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BIOTECH: VINO DOC TRANSGENICO? MA MI FACCIA IL PIACERE!



DA ALIAS - MANIFESTO DI SABATO 24 GIUGNO 2000

VINO DOC TRANSGENICO? MA MI FACCIA IL PIACERE!
ingegneria genetica . i rischi per l'agricoltura

di antonio onorati
*centro internazionale Crocevia.Roma

Le decisioni sugli Organismi geneticamente modificati (Ogm), owero se siano
nocivi e praticabili, su loro impatto e sugli eventuali altri strumenti di
misura per autorizzare la commmercializzazione, sono prese tenendo conto
del rapporto di forza tra i diversi gruppi d'interesse che cercano di
affermare il loro predominio. Sono una questione politica, dunque, non
scientifica. Prima mcora di chiedersi se gli Ogm fanno male o bene alla
salute, occorre chiedersi se il sistema di produzione di alimenti e di
materie prime alimentari è accettabile. Per questo ci sembra inutile
dibattere con criteri di ~·scientificità~~ su dati autoreferenziali di
nocività e danni, senza discutere 1'impatto delle tecnologie genetiche sui
sistemi agrari.
Se vogliamo alimenti di qualità e sicuri, allora dobbiamo chiedere un'
agricoltura in grado di garantirci questo tipo di cibo. E non solo a noi.
Su scala mondiale, oggi la popolazione sotto la soglia della povertà è
stimata al di sopra del miliardo di esseri umani: di questi più di 900
milioni vivono nelle aree rurali. La povertà economica, sociale e politica
colpisce proprio le popolazioni che sono ricche di risorse genetiche, al
Sud come al Nord del Pianeta, ricchezza che non possono mettere a profitto
perché impediti - spesso con la forza delle armi e/o della dottrina
giuridica - nell'esercizio di un qualsiasi diritto su ' queste particolari
materie prime. L'ingegneria genetica rende difficilmente praticabile per un
paese
o un gruppo di paesi qualunque seria strategia di sovranità alimentare, che
resta lo strumento essenziale per consentire ai paesi di sfamare se stessi.
Piante e animali transgenici sono il risultato di un insieme di tecnologie
che per loro natura, per i diritti di monopolio di cui si sono caricate e
per il paradigma scientifico di cui sono figlie, impediscono di organizzare
un'agricoltura socialmente giusta ed  ecologicamente durevole.
Il cibo, d'altra parte, ha perso la sua immagine agricola, La produzione
agricola ormai è solo una materia prima soggetta a trasformazione
industriale. Standard di qualità, prezzi e costi di produzione sono il
risultato dell'azione diretta dell'agroindustria. I produttori agricoli
perdono qualunque soggettività per diventare realizzatori di materiali
frazionabili, ricattati dalla corsa al ribasso dei prezzi.
Nell'ottica nazionale questo diventa ancora più evidente se si ricorda
l'aspetto tipicamente familiare che caratterizza la struttura
dell'agricoltura italiana» (Istat): ben 2.380,000 aziende, cioè il 96,5%,
sono a conduzione diretta del coltivatore (per 15,5 milioni di ettari, pari
al 75,8% della superficie totale), Ancor più marcato è il peso delle
aziende che si awalgono della sola manodopera familiare: I'81,7% contro un
modesto 3,9% (con però quasi 5 milioni di ettari pari al 30% della
superficie totale) delle aziende che si awalgono prevalentemente di
manodopera extrafamiliare.
Insomma:1'80'% dell'aziende agricole italiane ha un carattere contadino. In
attesa di nuovi dati sappiamo che rispetto al 1990, quando erano solo il
75,2%, questo tipo d'aziende è aumentato di oltre il 5%a. Sono aziende che
con difficoltà possono sopportare - pena la loro estinzione tecnologie che
aumentano la loro dipendenza
dal mercato degli input di produzione e le rendono schiave di un crescente
processo di monetizzazione e capitalizzazione.
Le tecnologie genetiche applicate all'agricoltura, così come oggi sono
praticate dalle imprese sementiere e agrochimicofarmaceutiche,prefigurano
un modello d'agricoltura dannoso ed antieconomico per I'Italia. Fuori da
una rigorosa logica di qualità non solo dei prodotti ma soprattutto dei
processi di produzione, la nostra agricoltura è incapace di affrontare il
mercato globale. Abbiamo bisogno di barriere non tariffarie capaci di
rendere competitivo, sul mercato interno prima di tutto, il prodotto
alimentare nazionale e le sue materie prime agricole.Ie tecnologie che sono
dietro le oltrre 260 sperimentazioni in pieno campo di ogm autorizzate nel
nostro paese non sono assoÌutamente capaci di affrontare questa sfida, e
non producono nessun effettivo valore aggiunto , neanche nel breve periodo,
per le produzioni nazionali più rilevanti. Solo degli sprovveduti non
vedono 1'impatto negativo che  in avrebbe sui mercati nazionali ed esteri
l'immagine di un vino di qualità risultato da vitigni transgenici o un olio
spremuto da olivi ingegnerizzati. Certo, proprio in questi giorni qualche
nuovo assessore come quello del Lazio - si è lanciato nella difesa e degli
Ogm e delle produzioni di qualità; senza rendersi conto della
inconciliabile opposizione tra questi due modi di fare agricoltura.
L'agricoltura dell'avvenire e' quella capace di reinventare una nuova
maniera di produrre rispettosa dell'ambiente, in un nuovo rapporto con
l'economia che punti sull'ottimizzazione del valore aggiunto per assicurare
il reddito e la remunerazione dei fattori di produzione - primo fra tutti
il lavoro - creando un nuovo legame con i consumatori ai quali si devono
proporre prodotti di qualita' certa - e' quanto propone la confederazion
paysanne,francia - . Per andare in questa direzione il controllo delle
risorse genetiche deve restare nelle mani della collettivita'. Per questo
rifiutiamo ogni tentativo di imporre diritti di proprieta' monopolistici
sulle " invenzioni" che utilizzano materiale biologico. E' necessario
riconvertire il modello industrialista dell'agricoltura in una serie di
modalita' di produzione diversificate e adatte agli agroecosistemi di ogni
paese, compreso il nostro. L'agricoltura italiana rischia grosso, con gli
ogm. Per questo chiediamo che il governo ritiri le proposte di recepimento
della direttiva europea 44/98 - quella sui brevetti - e il blocco delle
procedure parlamentari relative. Chiediamo invece un decreto da parte del
governo che accolga il dissenso profondo espresso dal paese verso gli Ogm e
la privatizzazione delle risorse genetiche, e garantisca almeno: 1) al fine
di tutelare le aree di particolare interesse ambientale, quelle delle
produzioni biologiche e di qualità e i siti di protezione della
biodiversità, si disponga il divieto assoluto e definitivo di coltivare e
allevare piante e animali geneticamente modificati o altro tipo di Ogm in
queste zone; 2) sia vietata la coltivazione in pieno campo, su tutto il
territorio, di piante geneticamente modificate fino a che non siano state
ottemperati tutti gli obblighi di valutazione del1'assoluta innocuità per i
nostii sistemi agrari; 3) siano escluse dalla protezione dei marchi di
qualità e dai finanziamenti erogati dallo Stato, dalle Regioni e
cofinanziamenti comunitari le aziende che utilizzano piante o animali
geneticamente modificati o mangimi contenenti prodotti derivati da Ogm. Per
quanto riguarda la Ricerca, si riconosca titolo preferenziale alle ricerche
finalizzate alla diversificazione dei sistemi agrari nazionali e allee
tecniche che realizzano varietà con un più alto grado di dîversità e che
possono essere ulteriormente svíluppate dagli agricoltorî stessi. Occorre
una linea di finanziamento specifica per sostenere le ricerche, in
particolare in campo agricolo, alternative alle tecnologie genetiche, per
poter creare quella base scientifica capace di precedere con autonomia e
competenza alla valutazione d'impatto degli Ogm, in particolare sugli
agroecosistemi nazionali.
Ci aspettiamo che il ministro Pecoraro Scanio mantenga il divieto assoluto
di seminare piante transgeniche, anche se autorizzate dal1'Unione europea,
rifiutando 1'iscrizione al catalogo varietale anche per quelle che avessero
superato 1'intera procedura amministrativa relativa all'autorizzazione per
l'immissione in commercio di sementi transgeniche. E non e' solo
l'agricoltura mediterranea, centro d'origine di oltre 86 specie di
interesse agrario, che mal sopporta l'introduzione di tecnologie
genetiche.Dalle notizie che ci giungono dal Canada, nessuna delle
coltivazioni transgeniche awìate ìn quel paese ha fornito un qualche
risultato che abbia migliorato le prestazioni economiche delle aziende: a
smentire tutte le promesse di aumentata redditività delle piante
transgeniche. Insomma, se I'agricoltura chimicizzata si è rivelata nociva
ma effiace dal punto di vísta della resa economica, quella transgeníca
offre solo rischi. Meglio cambiar strada fin tanto che si è ancora in tempo.
*Centro Intemazionale Crocevia, Roma