[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

dibattito sul rischio nucleare in mare



Ciao a tutti,
ho ricevuto questa e-mail e mi interesserebbe il vostro parere.
Ciao
Alessandro

Date: Tue, 22 Aug 2000 16:38:39 +0200 (MET DST)
From: Paolo Ribeca <ribeca@fisica.unige.it>
To: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
Subject: Re: Chernobyl in mare: anche da noi e' possibile (comunicato  stampa)

Trovo che il Suo appello sia senz'altro interessante e condivisibile;
tuttavia la frase finale

> E due dati dovrebbero farci riflettere, appunto, tutti:
> - l'uranio contenuto nel reattore nucleare di un sottomarino dimezza la
> propria radioattivita' in 4,5 miliardi di anni; 
> - la data di nascita della Terra risale a 4,6 miliardi di anni fa.

anche se e' in apparenza molto convincente, contiene in realta' un grave
errore concettuale.

Gli elementi radioattivi sono tanto piu' attivi ---e quindi piu'
pericolosi per l'uomo e per le altre forme di vita--- quanto piu' *breve*
e' il loro periodo di dimezzamento, proprio per il fatto che tanto piu'
una sostanza e' attiva tanto piu' velocemente si trasforma in altre
sostanze, e tanto piu' breve risulta dunque il suo periodo di
dimezzamento; al contrario, gli isotopi radioattivi con *lungo* periodo di
dimezzamento (dell'ordine dei miliardi di anni, come l'uranio 238 da Lei
citato o il torio 232) presentano una radioattivita' molto debole, e
non sono causa di rischi significativi per le creature viventi.
Sempre parlando di uranio, puo' risultare invece molto piu' pericoloso per
l'uomo un altro isotopo, l'uranio 235, che e' molto piu' radioattivo, ha
periodo di dimezzamento molto piu' breve (dell'ordine del milione di
anni) ed e' presente solo in tracce in natura. E' questo il tipo di
uranio che effettivamente viene "bruciato" nei reattori (si dice che a
tale scopo l'uranio 238 presente in natura viene "arricchito" in uranio
235); inoltre, e' sempre l'uranio 235 la causa del famoso problema dei
proiettili NATO all'"uranio impoverito".

Nel caso di un incidente nucleare, quindi, gli isotopi pericolosi per
l'uomo sono di solito quelli a breve periodo di dimezzamento e
radioattivita' intensissima (ad esempio lo stronzio 90, lo iodio 131, il
cesio 137 e cosi' via) che si originano nel reattore come prodotti di
fissione e non sono normalmente presenti nell'ambiente, dal momento che la
loro quantita' si dimezza in un periodo variabile da pochi giorni a
qualche mese. [Si puo' aggiungere che lo iodio e lo stronzio risultano
ulteriormente pericolosi per la loro tendenza ad accumularsi e
concentrarsi nei tessuti viventi: lo iodio nella tiroide e lo stronzio
nelle ossa.]

Inoltre, per valutare la pericolosita' di un incidente nucleare e' sempre
necessario considerare anche la composizione, la grandezza e le
caratteristiche di progetto del reattore coinvolto nell'esplosione: ad
esempio, nel caso dell'incidente di Chernobyl il combustibile nucleare era
quasi tutto uranio 238 debolmente arricchito (cioe' con poco uranio 235) e
relativamente pochi prodotti di fissione; pero', l'emissione di
radioattivita' fu spaventosa perche' il reattore esplose e continuo' a
bruciare per giorni e giorni, finendo per liberare nell'atmosfera buona
parte delle migliaia di tonnellate di materiale di cui era composto.
Nel caso di un analogo incidente su un sottomarino, i modi della
contaminazione sarebbero probabilmente molto diversi per molte ragioni:
1) i reattori impiegati nei sottomarini sono molto piu' piccoli (meglio!),
   per ovvie ragioni di trasportabilita'
2) il combustibile e' molto piu' arricchito in uranio 235 (peggio!):
   contiene dunque piu' prodotti di fissione e piu' plutonio, che e'
   pericoloso non tanto per la sua radioattivita' quanto perche' e'
   velenosissimo
3) i reattori impiegati nei sottomarini hanno vari sistemi di protezione
   passiva e schermaggio (meglio!): gli uomini dell'equipaggio devono
   rimanere vivi... :) . Inoltre, lo scafo del sommergibile e' fatto per
   resistere alle enormi pressioni delle profondita' del mare, e quindi
   dovrebbe essere improbabile una esplosione che liberi grandi quantita'
   di radioattivita' nell'atmosfera. Ci potrebbe essere, invece, una
   contaminazione significativa del mare e delle coste.

Mi perdonera' se Le ho ripetuto cose che gia' sapeva. Ho ritenuto
opportuno risponderLe, pero', perche' noto che spesso i binari della
protesta civile e quelli della scienza sono separati: e come e' possibile
a certe associazioni (non e' questo il Suo caso, ma a volte succede)
combattere un nemico che evidentemente non conoscono? A volte individuare
i problemi in modo generico non basta; a mio parere una migliore informazione
non puo' che far bene a tutte le parti in causa.
Resto a disposizione, anche in futuro, per eventuali commenti e
chiarimenti.
A presto,
-------Paolo Ribeca


________________________________________________ messaggio originale

COMUNICATO STAMPA


L'incidente al sottomarino atomico russo "Kursk" ripropone al mondo intero
l'incubo di una nuova Chernobyl. Sarebbe pero' irresponsabile non dire che
questi rischi li corriamo anche nei nostri mari solcati dai sottomarini
della NATO.
A Taranto - venti giorni prima che accadesse l'incidente del "Kursk" - il
Prefetto ha ricevuto una seconda lettera di sollecito di PeaceLink in cui
abbiamo chiesto, come è nostro diritto, di poter avere una copia del piano
di emergenza nucleare. Alla data di oggi il Prefetto di Taranto non ha
ancora risposto. Ricordiamo che, sulla base del decreto legislativo n.230
del 17.3.1995, e' diritto dei cittadini conoscere il piano di emergenza
nucleare connesso al transito e alla sosta di sottomarini nucleari e che e'
dovere delle prefetture renderlo pubblico senza che i cittadini siano
obbligati a farne richiesta.
Forse i sottomarini NATO sono "piu' sicuri" ma e' falso affermare che "sono
sicuri", dato che nessuna compagnia di assicurazioni stipula polizze per
risarcire in caso di incidente atomico. Se le compagnie di assicurazione
non assicurano ci sono delle ragioni. Infatti l'incidente accaduto in
questi giorni al sottomarino russo sarebbe potuto accadere - ad esempio - a
Taranto o a Napoli nel 1968 a causa del sottomarino nucleare americano
Scorpion ed e' un puro caso che cio' non sia avvenuto. 
L'incidente dello Scorpion e' molto simile per dinamica e per gravita' a
quello che ci tiene oggi con il fiato sospeso. Riassumiamo in breve quanto
accadde allora. Il 15 aprile 1968 il sottomarino nucleare statunitense USS
Scorpion (SSN-589) venne coinvolto in una bufera nel porto di Napoli; la
poppa dello Scorpion (dove e' collocato il propulsore nucleare) entro' in
collisione con una chiatta posta a separarlo da un'altra unita' navale; la
chiatta colo' a picco. Alcuni giorni dopo lo Scorpion esplose
nell'Atlantico e cola a picco con il propulsore nucleare e due bombe
atomiche a bordo. Il caso volle che l'affondamento dello Scorpion non si
verificasse ne' a Napoli ne' a Taranto (dove era passato il 10 aprile) ma
al largo delle Azzorre, il 27 maggio 1968. Ventuno sono le ipotesi
dell'incidente che rimane ancora oggi misterioso (e in cio' troviamo
un'inquietante similitudine con la sciagura attuale del sottomarino russo);
alcune analisi evidenziarono la grave carenza nella manutenzione, ben al di
sotto di quanto il programma di sicurezza nucleare richiedeva. Poiche'
pochi giorni prima lo Scorpion era stato a Taranto, e' legittimo chiedersi
cosa preveda oggi - per una simile eventualita' - il piano di emergenza
della Prefettura e se l'Arsenale Militare  verrebbe coinvolto (assieme ai
lavoratori dello stabilimento) nella riparazione di emergenza di unita'
navali soggette a incidenti nucleari nelle vicinanze. Quante radiazioni
dovremmo assorbire e quanti morti e contaminati gravi sarebbero previsti?
Per quanti millenni le nostre coste rimarrebbero contaminate? Che ne
sarebbe di Taranto? Le stesse domande e' legittimo porle a tutte le
prefetture dove ci sono porti militari interessati al transito nucleare.
Rilanciamo ai prefetti la domanda e attendiamo le risposte, ammesso che
conoscano la risposta e che abbiano veramente a cuore la sorte delle nostre
citta'.
Ci teniamo a specificare che questi problemi non sono ne' di destra ne' di
sinistra ma di tutti. E due dati dovrebbero farci riflettere, appunto, tutti:
- l'uranio contenuto nel reattore nucleare di un sottomarino dimezza la
propria
radioattivita' in 4,5 miliardi di anni; 
- la data di nascita della Terra risale a 4,6 miliardi di anni fa.

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
http://www.peacelink.it
a.marescotti@peacelink.it
---------------------------------------------------------


--- TESTO DELLA RICHIESTA INVIATA AL PREFETTO DI TARANTO IL 26/7/2000 E
RICEVUTA PER RACCOMANDATA AR IL GIORNO SUCCESSIVO ---

Il sottoscritto Alessandro Marescotti, presidente dell'Associazione
PeaceLink, 

facendo espresso riferimento 
- alla lettera già inviata alla Prefettura di Taranto in data 11 febbraio
2000 avente come oggetto la richiesta del piano di emergenza in caso di
incidente nucleare;
- alla risposta della Prefettura di Taranto del 28 febbraio 2000
(prot.1008.gab.p.c.);
- al Decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 (in Suppl. ordinario n. 74,
alla Gazz. Uff. n. 136, del 13 giugno). -- Attuazione delle direttive
Euratom  80/836,  84/467, 84/466, 89/618, 90/641 e 92/3 in materia di
radiazioni ionizzanti;
- ai successivi contatti in cui è stato ritenuto necessario informare la
Prefettura di Taranto dei gravi rischi connessi al transito di naviglio a
propulsione nucleare;

chiede 

- che venga attuato in particolare l'articolo 129 del suddetto decreto
relativo all'"obbligo di informazione" che così recita: "Le  informazioni
previste nella presente sezione devono essere fornite alle popolazioni
definite all'art. 128 senza che le stesse ne debbano  fare richiesta. Le
informazioni devono essere accessibili al pubblico,  sia  in condizioni
normali, sia in fase di preallarme o di emergenza radiologica."

- che venga inviata entro 30 giorni una copia del piano di emergenza
nucleare al seguente indirizzo:

PeaceLink
c.p.2009
74100 Taranto