[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
via libera al decreto antirumore
dal sole24ore di mercoledi 13 dicembre 2000
Le norme già operative per ferrovie e
aeroporti Arriva il «via libera» al
decreto anti-rumore
ROMAStrade, autostrade, ferrovie e aeroporti più silenziosi.
È partita l’operazione di risanamento acustico delle
infrastrutture di trasporto. Sulla «Gazzetta ufficiale»
del 6
dicembre scorso è stato infatti pubblicato il decreto del
ministero dell’Ambiente che detta i criteri per la
predisposizione dei piani di intervento per la riduzione del
rumore. Piani che dovranno essere predisposti dalle società
e dagli enti gestori dei servizi pubblici di trasporto e
delle
relative infrastrutture.
Subito operative per ferrovie e aeroporti le disposizioni
previste da questo decreto non scattano invece
immediatamente per strade e autostrade. Per queste
infrastrutture infatti manca ancora la definizione dei
limiti
massimi di rumore che, se superati, comportano l’obbligo di
mettere a punto i piani di risanamento. Per gli aeroporti
questi tetti sono stati fissati nel 1997, mentre per le
ferrovie il
decreto del presidente della Repubblica è del 1998.
«Per quanto riguarda la viabilità urbana valgono i limiti
massimi previsti dal Dpcm del 1997 — spiega Valerio
Calzolaio, sottosegretario al ministero dell’Ambiente con
delega all’inquinamento acustico —. Per quella extraurbana
invece il decreto che stabilisce il tetto di rumorosità è
ancora
in fase di elaborazione. Sarà quindi necessario aspettare la
predisposizione di questo provvedimento di competenza del
ministero dei Lavori pubblici».
Previsti dalla legge quadro sull’inquinamento acustico, la
447/1995, i piani di risanamento devono essere presentati al
Comune e alla Regione, indicando tempi, costi e priorità
della riduzione dell’inquinamento. In base alla legge 447
tutti
gli enti gestori devono impegnare non meno del 7% dei fondi
di bilancio destinati ad attività di manutenzione e
potenziamento delle infrastrutture a interventi di
contenimento del rumore.
L’opera di risanamento avverrà in tempi diversi. Per gli
aeroporti non si potranno superare i cinque anni, mentre per
le infrastrutture lineari, strade, autostrade e ferrovie la
scadenza è più lunga: gli interventi anti-rumore dovranno
essere portati a termine in quindici anni. «Un periodo molto
lungo — ammette Calzolaio — ma mi auguro che in alcune
zone i tempi siano più brevi. Nella riduzione del rumore
l’elemento consensuale è importante». Per interventi
particolarmente complessi le Regioni, d’intesa con le
autonomie locali, possono comunque fissare altre scadenze.
Nessuna differenza invece per i termini entro cui vanno
individuate le aree “inquinate” e, quindi, predisposti i
piani.
Entro un anno e mezzo dall’entrata in vigore del decreto le
società o gli enti gestori di servizi pubblici di trasporto
dovranno indicare le zone in cui vengono superati i tetti
massimi di rumore previsti dalla normativa vigente. Nei
diciotto mesi successivi dovranno mettere a punto i piani di
intervento che vanno presentati ai Comuni e alle Regioni.
Entro sei mesi dalla conclusione di ogni intervento verranno
eseguiti rilevamenti che accertino il raggiungimento degli
obiettivi. I dati andranno trasmessi a Comuni e Regioni.
Il decreto fissa anche le priorità per l’attività di
risanamento.
In primo luogo si dovrà agire direttamente sulla sorgente
del
rumore. Gli interventi dovranno quindi riguardare la via di
propagazione del suono e, infine, puntare direttamente sul
ricettore. In quest’ultimo caso si tratta di interventi
che, ad
esempio per le strade, possono riguardare l’isolamento
degli edifici esposti al rumore eccessivo.
Tutti gli oneri del risanamento ricadono sui gestori.
Bianca Lucia Mazzei