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un futuro da scegliere
Un futuro da scegliere
Nella storia delle civilta' umane vi sono spesso rapidi cambiamenti che
avvengono in tempi relativamente brevi, governati da eventi il cui
senso puo' essere ricostruito solo con il senno di poi.
Anche se e' difficile esserne certi, molti pensano che ci troviamo
davanti ad uno di questi punti di discontinuita'. Molte risorse naturali
si stanno esaurendo,il clima sta cambiando, con consequenze, gli
scienziati avvertono, potenzialmente disastrose e i maggiori ecosistemi
del pianeta, come le foreste tropicali e le tundre artiche, potrebbero
essere ridotti ad una caricatura di se stessi in pochi decenni. Infine,
l'integrazione rapida dei mercati a livello globale rischia di
stritolare intere comunita' e forse nazioni.
Per governare i cambiamenti,anziche' subirli, e' fondamentale avere una
visione a lungo termine di dove si voglia (e non si voglia) andare. Cio'
e' piu' importante e certamente ha un primato logico, rispetto ai
dettagli del come arrivarvi.
Tale visione del futuro, dipende a sua volta dalla concezione del mondo
del presente.
Schematizzando molto, (le questioni sono ovviamente piu' complesse)
quelli che si potrebbero definire 'libero-tecno-ottimisti' pensano che
questo sia gia' uno dei migliori mondi possibili e che le cose, in
qualche modo, si aggiusteranno grazie al mercato e allo sviluppo
tecnologico.
L'esaurimento delle risorse verra' risolto da nuove tecnologie e l'
aumento di ricchezza, dovuto alla liberalizzazione del commercio globale
- sotto l' egida dal WTO - 'percolera'' verso il basso aumentando il
tenore di vita di tutti.
Per costoro, i problemi ambientali e sociali sono esagerati o facilmente
risolvibili. La crisi energetica si risolvera' con l'energia nucleare,
la fame con le biotecnologie, nuove risorse sostituiranno quelle
precedenti, molte specie verrano preservate sotto forma di embrioni
congelati, si trovera' il modo di promuovere artificialmente la
speciazione ..e cosi' via.
Viste tali premesse, lo scenario peggiore per i libero-tecno-ottimisti
sarebbe avere un governo, o un' alleanza di governi, che
'ideologicamente' strangolino la liberta' di impresa e di commercio,
nonche' lo spirito innovativo degli individui, impedendo la generazione
di ricchezza futura.
Quelli che si potrebbero chiamare 'eco-pessimisti' hanno una visione
molto meno rosea. Per questi lo scenario peggiore e' un' amplificazione
dei problemi che gia' osserevano nel presente.
La liberta' di impresa sconfinera' sempre piu' spesso in abusi
perpetrati ai danni dell' ambiente e dei cittadini/consumatori ,per
perseguire il fine sociale di potenti organizzazioni internazionali
governate da executives la cui responsabilita' e' diretta verso gli
azionisti e non verso la societa. ' Anziche' migliorare le condizioni
dei piu', l'economia globale impoverira' i settori piu' deboli delle
societa' sviluppate e di quelle in via di sviluppo. Inoltre, essa
accelerera' l'estrazione delle risorse naturali e questo, insieme ai
cambiamenti climatici dovuti alle crescenti emissioni, entro il
prossimo secolo provochera' il collasso dei principali ecosistemi e
della biodiversita' planetaria a vantaggio di pochi. Perdita di risorse
idriche, desertificazioni, aumento delle malattie, estinzioni di massa,
guerre per le risorse e carestie in numerosi regioni del pianeta
,saranno effetti collaterali di questi processi. Da cio' potrebbero
derivare violenti scossoni per l'economia globale.
Le soluzioni dei tecno-ottimisti, poi, potrebbero essere peggiori dei
mali: l'adozione di energia nucleare su vasta scala per contenere
emissioni di gas serra portera' frequenti incidenti nucleari (con
contaminazione diffusa e ripercussioni globali sull'incidenza di tumori)
in paesi che non sono in grado di governare una tecnologia
intrinsecamente non sicura. L'uso delle biotecnologie brevettate
condurra' alla riduzione della biodiversita' agricola e alla caduta del
germopalsma del pianeta in mano a poche corporations che per questo
diventerbbero sempre piu' potenti.
Quale delle due visioni e' corretta'?
Il sospetto che gli eco-pessimisti siano in realta' piuttosto realisti
e' legittimo. Dai rapporti di organismi come World Resources Institute,
UNEP, IPCC, World Watch Institute, si evince che lo scenario
'pessimista' e' per lo meno possibile e certamente piu' probabile di
quello ottimista.
Che fare, dunque?
Prima di fare proposte e' necessaria una considerazione di base. E'
interessante notare che quando si scommette su due opzioni, la posta in
gioco, cioe' quel che succede sia in caso in cui sia abbia ragione
(vittoria) che in quello in cui si abbia torto (sconfitta), dovrebbe
influenzare le decisioni sul come giocare. Mentre il caso migliore di
ottimisti (mercato e tecnologia) e pessimisti (vedi piu' sotto per
dettagli di questi ultimi) sono entrambi volti a 'migliorare la qualita'
della vita', il 'caso peggiore' degli ottimisti sembra molto meno grave
del 'caso peggiore 'dei 'pessimisti'. Dato che la probabilita' che
quest'ultimo si verifichi non e' molto remota, tutti noi avremmo molto
meno da perdere se cercassimo di evitarlo a tutti i costi.
E' qui che interviene il ruolo di una visione alternativa per il
futuro. Una volta riconosciuta la crisi, e' necessaria l'ampia
partecipazione di tutti perche' questa visione prenda corpo. La strada
scelta dipende (almeno in teoria) da tutti noi, e le visioni del mondo e
'soluzioni' sono in potenziale conflitto. In questo contesto, e'
perfettamente naturale che i cittadini vogliano fare sentire la loro
voce ai meeting internazionali in cui si decidono politiche dall'impatto
globale. Quando cio' sia fatto con mezzi pacifici, fa parte a pieno
titolo del processo democratico.
Alcune proposte, ora. La meta e' un mondo piu' giusto e sostenibile.
Per avere successo la cura deve esser' radicale, trattando con le cause
piuttosto che giocherellando con i sintomi: l'economia globale va
ripensata. Cio' non significa che sia necessario distruggere lo spirito
di iniziativa o la liberta' di impresa, ma che e' urgente cambiare le
regole, cioe' il contesto, in cui queste operano, per riconciliare
entambi con l'ambiente e i bisogni della maggioranza degli abitanti
della terra.
In sostanza, vi sono ottime ragioni per creare un' economia ed una
societa' sostenibili, riportando la societa' umana entro il limiti
biofisici del pianeta e liberandoci della necessita' (divenuta quasi una
schiavitu' ) di consumare di piu' per tenere in piedi il sistema
economico.
Il nuovo sistema dovrebbe promuovere l'equita' e scoraggiare attivita'
non-sostenibili tramite appropriate politiche fiscali applicate
globalmente. Bisognerebbe poi raggiungere accordi globali su tariffe
ecologiche per rallentare l'uso non sostenibile di risorse ed accordi
che subordinino il commercio al rispetto dei diritti umani e dei
lavoratori in tutti i paesi. Inoltre si potrebbero introdurre diversi
sistemi di contabilita' nazionale che comprendano il capitale naturale,
e sostituire il PIL con indici che rispecchino soprattutto la qualita'
globale della vita. E' importante anche creare i presupposti per
notevoli investimenti in tecnologie energetiche pulite che permettano
la rapida sostituzione dei combustibili fossili., riformare radicalmente
i trasporti e fare pieno uso di tecnologie come internet per le
comunicazioni e il lavoro a distanza.
Lo spazio qui e' limitato, ma la direzione, generalmente, e' questa.
Arrivarci sara' la sfida di questa e delle prossime due o tre
generazioni.
Alessandro Gimona
PeaceLink
Alessandro Gimona
agimona@libero.it