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l'italia abusiva del 2000
da repubblica di domenica 7 gennaio 2001
L'Italia abusiva del 2000
fuorilegge l'11% delle case
Secondo il Cresme, nell'anno appena
conclusosi 23mila nuove costruzioni su
198mila violano le norme: poco meno che nel
'97
di FABIO BOGO e ROSA SERRANO
ROMA - Il vizio è duro a morire. Ci sono i casi
"eclatanti" come quelli di Agrigento, dove la
suocera del sindaco si è costruita la villetta nelle
Valle dei Templi, e quelli "striscianti" come le
migliaia di secondi e terzi piani venuti su dal
nulla nel corso di poche notti. C'è la colata di
mattoni che si è mangiata buona parte della
costa calabra, e la villetta delle vacanze costruita
in mezzo a quello che avrebbe dovuto essere un
verde protetto.
L'Italia è piena di case degli "scandali". E
l'abusivismo, vizio mai dimenticato, ha trovato
nuova linfa nel rilancio del mercato edilizio: nel
Duemila un fiume di cemento illegale si è ancora
abbattuto sul paese, soprattutto sulle regioni
meridionali, con effetti deleteri sull'urbanistica,
sul territorio e sul bilancio dello Stato.
In base alle stime del Cresme, lo scorso anno
sono state realizzate 198 mila nuove costruzioni;
di queste ben 23 mila, l'11,6 per cento, è
abusiva. Una quota allarmante anche se
rappresenta un leggero arretramento rispetto agli
anni bui nei quali la cementificazione selvaggia
era una regola, favorita dall'assenza di norme e
dalla continua prospettiva di condoni.
Sempre in base alle indicazioni del Cresme,
infatti, nel 1997 le costruzioni illegali
proliferavano al ritmo di 140 al giorno e
raggiunsero quota 30 mila su un totale di 236
mila edifici realizzati. Il boom lo si toccò però
nell' 1984, quando su un totale di 270 mila
nuove abitazioni circa un terzo (80 mila unità)
risultarono fuorilegge; e nel quinquennio
1984-1998 il totale di edifici abusivi raggiunse
quota 232 mila, per un totale di 32,5 milioni di
metri quadri e un valore immobiliare di 29 mila
miliardi di lire.
Ora le nuove leggi in materia di territorio hanno
reso più difficile l'edificazione illegale, ma non
sono riuscite ancora ad azzerare il fenomeno,
soprattutto nel Mezzogiorno, dove -
specialmente in Campania e Sicilia - i cantieri
fantasma continuano a marciare a pieno ritmo.
Lo scorso anno in Campania le costruzioni
abusive sono state il 19,8 per cento del totale
edificato. Segue a ruota la Sicilia, che guadagna
la seconda posizione con il 18,2 per cento, e poi
la Puglia con il 12,8 per cento. Nel Sud
complessivamente si concentra il 70 per cento
dell'attività edilizia irregolare.
E sono dati, questi, che non tengono conto dei
"peccati" veniali (la terrazza chiusa e trasformata
in stanza o la veranda proibita): qui si parla di
vere e proprie case che in base alla legge non
dovrebbero esistere. "I dati sull'abusivismo
edilizio - spiega infatti Roberto Mostacci,
direttore del Cresme - sono relativi a nuove
costruzioni o sopraelevazioni e vengono
individuate attraverso una precisa serie di
parametri". Fondamentali risultano i dati sugli
allacciamenti forniti dall'Enel, che vengono
incrociati con le concessioni edilizie rilasciate
dai comuni.
È chiaro però che la presenza di normative
ambientali più severe, dove rispettate, può
costituire un formidabile deterrente: lo si vede in
gran parte delle regioni settentrionali. L'esempio
limite è quello della Valle D'Aosta, dove lo
scorso anno non sarebbe stata censita neppure
una sola abitazione abusiva, fatto che pone la
piccola enclave alpina in testa alla graduatoria,
vista dal lato della virtuosità nel costruire. E
molto bassa è anche l' attività illegale in
Trentino, dove il fenomeno rappresenta appena
lo 0,5 per cento del totale, in Umbria, dove le
abitazioni abusive realizzate nel corso dell' anno
sono solo lo 0,6 per cento, e in Liguria (0,9 per
cento). Il mattone illegale è invece ancora
abbastanza presente nel Lazio, in Lombardia ed
in Veneto, che superano o sfiorano la quota del
4 per cento.
Un freno all'abusivismo edilizio dovrebbe
derivare ora anche dall'applicazione di nuovi
strumenti, come la convenzione siglata fra Enel,
Anci e Legambiente che permette all'ente
elettrico di sospendere immediatamente la
fornitura elettrica nelle costruzioni illegali: sarà
sufficiente una semplice comunicazione ufficiale
del Comune.
E nella Valle del cemento
vince l'appalto mafioso
Agrigento, il presidente di Legambiente
consegna al prefetto un documento
dal nostro inviato ATTILIO BOLZONI
AGRIGENTO - Nella terra delle case abusive
all' ombra dei Templi e dei palazzi in bilico sull'
argilla, a comandare è sempre e solo il "partito
del cemento". Ci sono paesi della provincia -
come Favara ad esempio - dove un
imprenditore edile è a ogni porta, tutti iscritti all'
albo dei costruttori, tutti che partecipano alle
gare, tutti a fare offerte purché si alzi un piccolo
muro o una torre. Ci sono sempre cantieri aperti
intorno alla Valle, vanno e vengono i camion
dalle cave di pietra, caricano, scaricano, ruspe
che sventrano colline. Il mare ormai non si vede
più in questa striscia di Sicilia dove l' unico
affare conosciuto è l' appalto. L' edilizia è quasi
tutta in mano alla mafia.
Costruiscono sempre, costruiscono
dappertuttto.
Nella città delle vergogne e degli scandali
urbanistici domani mattina arriverà il presidente
di Legambiente Ermete Realacci per incontrare il
prefetto Ciro Lo Mastro. Gli consegnerà un
dossier sul "sistema" dei lavori pubblici di
Agrigento, un dossier che finirà poi al ministro
dell' Interno con la richiesta "di avviare l' iter per
sciogliere il Comune per inquinamento
mafioso". Denuncia Realacci: "La situazione è
di una gravità inaudita. Ci sono fatti già
comprovati e documentati anche dalla
magistratura locale da cui si dimostra la
collusione in materia di appalti dell'
amministrazione di Calogero Sodano con
interessi illegali e, secondo la Prefettura, anche
criminali: è per questo che chiediamo con forza
l' intervento immediato del ministro Bianco, del
procuratore nazionale Vigna e del procuratore
antimafia di Palermo Grasso". Il dossier di
Legambiente racconta - con atti, foto,
testimonianze - la storia di una mezza dozzina di
appalti vinti negli ultimi due o tre anni da
imprese vicine ai boss o da parenti e amici di
assessori e progettisti del Comune. Alcune
vicende sono già diventate oggetto d' indagine,
altre sono state ripescate dall' autorità giudiziaria
dopo l' insediamento del nuovo procuratore
Ignazio De Francisci e dopo ripetuti tentativi di
insabbiamento o di depistaggio.
Il primo appalto sotto accusa nel dossier degli
ambientalisti è quello delle opere di
urbanizzazione di Favara Ovest, lavori fognari
per 33 miliardi, si aggiudica la gara un consorzio
di tre imprese una delle quali amministrata da un
mafioso già arrestato per una serie di omicidi. L'
ex questore di Agrigento Oscar Fiorolli segnala
nel 1998 il caso alla commissione parlamentare
antimafia, l' ex prefetto Giosuè Marino invia
tutte le carte dell' appalto alla direzione
distrettuale di Palermo. Nel luglio del 2000 per la
vicenda del Favara Ovest sono arrestati l'
assessore comunale all' Urbanistica Piero Hamel
e il progettista Calogero Baldo, che era stato
anche lui assessore comunale ai Lavori pubblici
appena qualche anno prima. Chiesto il rinvio a
giudizio anche per il sindaco Calogero Sodano.
Un secondo appalto di 42 miliardi riguarda la
gestione della Nettezza Urbana. Su questo
fronte indagano tutti.
Procura e polizia, Prefettura e carabinieri. E poi
anche la Regione siciliana che invia ad Agrigento
i suoi ispettori.
Le imprese che l' hanno vinto sono due, una fa
capo al cugino del sindaco Sodano. Si scopre
anche che nell' aggiudicazione della gara un paio
di funzionari (di cui uno parente di un assessore
comunale) hanno "favorito" le imprese risultate
poi vincitrici. E alla fine, gli ispettori regionali e
la Squadra mobile scoprono anche che l'
appalto era in qualche modo "studiato" per non
farvi partecipare altre ditte. Tutti gli atti della
gestione della Nettezza Urbana sono finiti sulla
scrivania del procuratore antimafia di Palermo.
Un altro capitolo del dossier di Legambiente
descrive la variante del Piano regolatore generale
di contrada Fontanelle, terreni appena fuori dalla
città che risulterebbero appartenere a
prestanome di un boss. "Quella variante al Piano
regolatore - si legge nel rapporto degli
ambientalisti - avrebbe valorizzato i terreni del
mafioso... sappiamo che è in corso una verifica
da parte degli organi di polizia...". E poi ci sono
i due appalti per la manutenzione della rete idrica
e di quella stradale, 5 miliardi uno e 5 miliardi l'
altro, conquistati entrambi "da soggetti - che
secondo una relazione prefettizia - meritavano
verifica da parte della procura antimafia di
Palermo". Sia alla prima che alla seconda gara d'
appalto ha partecipato solo una ditta. Quella che
poi ha naturalmente vinto.
Quei lavori sotto accusa
SONO almeno quattro i grandi appalti sotto la
lente di ingrandimento della magistratura e
dell'Antimafia, cui fa riferimento il dossier di
Legambiente
NETTEZZA URBANA
Nettezza Urbana: 42 miliardi, è stato vinto da un
consorzio di un parente del sindaco Sodano. Il
prefetto ha trasmesso il caso all'Antimafia
FOGNE
Fogne: 33 miliardi, due assessori comunali già
arrestati e il sindaco di Agrigento inquisito
ACQUA
Manutenzione rete idrica: 5 miliardi, alla gara ha
partecipato una sola impresa e la magistratura ha
aperto un'inchiesta
STRADE
Manutenzione rete stradale: 5 miliardi, gli atti
della gara sono finiti alla Procura antimafia di
Palermo