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elettrodomestici sfuma l'accordo sullo smaltimento
dal sole 24 ore di venerdi 13 ottobre 2000
Elettrodomestici, sfuma l’accordo
sullo smaltimento
ROMA I prezzi di frigoriferi, Tv, computer, lavatrici e
lavastoviglie rischiano di surriscaldarsi. L’acquisto di
uno di
questi elettrodomestici potrebbe costare fino a 200mila lire
in più, perché al prezzo potrebbe aggiungersi la cauzione
obbligatoria prevista dal decreto Ronchi sui rifiuti. È
saltato
infatti il tavolo che doveva mettere a punto l’accordo di
programma per lo smaltimento dei beni durevoli: senza
l’intesa scatterebbe l’introduzione della cauzione.
L’annuncio lo ha dato ieri Federambiente, la federazione
delle aziende di igiene urbana, che partecipa al tavolo e
sottolinea in un comunicato «l’insostenibile situazione
esistente nello smaltimento dei beni durevoli».
Il decreto Ronchi è chiaro in merito: stabilisce che se non
viene trovato un accordo per lo smaltimento di frigo e
lavatrici dopo tre anni dall’entrata in vigore della
legge — un
periodo che peraltro è già scaduto — può essere introdotto
un sistema di cauzionamento obbligatorio pari al 10% del
prezzo del bene, fino a un massimo di 200.000 lire. Secondo
il decreto, la somma sarà restituita soltanto al momento del
corretto smaltimento dell’elettrodomestico. E senza accordo
non si possono far partire i metodi di smaltimento.
«In questi anni — sostiene Federambiente — l’onere della
raccolta dei beni durevoli è stato a carico dei Comuni e
delle
aziende, con un aggravio dei costi di raccolta e
smaltimento,
mentre la legge prevede che siano altri a sostenere i
costi».
Federambiente dà anche i numeri della trattativa: per
l’incentivo al tavolo era stata indicata una cifra di
45mila lire
a elemento, mentre il costo complessivo tra raccolta e
smaltimento si aggira intorno alle 100mila lire.
Federambiente ricorda che nel 1999 sono stati immessi
1.500.000 nuovi elettrodomestici durevoli sul mercato,
mentre le bozze d’accordo prevedevano che ne sarebbero
stati intercettati 980.000. «La nuova legge — spiega Guido
Berro, presidente di Federambiente — vieta che questi beni
finiscano in discarica e impone che vengano portati in
strutture adeguate. Le nostre aziende hanno creato e stanno
gestendo 12 piattaforme di smaltimento che lo scorso anno
hanno lavorato 250mila pezzi, mentre in altre piattaforme ne
sono stati lavorati altrettanti. Sono quindi stati smaltiti
500mila pezzi. Dove sono finiti gli altri?», si chiede
Berro.
Federambiente precisa di non condividere il sistema
cauzionale, ma chiede comunque agli organi competenti che
sia rapidamente attuata la normativa o che si trovino delle
soluzioni che non danneggino consumatori e produttori.
R.E.