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radioattivita': a Taranto ASL non risponde



Che fatica sapere se siamo contaminati dalla radioattivita'...

E' possibile sapere se la ASL sversa in mare liquidi radioattivi? 
E' possibile sapere da dove derivino le tracce di Cesio 137 radioattivo
rilevate negli anni ottanta dall'Enea nel mare di Taranto? 
E' possibile sapere se questo Cesio vada attribuito o no a passaggi di
sottomarini a propulsione nucleare? 
E' possibile sapere se negli anni novanta sono stati effettuati degli
ulteriori controlli ambientali sulla radioattivita'? 
E' possibile sapere se le nostre cozze hanno concentrato radionuclidi
pericolosi per la salute umana?

Quante domande! Il "Comitato contro il rischio nucleare", che ogni
mercoledi' si e' riunito presso la Chiesa Valdese, queste domande se le e'
poste e ha cercato anche le risposte. Non risposte ideologiche o basate sul
sentito dire, ma concrete, informate, dotate di base scientifica:
affidabili e inappugnabili.

Dove abbiamo cercato le risposte? 
Alla ASL, ovviamente.

Chi ha svolto questo lavoro di ricerca? 
I volontari tarantini del Wwf che partecipano al Comitato contro il rischio
nucleare.

I risultati?
Eccoli. Vi raccontiamo l'interessante lavoro di ricerca ci ha tenuto
impegnati per circa un mese. 

Una lettera raccomandata (1) con ricevuta di ritorno e' stata inviata il 26
ottobre 2000 al Direttore della ASL TA/1 per conoscere TUTTI i dati
sull'inquinamento radioattivo di cui dispone la ASL.

Silvia Turrini ha telefonato 4-5 volte per sapere se quella lettera era
stata letta. In un primo tempo le sue telefonate non ricevono grande
attenzione, poi quando dice che e' del WWF gli interlocurori diventano
collaborativi. A questo punto pero' non si trova la lettera raccomandata.
Dopo qualche giorno alla ASL scoprono che la lettera "scomparsa" era stata
inoltrata al dott. Michele Conversano, responsabile del dipartimento di
prevenzione e quindi del settore ambientale della ASL.

Ma nel tragitto dall'ufficio del Direttore della ASL all'ufficio del dott.
Conversano quella lettera dispettosa sembra proprio volersi perdere da
sola. Il dott. Conversano chiede pertanto la gentilezza di inviarla
nuovamente per fax al suo ufficio perche' non riescono a trovarla.

Il 6 novembre viene inviata per fax la lettera e il giorno successivo e'
effettuata una nuova telefonata per verificare se il fax era stato letto.

L'ufficio del dott. Conversano (tel.099.7786516) comincia a questo punto ad
essere tempestato giorno dopo giorno di telefonate (effettuate da Rosanna
Papalia del WWF) per ottenere una risposta. Dopo ripetuti e affabili
contatti si e' potuto apprendere che la competenza non era di
quell'ufficio: "La richiesta dei dati relativi al rilevamento del Cesio 137
dovrebbe essere fornita dai laboratori". Molto gentilmente il dott.
Conversano fornisce il recapito telefonico dell'UNITA' OPERATIVA
(tel.099.7786611) che ci ha consentito di parlare con il dott. Scarnera. E'
stato possibile pero' parlare solo con la sua segretaria, la quale ci ha
riferito quello di cui e' a conoscenza, ovvero che non e' a conoscenza di
rilevamenti di Cesio 137. Di recente, da quando lei svolge quell'incarico,
non le sono mai passati fra le mani quei dati, ne' sa se si possa far
riferimento ad una memoria storica risalente a piu' di 10 anni fa. Gli
unici dati sul Cesio 137 sarebbero quindi solo quelli di fonte Enea forniti
da PeaceLink ai giornali e risalenti a quindici anni fa. E per avere dei
dati piu' recenti a chi possiamo chiedere? Ci rimanda allora a due nuovi
numeri telefonici (099.7786690 oppure 099.7786683) appartenenti al PRESIDIO
MULTIZONALE DI PREVENZIONE di cui e' responsabile il dott. Virtu'. Questi,
in maniera piuttosto evasiva, dice che non e' assolutamente a conoscenza
dell'esistenza di un rilevamento dei dati da noi menzionati e che comunque
per il momento ha altri e piu' pressanti impegni: "Prego richiamare fra 10
giorni".

Ci e' voluto un mese per non sapere nulla: immaginiamo cosa accadrebbe in
una giornata di emergenza nucleare, con una fuoriuscita di radioattivita'
in corso...
A dire il vero ci siamo sentiti come Asterix e Obelix che - dopo aver
superato le  fatiche di Ercole - rischiano di non superare l'ultima prova
che consisteva nell'ottenere un certificato nel labirinto della burocrazia
romana.
Abbiamo cioe' ricevuto la netta sensazione di esserci ficcati in un dedalo
in cui ogni ufficio rinvia alle responsabilita' di altri uffici. La stessa
cosa ci e' capitata quando abbiamo scoperto che a Taranto le strutture
sanitarie non sapevano indicare esattamente dove trovare i medicinali a
protezione della tiroide in caso di nube radioattiva. E cosi' anche adesso,
dopo circa 15 telefonate in un mese, non siamo riusciti ad ottenere le
informazioni sulla radioattivita' a Taranto: abbiamo solo ottenuto dei
nuovi numeri di telefono e un rinvio finale. 

Come mai?

Sospettiamo che nella ASL Ta/1 si ignori che Taranto sia UFFICIALMENTE una
citta' a rischio nucleare. E questo avviene forse per responsabilita' di
altri enti che avrebbero dovuto comunicarlo, o chissa' per quale altro
mistero del labirinto istituzionale in cui le competenze divergono anziche'
convergere. Pertanto probabilmente i dati sulla radioattivita' non sono
disponibili presso la ASL perche' il problema fino al settembre del 2000
"ufficialmente non esisteva" in forma pubblica in quanto coperto dal
segreto militare. Con il risultato di avere una citta' largamente
impreparata ad affrontare un'eventuale emergenza nucleare dal punto di
vista sanitario.

E' colpa della ASL? Forse no, forse e' colpa del segreto militare che ha
avvolto tutto cio' fino a ora, ma il risultato oggettivo e' l'assenza di
quei dati che sono le uniche sentinelle che possano far scattare una
risposta delle strutture sanitarie.
Per il bene di Taranto ci auguriamo di sbagliarci e di essere
categoricamente smentiti dai responsabili della ASL. Ne saremmo veramente
felici.

Infatti i dubbi non mancano: a che serve un piano di emergenza nucleare se
non si dispone dei dati sulla radioattivita' ambientale?


Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
e componente del Comitato contro il rischio nucleare di Taranto, a cui
aderiscono Aiutiamo Ippocrate, Associazione per la Pace, Associazione Sud,
Chiesa Valdese, Cobas, Comitato contro l'elettrosmog, Coop.Robert Owen,
Legambiente, Parrocchia Regina Pacis, Pax Christi, PeaceLink, Macondo,
Missionari Saveriani, Oltre le barriere, WWF.


-------- (1) Lettera raccomandata di un mese fa -----------

Al Direttore generale della ASL TA/1
e per conoscenza all'assessore alla Sanità del Comune di Taranto

Oggetto: richiesta informazioni sull'inquinamento radioattivo del mare

Siamo cittadini di Taranto impegnati per la tutela dell'ambiente. 
Lo scorso 20 ottobre abbiamo organizzato il "Convegno Nazionale sui porti a
rischio nucleare" ed è stato nostro piacere ospitare come relatore il prof.
Mauro Cristaldi, biologo e docente all'Università "La Sapienza" di Roma.
Tra i dati scientifici che il prof. Cristaldi ha fornito nel Convegno, ci
ha particolarmente colpito la tabella che alleghiamo e che mostra la mappa
dell'inquinamento radioattivo dovuta al Cesio 137,  tracciata dall'Enea
nello studio denominato "Indagine ambientale del sistema marino costiero
della regione Puglia", sottotitolato "elementi per la definizione del piano
delle coste", datato luglio 1986. I dati rilevati non sembrerebbero tali da
destare allarme, tuttavia essi certificano una maggiore concentrazione di
radioattività dovuta al Cesio 137 proprio in prossimità dei porti di
Taranto e Brindisi, individuati come porti a rischio nucleare nella mappa
del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio.
Inoltre si constata la presenza di radioattività da Cesio 137 nel mare
vicino al Centro Ricerche Nucleari della Trisaia, che sorge sulla sponda
destra del fiume Sinni nella località Trisaia Inferiore nel Comune di
Rotondella, in provincia di Matera.
Secondo alcune interpretazioni di questi dati dell'Enea, la presenza del
radionuclide Cesio 137 sarebbe da ricollegare alla ricaduta radioattiva
dopo i test nucleari in atmosfera degli anni '50 e '60 e in parte ai
rifiuti radioattivi liquidi della Trisaia.
Tuttavia ciò non appare ragionevolmente sufficiente a spiegare la
concentrazione della radioattività nelle vicinanze proprio dei porti di
Taranto e Brindisi. Considerando il fatto che il Cesio 137 compare nel
piano di emergenza nucleare di Taranto quale possibile radionuclide emesso
in caso di eventuale incidente, sarebbe doveroso elaborare specifiche
ipotesi scientifiche e raccogliere dati al fine di convalidarle o
falsificarle. Occorrerebbe quindi una ricerca che dia spiegazioni
plausibili circa l'origine - attualmente ignota - della concentrazione
della radioattività nelle vicinanze dei porti di Taranto e di Brindisi. Ed
è quello che intendialo fare, ci auguriamo con la collaborazione della ASL
TA/1.
In particolare, restringendo l'attenzione su Taranto, chiediamo alla ASL
TA/1 se nel mare di Taranto vengano versati da strutture sanitarie o da
pazienti sottoposti ad analisi o cure particolari - anche accidentalmente o
per carenza di strutture e metodiche apposite di raccolta - liquidi
(biologici o di laboratorio) contenenti Cesio 137 o altri radionuclidi.

Inviamo questa lettera inoltre perché - per le ragioni dette sopra -
desideriamo ricevere tutti i dati in possesso della ASL TA/1 circa le
rilevazioni della radioattività in mare al fine di poter disporre di un
quadro più aggiornato della situazione locale, considerando che la
pubblicazione dell'Enea risale a 14 anni fa.
Le risposte, che chiediamo di ottenere entro 30 giorni, vanno inviate al
seguente indirizzo:

PeaceLink
casella postale 2009
74100 Taranto

Distinti saluti
Taranto 25 ottobre 2000




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