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rischio nucleare a Taranto: quello che il sottosegretario Ostillio non dice
Il rischio nucleare verra' finalmente discusso nel consiglio comunale di
Taranto del 6 settembre in una seduta monotematica. L'affondamento del
sommergibile atomico russo Kursk nel mare di Barents ha infatti brutalmente
posto il problema: e se succedesse nel mare di Taranto?
"Se c'e' una dispersione nel reattore e' come se fuoriuscissero radiazioni
da una centrale nucleare, sebbene di potenza piu' ridotta", ha affermato il
comandante Giuseppe Iezza, responsabile tecnico del gruppo sommergibili di
Taranto, dov'e' la direzione di tutta la flotta di sottomarini italiani.
E' solo il caso di ricordare che una dispersione di plutonio contaminerebbe
il nostro mare per oltre 24 mila anni e sarebbe la fine. L'Italia - che ha
abolito le centrali nucleari con un referendum - corre quindi ancora il
rischio che si verifichi un incidente ai reattori atomici di bordo di un
mezzo della Nato. E non solo. Il sottomarino atomico russo Kursk e'
pericolosamente transitato nel Mediterraneo durante la guerra del Kosovo
per azioni di spionaggio. Per non parlare del transito di scorie
radioattive francesi (plutonio) nel Mediterraneo. Ce n'e' abbastanza per
non classificare il problema sotto la banale etichetta del "pregiudizio
antiamericano". Questi problemi non sono ne' di destra ne' di sinistra, ma
di tutti. E affrontarli e' solo indice di responsabilita'.
Leggo con soddisfazione sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 3 settembre che
il sottosegretario alla Difesa, Massimo Ostillio, in relazione al consiglio
comunale monotematico esprime "un auspicio, e cioe' che venga comunque data
l'opportunita' della conoscenza di ulteriori e maggiori informazioni a
riguardo da parte dei cittadini considerata la particolare sensibilita' che
la citta' ha dimostrato su questo argomento".
Parto da questa apertura per chiedere al sindaco di Taranto Rossana Di
Bello che il consiglio comunale monotematico crei una commissione di studio
aperta agli enti e alle associazioni che in questi anni hanno analizzato
problema e prodotto documentazione e ricerche. Questa commissione potra'
acquisire informazioni ai sensi delle leggi vigenti e relazionare
annualmente, affiancando il Sindaco e il Prefetto.
E' venuto il momento di saperne di piu', tenuto conto che quanto piu' viva
e' l'attenzione e la vigilanza su una questione cosi' scottante, quanto
piu' le autorita' preposte saranno attente a non lasciare nel vago o sulla
carta i piani di prevenzione.
Anche perche' l'intervento del sottosegretario Ostillio sulla Gazzetta del
3 settembre ("Un incidente nucleare? A Taranto possibilita' assolutamente
remota") e' stato lacunoso e generico.
L'onorevole Ostillio dice infatti che "non si sono mai registrate emergenze
collegate o collegabili a rischi nucleari, ne' risulta alcun eventuale
incidente di natura simile, che sia avvenuto in acque internazionali
prospicienti le nostre coste". Ma dimentica che il sottomarino americano
Scorpion fu coinvolto il 15 aprile 1968 nel porto di Napoli in una tempesta
e si scontro' sbattendo la poppa (e il propulsore nucleare) contro una
chiatta, che affondo'. Fu ispezionato a Napoli. Esplose poco dopo - il 22
maggio 1968 - nell'Atlantico al largo delle Azzorre inabissandosi con il
propulsore nucleare, due atomiche e 99 uomini di equipaggio. Era passato il
10 marzo 1968 da Taranto.
Come si fa a tralasciare un fatto cosi' grave? Perche' nessuna
assicurazione stipula una polizza di risarcimento in caso di incidente
nucleare se "e' una possibilita' assolutamente remota"? Vuol dire che le
assicurazioni attribuiscono all'evento una sua concreta probabilita'
statistica.
L'onorevole Ostillio non cita (o non conosce) uno dei piu' drammatici
allertamenti nucleari - avvenuto a duecento miglia da Taranto - allorche'
la notte del 22 settembre 1975, nello Jonio meridionale, la portaerei
americana Kennedy si scontro' con l'incrociatore (sempre americano)
Belknap. Scoppio' un incendio che giunse a pochi metri dalle testate
nucleari dei missili Terrier e parti' uno dei piu' alti livelli di SOS
nucleare, denominato "broken arrow". Ha commentato l'esperto di questioni
militari William Arkin: "Se le fiamme avessero raggiunto i missili le
possibilita' sarebbero state due: o le testate atomiche sarebbero esplose
con effetti facilmente immaginabili, oppure la nave sarebbe affondata a
poche miglia dalle coste di Augusta, zona frequentata dai pescherecci
italiani, con conseguenze ambientali molto gravi". L'incrociatore Belknap
e' stato poi rimorchiato e riparato nel porto di Augusta, ma se fosse stato
piu' vicino a Taranto sarebbe stato ricoverato nell'Arsenale militare della
nostra citta'. E non ne avremmo saputo nulla fino al 1989 quando
l'ammiraglio Eugene Carrol diffuse quelle che il Corriere del Giorno
defini' "agghiaccianti rivelazioni": "Una catastrofe nucleare nello Ionio
l'abbiamo sfiorata quattordici anni fa" (prima pagina del 26 maggio 1989).
Il sottosegretario Ostillio sostiene invece che in caso di incidente
atomico vi sarebbe l'intervento di rimorchiatori con il "tempestivo
diradamento (cioe' il trasferimento in mare aperto) dell'Unita' nucleare".
E' credibile che tale unita' venga rimorchiata fino al suo porto di
appartenenza, magari sulle rive dell'Atlantico? Non e' certo avvenuto
questo con il Belknap che - pur non dotato di propulsione nucleare - aveva
pero' rischiato di farsi bruciare le atomiche di bordo.
Vi e' poi da notare che - in caso di affondamento di un sottomarino atomico
(e' il caso del Kursk e dello Scorpion) - a nulla servirebbe l'allertamento
dei rimorchiatori "entro i primi dieci minuti dall'avvio dell'emergenza":
il Kursk e lo Scorpion sono affondati subito. Serve ben altro.
Ma nulla si dice l'on.Ostillio circa quale grado di protezione della
popolazione sarebbe stato approntato in caso di contaminazione radioattiva.
E' francamente deludente leggere "ecco cosa prevede il piano della Marina
Militare" e non leggere nulla circa la radioprotezione della popolazione
civile. Spero di trovare di piu' presso la Prefettura.
E' per questo motivo che oggi andro' personalmente alla Prefettura per
richiedere - ai sensi del decreto legislativo 230/95 - le informazioni che
e' nostro diritto di cittadini conoscere. Vedremo se il piano sara' ancora
una volta mantenuto segreto o se si aprira' uno spiraglio. Se la Prefettura
ha nel cassetto un piano di protezione della popolazione efficace ed
affidabile perche' non dovrebbe essere orgogliosa di divulgarlo, cosi' come
la legge impone?
Alessandro Marescotti