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buone politiche biotech in india
dal manifesto di giovedi 21 dicembre 2000
PRIMA PAGINA
La politica biotech del Tamil Nadu
MARINA FORTI
Lo scopo è "trasformare le risorse biologiche dello stato in ricchezza
economica in modo ecologicamente e socialmente sostenibile", diceva il
chief minister M. Karunanidhi, capo del governo del Tamil Nadu. Il
grande stato dell'India meridionale è in effetti il primo a una strategia
politica in materia di biotecnologie: interessante esempio di come un
paese in via di sviluppo può salvaguardare la sua biodiversità e insieme
promuovere la ricerca e incoraggiare l'industria, senza limitarsi a subìre
gli assalti delle multinazionali delle sementi transgeniche.
La strategia annunciata pubblicamente dal governo del Tamil Nadu
(leggiamo sul quindicinale Frontline, 25 novembre 2000) è ispirata alle
raccomandazioni di un comitato presieduto da un noto scienziato, il
biologo ed esperto in agricoltura M. S. Swaminathan, direttore del
Centro di ricerche per l'agricoltura sostenibile a Chennai (la capitale del
Tamil Nadu, già nota come Madras). Si articolerà in quattro segmenti: la
ricerca medica, l'agricoltura, l'ambiente e l'industria. La ricerca avrà una
parte importante nella nuova strategia, con la creazione di un
"incubatore delle biotecnologie" vicino a Chennai; un polo di ricerca
medica vicino a Madurai per "offrire valore aggiunto alle erbe e farmaci
tradizionali scientificamente sperimentati"; un Centro di bioinformatica
e genomica a Chennai; un parco marino a Mandapam per lo studio della
biodiversità acquatica. Ci sono sostegni alla "microindustria
biotecnologica tradizionale". Ci sono i richiami alle 5.000 specie floreali,
ai 22mila chilometri quadrati di foresta e ai mille chilometri di costa del
Tamil Nadu. C'è l'obiettivo dichiarato di "creare una massa critica di
attività industriali in biotecnologia", per andare oltre le biotecnologie "di
prima generazione" (come la fermentazione o la produzione di enzimi o
di antibiotici) e allargare la base industriale... Il documento
programmatico del governo annuncia la creazione di un Consiglio per le
biotecnologie, oltre a diversi corsi di laurea specifici nelle università
statali.
Il professor Swaminathan, ispiratore di questa strategia, è un
personaggio assai autorevole in India. A differenza di ambientalisti pure
noti come Vandana Shiva, o del Centre for Science and Ecology di New
Delhi, il professor Swaminathan non è contrario tout court all'uso di
biotecnologie - del resto, bisogna intendersi sui termini: non tutte le
biotecnologie implicano l'intervento sul patrimonio genetico, la
fermentazione o la selezione delle varietà attraverso incroci sono
biotecnologie non genetiche.
Ora, Swaminathan ha più volte dichiarato che un paese come l'India
deve sviluppare la sua ricerca biotecnologica e anche nelle tecnologie
genetiche, naturalmente sotto rigoroso controllo pubblico e a beneficio
del pubblico, per non dover subìre il modello di agricoltura importato
dalle grandi multinazionali con le loro sementi transgeniche:
un'agricoltura intensiva con grande uso di input chimici. Swaminathan è
anche un ecologo rigoroso (tra l'altro è il promotore di una rete di
"bio-villaggi" dall'agricoltura autosufficente). Sostiene che l'India deve
prepararsi a produrre di più con meno terra: nel suo istituto ad esempio
lavora a varietà di riso che resistano alle concentrazioni saline ormai
diffuse nei terreni in molte regioni dell'India, oltre che a
bio-insetticidi e
bio-fertilizzanti. Accusa le importazioni di cibo a basso costo (effetto
della liberalizzazione) di distruggere i piccoli contadini e il mercato
locale, con famiglie intere cacciate via dalla terra e spinte nelle
bidonvilles urbane.
Nella strategia adottata dal governo del Tamil Nadu si parla anche di
ricerca biomedica, in campi come la diagnostica, i vaccini (ad esempio
per l'epatite C e la malaria, malattie che interessano poco le case
farmaceutiche occidentali perché colpiscono soprattutto paesi poveri).
"Bisogna concentrarsi non solo sulle tecnologie di punta ma anche su
quelle che possono migliorare la vita dei contadini poveri", ripete
Swaminathan. Un'idea di ricerca e di biotecnologie ben diversa da quella
propagandata da Monsanto con le sue sementi brevettate.