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Legambiente: privatizzazione del Po



23 Ottobre 2000

SOTTO ACCUSA LA "PRIVATIZZAZIONE" DEL PO

"Si parla molto di privatizzazioni in Italia e non ci si è accorti che ce
ne è una in corso da tempo, una pessima "privatizzazione" che in questi
giorni ha mostrato il suo vero volto con l'alluvione che ha spazzato le
regioni del Po". Con queste parole Legambiente avanza la sua denuncia:
l'80% dei terreni golenali del Po tra il Mantovano ed il Ferrarese di
proprietà demaniale sono stati svenduti negli ultimi 50 anni a privati, che
hanno imbrigliato il fiume, elevato gli argini per proteggere le attività
produttive impiantate, le abitazioni, gli allevamenti. O meglio: i lavori
di imbrigliamento sono cominciati ancor prima della svendita di questi beni
e ne sono stati l'anticamera. I terreni demaniali divengono infatti
alienabili dopo un periodo di 10 anni di mancate inondazioni: quindi chi è
interessato all'acquisto prima alza gli argini, magari abusivamente; quindi
acquista i terreni golenali demaniali per due lire; poi può consolidare le
opere di imbrigliamento del fiume e realizzare quelle attività e quegli
insediamenti che l'alluvione ha colpito. E che saranno risarciti,
indennizzando così chi ha contribuito a fare di una pioggia particolarmente
forte una strage ed un disastro ambientale ed economico. La denuncia di
Legambiente arriva direttamente dalla foce del Po in Adriatico. A bordo
della Daphne, il battello oceanografico della Regione Emilia Romagna,
l'associazione ambientalista sta analizzando le acque del fiume e del mare
vicino alla foce per avere ulteriori elementi d'analisi delle cause del
disastro. Lo spettacolo si presenta impressionante. L'acqua del mare ha un
colore verde cupo, i fenomeni di eutrofizzazione determinati da questa
alluvione sono fortissimi. Risalendo verso il fiume si incontrano 4 km di
acqua fangosa, una chiazza marrone di detriti piena pesci di acqua dolce
destinati a morire in breve tempo. La salinità passa dal 35 per mille delle
situazioni normali al 10 e poi al 5. Ora sono in corso le analisi di quella
che viene definita tecnicamente "impronta di fondo", per rilevare con più
precisione quello che il fiume in questi giorni ha scaricato in mare. E già
si profila l'ombra del mercurio e dei metalli pesanti. "Il nostro sospetto
- ha dichiarato Massimo Serafini della Segreteria Nazionale di Legambiente
- è che purtroppo sia stata colta l'occasione dell'alluvione per utilizzare
il Po a mo' di discarica ancor più di quanto non si faccia normalmente. Le
analisi che stiamo svolgendo purtroppo avvalorano questa ipotesi. Oggi
siamo qui per ristabilire un minimo di verità sulle tristi vicende di
questi giorni: la forza devastante che hanno assunto le piogge sul Nord
Ovest del Paese è figlia della pessima gestione del bacino del Po, svenduto
ad interventi che ne hanno ristretto gli alvei fluviali, escavato i fondali
per raccogliere ghiaia e sabbia, cementificato l'alveo di magra aumentando
violentemente la velocità di corrente ed accrescendo i fenomeni erosivi e
la violenza delle esondazioni. Sentiamo dire che il Po sarebbe straripato
perché i suoi fondali sono poco profondi. Ebbene, Legambiente sfida
ufficialmente chiunque a misurare la profondità del letto del fiume. In
alcuni punti l'alveo "di magra" si è abbassato fino a 5 metri e la sua
portata appare raddoppiata lungo tutta l'asta del fiume. Le spiagge
subiscono l'erosione proprio a causa dei fenomeni di escavazione e
cementificazione dei corsi d'acqua; è di oggi la notizia dell'arresto di
tre imprenditori, rei proprio di aver escavato selvaggiamente i fondali del
Po. Questa tragedia non merita ulteriori stoltezze, è tempo di lavorare con
buon senso per riparare i disastri sin qui causati".