[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
l'occidente tra diete e obesita'
da repubblica di domenica 10 giugno 2001
L'Occidente tra diete e obesità
di JEREMY RIFKIN
----------------------------------------------------------------------------
----
Conquistato l'ingresso nell'esclusivo circolo dei carnivori, i popoli
cominciano ad assimilare il grasso che ogni gradino della scala delle
proteine comporta. Le culture della bistecca dell'emisfero settentrionale
sono grasse, spesso obese.
Sovrappeso e obesità sono stati a lungo associati a benessere e potere. Fra
alcune tribù dell'Africa occidentale, le adolescenti delle classi
privilegiate abitano in speciali capanne da ingrasso, in cui, per un
periodo che dura anche fino a due anni, vengono ipernutrite in vista del
matrimonio. Nella Roma imperiale, l'obesità era così diffusa che il governo
fu costretto a promulgare una legge per limitare le somme di denaro da
spendere in cibo e il numero degli ospiti che si potevano invitare a un
banchetto. Nel Medioevo, la ghiottoneria era piuttosto comune fra i nobili,
che la consideravano un segno tangibile di benessere. La chiesa, invece,
disapprovava la golosità e la considerava un peccato, seppure veniale.
Nell'Inferno di Dante, uno dei dodici gironi è riservato ai golosi.
Nel Rinascimento, la nuova ricchezza si esprimeva anche attraverso il
corpo: gli artisti dell'epoca ritraevano spesso donne obese, drappeggiate
in tessuti preziosi, in interni dagli arredi lussuosi.
Anticipiamo un brano del nuovo libro di Jeremy Rifkin "Ecocidio" edito da
Mondadori (pagg.392, lire 35.000) in libreria da martedì. Conquistato
l'ingresso nell'esclusivo circolo dei carnivori, i popoli cominciano ad
assimilare il grasso che ogni gradino della scala delle proteine comporta.
Le culture della bistecca dell'emisfero settentrionale sono grasse, spesso
obese. Sovrappeso e obesità sono stati a lungo associati a benessere e
potere. Fra alcune tribù dell'Africa occidentale, le adolescenti delle
classi privilegiate abitano in speciali capanne da ingrasso, in cui, per un
periodo che dura anche fino a due anni, vengono ipernutrite in vista del
matrimonio. Nella Roma imperiale, l'obesità era così diffusa che il governo
fu costretto a promulgare una legge per limitare le somme di denaro da
spendere in cibo e il numero degli ospiti che si potevano invitare a un
banchetto. Nel Medioevo, la ghiottoneria era piuttosto comune fra i nobili,
che la consideravano un segno tangibile di benessere. La chiesa, invece,
disapprovava la golosità e la considerava un peccato, seppure veniale.
Nell'Inferno di Dante, uno dei dodici gironi è riservato ai golosi. Nel
Rinascimento, la nuova ricchezza si esprimeva anche attraverso il corpo:
gli artisti dell'epoca ritraevano spesso donne obese, drappeggiate in
tessuti preziosi, in interni dagli arredi lussuosi; una modella, per
aspirare a essere ritratta da Rubens, doveva pesare almeno 90 chilogrammi.
Nelle colonie americane, i puritani imposero ai primi coloni un
atteggiamento tendenzialmente ascetico, opponendosi a piaceri di qualsiasi
natura. Ma questa radice ascetica non fu sufficiente a frenare gli appetiti
delle successive generazioni di immigranti, attratti dalle ricchezze
materiali di un continente generoso. L'epoca che seguì la guerra civile fu
caratterizzata da uno sviluppo e da una crescita senza precedenti: gli
uomini si arricchivano, e celebravano la conquista della ricchezza
abbandonandosi a ogni possibile eccesso. Forse, non è un caso che l'"era
della corpulenza" - come fu definita dai commentatori dell'epoca - sia
stata contemporanea all'avvento della cultura della bistecca. Alimentarsi
di carne bovina era un simbolo della "bella vita", e, nei nuovi
insediamenti, le steak houses venivano costruite con la stessa rapidità
delle chiese. Già all'inizio del ventesimo secolo, l'America aveva
sorpassato l'Inghilterra nel consumo di bovini. Non c'è, dunque, da
sorprendersi, se gli americani, a furia di ingozzarsi di carne venata di
grasso di bovini finiti a cereali, siano diventati un popolo di obesi.
Secondo il Center for Disease Control, negli Stati Uniti, più di 34 milioni
di individui sono grassi: nel Midwest e nel Sud il problema è leggermente
più diffuso che nel Nord-Est e nel Sud-Ovest. Altre ricerche stimano che
una quota compresa fra il 24 e il 27 per cento della popolazione degli
Stati Uniti è sovrappeso. Anche se i fattori che contribuiscono sono molti
(...) il consumo di grassi animali è fra quelli che maggiormente concorrono
alla spiegazione del fenomeno. (...) Tendenzialmente, la popolazione di
tutte le nazioni industrializzate occidentali è sovrappeso. Comunque, fra
un paese e l'altro esistono differenze. Un'analisi che ha messo a confronto
la popolazione di Stati Uniti, Canada e Inghilterra, ha rivelato come le
differenze di peso corporeo medio siano fortemente correlate con la
ricchezza relativa. La popolazione degli Stati Uniti era mediamente più
grassa, seguita da quella canadese e da quella inglese, spingendo i
ricercatori a concludere che la classificazione di questi tre paesi sulla
base dell'incidenza generale dell'eccesso di peso corporeo corrisponde a
quella del livello relativo di benessere. Rispetto alla salute pubblica,
l'importante domanda che sorge è se l'aumento di prosperità promosso da
ogni nazione implichi nella popolazione livelli ancora più elevati di
sovrappeso e di patologie correlate. Mai, nella storia, gli uomini sono
stati così sovrappeso. I popoli che, nell'emisfero settentrionale, si
nutrono di carne bovina finita a cereali sono oppressi dal grasso al punto
che, nel corso dell'ultimo secolo, è emerso con forza un nuovo fenomeno,
divenuto parte integrante della cultura occidentale: la dieta. Sebbene le
diete dimagranti siano sempre state praticate, fin dall'antichità e in
tutte le culture, spesso erano associate alla purificazione e legate
all'ambito religioso. L'astensione dal cibo era una forma di sacrificio,
una penitenza, un omaggio alla divinità. Oggi, la gente ha sostituito alla
divinità la propria immagine e in omaggio a essa si nega il cibo. Gli
americani spendono 5 miliardi di dollari all'anno per perdere peso. La
maggior parte delle persone che seguono una dieta dimagrante indica
l'aspetto fisico e la bellezza come fattori motivanti della rinuncia. In
sondaggi d'opinione condotti a livello nazionale, il 44 per cento delle
donne americane, e il 21 per cento degli uomini ha dichiarato di voler
perdere peso. Attualmente, una donna su due è a dieta "per la maggior parte
del tempo". Praticamente la dieta è diventata un'ossessione collettiva: più
del 63 per cento delle studentesse liceali degli Stati Uniti - e uno
stupefacente 16,2 per cento di maschi - ammette di essere a dieta. Nel
1987, la rivista Ms. ha riferito che "metà di tutte le quattordicenni è a
dieta". I medici affermano che la preoccupazione di "buttare giù chili" per
essere più belli comincia a manifestarsi anche fra bambini di cinque anni.
(...) Questa fissazione quasi patologica per la magrezza ha fatto
considerevolmente aumentare l'incidenza dei disordini alimentari, come
anoressia nervosa e bulimia, fra le adolescenti di classe media ed elevata.
A questi disordini alimentari è stata riservata grande attenzione da parte
dell'opinione pubblica, ma si deve sottolineare che la denutrizione
volontaria e l'occasionale ricorso a purghe sono diventati la norma per la
maggioranza delle donne americane, oltre che per un discreto numero di
uomini. In un'indagine della rivista Glamour, condotta su 33 mila donne,
"risulta che il 50 per cento delle lettrici che hanno risposto usa pillole
dietetiche "qualche volta" o "spesso"; che il 27 per cento usa diete
liquide; il 18 per cento prende diuretici; il 45 per cento "digiuna".
Sorprendentemente comuni sono anche le tecniche più drastiche, come
l'eliminazione del cibo (magari dopo una scorpacciata): il 18 per cento usa
lassativi; il 15 per cento ricorre al "vomito autoindotto"". Antropologi,
sociologi e psicologi hanno riflettuto sulle ragioni che, durante il secolo
scorso, hanno determinato questo cambiamento negli standard di bellezza,
dalla robustezza alla magrezza: il passaggio da abitudini prevalentemente
legate all'attività agricola a uno stile di vita determinato dal modello
industriale; l'aumento dell'urbanizzazione; i veloci mezzi di trasporto e
di comunicazione hanno concorso a cambiare le abitudini sedentarie della
piccola città americana. Il ventesimo secolo è stato il secolo del
movimento, del prevalere della funzione sulla struttura e dell'energia
sulla materia. Un corpo ingombrante non è un'immagine adeguata al frenetico
ritmo della vita moderna. (...) Il passaggio dalle tecnologie industriali a
quelle informatiche ha velocizzato la transizione dalla forza bruta alla
prontezza mentale, dal corpo alla mente. Il grasso è stato sempre meno
associato all'opulenza, e sempre più alla lentezza e alla pesantezza.
Essere grassi ha cominciato a significare essere letargici, lenti, pigri,
duri di comprendonio. In un mondo in cui il cronometro e i programmi di
lavorazione, i princìpi scientifici del management e l'efficienza erano
diventati il paradigma dominante, essere grassi significava essere
obsoleti. Se, in passato, grasso e opulenza erano segnali di successo, le
nuove generazioni erano più propense a dire, con la duchessa di Windsor:
"Ricchezza e magrezza non sono mai abbastanza". (...) Il cambiamento
nell'altezza, nel peso e nelle misure della celebre White Rock Girl -
modello di bellezza americana - ci illustra come, nel corso del secolo
passato, l'immagine sia progressivamente passata dal grasso al magro. "Nel
1894, l'ideale era rappresentato da una modella di un metro e
sessantacinque, per sessantatré chili, novantasei di fianchi e novantatré
di seno. Nel 1947, era già scesa a cinquantasei chili, e nel 1975 era scesa
a cinquantatré, nonostante la sua altezza fosse salita a un metro e
settantacinque". Sebbene la magrezza sia lo standard a cui aspirano la
maggior parte degli americani e degli europei, la realtà è che, in tutto il
mondo, la gente benestante è sempre più grassa. I popoli dell'emisfero
settentrionale sono gli eredi di seimila anni di alimentazione a base di
carne, culminata negli abusi del diciannovesimo secolo: incapaci di
conciliare la propria atavica bramosia di grasso con la nuova immagine
snella e asciutta, restano prigionieri di un eccesso consumistico, espiato
con dosi massicce di purganti. Un caso unico, nella storia dell'umanità.