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Legambiente: Petrolio



16 Ottobre 2000 

COME ELIMINARE LA GREGGIO-DIPENDENZA 

    Ridurre la dipendenza dal barile di un quarto nei prossimi 10 anni e
del 50% nel 2020. Tagliare la bolletta energetica del 10% nel 2006
(portando i costi dagli attuali 90mila miliardi a circa 80mila) ponendosi
l'obiettivo di ulteriori risparmi per il 2010 (-22.500 miliardi) e per il
2020 (-45mila miliardi). Contrastare il caro-petrolio non con incentivi
all'autotrasporto, sgravi fiscali e provvedimenti tampone, ma con un piano
complessivo che punti all'innovazione di tutto il comparto energetico:
dalle fonti rinnovabili alle centrali elettriche, dai trasporti
all'edilizia, dall'industria alla razionalizzazione e all'efficienza di
elettrodomestici e illuminazione. Eccolo in sintesi il piano-energia
presentato oggi a Roma da Legambiente nel corso di una conferenza stampa
che ha visto la partecipazione di Ermete Realacci, presidente nazionale di
Legambiente, Chicco Testa, presidente dell'Enel, Massimo Serafini,
responsabile energia dell'associazione ambientalista, Gianni Silvestrini,
direttore generale del servizio inquinamento atmosferico del Ministero
dell'Ambiente. L'incontro ha offerto anche l'occasione di anticipare il
capitolo degli indicatori energetici di Ambiente Italia 2001, il rapporto
annuale di Legambiente sullo stato ambientale del Belpaese, che offre un
confronto preciso dei trend del settore in Italia e negli altri Paesi
europei ed extraeuropei. Lo studio presentato oggi da Legambiente può
essere considerato a tutti gli effetti un Pen dell'innovazione tecnologica
e della sostenibilità. Un innovativo Piano energetico nazionale che prende
peraltro le mosse da scelte già messe sulla carta dal Governo (nelle linee
guida della delibera Cipe 137 del 19 novembre 1998) ancora lontane
dell'essere trasformate in azioni concrete. Scelte miranti alla riduzione
dei consumi di fonti primaria, con la contestuale riduzione delle emissioni
di gas serra in attuazione del protocollo di Kyoto. Nei sei settori presi
in esame e prima citati si prevedono 46 tipologie differenti di interventi
strutturali che interessano ad esempio eolico, solare fotovoltaico,
biomasse, mini-idro, collettori solari termici, solare passivo in edilizia,
centrali a ciclo combinato, telelavoro, rinnovo degli impianti di
riscaldamento e climatizzazione, incremento dell'efficienza energetica per
industria e usi civili. Il complesso di questi interventi, indirizzando le
politiche energetiche verso le rinnovabili e l'uso razionale, porterebbe
appunto in un ventennio ad un dimezzamento della nostra greggio-dipendenza.
Qualche dato può dare un'idea delle cifre in gioco: solo garantendo
un'adeguata penetrazione sul mercato dell'eolico, lo scenario di
riferimento è quello di una copertura con questa risorsa del 5% della
produzione di energia elettrica, si otterrebbe una contrazione della
domanda di prodotti petroliferi al 2020 pari all'1,5% (1.350
miliardi/anno); complessivamente le rinnovabili potrebbero portare ad una
contrazione della domanda di greggio e combustibili fossili del 2,4% nel
2006, del 7,1% nel 2010, del 16,8% nel 2020: in lire si tratta di un
risparmio annuo a partire dal 2020 di 15.120 miliardi. Trasformando il
conto economico in conto ambientale, solo riferendosi agli scenari Cipe, si
avrebbe una riduzione di CO2 al 2006 compresa tra i 45 e i 55 milioni di
tonnellate. "C'è una frase molto illuminante di Ahemed Zaki Yamani, il
ministro saudita del petrolio - sottolinea Ermete Realacci, presidente
nazionale di Legambiente - dice in sostanza che l'età della pietra non è
finita per mancanza di pietre e l'età del petrolio non finirà per il
prosciugamento dei pozzi, ma per merito della tecnologia che è il vero
nemico dell'Opec. A questa considerazione dovremmo noi essere in grado di
far conseguire scelte adeguate: un nuovo modello energetico stabilizzi i
consumi e sia in grado di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili,
suscitare una diffusa innovazione tecnologica e una più generale
modernizzazione del Paese e della sua economia. Ragioni ambientali e di
protezione del clima, oltre che motivi di carattere economico, dicono che
questa scelta è ormai irrimandabile. E invece nella finanziaria alla
sostenibilità energetica vanno solo spiccioli". Tornando alle cifre,
apporti importanti possono ovviamente venire da una profonda innovazione
tecnologica nel settore trasporti: la diffusione del telelavoro e dei
teleservizi, con il conseguente decremento di spostamenti urbani per
raggiungere il luogo di lavoro, la banca o lo sportello postale, possono
nel giro di 6 anni abbattere dello 0,4% il consumo di carburanti con una
previsione al 2020 dell'1,9%. Nel contempo una maggiore efficienza del
trasporto pubblico avrebbe effetti ancor più positivi: -1,7% di consumi
energetici nel 2010, meno 4,1% dopo altri 10 anni. Così come lo spostamento
di parte del traffico dalla gomma alla rotaia e al mare ridurrebbe del 2,8%
(sempre al 2020) il fabbisogno energetico. Proprio da questi due settori
(rinnovabile con un meno 16,8% al 2020 e trasporti con un meno 12% sempre
al 2020) possono arrivare le migliori performance. Ma non è trascurabile
nemmeno il contributo di una ristrutturazione sostenibile del sistema di
produzione dell'energia elettrica (puntando ad esempio sulle centrali a
ciclo-combinato, sulla macro-generazione o sulla micro-generazione
diffusa), così come gli effetti economici, nell'ambito delle normali
ristrutturazioni edilizie, della riqualificazione energetica degli edifici,
dei riscaldamenti e dei condizionatori. O ancora l'aumento dell'efficienza
energetica per gli usi industriali o civili. Se solo si diffondesse
l'abitudine (o una tecnologia ad hoc) a chiudere la tv o lo stereo, anziché
lasciarlo in stand-by, gli utenti potrebbero risparmiare 90 e passa
miliardi l'anno. "Da mesi è in atto da parte dei paesi produttori di
petrolio una politica di rialzo del prezzo del barile - ha detto ancora
Realacci - La tragedia che si sta consumando in questi giorni in Palestina,
determinerà fra i tanti disastrosi risultati umani, sociali e politici,
anche quello di incrementare ulteriormente il costo del petrolio e
probabilmente di rendere strutturale la tendenza al rialzo. Di fronte a
simili prospettive ragionare come molti governi europei, fra cui l'Italia,
con provvedimenti tampone, sgravi fiscali sulla benzina e il gasolio,
sperando che le pressioni del mondo sviluppato convincano a estrarre più
petrolio e a tornare ai 25 dollari a barile significa esporre i paesi che
lo fanno a conseguenze gravi, al ricatto di numerose categorie, come è
successo in Sicilia con i padroncini di camion, e, soprattutto ad aumentare
definitivamente la dipendenza da una fonte energetica superata e che
alimenta un modello di sviluppo non sostenibile". Quali, in sintesi, le
azioni da mettere in campo. Per le rinnovabili, installare nei prossimi 20
anni 10mila megawatt di turbine eoliche, portare rispettivamente a 0,3 e a
0,9 mq per abitante gli impianti di energia solare fotovoltaica e termica.
"Si potrebbe intanto far partire - ha spiegato Massimo Serafini - un
programma che c'è già: quello dei 10mila tetti fotovoltaici. Nonché copiare
quanto fanno all'estero: in Germania ad esempio lo Stato invece di
sovvenzionare gli impianti fotovoltaici, remunera direttamente i
chilowattora effettivamente prodotti. Un'operazione che consente di far
gravare un sovrapprezzo irrisorio (minore rispetto a quello "termico" o
"nucleare") sull'esercente elettrico piuttosto che sul bilancio dello
Stato". Quanto ai trasporti, pur non pretendendo la vera e propria
rivoluzione programmata dal Governo inglese che si propone nei prossimi
dieci anni di far aumentare del 50% i passeggeri dei mezzi pubblici (treno,
metro, tranvie) e dell'80% le merci che viaggiano su rotaia - l'idea di
base è quella di rovesciare l'attuale sistema tutto centrato sulla strada.
Spostare un 4% di cittadini dall'auto privata al trasporto pubblico in 6
anni, trasferire su ferro e via mare un 5% in più di merci, raffreddare la
domanda di mobilità con il telelavoro e i teleservizi: eccoli i primi passi
da compiere, ragionando insieme anche su biocombustibili e sulla
possibilità di soluzioni alternative, come l'idrogeno. Entrando in casa,
l'idea di base è quella di abbattere i consumi domestici, ora elevatissimi
(122 kWh/mq anno) rispetto alla media europea, portandoli per i nuovi
edifici a 30 kWh e per quelli esistenti a 60 kWh. Come? Imponendo per legge
un limite massimo per i consumi energetici unitari delle abitazioni, come
hanno già fatto la provincia di Bolzano, la Germania, l'Austria, il Canada
e l'Inghilterra. In concreto si tratta di concentrare e subordinare
incentivi e misure fiscali a quegli interventi edili che utilizzano muovi
materiali termoisolanti, tecniche bioclimatiche, architettura solare
passiva. "Il nostro piano prende le mosse, tanto per stroncare sul nascere
l'accusa di libro dei sogni, dalle linee guida della delibera CIPE numero
137 del 19 novembre '98 - ha commentato Serafini - La delibera contiene le
misure nazionali finalizzate alla riduzione dei gas di serra in attuazione
del protocollo di Kyoto. La nostra proposta dunque amplia e sviluppa un
intendimento (purtroppo rimasto tale) del governo, che andrebbe invece
incentivato utilizzando come fonte di finanziamento i proventi della
carbon-tax (sempre svilita a ogni occasione), puntando sulle rinnovabili,
rottamando gli elettrodomestici energivori, promuovendo una mobilità
radicalmente diversa nelle città, chiudendo al traffico i centri storici,
rilanciando ferrovie e cabotaggio, intervenendo sul settore edile e su
quello industriale". E che sia inattuato è dimostrato dall'attuale quadro
energetico. Attualmente in Italia (dati 1998) i consumi energetici
ammontano a 180 mtep/anno: il petrolio ovviamente fa la parte del leone
(52%), seguito da metano (22%), carbone (7%), rinnovabili (7%, quasi tutto
idroelettrico), importazioni (5%). Di questi 180 mtep, un terzo viene
consumato dai trasporti, un terzo dagli usi civili e un terzo
dall'industria. "180 Mtep/anno - sottolinea Massimo Serafini -
corrispondono a 1.320 milioni di barili equivalenti di petrolio ogni anno.
Se prevediamo un assestamento del prezzo del barile attorno ai 30$ (ma è
ottimistico, siamo già abbondantemente sopra) la bolletta energetica
dell'Italia si aggira attorno ai 90.000 miliardi di lire annue (meno
dell'1% del Pil). La nostra proposta taglia quindi: al 2006 9.000 miliardi,
al 2010 22.500 miliardi, al 2020 45.000 miliardi. Realizzare questo
progetto significa creare anche ulteriori effetti positivi quali un diffuso
processo di innovazione tecnologico e una riduzione consistente delle
emissioni inquinanti. Vuol dire candidare il paese ad essere uno dei leader
delle energie del futuro. Ma soprattutto è una scelta che produce con
rapidità effetti di maggiore occupazione, maggiore salute dei cittadini e
maggiore qualità della vita". Venendo infine all'anticipazione del capitolo
energetico di Ambiente Italia 2001 di Legambiente su un indicatore vale la
pena di soffermarsi con più attenzione: quello della tassazione ambientale.
Nel 1999, nonostante l'introduzione della carbon-tax, la tassazione
ambientale (essenzialmente energetica e automobilistica) ha continuato a
declinare e ha raggiunto il suo minimo storico sia rispetto al totale delle
entrate tributarie statali (8,6%) che al prodotto interno lordo (2,5%). "Il
dato smentisce seccamente chi pensa che la carbon-tax sia il diavolo - ha
concluso Realacci - Al contrario è un timido palliativo a una negativa
tendenza in corso".