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Il giudice sequesta la cokeria e Riva manda a casa 1100 operai
Il giudice per le indagini preliminari che ha disposto il sequestro
dell'impianto della cokeria di Cornigliano non ha dubbi:"la preminente
rilevanza del bene - salute - oggetto di riconoscimento incondizionato da
parte dell'articolo 32 della costituzione - fa si che il bilanciamento tra
le esigenze sociali e produttive, da una parte, e le esigenze di tutela dei
beni messi in pericolo dalla prosecuzione dell'attivita' industriale,
dall'altra, vada compiuto a favore delle primarie esigenze di tutela della
salute della collettivita' ne lquartiere di Cornigliano".
Sono 12 i dirigenti dell'ILVA che risultano indagati. Si tratta di Emilio
Riva, presidente del consiglio di amministrazione, insime ai figli Fabio
Arturo (vice presidente) Claudio e Nicola (consiglieri). E poi di Giovanni
Motto, direttore dello stabilimento fino al giugno 2000; Giuseppe Frustaci,
gia' responsabile del reparto laminazione - zincatura a ciclo latta e
direttore dello stabilimento dal giugno 2000; Gianluigi Frascarolo,
responsabile area a caldo; Roberto Rossi, responsabile manutenzione
meccanica; Giulio Melani, responsabile energie; Mario Giglioli,
responsabile ufficio tecnico; Giovanni Repetto, responsabile servizio
manutenzione elettrica; Lorenzo Mongiardini, procuratore speciale
responsabile di attuare le norme vigenti di tutela dell'ambiente.
Per tutti l'accusa e' quella di aver consentito l'emissione in atmosfera di
sostanze pericolose. Ma a vario titolo, gli indagati sono accusati di non
aver rispettato i limiti di emissione; di non aver eseguito il controllo e
la pulizia di aprte degli impianti; di non aver presentato una richiesta
per ottenre una nuova autorizzazione dopo che la precedente era scaduta; e
infine di non aver rispettato l'ordinanza del sindaco. Il giudice ha
ribadito che 'il regime autorizzativo prescriveva la cessazione
dell'attivita' della cokeria entro il gennaio 2001 e il divieto di svolgere
a partire dall'aprile 2001 attivita' che comportassero emissioni
inquinanti.' Nella sentenza, Papillo ha richiamato le conclusioni cui sono
giunti i periti nominati dal pm.
Nel epriodo preso in esame il consulente dottor Federico Valerio ha
rilevato che a Cornigliano, con sistematicita' non sono stati rispettati i
limiti di benzopierene; che il 60% delle polveri trovate e' attribuibile
alle acciaierie, il cui effetto si riscontra in un raggio di azione di un
chilometro, un chlometro e mezzo.
L'indagine epidemiologica effettutata da Valerio Gennaro ha messo a
confronto la frequenza di incidenza dei tumori nella popolazione di
Cornigliano confronata con il resto di Genova. Vienerilevato che a
Cornigliano la mortalita' e' aumentata in modo statisticamente
significativo per entrambi i sessi. Che la mortalita' degli uomini e'
risultata aumentata del 23 % delle donne del 55% (con 534 decessi in piu'
rispetto alle attese).
A Cornigliano risulta dunque certa la presenza di molteplici inquinanti
tossici e cancerogeni.
Secondo l'Istituto Superiore di Sanita' si sta configurando un rischio non
accettabile per gli abitanti del quartiere. La permanenza dell'insediamento
nella'rea urbana e' incompatibile con la protezione della salute.
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COMUNICATO STAMPA
E' necessario rispondere con forza e determinazione al terribile e
sgradevole ricatto dell'imprenditore Emilio Riva (se chiudete la cokeria
licenzio i lavoratori che lavorano alla cokeria e quelli dell'altoforno).
Infatti, lo scontato atto di sequestro delle giudice delle indagine
preliminari Vincenzo Papillo a tutela della salute di lavoratori e
cittadini, riguarda esclusivamente la cokeria (che da lavoro a 200
persone), mentre l'altoforno puo' continuare a funzionare alimentandosi con
carbone coke proveniete dall'esterno dell'azienda.
E' necessario che le forze politiche e le istituzioni intervengano.
Riva non e' un piccolo imprenditore, la sua posizione di produttore leader
nella produzione di acciaio italiano lo pone in una posizione di forza, ma
anche di debolezza: per mantenere tale posizione, e' evidente, ha bisogno
di appoggi politici importanti a livello governativo.
Per questi motivi richiediamo al Governo e ai Parlamentari liguri di
impegnarsi perché da un lato venga attuato quanto previsto dalla legge
426/98 per la riconversione dell'area, obbligando il gruppo Riva a
garantire i più alti livelli occupazionali possibili nell'area a freddo,
nel contempo, a dare certezze di reddito ai lavoratori che si trovassero in
esubero a seguito dalla chiusura della lavorazione a caldo, dovute
all'insostenibile situazione ambientale dell'area di Cornigliano e,
comunque, ad attivarsi per progetti industriali di riconversione dell'area,
compatibili con l'ambiente, ad alta densità occupazionale.
Antonio Bruno
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da repubblica - lavoro
Accolta la richiesta del pool di magistrati
Il giudice ordina "Sequestrate la cokeria"
VINCENZO CURIA
SEQUESTRO preventivo per la cokeria dell'Ilva di Cornigliano. Lo ha deciso
il giudice Vincenzo Papillo. E' stata dunque accolta la richiesta del pool
di magistrati che da tempo conduce l'inchiesta sulla struttura della
Delegazione, cioè del capo della Procura Francesco Luigi Meloni,
dell'Aggiunto Francesco Lalla, che sovrintende al settore Ambiente e dei
sostituti Vittorio Ranieri Miniati, Francesco Albini Cardona e Francesco
Pinto. L'ordinanza è immediatamente esecutiva, ma per le modalità di
attuazione dovranno trascorrere ancora alcuni giorni. Un impianto di tale
complessità non può essere chiuso premendo un pulsante: accelerando i tempi
potrebbe essere compromesso l'interro stabilimento, con danni probabilmente
irrimediabili.
C'è un altro aspetto da tenere presente: non è detto che il provvedimento
sarà accettato supinamente, cioè senza alcun tentativo di bloccarlo e
persino di ottenerne la revoca. Non si esclude che i Riva ricorreranno al
tribunale del Riesame per vanificare la decisione dell'autorità giudiziaria.
Nella stessa ordinanza si parla pure della iscrizione nel registro degli
indagati di dodici persone: il consiglio di amministrazione dell'Ilva, ex
direttori e attuali dirigenti della struttura. Il reato ipotizzato: quello
previsto dall'articolo 674 del codice penale, che fra l'altro punisce
chiunque provochi emissioni di gas, di vapori o di fumo, cioè di sostanze
nocive, in luoghi di pubblici o privati.
Alla base dell'ordinanza ci sono proprio questi motivi, che sono poi gli
stessi da sempre propugnati dal pool di magistrati preposti alla tutela
dell'Ambiente. Il dottor Papillo avrebbe infatti riconosciuto «la richiesta
di sequestro preventivo risulta fondata, in quanto la prosecuzione nelle
attuali condizioni dell'attività della cokeria avrebbe l'effetto
inaccettabile, per le gravi conseguenze che ne deriverebbero alla salute
della popolazione di Cornigliano, di protrarre e aggravare le conseguenze
dei reati per cui si procede e agevolarne la commissione di altri».
Il giudice ha anche definito «prevalente» il bene della salute pubblica, e
si è richiamato a questo proposito all'articolo 32 della Costituzione». Il
cui testoin sintesirecita che «La Repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività...».
Il dottor Papillo ha quindi aggiunto che lo stesso articolo della
Costituzione «fa sì che il bilanciamento di interessi fra le esigenze
sociali e produttive (da una parte) e quelle di tutela dei beni messi in
pericolo dalla prosecuzione dell'attività industriale (dall'altra) vada a
compimento e a favore delle primarie esigenze della collettività di
Cornigliano».
Rimane ora il problema dell'esecuzione dell'ordinanza, che è di competenza
della Procura. Per risolverlo, sarà tenuto un summit fra i magistrati del
pool: si dà per certo che sarà nominato un esperto che dovrà sovrintendere
all'operazione sequestro. La procedura è piuttosto lunga. Nè la legge
prevede che i Riva possano essere obbligati a collaborare. I vertici dello
stabilimento potrebbero anche reagire con un «lo stabilimento è
qui...Provvedere pure a fare quanto avete deciso...».
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Procedura di mobilità per tutti i lavoratori delle Acciaierie Claudio Riva,
consigliere delegato Ilva, spiega che l'altoforno non resterà acceso senza
la cokeria
"Dovremo licenziare 1100 operai"
NADIA CAMPINI
IL giudice ordina il sequestro della cokeria di Cornigliano e l'Ilva si
prepara ad aprire le procedure di mobilità per 1100 lavoratori delle
acciaierie, tutti i dipendenti dell'area a caldo. «Noi l'abbiamo sempre
detto - conferma Claudio Riva, consigliere delegato dell'Ilva - non
possiamo far funzionare l'altoforno senza la cokeria e comunque ad oggi non
ho nessuna garanzia che l'altoforno non incorra nelle mire dei giudici.
Cosa, faccio, tengo aperto un impianto sì e l'altro no, in base a quello
che stabilisce la Procura? Anche la Vincenzi sostiene che dobbiamo chiudere
tutto, fosse per lei e per una parte della Procura genovese, dovrei
licenziare tutti, anche se poi la Cassazione ci ha dato ragione sugli
impianti del freddo».
La decisione sul decreto di sequestro era data per imminente, ma forse non
si sospettava che sarebbe arrivata così in fretta, quando ormai mancano
poche settimane al 10 luglio, data fissata per la seduta del Consiglio di
Stato sul ricorso contro il forno elettrico, che potrebbe ribaltare tutto
ancora una volta, almeno riguardo alle prospettive dei nuovi impianti.
«Sarà subito uno dei problemi principali del nuovo governo - dice ancora
Riva - che ha fatto appena tempo ad insediarsi e si trova subito questa
grana. In ballo ci sono 1100 posti di lavoro. L'accordo di programma era
stato fatto proprio per evitare di arrivare alla situazione in cui ci
troviamo oggi». Il governo d'altra parte si è già messo in moto sulla
vicenda Cornigliano, il nuovo ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli, ha
chiesto informazioni per farsi un quadro preciso della situazione e
decidere come muoversi. Le prime prese di contatto erano già avvenute nelle
scorse settimane, ma la brusca accelerata imposta dal decreto di sequestro
rischia di far precipitare la situazione, che il nuovo governo voleva
gestire ridisegnando le strategia della politica industriale nazionale
sulla siderurgia e mettendo sul piatto anche Taranto, dove Riva incontra
altri problemi simili a quelli di Genova. E se per caso il Consiglio di
Stato dovesse rimettere in pista il forno elettrico a Cornigliano? «Allora
vuol dire che andremo avanti sul progetto dell'acciaieria elettrica - dice
Riva - e assumeremo di nuovo».
Nel frattempo in fabbrica la notizia del decreto di sequestro è arrivata,
ma il provvedimento non è ancora stato notificato, anche perché le modalità
di esecuzione sono tutte da inventare. La cokeria non si può chiudere
schiacciando un bottone, ma richiede un lavoro lungo e complesso per
evitare rischi agli impianti e anche alla popolazione. «Noi siamo
assolutamente rispettosi della magistratura - spiega il leader dell'Ilva -
ma non siamo collaboratori di giustizia». La battuta si riferisce al fatto
che non necessariamente la chiusura dovrà essere eseguita dall'azienda
stessa, ma probabilmente sarà nominato un curatore del sequestro, che dovrà
sovrintendere alle operazioni. «Certo che è curioso - commenta ancora
Claudio Riva - che si scopra oggi che un impianto è così rischioso, quando
va avanti da cinquant'anni. Eppure una strada per arrivare ad una soluzione
diversa era stata trovata, ma qualcuno ha preferito prendere altri
provvedimenti. A Genova sembra che nessuno voglia l'industria, peccato che
quelli che più combattono l'industria, almeno dal punto di vista politico,
alle elezioni hanno preso sostanzialmente delle legnate, da Gadolla ai
Verdi. Questo forse dovrebbe far pensare».
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Antonio Bruno
vice Presidente del Consiglio Comunale di Genova
Altro Polo - Sinistra Verde
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