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Infrastrutture e iceneritori
Infrastrutture e inceneritori: l'unica fazione che conta è la natura.
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"Abbiamo letto con una certa preoccupazione le parole riportate da Firenze e
vorremmo ricordare al ministro che l'unica fazione che deve davvero contare,
perché un bene di tutti, è la Natura, quella Natura che oggi è attaccata,
distrutta, sommersa dal cemento. Basta dire che negli anni '90, quelli che
tutti indicano come gli anni del blocco e dei vincoli, il patrimonio
edilizio, residenziale e non residenziale, nel nostro Paese è aumentato del
7%. E poi non è vero che chi difende le ragioni dell'ambiente dice sempre
no, anzi il no detto in nome dell'ambiente è l'unico aperto, chiaro e che ha
ragion d'essere. I dati parlano chiaro, uno studio dell'Autorità Garante dei
Lavori Pubblici ha rilevato che solo il 18% delle opere sono ferme per
motivi di ordine ambientale, non necessariamente la VIA ma anche questioni
di sicurezza, dissesto idrogeologico ecc. E' dunque ingiusto, oltre che
sbagliato, demonizzare la necessaria tutela della Natura, della sicurezza e
della stessa salute dei cittadini, quando i problemi sono altri, è la
burocrazia, sono gli scontri di potere, sono le lentezze delle imprese e
degli enti preposti.
Sugli inceneritori, siamo d'accordo sul fatto che occorre evitare che i
rifiuti finiscano in discarica, ma il rischio grosso è che la soluzione sia
pessima quanto il male. In tutto il mondo gli ambientalisti si oppongono
agli inceneritori, e non per una forma di bizzarra idiosincrasia, ma perché
vi sono enormi pericoli per la salute e per l'ambiente, dagli inceneritori
sono sprigionate sostanze altamente tossiche e cancerogene. La salute deve
contare. E poi gli inceneritori arrivano quando il danno è già fatto, mentre
la chiave, in Italia come nel resto del mondo è quella di ridurre la
produzione di rifiuti e di garantire un vero ed efficace riciclaggio. Solo
che all'estero in questo senso si fa molto, ma molto di più che da noi».
Roma, 2 luglio 2001