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Le richieste di MOBILITEBIO (FWD)
Organismi Modificati Geneticamente: le richieste di Mobilitebio.
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Vi invio qui di seguito il testo degli interventi della conferenza
stampa che stamattina a Genova a presentato le iniziative contro TEBIO
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A presto
Fabio Lucchesi
1.Interevnto conf. stampa, Maurizio Meloni, campagna Mai/Wto, Rete
Lilliput
Da Seattle a Genova è stato scritto dai mezzi di informazione. E'
vero,
esiste una profonda continuità tra i due momenti. Non solo perché
ritroviamo qui a Genova la stessa coalizione multicolore di
ambientalisti,
associazioni di base, campagne per i diritti umani, lavoratori che ha
contribuito al fallimento della Terza Conferenza ministeriale Wto
dello
scorso dicembre. L'altra grande ragione è che tra i temi che la
manifestazione del 25 simbolicamente porterà davanti alla passerella a
senso unico della Mostra convegno Tebio vi sono alcuni dei nodi più
rilevanti su cui si è costruita la battaglia di Seattle. Il primo è la
denuncia di questo incredibile meccanismo di privatizzazione e
monopolio
della biodiversità mondiale e in particolare delle risorse del Sud del
pianeta portato avanti da molti dei signori che partecipano a Tebio.
Stiamo
parlando degli Accordi Trips (Trade Related Intellectual Property),
sigla
tanto poco conosciuta all'opinione pubblica quanto rilevante per la
tutela
dei profitti dei colossi chimico-farmaceutici e biotech di Tebio.
Questi
accordi fatti inflessibilmente rispettare a suon di sanzioni
commerciali
dalla Wto (Organizzazione mondiale del commercio) sono quelli
attraverso
cui, come ha scritto la fisica indiana Vandana Shiva, si sta mettendo
in
moto una seconda colonizzazione di dimensioni simili a quella dei
tempi di
Colombo. Pratiche millenarie, colture tradizionali, sementi,
microorganismi, vengono espropriati ai paesi del Sud e rivenduti sotto
forma di prodotti brevettati, magari dopo solo una semplice modifica.
Un
pro
ottosviluppo del
Sud.
Un monopolio senza precedenti che garantisce ai paesi del Nord il 97%
di
tutti i brevetti mondiali. Un meccanismo di espropriazione che ha a
taluno
ricordato le enclosures degli albori della rivoluzione industriale. Su
questo tema, riguardo soprattutto agli aspetti farmaceutici, vorremmo
citare una fonte non di parte, l'ultimo Rapporto Undp (Nazioni Unite)
sullo
sviluppo umano (1999): "Nel settore dell'industria farmaceutica, prima
dell'accordo Trips, paesi come la Cina, l'Egitto e l'India hanno
concesso
brevetti sui processi farmaceutici ma non sui prodotti finali (cosa
che
invece fanno i Trips, ndr). Tale approccio ha dato sostegno allo
sviluppo
di industrie interne che usano metodi diversi per produrre,
principalmente,
farmaci generici, simili ma meno costosi rispetto alle marche
originali. La
differenza è resa evidente confrontando i pressi del Pakistan, dove
esistono brevetti, e quelli dell'India, dove non ne esiste nessuno. In
India i prezzi sono da 3 a 15 volte più bassi." Come nel caso della
Glaxo
Wellcome (per l'AZT) o della vertenza Usa-Sudafrica, alimentata
dall'industria farmaceutica americana, sovente sono stati posti sotto
minaccia commerciale farmaci anti Aids prodotto in paesi del Sud a
costi
più bassi.
Per questa ragione l'associazione internazionale Premio Nobel 1999
Medici
senza frontiere ha chiesto una moratoria ad ogni brevetto garantito
dai
Trips per i principali farmaci salvavita.
Da Seattle a Genova dunque la battaglia per una revisone del regime
monopolistico sulla proprietà intellettuale, che tutela in realtà la
pirateria e il protezionismo in barba alle prediche sul libero
commercio, è
al centro delle rivendicazioni.
L'altro aspetto della battaglia è a valle, riguarda la salute dei
consumatori e i rischi ambientali. E' paradossale l'atteggiamento
delle
grandi mutlinazionali biotech e degli Stati che le sostengono (Usa e
Gruppo
di Miami in testa).
processi, chiedono di essere tutelati da brevetti poiché avrebbero
realizzato "invenzioni". Dall'altra, affermando che quanto producono è
sostanzialmente equivalente a quanto esiste in natura, scalciano per
evitare il regime di etichettatura o la responsabilità civile su
eventuali
danni provocati all'ambiente o a persone dagli Ogm.
Il fattore inquietante è che gli accordi internazionali capaci di
farsi
rispettare (cioè vincolanti con sanzioni) sono quelli della Wto che
recepiscono l'approcccio Usa contrario al principio di precauzione.
Così,
tutto l'onere della prova va a carico dei poteri pubblici e dei
cittadini,
mentre ogni diritto (e sostanziosi profitti) vanno alle imprese
private,
libere di esportare ogm e creare chimere di ogni genere fino a prova
contraria, magari una qualche Chernobyl biotecnologica.
Come si capisce allora, da Seattle a Genova le strategie lillipuziane
dei
cittadini e della rete di associazioni mirano allo stesso obiettivo:
riportare in uno spazio pubblico di dibattito e confronto le grandi
sfide
che la globalizzazione pone. Non possono essere le multinazionali a
legiferare sulla nostra salute, né oscuri burocrati a Ginevra o a
Bruxelles. Tocca ai cittadini e alla pubblica opinione riprendere in
mano
le redini della vicenda. Per questo è così importante Mobilitebio.
2.PRIMA DI TUTTO LE REGOLE CONTRO LA BIOPIRATERIA
LA PROPOSTA DI LEGGE E IL PROGRAMMA DEI CONTESTATORI DI TEBIO
Prima di tutto le regole per arginare la biopirateria e garantire
sicurezza ai
consumatori: questa mattina viene annunciato il programma dei 3 giorni
di
contestazione a TEBIO vengono presentati i punti qualificanti di una
normativa
per il settore biotec e per la produzione e commercializzazione di ogm
in
Italia. Mobilitebio, che ad oggi conta oltre 400 adesioni, annuncia
l'adesione
della portavoce nazionale dei Verdi Grazia Francescato e del
segretario
nazionale di Rofondazione Comunista Fausto B
Manifesto di Genova contro le manipolazione genetiche e la
manipolazione delle
informazioni da parte dell'attore e autore Beppe Grillo e dei 99Posse
e saluta
l'entrata del Comune di Genova nella schiera delle amministrazioni
cittadine
transgeniche.
Mobilitebio (il coordinamento promosso dalla Rete Lilliput e da una
galassia di
movimenti tra cui le associazioni ambientaliste come WWF e
Legambiente,
animaliste, quali la LAV, le botteghe del commercio equo e solidale,
centri di
cultura femminista, come Marea, e centri sociali, tra cui Terra di
Nessuno e
Zapata di Genova e La talpa e l'orologio di Imperia), che contesta la
mostra-mercato TEBIO (Fiera di Genova, 24-26 maggio), forte di questi
successi,
annuncia attraverso i suoi portavoce Vittorio Bigliazzi, Pietro
Canova, Chiara
Cassurino e Paola Letardi il presidio organizzato davanti ai cancelli
della
Fiera dal 24 al 26 maggio e del corteo nazionale che si svolgerà dalla
stazione
Brignole a piazzale Kennedy il 25 maggio mattina (concentramento ore
9).
Il settore del biotec, sotto il controllo di colossi industriali, è
disseminato
di errori e omissioni, che hanno conseguenze sull'ambiente e sulla
salute. Nei
soli Stati Uniti 1300 Società Biotech registrano un reddito
complessivo di 13
miliardi di dollari, le prime 10 multinazionali agrochimiche al mondo
controllano l'81% dei 29 miliardi di dollari del mercato agrochimico e
le prime
10 industrie farmaceutiche controllano il 47% dei 197 miliardi di
dollari del
mercato farmaceutico il settore del biotec (che vede in prima fila
colossi quali
Monsanto Corporation, Novartis - risultato della fusione della
farmaceutica
Sandoz e l'agrochimica Ciba-Geigy -, Dow Elanco, Du Pont/Pioneer Hi
Bred) .
"Alle notizie dei fallimenti biotecnologici, l'ultimo in ordine di
tempo è la
propagazione incontrollata in Europa della colza transgenica, crescono
i timori
nelle istituzioni e nell'opinione pubblica -
segretario generale del WWF Italia -.Il granoturco, il cotone e la
soia
resistenti agli erbicidi, voluti da aziende chimiche come Monsanto e
Ciba Geigy
(le quali non casualmente producono erbicidi) fanno aumentare la
possibilità che
alcuni ceppi di infestanti sviluppino una tolleranza sempre maggiore
agli
erbicidi, obbligando a una più pesante immissione di sostanze velenose
nell'ambiente. Le società biotecnologiche lavorano per creare delle
piante
resistenti ai virus, senza valutare la pericolosa possibilità che si
creino
nuovi virus non esistenti in natura. Le nuove allergie alimentari
riguardano
negli Stati Uniti, dove si concentra la produzione transgenica il 2%
della
popolazione adulta e l'8% della popolazione. Gli esperimenti condotti
sui maiali
e sui polli transgenici per diminuire rispettivamente i grassi o
aumentare il
peso sono miseramente falliti, come l'ormone bovino della crescita
modificato
geneticamente (Bst- somatotropina bovina) ha provocato effetti
indesiderati
sulla salute."
"C'è una continuità tra Seattle e Genova, non solo perché ritroviamo
qui a
Genova la stessa coalizione multicolore che ha contribuito al
fallimento del
vertice del WTO. L'altra grande ragione è che tra i temi della
mobilitazione vi
sono alcuni dei nodi più rilevanti su cui si è costruita la battaglia
di
Seattle. Sto parlando innanzitutto di quell'incredibile meccanismo di
privatizzazione e monopolio della biodiversità mondiale e in
particolare delle
risorse del Sud del mondo, voluto dai colossi-chimico farmaceutici,
così ben
rappresentati a TEBIO, che hanno condizionato in ambito WTO gli
Accordi TRIPs
(Trade Related Intellectual Property) - aggiunge Maurizio Meloni, tra
i
promotori nazionali della Rete Lilliput -. La brevettazione selvaggia
della
materia vivente, una sorta di seconda colonizzazione, simile a quella
dei tempi
di Colombo, che consegna ai paesi del Nord il 97% di tutti i brevetti
mondi
a portato ad aspri contenziosi, in particolare nel
settore
farmaceutico, tra paesi del Nord e del Sud del mondo: secondo un
recente studio
delle Nazioni Unite sullo sviluppo umano (1999) nei paesi come l'India
dove non
esistono brevetti per alcuni farmaci salvavita i prezzi sono da 3 a 15
volte più
bassi. E' per questo che l'associazione internazionale Premio Nobel
1999 Medici
senza frontiere ha chiesto una moratoria ad ogni brevetto garantito
TRIPs per i
principali farmaci salvavita."
"La manifestazione del 25 maggio - ha dichiarato Milena Dominici, del
consiglio
nazionale di Legambiente - testimonierà ai "signori del biotech", in
forma
pacifica e non violenta, che c'è un grande movimento di cittadini che
non è
disposto a sacrificare sull'altare dei loro interessi il proprio
futuro. Una
consapevolezza questa, ormai diffusa e consolidata, che ha fatto si
che con la
petizione per la sicurezza alimentare Piatto Pulito, Legambiente
raccogliesse in
soli tre mesi oltre 50mila firme. Firme di privati cittadini che
chiedono ai
presidenti di Camera e Senato di fissare una moratoria sulla
produzione e
commercializzazione di prodotti alimentari contenenti organismi
geneticamente
modificati e di prevedere norme rigorose in tema di brevettabilità a
sostegno
del principio che le forme di vita non possono essere privatizzate".
In ambito mondiale è fondamentale che vengano sottratte alla
competenza del WTO
(organizzazione mondiale del commercio) tutte quelle materie che
implicano una
stima dell'impatto ambientale. In particolare si chiede che vengano
riconosciuti
pienamente il "principio precauzionale", così come è stato definito
nella
Convenzione sulla Biodiversità dell'Earth Summit di Rio de Janeiro del
1992 e
ribadito nell'Accordo di Montreal del gennaio 2000, che ha varato uno
specifico
Protocollo sulla Biosicurezza. In particolare "il principio
precauzionale"
stabilisce che vengano valutati prio
possibili per
l'ambiente prima di procedere a sperimentazioni, produzioni e
commercializazioni
di sostanze che possano avere conseguenze negative per la specie
umana, gli
animali e le piante. Il Protocollo di Biosicurezza dovrebbe fornire
una minima
struttura legale soprattutto per la gestione del trasferimento oltre
confine
degli OGM, per i quali al momento non esistono regole internazionali.
Il vero
ostacolo alla riforma in tal senso e all'assunzione piena del
"principio
precauzionale" e all'Adozione del Protocollo sulla Biosicurezza sono
gli Stati
Uniti (dove si concentra il 72% dei campi transgenici) che non hanno
mai
sottoscritto la Convenzione sulla biodiversità, non accettando il
principio di
precauzione. Inoltre, sempre negli Stati Uniti non esiste alcuna
regolamentazione sulla informazione ai consumatori e sulla
etichettatura dei
prodotti contenenti OGM e si è dato il via alla liberalizzazione del
diritto
brevettuale applicato ad esseri viventi ha il suo inizio negli USA.
Per quanto riguarda l'Europa, sicuramente più attenta degli Stati
Uniti sulla
materia, c'è da dire che dopo la crescita della sensibilità oggi si
colgono
alcuni passi indietro indotti dall'offensiva delle multinazionali.
Sulla regolamentazione della biosicurezza bisogna ricordare che si sta
mettendo
mano a una revisione delle Direttive Comunitarie 219/90 CEE e
220/90/CEE che,
rispettivamente, riguardano l'impiego confinato di microrganismi
modificati
geneticamente e il rilascio deliberato di ogm, ma che non tenevano
conto conto
del principio precauzionale che è entrato a far parte della normative
europea
solo con il Trattato di Maastricht del 1994. La Direttiva 219/90 è già
stata
modificate e aggiornata, mentre la 220/90 è ancora in fase di
revisione. Anche
il voto avvenuto nel Parlamento Europeo nell'aprile di quest'anno
testimonia la
debolezza del'Unione che consente ancora sino al 2005 la
commercializzazion
i marcatori di resistenza agli
antibiotici e
non ha accettato i "principio di responsabilità" dei produttori di ogm
per
eventuali danni che da questi potrebbero essere provocati.
Sull'etichettatura c'è un regolamento europeo del 1997 sui cosiddetti
Novel
food, i nuovi ingredienti alimentari che prevede l'obbligo di
dichiarare (solo
però dopo tale data e quindi escludendo soia e mais già presenti sul
mercato) la
presenza di OGM , ma non di loro parti in caso non siano individuati i
geni
modificati. Un successivo regolamento del 1998 obbliga alla
etichettatura anche
i prodotti contenenti mais e soia ma che stabilisce che quando il
prodotto
derivato da OGM sia "sostanzialmente equivalente" a quello naturale,
la
specificazione nell'etichetta non è necessaria. Infine l'UE ha
recentemente
adottato il nuovo Regolamento n. 49 del 2000 che rende obbligatoria
sull'etichetta la specificazione "contenente ogm" ma solo per i
prodotti che
superino dell'1% la presenza di derivati transgenici.
Sulla brevettazione l'Unione Europea ha approvato nel 1998 una
direttiva (non
ancora recepita dagli stati membri) che permette di ottenere brevetti
biotecnologici per ogm, parti o geni di qualunque vivente, uomo
compreso. Questa
decisione, non ratificata, è in contrasto con la stesa Convenzione sul
Brevetto
Europeo del 1973, che ha sinora escluso la brevettibilità di organismi
viventi,
basandosi sulla considerazione che un ogm, o sua parte o un gene
modificato no
sono invenzioni ma scoperte e che gli organismi viventi non possono
equiparati
ad utensili o prodotti da commercializzare. l'Olanda e l'Italia hanno
fatto
ricorso alla Corte Europea di Giustizia contro tale Direttiva.
Per quanto riguarda l'Italia si chiede che venga adottata una
normativa adeguata
che stabilisca:
1.. come il germoplasma sia patrimonio comune dell'umanità e quindi
si faccia
divieto di brevettare le forme di vita esistenti sul piane
b.. la prevalenza dei diritti fondamentali della collettività alla
salute,
alla integrità dell'ambiente e alla informazione sugli interessi
privatistici
finalizzati alla sperimentazione, allo sfruttamento della proprietà
intellettuale e alla produzione di ogm, di ogni sua parte o di ogni
suo gene;
3.. l'esplicito riferimento al "principio precauzionale", stabilito
a
nell'Earth Summit del 1992 e al Protocollo della Biosicurezza, così
come
integrato e modificato a Montreal nel 2000;
d.. il divieto definitivo di coltivare e allevare liberamente piante
e animali
geneticamente modificati e altro tipo di ogm.
e.. la responsabilità civile dei produttori nel caso di immissione
nell'ambiente di OGM e della loro propagazione contaminante;
f.. il divieto di coltivazione "in pieno campo", anche in via
sperimentale, di
piante gm sino a quando non si abbiano certezze sulla innocuità per i
sistemi
agrari;
g.. siano escluse dalla protezione dei marchi di qualità e dai
finanziamenti
erogati dallo Stato, dalle Regioni e con cofinanziamenti comunitari le
aziende
che utilizzino piante o animali o mangimi gm;
h.. la definizione di procedure di Valutazione Ambientale Strategica
preventiva e di Valutazione di Impatto Ambientale, anche per le
sperimentazioni
eventualmente autorizzate, trasparenti e approfondite;
i.. l'obbligo di informazione alle popolazioni e agli agricoltori
dei Comuni
interessati alle sperimentazioni attualmente in corso su
autorizzazione del
Ministero della Sanità;
j.. l'obbligo dei fornitori di materie prime ad uso alimentare e
agroindustriale di segregare e etichettare le materia prime contenenti
ogm e
l'istituzione di un Osservatorio nazionale sui consumi di ogm in cui
siano
presenti le ONG di difesa dell'ambiente, della salute, dei
consumatori;
k.. un controllo di filiera, dal campo alla tavola, sul processo
produttivo di
prodotti con
quello già adottato
sui
prodotti biologici, per i quali vige un'etichettatura di processo e
che sono gli
unici prodotti che per definizione non contengono ogm o loro
derivati);
l.. incentivi maggiori all'agricoltura biologica e alle pratiche
tradizionali
agricole e zootecniche che non utilizzino, anche nei mangimi, ogm o
derivati da
ogm;
m.. incentivi per la vendita di prodotti esenti da ogm tramite forme
di
pubblicizzazione sostenute dall'intervento pubblico e il varo di
campagne
pubbliche di informazione e educazione che chiariscano i rischi legati
alla
produzione e commercializzazione di ogm o di loro derivati;
n.. il divieto all'uso di ogm o di loro derivati nella preparazione
delle
mense scolastiche e prescolastiche, negli ospedali, nei luoghi di
cura, in tutti
gli uffici pubblici e nelle mense aziendali;
15.. una revisione della Pianificazione nazionale nel settore della
ricerca
che preveda l'incremento degli stanziamenti pubblici nei settori della
ricerca
biologica di base e applicata e privilegi le ricerche finalizzate alla
diversificazione dei sistemi agrari e alle tecniche di creazione
varietale
gestibili direttamente dagli agricoltori stessi.