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genova cornigliano:forno elettrico e' peggio



dalla gazzetta del lunedi di lunedi 22 gennaio 2001

ELETTRICO E' PEGGIO
acciaio.L'associazione per cornigliano boccia il nuovo impianto
si rischiano radioattivita' e diossine

di raoul deforcade

L'acciaieria elettrica che il gruppo Riva vuole costruire per sostituire la
lavorazione a ciclo integrale del1'Ilva rischia di essere più pericolosa di
altoforno e cokeria per la salute dei genovesi. L'allarme arriva dagli
esperti della onlus Associazione per Cornigliano che mettono in risalto il
pericolo di fughe radioattive incontrollabili con i sistemi di sicurezza
descritti nel piano industriale del gruppo Riva (consegnato al ministero
dell'Ambiente, il 15 dicembre scorso). È possibile, insomma, che oltre a
produrre benzene, benzoapirene, metalli pesanti e polveri fini inalabili
(Pm 10), il forno elettrico liberi nell'aria diossine, furani
(gassimiliallediossine) ma soprattutto vapori radioattivi. Questo
nonostante le precauzioni descritte dai tecnici di Riva nel progetto
industriale. E nonostante il gruppo milanese predichi di voler produrre
solo acciaio speciale di alta qualità. Gli esperti dell'Ilva hanno più
volte spiegato (anche in occasione di un incontro con la stampa organizzato
da Assindustria) che per evitare al massimo fughe di diossina, il forno
elettrico è stato dotato di un dispositivo in grado di impedire la
produzione di quella sostanza. I tecnici milanesi escludono, in primo
luogo, che 1'impianto possa essere caricato con materiali, come plastica o
vernici, in grado di emettere diossina. Ma, aggiungono. anche nel
malaugurato caso che questo awenisse, sono state prese alcune
precauzioni.Ilforno ha due fasi di combustione, durante la seconda viene
raggiunta una temperatur di 1.000 gradi, capace di eliminare là diossina.
Con un raffreddamento lento, però, è possibile che questa si riformi. Gli
esperti dell'Ilva hanno perciò previsto un sistema di raffreddamento veloce
che impedisce il fenomeno. Per verificare, poi, che i rottami di ferro con
cui è alimentato il forno elettrico non non siano radioattivi, esiste un
sistema di controllo sulle banchine realizzato con portali capaci di
misurare le emissioni.
Tutte queste spiegazioni, però, non convincono né gli ambientalisti né
1'Associazione per Cornigliano che demolisce punto per punto i sistemi di
sicurezza descritti dai tecnici dell'Ilva.
Secondo gli esperti della onlus, per capire i rischi produttivi deferminati
dal forno elettrico occorre parlare in primo luogo di economia aziendale.
Le billette e le bramme che Riva intende produrre nella nuova acciaieria
hanno un prezzo di mercato compreso tra le 200 e 2501ire al chilo. Facendo
un calcolo sui costi di ammortamento, in 10 anni, dei 300 miliandi
impegnati da Riva per 1'acciaieria elettrica (che vanno considerati in
relazione a una produzione di 1,8 milioni di tonnellate 1'anno) e
aggiungendo il prezzo dell'energia elettrica , nonché 1'incidenza del costo
medio del lavoro (calcolabile ín circa 5 milioni al mese per addetto) e
prevedendo un utile lordo dell'8-10%, secondo 1'Associazione per
Cornigliano, risulta che, esclusi i rottami, i diversi costi incidono per
circa 150 lire sul prezzo di billette e bramme. Siccome i rottami
dell'Unione europea di prima scelta, privi di vernici, solventi, olii,
grassi, plastiche e gomme, si pagano circa 120 lire al chilo, è facile
calcolare che il costo dell'acciaio di Riva potrebbe essere vicino almeno
alle 270 lire al chilo. AI di sopra, quindi del prezzo di mercato. Senza
contare che in altri paesi il costo degli operai è estremamente più basso.
Per questo aziende italiane hanno scelto di produrre, per esempio, in Medio
Oriente. Italimpianti ha in Iran una fabbrica con otto forni elettrici che
produce laminati piani 240 lire ai chilo.
L'Associazione per CornigLiano fa notare, dunque, che se si vuole produrre
in Italia a un prezzo accettabile occorre risparmiare su qualcosa. E visto
che sugLi operai non si può tagliare e neppure sul1'energia, se non di
poco, è facile capire che le economie possono essere fatte sui rottami.
Esistono materiali di ferro di seconda o terra scelta, provenienti da
rottamazione di auto, demolizioni navali e raccolta
urbana che costano molto meno di 120 lire al difficile chilo. Ci sono
addirittura rottami per raccogliere i quali si è pagati profumatamente
(costerebbe troppo smaltirli). Il problema nasce dal fatto che i materiali
ferrosi non controllati vengono spesso utilizzati dalle ecomafie per
nascondere partite di materiali radioattivi. Queste spesso sono chiuse in
contenitori di piombo e vengono buttate nelle presse dove si demoliscono le
automobili. In tal caso, secondo l'Associazione per Cornigliano, è
impossibile individuarle con dei semplici portali per misurare la
radioattività. Per stare più tranquilli occorrerebbe avere una serie di
detector lungo le linee produttive. E non basta affermare di produrre
acciai speciali, perché è impossibile pensare di fare una selezione
accturata dei materiali in lavorazione. A provarlo è im incidente avvenuto
a Cogne alla Acciai speciali dove sono stati fusi per diverso tempo, senza
che nessuno se ne accorgesse, rottami metallici inquinati. Dopo 1'alluvione
di ottobre nel parco scorie della fabbrica è stato rinvenuto americio, che
è un prodotto addirittura derivato dalla fusione del plutonio. Facile,
quindi, trovarsi di fronte a materiali contenenti cesio 137 o stronzio 90.
Anche per la diossina, comunque, secondo i membri della onlus a
Corniglinano non c'è da stare allegri. Quando i rottami vengono scaricati,
tramite un carro-ponte, nella bocca del forno elettrico, «i1 tino del
forno-si legge nel piano industriale di Riva - risulta in contatto con
1'atmosfera e i fumi emessi dal bagno fuso si liberano nell'ambiente
circostante». Nel documento consegnato al minístero i tecnici dell'Ilva
spiegano. però, che viene anche generata una «corrente termóconnettiva che
trascina via dal forno i fumi prodotti che sono aspirati dal sistemadi
captazione». Subito dopo la volta viene chiusa e procede la fusione della
carica metallica». le emissioni dell'acciaieria elettrica, quindi, sono
presidiate, da un impianto di trattarnento fumi dedicato all'aspirazione e
alla depurarione di tutte le emissìoni primarie e secondarie».
Tutte queste precauzioni, però, secondo 1'Associazione non sono
sufficienti. Quando si rovesciano i rottami nei tino, infatti, la
vaporizzazione avviene nel giro di 30 secondi, la parte più consistente
delle sostanze organiche, a quel punto, è già uscita. La parte più
grossolana di diossine e furani, quindi, viene convogliata nel sistema di
captazione. Quella più fine, invece, viene smaltita attraverso un camino di
40 metri d'altezza. Questo, per ragioni dovute alla vicinanza
dell'aeroporto, che impone limitazioni alle ditezze degli impianti, è posto
nei pressi di un capannone (della cosiddetta elephant house) di 50 metri. I
fumì vengono sparati in alto da alcuni ventilatori a una temperatura
relativamente bassa (80° circa). Quando c'è vento di mare, dunque, tra il
camino e i capannone si possono creare turbolenze in grado di far rotolare
i fumi su Cornigliano. Le emìssioni concludono i tecnici dell'Associazione,
si riscontreranno ogni volta che verrà versata una cesta di rottami nel
forno, il che awiene due volte per colata.