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telefonini a genova



‘Antenne dei telefonini a rischio anche il Ducale'


La denuncia del presidente genovese di Italia Nostra


SU palazzo Ducale, palazzo Tursi, palazzo Bianco e palazzo Rosso e anche sul Carlo Felice rischiano di sbucare le antenne per la telefonia cellulare, quelle che hanno già scatenato guerre di quartiere un po' in tutta Italia. La denuncia parte da Italia Nostra, e dal presidente della sezione genovese Federico Valerio che in questo caso punta il dito non tanto contro i rischi per la salute, quanto sullo scempio paesaggistico provocato dall'installazione delle antenne sugli edifici storici della città. Nel mirino c'è una delibera della giunta comunale che riguarda ‘l'individuazione di beni immobili di civica proprietà per l'installazione di impianti di telefonia mobile' e tra gli edifici compresi nella lista ci sono appunto il Carlo Felice come palazzo Bianco e palazzo Rosso e il Ducale. «Temiamo che questo sia solo l'inizio di un'offensiva in grande stile portata contro la bellezza della città - dice Federico Valerio - con il paravento del progresso tecnologico e dell'occupazione si stanno coprendo grandi appetiti scatenati dai generosi canoni elargiti a chi ospita le antenne e c'è il rischio che questo avvenga anche con la complicità del comune di Genova». Su questa partita ha già presentato un'interpellanza anche il consigliere Antonio Bruno, mentre Italia Nostra ne approfitta per mettere sotto accusa anche il sistema elle affissioni pubblicitarie. «Abbiamo il forte sospetto che non si tratti di una svista - dice Valerio riferendosi alla questione delle antenne - già di per se imperdonabile, perché c'è un preoccupante precedente: l'autorizzazione illegittima concessa dagli uffici comunali all'affissione di centinaia di cartelli pubblicitari in zone della città soggette a vincoli paesistici, come ad esempio la via Aurelia. E l'affissione è una delle più importanti voci attive del bilancio comunale». Per quanto riguarda il tema delle antenne Italia Nostra si schiera invece dalla parte dei vescovi «che hanno con fermezza invitato i loro parroci a non trasformare chiese e campanili in ripetitori per la telefonia cellulare. La dignità e le funzioni specifiche di un luogo non si vendono per una manciata, anche se molto generosa, di soldi e tale concetto vale anche per un bene inalienabile come il paesaggio ed il patrimonio culturale di un paese». Le antenne per la telefonia cellulare sono inoltre sotto accusa da parte di diversi comitati di cittadini, preoccupati per la salute, su questo fronte si fronteggiano posizioni diverse anche dal punto di vista scientifico, perché finora non esistono ancora dati incontestati sull'innocuità o meno delle radiazioni elettromagnetiche provenienti dalle antenne.

dal lavoro repubblica


‘Solo un elenco di disponibilità'


l'assessore facco


L'assessore comunale Giovanni Facco non condivide tutto questo allarmismo per le antenne sugli edifici storici. «E' un problema che allo stato attuale non esiste _ dice _ noi avevamo sottoscritto un protocollo d'intesa, al quale aveva aderito tra gli altri anche Italia Nostra, nel quale ci impegnavamo a fornire un elenco del patrimonio comunale disponibile per queste operazioni e da questo elenco abbiamo scelto di eliminare le scuole e i parchi pubblici. Per tutto il resto bisogna innanzi tutto che le aziende interessate facciano le loro proposte e poi comunque l'Arpal si dovrà pronunciare per dire se l'installazione di antenne in quel particolare punto è compatibile o meno. Solo a quel punto si potrà stipulare un eventuale contratto di affitto. Ecco perché l'elenco dei siti disponibili non coincide con quello dove effettivamente andranno le antenne».


‘Il paesaggio va tutelato'


federico valerio

Federico Valerio, presidente della sezione genovese di Italia Nostra, è scandalizzato. «Esistono vincoli al paesaggio molto precisi che vengono sistematicamente violati - spiega - e se anche non esistono ancora contratti per installare antenne dei telefonici su palazzo Ducale o sul Carlo Felice, è comunque molto grave il fatto che questi edifici non siano stati esclusi in partenza dall'elenco di quelli dove ipoteticamente si possono installare. La verità è che la sensibilità verso la tutela del paesaggio è molto scarsa». Nel comunicato Italia Nostra annuncia anche che «se i fatti confermeranno che l'amministrazione comunale è più sensibile alla riscossione dei canoni» chiederà ufficialmente «la revoca di Genova quale esempio europeo di capitale della cultura».

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bruno antonio vice presidente del consiglio comunale di Genova bruno@aleph.it abruno@calvino.ge.it antonio.bruno@katamail.com