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NATI I BAMBINI COL DNA MODIFICATO
DA REPUBBLICA DI SABATO 5 MAGGIO 2001
I bambini col Dna modificato
Nati i primi bebè con i geni di mamma, papà e di un terzo donatore per
evitare malattie
dal nostro inviato ANTONIO POLITO
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LONDRA
IL PRIMO comandamento della genetica è stato violato.
Almeno trenta bambini sarebbero già nati con un Dna in cui si mescolano i
geni di tre individui: il padre, la madre, e un'altra donna, donatrice di
un piccolo ma importante pezzo genetico usato per combattere l'infertilità
materna. Secondo la notizia data ieri dalla Bbc News Online, questa è la
prima volta che la scienza altera il patrimonio genetico ereditario di un
essere umano.
Questi bambini infatti passeranno il loro Dna modificato di generazione in
generazione attraverso la linea materna. In qualche modo, si può chiamarli
i primi bebè geneticamente alterati, proprio come la soia, i pomodori o i
maialini. Geni erano già stati sostituiti o aggiunti nell'uomo, ma mai in
luoghi e cellule dove la modificazione sarebbe potuta passare alle
generazioni successive. Fino a ieri era un vero e proprio tabù, che la
comunità scientifica si era imposto e che non era mai stato violato. Tutti
i paesi che hanno una legislazione in materia vietano questa prassi, e il
governo americano nega fondi pubblici a questo tipo di esperimenti.
Cionostante, il tabù sarebbe stato infranto da un team di quattro medici
del St Barnabas Institute for Reproductive Medicine, nel New Jersey, che
hanno pubblicato i risultati dei loro esperimenti sul Human Reproduction
Journal. Lo scopo e la giustificazione etica di questa nuova tecnica,
definita «ooplasmic transfer», sarebbe di combattere l'infertilità
femminile. Gli scienziati del New Jersey hanno estratto dalla cellula uovo
di una donna sana dei pezzi di materiale genetico e li hanno iniettati
nella cellula uovo di una donna sterile. Sono infatti convinti che una
delle cause della infertilità femminile si trovi nei difetti del
mitocondrio, quel compleso di piccole strutture contenenti geni che nuotano
nel citoplasma della cellula, lontano dal suo nucleo. Un vero universo,
visto che può essere composto da un numero molto alto di mitocondri, fino a
centomila; e finora ben poco conosciuto, anche se gli scienziati sospettano
che possa giocare un ruolo più importante di quello che finora si pensava.
Il problema del Dna mitocondriale è che si trasmette di generazione in
generazione. E infatti i medici che hanno condotto l'esperimento sostengono
che dall'analisi dell'impronta genetica di questi bambini risulta che le
loro cellule contengono mitocondri, e dunque geni, di due donne e un uomo.
Per la prima volta, dicono, sono nati bambini sani da una tale alterazione
genetica.
La comunità scientifica internazionale ha accolto con grande severità
questo esperimento, destinato a suscitare un grave allarme perché varca una
soglia etica finora considerata invalicabile. La tecnica adottata nel New
Jersey, infatti, era già nota all'Autorità per la fertilizzazione e
l'embriologia britannica, che controlla le ricerche in questo campo. Pur
essendo lo stesso organismo che ha autorizzato in Gran Bretagna la
clonazione terapeutica, essa aveva vietato questa terapia proprio perché
altera il patrimonio ereditario. Ci sono del resto molti dubbi anche sulla
finalità dell'esperimento, sul fatto cioè che esso apra la strada alla
scoperta del gene dell'infertilità. Lord Winston, uno dei massimi esperti
mondiali in materia, e certo non un oscurantista in fatto di ricerca
scientifica, ha dichiarato «che non c'è nessuna prova che questo sia un
possibile trattamento valido per la sterilità femminile». Secondo lo
scienziato inglese, è in principio errato e pericoloso introdurre una parte
estranea di Dna che si può trasmettere alle future generazioni.
Negli Stati Uniti, dove pure non esistono leggi che inibiscano la libertà
di ricerca nel campo genetico, il «Dna Advisory Committee» ha precisato che
questi studi sono portati avanti senza fondi governativi, negati a ogni
esperimento che intenzionalmente o inintenzionalmente alteri geni che
possano essere ereditati. È dal 1975 che la comunità scientifica ha deciso
di mettere fine alla moratoria sull'ingegneria genetica applicata agli
esseri umani, ma si è finora sempre mossa con grande cautela e
circospezione. Le tecniche per tagliare e incollare pezzi di Dna da un
organismo vivente a un altro ormai sono ben note e quasi di routine. Così
come un computer taglia e incolla pezzi di testo scritto, la stessa
operazione si può compiere con il Dna, spesso usando i retrovirus come
vettori del materiale da inserire in un altro organismo. Da sempre in
natura i retrovirus hanno svolto questa azione, essendo capaci di
trasportare istruzioni per la fotocopia del Dna. La loro azione ha
profondamente cambiato nei millenni il patrimonio genetico degli esseri
umani, al punto che possiamo ben dire di essere oggi tutti degli organismi
geneticamente modificati, alterati dalla coabitazione con il resto del
Creato e dalla selezione naturale. La scienza non ha fatto altro che
imitare la Natura, ed è così riuscita a produrre oggi quelle piante e
animali transgenici che vanno sotto il nome di Ogm e che stanno provocando
molto allarme nell'opinione pubblica internazionale, anche in assenza di
danni finora provati sulla salute dei consumatori. Ma la modificazione
genetica dell'uomo stesso è un'altra cosa. Per quanto la terapia genica
somatica sia ormai spesso usata, soprattutto per combattere malattie
ereditarie come l'emofilia o la fibrosi cistica, la cartina di tornasole di
ogni esperimento è stata sempre di assicurarsi che il gene aggiunto non
finisca in alcun modo nelle vicinanze di quelle cellule che formeranno la
generazione successiva. Gli scienziati americani, invece, stavolta
l'avrebbero iniettato nella cellula uovo di una donna, prima Eva di una
nuova discendenza umana.