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biotech:a cena col mostro



da alias di sabato 24 giugno 2000

A CENA COL MOSTRO
di marina forti

Ecco il «cibo del futuro»: il pomodoro che non marcisce mai, il riso con le
vitamine che salverà i bambini del terzo mondo dalle malattie. I raccolti
inattaccabili dai parassiti. I semi dell'abbondanza eterna, che salveranno
il mondo dalla fame... I mìti però possono essere guardati anche al
rovescio. Ecco allora il «cibo di Frankenstein». Dal laboratorio dello
scienziato pazzo escono la fragola-pesce, il pomodoroscorpione.
Accoppiamenti contro natura, veleni che si insinuano in noi...
Ma~ íl «cibo del futuro» è solo uno slogan pubblicitario, e in fondo anche
il «cibo di Frankenstein»: La differenza è che il primo è sbandierato da un
piccolo gruppo di potenti industrie per difendem i propri interessi
economici; il secondo esprime 1'autodifesa di chi dovrebbe consumare i loro
prodotti.Il nodo è la politica del
cibo. Nei primi anni '90, il govemo degli Stati uniti ha deciso che le
nuove» specie vegetali geneticamente modificate non richiedevano una
regolamentazìone dìversa da quelle convenzionali, poiché il prodotto -
semi, chicchi di mais e soia, ecc. - è ~·sostanzialmente equivalente>· a
quello non-modificato. Era presidente Bush e il suo vice Dan Quayle spiegò
che poiché gli Stati uniti «sono il leader mondiale della biotecnologia il
govemo giudícava bene lasciare massima libertà allo sviluppo
l'amministrazione Clinton ha seguim la stessa linea). Da allora la Foad and
DrugAdmìnistration (1'ente federale Usa che regoiamenta alimentazione e
farmaci) ha autorizzato decine di «nuove» specie, oggí coltivate in tutto
il nord America. E anche se la biotecnologia è un campo della ricenca assai
vasto, per ciò che riguarda I'agricoltura ha preso una sola direzione:
1'ingegneria genetica per produrre varietà « nigiiorate» (se ne potevano
prendere altre, argomenta qui il genetista Marcello Buiatti). Nella gran
parte dei casi, la mìglioria consiste nella resistenza a un erbicida o a
parassiti, non nel produrre dí più (le varietà «ad alto rendimento» che nel
bene e nel male hanno trasformato I'agricoltura mondiale neglí anni '60,
non sono prodotti di ingegneria genetica ma delle più tradizionali tecniche
per selezionare le specie). Atcune aziende chimiche hanno acquistato ditte
di ricerca genetica e si sono buttate nel nuovo business delle sementi: una
per tutte Monsanto, il cui presidente Robert Shapiro ha fatto dei novel
food una sorta di filosofia aweniristica
La commercializzazione su larga scala delle sementi modificate è cominciata
nel 96 e in soli 4 anni, 99 compreso, la superfice coltivata a transgenico
e' aumentata 23 volte : oggi e' quasi 40 milioni di ettari , in gran parte
negli usa . Nei laboratori e nei campi sperimentali delle aziende
produttrici crescono ormai decine di piante modificate, dalle mele alla
lattuga al frumento , ma quelle in commercio sono poche: soia, mais,
cotone, colza, patate, zucchine e papaya . E solo le prime tre o quattro
hanno un vero peso economico: la soia fa quasi il 60% della superfice
mondiale coltivata a specie transgeniche, il mais un altro 28%, cotone e
colza un 9% ciascuno - da vital signs 2000 -
Quella decisione presa negli anni `90 dal govemo di Washington è stata poi
contestata. Lo scorso novembre, durante una serie di audizioni pubbliche a
Washington, sono stati 1etti documenti finora taciuti, memorandum interni
della Food nnd Drug Administration (Fda) del '91 e del '92 in cui diversi
ricercatori si esprimevano contro íl rilascio delle specie transgeniche
nell'ambiente: non cì sono dati sufficienti a valutare il rischio,
dicevano; qualcuno accusò 1'agenzia di posizioni filo-industria» (vedi The
New York Times, 1 dicembre `99). All'inizio I'Unione europea ha tenuto un
atteggiamento attendista ha autorizzato la sperimentazione in pieno campo
ma non l'uso commerciale di specie modificate l'unica eccezione sembra
quella della mu1tínazionale svizzera Novartis, il cui mais modificato con
il Baciltus Thurigensis è coltivato~in Spagna). Ha permesso però
l'importazione di soia e mais modificati, usati neli'industria atimentare
(farina, lecitina) e quella dei mangimi. Ma poi sono scoppìate le proteste:
soprattutto ìn Gran Bretagna, il primo paese del vecchio continente dove i
prodotti riansgenici siano arrivati nei supermarket (fu nel 96 salsa di
pomodoro ·<modificato» venduto dalla catena Sainsbury's). Infine, nel '99 ì
minìstrì europei hanno dichìarato una moratoria de facto sulle coltivazioni
commerciali, e lo scorso ottobre hanno approvato I'obbligo di etichettare
il cibo che contenga oltre 1'1% di ingredienti di origìne transgenica. Il
consumatore vuol sapere cosa mangia anche se «segregare» í . prodotto
transgenici e non è più difficile di quel che sembra, argomenta Giorgio
Nebbia).
Del resto, ben prima che 1'etichettatura dìventasse norma europea, grandi
catene di supermercati e ditte alimentari hanno cominciato a eliminare i
prodotti transgenici dai propri scaffalí: se così vogliono i consumatori..
Ia <degge del mercato·~ si è imposta - non è questa la vera religione del
capitalismo? Il consumatore occidentale non wole mangiare lecitina di soia
transgenica, quindì la soìa transgenica perde valore. Gli importatori
(europei, ma anche gíapponesi, coreani, australiani) comincíano a chiedere
soia e mais non-modificati. Le ditte di granaglie di Usa, Canada e
Argentina (ì tre grandi esportatori di cereali che producono il 99% dei
raccolti transgenici al mondo) iniziano a chiedere ai produttori di
separare il raccolto modificato da quello normale, e ormai vendono
sottoprezzo gli stock transgenici. Risultato: 1'export dì soia daglì Usa
all'Europa è calato da 2,1 miliardí di dollari a 1,1 miliardo nel '99.
Senza contare che il dubbio si é insinuato anche negli Usa, dove sembrava
imperare la fiducia nel cibo tecnologico (e nelle soglie di veleni
commestibili stabilita dalla Fda). All'inizio dell'anno Frito-lay
(divisione di PepsiCo.) ha annunciato che non metterà più mais modificato
nelle sue chips. Geber ha promesso di elimìnare gli ingredienti transgenici
dai suoi cibi per infanti. McDonald's ha chiesto ai fomitori di eliminare
ie patate geneticamente modificate (pazíenza se PepsiCo continua a mettere
sciroppo di mais modificato nelle sue bibite e McDonald's continua a
friggere con olio di soia modificata).
L'inarrestabile ascesa dell'agricoltura transgenica dunque si è arrestata.
Lo spettro di gigantesche cause per dannì sì aggira su Monsanto e sulla
Fda. I valori azionari crollano, le superfici coltivate diminuiscono. I
dubbi affiorano. Anzi: comínciano a dimostrarsi reali alcuní dei rischi
evocatì daì criticì .
Eppure, è troppo presto per dire che è tramontato il mito del acibo del
futuro», Soprattutto, potreebbe essere troppo tardi: i pollíni volano, le
coltivazioni ~«sottovento~· sono fecondate da quelle geneticamente
modificate. Pare che in Europa il 10% dei campi sia contaminato (ha
denunciata Greenpeace un mese fa). Nessuno può impedíre che, una volta
messe nell'ambiente, le specie modificate si incrocino con quelle normalì:
il pìù forte avrà il soprawento. Una parte di varietà biologica sarà
cancellata E intanto, non sappiamo cosa mangiamo,
E poi, 1'economia agricola mondiale è dominata dalle decisioni prese da
stati potenti come gli Usa e Canada o 1'Unione europea; è regolamentata da
norme come quelle emanate e arbitrate dall'Oxganizzazione mondiale del
commercio, dettate dagli interessi di aziende multinazionali che hanno
bílanci superiori a quelli di molti stati del terzo mondo. Con le sementi
transgeniche, è un modello di agricoltura che trionfa ( come spiega Antonio
Onorati).Si in Europa e negli Usa i consumatori si ribellano: ma altrove
resta un campo d'espansione selvaggio. Esemplare íl caso dell'India, dove
Monsanto ha sperimentato illegalmente il suo cotone Bt senza che i
contadini coinvolti ne fossero consapevoli.La Cína è un grande terreno
d'espansione per Monsanto e le altre. II Brasile potrebbe rivelarsì un
tassello chíave: presto deciderà se legalizzare la coltivazione a scopo
commerciale di specie transgeníche. E' nel sud del mondo che si gioca ìl
futuro dell'agricoltura transgenìca - i brevetti, e ' le royalties che gli
agricoltori dovranno pagare alle aziende dell'agro-biotech, sono lo
strumento del profitto, La posta in gioco è il controllo ~ della produzione
di cibo, di cui le grandi aziende  produtffici di sementi potrebbero
diventare padrone e arbitro, Questa è la politica del cibo.