - Un sostenitore dei diritti umani e' stato condannato a 7
anni di detenzione per motivi politici. Yuldash Rasulov, membro della
Societa' per i Diritti Umani dell'Uzbekistan, e' stato condannato ieri a
Tashkent, la capitale dell'Uzbekistan. Rasulov e' stato accusato di voler
rovesciare l'ordine costituzionale, di distribuire materiale di propaganda
"estremista", e di far parte di organizzazioni criminali. Le uniche prove
presentate contro Rasulov hanno dimostrato solo che pregava 5 volte al
giorno e che ascoltava delle cassette sulla religione islamica comunemente
disponibili a meta' degli anni '90. Inoltre, Rasulov e' stato costretto a
firmare dichiarazioni di auto-incriminazione sul suo presunto coinvolgimento
in attivita' "estremiste". Secondo Human Rights Watch, le prove presentate
non sostengono il verdetto per cui questo e' evidentemente un caso politico.
Il processo e' iniziato il 3 Settembre a Tashkent. La Corte ha sostenuto le
accuse dello Stato secondo le quali Rasulov ha diffuso idee "wahhabite",
guardato "segretamente" videocassette, e ascoltato cassette che criticavano
duramente il governo. In Asia centrale, il "wahhabismo" e' un termine
dispregiativo per indicare i riti religiosi islamici che non cadono sotto lo
stretto controllo statale, e si intende spesso per "islam fondamentalista".
Ma coloro che vengono accusati di "wahhabismo" in genere non hanno affatto
legami con il braccio "wahhabita" dell'islam sunnita. Dopo il suo arresto
avvenuto il 24 Maggio, le autorita' Uzbeche avevano accusato Rasulov di aver
recrutato giovani uomini per i "campi di addetramento per terroristi
all'estero" e per i Talebani. Ma la corte ha respinto questa accusa. Secondo
HRW, le autorita' Uzbeche hanno cercato di convincere la comunita'
internazionale che Rasulov fosse coinvolto in attivita' terroristiche, ma e'
chiaro che questo e' stato un tentativo di scoraggiare gli interventi a sua
difesa per isolarlo, e di sfruttare i timori sul terrorismo.
Secondo Amnesty International, un altro uomo, Iskandar Khudoberganov,
rischia di essere condannato a morte in un processo aperto il 26 Agosto a
Tashkent. Lui e altri due uomini sono stati torturati prima del processo
dalle autorita' per farli confessare su accuse inventate. I tre uomini sono
stati accusati di estremismo religioso, di voler attentare all'ordine
costituzionale e di far parte di gruppi illegali. Iskandar Khudoberganov e'
stato anche accusato di "terrorismo" e "omicidio premeditato e aggravato"
oltre che di essere stato addestrato in campi militari in Cecenia e
Tajikistan con l'intenzione di rovesciare il governo Uzbeco con la violenza.
Queste accuse possono comportare la pena di morte se confermate dalla corte.
L'uomo si nascose nel Febbraio del 1999 quando scopri' che era ricercato
dalla polizia per "terrorismo" ed "estremismo religioso". Nel tentativo di
costringere la famiglia a rivelare il luogo dove si rifugiava, la polizia ha
arrestato il padre e il fratello. In un'occasione, il padre, il fratello e
la moglie sono stati portati al dipartimento di polizia a Tashkent dove sono
stati costretti ad assistere alla tortura dei due uomini. Le autorita'
minacciarono i familiari di torturare allo stesso modo il fratello di
Iskandar. La moglie ha detto ad Amnesty: "il corpo di uno di quei due uomini
era pieno di sangue. Allora ero incinta e sono svenuta quando ho visto la
scena." Iskandar Khudoberganov e' stato arrestato in Tajikistan il 5
Febbraio 2002. La madre ha detto che dopo averlo rincontrato a Tashkent, lui
le disse: "Mi hanno torturato per costringermi a confessare su tutte le
accuse che si sono inventati. Se alla fine non avessi firmato la
confessione, mi avrebbero ucciso."
L'Uzbekistan detiene migliaia di persone accusate di estremismo religioso.
Secondo Amnesty International, molti degli arrestati sono stati torturati
dalla polizia. Dopo l'esplosione di una bomba a Tashkent nel 1999 che le
autorita' considerarono come un tentativo di uccidere il presidente Karimov,
una serie di condanne a morte sono state imposte in processi giudiziari
iniqui. Nel 1999, karimov dichiaro': "sono preparato a tagliare la testa a
200 persone, per sacrificare le loro vite, al fine di salvare la pace e la
calma nella repubblica." Nel Settembre 2001, Karimov dichiaro' pubblicamente
che 100 persone venivano condannate a morte ogni anno. Dall'inizio del 2002,
sono state eseguite due condanne a morte nonostante gli interventi delle
Nazioni Unite che chiedevano alle autorita' di sospendere le esecuzioni.
Karimov, ex primo segretario del Partito Comunista Uzbeco, e' in carica come
presidente della repubblica Uzbeca sin dalla conquista dell'indipendenza
dall'URSS. E' possibile firmare una petizione di Amnesty per salvare
Iskandar Khudoberganov e gli altri due uomini coinvolti nel processo in
corso. La petizione e' disponibile al sito www.stoptorture.org
Human Rights Watch ha criticato le dichiarazioni del Segretario di Stato
Americano, Colin Powell, secondo cui l'Uzbekistan sta facendo progressi
sostanziali e continui nel rispettare gli impegni contenuti in una
Dichiarazione Congiunta firmata con le autorita' Americane nel Marzo 2002.
La Dichiarazione impegna il governo Uzbeco a rispettare i diritti umani e la
democrazia. Secondo HRW, la mossa di Powell serve a garantire la
continuazione dell'assistenza militare all'Uzbekistan. Una legge approvata
dal Congresso a Luglio prevede lo stanziamento di 45 mln di dollari in
assistenza militare al paese centroasiatico a patto che rispetti i diritti
umani. Ma finora, sostiene HRW, non ci sono stati miglioramenti sostanziali.
Il Dipartimento di Stato non sta usando la legge per gli scopi per cui era
stata concepita. Nel 2002, gli aiuti finanziari militari all'Uzbekistan da
parte degli USA hanno raggiunto la cifra di 173 milioni di dollari. Dopo
l'11 Settembre, l'Uzberkistan e' diventato uno degli alleati chiave degli
USA a causa della posizione strategica del paese nell'area centro-asiatica.
Fonte: Human Rights Watch; Amnesty International; traduzione di Fabio
Quattrocchi fabiocchi@inwind.it www.ecquologia.it