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giovenale:i fiumi straripano perche' stiamo distruggendo il pianeta
- To: lavoro@PEACELINK.IT
- Subject: giovenale:i fiumi straripano perche' stiamo distruggendo il pianeta
- From: Andrea Agostini <lonanoda@tin.it>
- Date: Sun, 22 Oct 2000 08:20:12 +0200
da liberazione di martedi 17 ottobre 2000
I fiumi straripano perché stiamo distruggendo il pianeta
Domenica al Tg un valligiano delle zone colpite si mostrava indignato:
«passi se cose simili succedono a Sarno, o a Soverato» (questo il succo del
suo pensiero), «ma qui da noi...». E un altro gli faceva eco: «possibile
che nemmeno qui, nella parte più ricca e acculturata del paese, si sia
stati capaci di mettere le mani avanti? Che non si sia preso
nessun provvedimento preventivo per le zone più a rischio?». Per parlare
non troppo inutilmente di queste cose, vedete, c’è qualche precauzione da
prendere. E la prima (assai dura per chi in situazioni di questo genere
qualche volta in vita sua s’è trovato) è di non lasciarsi tentare dai
piagnucolii demagogici. Superare il dolore per le vite perdute e la pietà
per i tanti - tantissimi - che stanno passando quei guai. Trovar la forza
di ragionare a mente lucida, guardare ai fatti per quello che sono.
Cominciando dal non ostinarsi a voler cercare per forza colpevoli d’oggi
per disastri che in gran parte vengono da lontano. Per capirci: altro è il
caso di Soverato, dove qualcuno è andato a piazzare quel
campeggio proprio sul greto d’un torrente e qualcun altro ha dato troppo
distrattamente il benestare. Lì ci sono colpe evidenti, qui invece... Non
c’è nemmeno da prendercela stavolta a quanto sembra (e nemmeno per
Soverato, del resto) coi ritardi nei soccorsi. La Protezione Civile
funziona,attrezzature ce ne sono, il soccorso all’istante non è mai
possibile, qualche ora passa per forza... E non possiamo
nemmeno dimenticare che di calamità imprevedibili - quelle che ti piombano
addosso senza possibilità di scampo - ce ne sono sempre state, ce ne sono,
non sempre è colpa del “governo ladro”. Detto questo però... Nord-sud,
stessa incultura Ripartiamo da quella domanda: come mai cose simili
capitano allo stesso modo nel sud dei poveracci e nel nord benestante? Non
è questione di soldi, vedete.Non è soltanto il fatto che a sud sono
travolte dalle acque più bestie da stalla e a nord più
automobili. E’ che in fatto di ambiente da un capo all’altro del nostro
paese (non soltanto da noi, d’accordo, però...) c’è la stessa paurosa
mancanza di cultura. E di coscienza civica, se è per questo. Tutti allo
stesso modo badano ai propri comodi e ai soldi, e al diavolo il domani.
Salvo a piagnucolare poi invocando lo “stato di calamità” e relativi fondi
pubblici. Affari da ricchi e affari da poveri... A Sarno e Quindici si
fecero franare la montagna addosso per guadagnare poche lire dalla legna
tagliata. Qui s’è disboscata magari la montagna per fare piste da sci e
nuovi complessi residenziali: Per non dire - ricorda Giorgio Bocca - «delle
vigne lavorate a ritocchino per far passare i trattori da cui
l’acqua scende giù senza ostacoli, dell’agricoltura moderna che ha
livellato i campi...». Fermiamoci qui. Eppure stavolta è diverso. Il clima
che cambia «Questa volta non è colpa dell’uomo», titola Mario Fazio su La
Stampa. «La calamità colpisce anche territori non manomessi, come le Valli
del Parco Nazionale del Gran Paradiso. La natura stavolta ha compiuto
qualcosa contro le sue stesse leggi». Piove invece di nevicare e la pioggia
scioglie i ghiacciai (è ormai 400 metri meno profondo quello del Plateau
Rosat). E viene giù tutto. Già, l’effetto-serra. I gas di carbonio che
seguitiamo a scaricare nell’atmosfera e che trattengono i raggi solari. Ci
sono stati i solenni impegni internazionali che sappiamo per
ridurre quelle emissioni, ma tutti se ne fregano allegramente.Così si vanno
squagliando i ghiacci dell’Antartide, e al Polo Nord dicono che adesso c’è
addirittura un laghetto, e fioccano tornadi e alluvioni dove non ce n’erano
mai stati... E ciononostante se appena gli arabi smettono per un po’ di
pompare petrolio per alzare i prezzi sembra che tutti entrino in
convulsioni... Noi, nel nostro piccolo «Ma se le cose stanno
così», viene da concludere, «non ci possiamo fare proprio niente?». Bene,
proprio del tutto vero non è. Se cominciassimo intanto a tener presenti
certe faccende elementari. Che ogni volta che sacramentiamo perché la
benzina rincara, che scorrazziamo in macchina o in motoretta senza bisogno,
che accendiamo il condizionatore in casa invece di metterci la maglietta,
aumentiamo di un altro tantino le possibilità di scatenamenti futuri di
faccende rovinose come queste. Che se invece riuscissimo a farne a meno, e
se ci impegnassimo a piantare alberi a più non posso così da riassorbire
anche un po’ dell’anidride carbonica atmosferica, le cose potrebbero prima
o poi migliorare un po’. Magari tra molti anni. Magari non per noi ma per i
figli, i nipoti... Che dite? Serve una politica? Certo che ci vuole. Ma è
proprio questa qui. Comincia dalle nostre scelte singole,
personali. E dal lavoro che sapremo fare perché diventino scelte di tutti.
Quando lo capiremo, quando, che la sinistra ha bisogno dell’ambiente? Che
se non passa da lì non passa da nessuna parte?