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Petrolchimico di Marghera: il profitto non si processa



I responsabili morali di una strage

Petrolchimico di Marghera: tutti assolti.  Le accuse al processo concluso 
il 2 novembre erano pesanti: strage, omicidio e lesioni colpose plurime, 
tutte a titolo colposo - per aver causato morti da tumore (157 le vittime) 
e malattie (103) tra gli operai addetti alle lavorazioni di Cvm e Pvc - e 
disastro colposo, per aver inquinato con gli scarichi aria, suolo, 
sottosuolo e acque lagunari, avvelenando anche pesci e molluschi.
I potenti hanno vinto, i parenti delle vittime hanno pianto.
Come per piazza Fontana, per Ustica, per il Cermis e per le tante stragi di 
cui non si conoscono i responsabili, anche la strage del Petrolchimico di 
Marghera segue la stesso copione: i colpevoli sono in libertà e il processo 
non porta giustizia. Perché alla sbarra c'erano i potenti.
Ma il processo offre alla pubblica vergogna i responsabili morali.
Responsabili morali possiamo dire ma non penali; perché penalmente sono 
puri, scevri da colpe, così li hanno considerati i giudici di Venezia 
(nonostante 5 giorni di arringa del pm Casson) i responsabili.
Il processo originato dall'esposto del '94 di Gabriele Bortolozzo, ex 
dipendente del petrolchimico, militante di Medicina democratica, vede 
sconfitta la gente, la giustizia, il pm Casson che aveva dimostrato come i 
dirigenti dell'industria sapessero che le sostanze cancerogene della loro 
azienda stavano uccidendo gli operai.
Il profitto prima di tutto: il profitto non si processa.

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
www.peacelink.it
a.marescotti@peacelink.it