[Ecologia] Saluggia il posto più pericoloso in Italia
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- Date: Wed, 10 Sep 2014 15:26:02 +0200 (CEST)
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Di Alfonso Navarra - vicepresidente dell'Associazione Energia Felice, Network antinucleare europeo (includente Campagna OSM-DPN www.osmdpn.it)
L’articolo sul Manifesto di oggi, 10 settembre 2014, intitolato: “Parigi sfiducia l’Italia e blocca il riprocessamento”, a firma Mauro Ravarino, inizia cosi: “C’è un luogo in Italia, dove lo spettro del nucleare non riappare solo se esplodono Chernobyl o Fukushima o se si vota al referendum. È un posto dove con il nucleare si convive da decenni, il meno indicato per custodirlo: Saluggia (Vercelli), un nome - un marchio. Una zattera circondata da un fiume, la Dora Baltea, e due canali, Cavour e Farini, senza contare il Po in cui, pochi chilometri più a valle, la Dora confluisce. La quasi totalità dei rifiuti nazionali è stoccata qui, in depositi temporanei, in una zona alluvionale. Sì, proprio “La’ suta’” (là sotto, ndr) come si intitola il recente film di Daniele Gaglianone, Cristina Monti e Paolo Rapalino”.
In questo documentario Giampiero Godio, di Legambiente Piemonte, ex ricercatore dell’EUREX di Saluggia, fa da cicerone nel viaggio tra i siti nucleari della Regione, tra la ex centrale di Trino Vercellese, Bosco Marengo, e, appunto, il paesello di poche migliaia di abitanti (4.000 circa) che oggi ospita i depositi indicati come D1 (Avogadro) e D2.
(La presentazione ufficiale del prezioso documentario è contenuta in un file che allego).
Con Giampiero condivido il giudizio che, in Italia, Saluggia è “il posto più pericoloso in Italia per gli italiani tutti" (non solo per i piemontesi)”. E’ il posto in cui, da attivisti antinucleari, freschi freschi della vittoria al referendum del giugno 2011, avremmo dovuto subito mobilitarci per impedire, nel rispetto della volontà popolare CONTRO IL RISCHIO NUCLEARE, una “catastrofe annunciata”.
Il pensiero dovrebbe correre a quanto dichiarò il Nobel Carlo Rubbia sulla “Chernobyl mediterranea evitata” in seguito all’alluvione del 2000 (14 e 15 ottobre), quando per una ventina di centimetri fortuna volle che “un terribile cocktail di prodotti di fissione, plutonio e uranio”, non fosse trascinato dalle acque fino al Po: si erano allagati alcuni locali del complesso Fiat – Avio, Eurex ed Enea di Saluggia, dove erano allora stoccati i combustibili provenienti dalle centrali nucleari di Trino e del Garigliano. Trecento metri cubi circa di scorie liquide, contenute in fusti di acciaio, che oggi sono stati spostati di soli 500 metri, dentro la famosa “zattera” con i nuovi depositi di cui riferisce l’articolo di Zavarino (e che troviamo mappata nel depliant del documentario).
Saluggia, insomma, va sgombrata il prima possibile perché non è serio mantenerla nemmeno come deposito temporaneo!
A Saluggia opera il Centro di ricerche dell’ENEA (info ufficiali sul sito http://www.saluggia.enea.it/), che svolge attività nel settore energetico ed ambientale ed è oggi focalizzato sul progetto Ignitor (fisica dei plasmi ad alte temperature d'interesse per la fusione nucleare controllata a confinamento magnetico).
Sul sito istituzionale possiamo leggere la storia del Centro:
"Il Centro Ricerche di Saluggia, che ha iniziato le sue attività di ricerca nel 1963 sullo sviluppo e la promozione industriale dell’uso pacifico dell’energia nucleare, con particolare riguardo alla fabbricazione del combustibile ed al ritrattamento del combustibile irraggiato usato nei reattori di ricerca e di potenza.
L’impianto EUREX, costruito tra il 1965 ed il 1968, è entrato in funzione nell’ottobre 1970. L’impianto ha eseguito tra il 1970 ed il 1983 campagne di ritrattamento di combustibile nucleare irraggiato, proveniente da reattori di ricerca nazionali (MTR) e reattori di potenza canadesi (CANDU).
Definitivamente arrestate le attività di ritrattamento a metà degli anni ‘80, sono state iniziate le azioni mirate alla chiusura della passata opzione nucleare: sistemazione dei combustibili irraggiati e dei materiali nucleari ancora presenti, riduzione di volume e condizionamento dei rifiuti radioattivi prodotti e smantellamento di alcune sezioni di impianto
La parziale riconversione di alcune delle attività, condotte in passato nell’ambito della licenza di esercizio, ha rappresentano un’utile trasferimento di professionalità, acquisite nel campo nucleare, ad attività di Ricerca e Sviluppo a spettro più ampio, quali ad esempio il Servizio Analitico, che ha costituito il primo nucleo di costituzione del Laboratorio Nazionale per la Caratterizzazione dei Rifiuti Radioattivi o la Fisica Sanitaria Ambientale, attualmente Istituto per la Radioprotezione.
Tra le infrastrutture di supporto all’impianto EUREX, vanno citate la Sala di Emergenza e la Medicina del lavoro, rilevanti per la gestione della sicurezza nucleare e le situazioni di emergenza".
Le informazioni che saranno date di seguito le abbiamo ora redatte con l’aiuto di Wikipedia, utilissima per chi ha poco tempo a disposizione (e si è dimenticato a casa la chiavetta con la quale aveva iniziato a lavorare!):
EUREX è passata alla SOGIN dal 2003: è questa società ad avere la responsabilità di realizzare la bonifica ambientale del sito, che sta procedendo male e a rilento.
Nel giugno 2008 Sogin ha terminato le operazioni di svuotamento e bonifica della piscina, decisione presa ed avviata nel 2006.
Nel 2010 è stata demolita la torre piezometrica ed è entrato in funzione il nuovo sistema di approvvigionamento idrico, con la chiusura e la definitiva dismissione dei vecchi pozzi.
Nell’ambito delle attività di gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, Sogin ha realizzato nel 2006 un nuovo parco serbatoi per i rifiuti liquidi a più alta attività, dove gli stessi sono stati trasferiti nel 2008, in attesa della loro cementazione all'interno dell'impianto Cemex.
Nel 2008, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di concerto con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha emesso il decreto di compatibilità ambientale (VIA) per la realizzazione dell’Impianto Cemex che permetterà la cementazione e il successivo stoccaggio nell’annesso deposito, dei rifiuti liquidi radioattivi, in attesa del loro trasferimento al Deposito Nazionale.
I rifiuti radioattivi solidi sono stoccati nel sito in un deposito che risale agli anni settanta. Tale infrastruttura è ormai quasi piena.
Nel 2011 Sogin ha pertanto avviato i lavori per la costruzione di un deposito temporaneo, denominato D2, che dovrebbe garantire la sicurezza nello stoccaggio temporaneo esclusivamente dei rifiuti radioattivi già presenti nel sito e di quelli che saranno prodotti dalle attività di bonifica ambientale dell'impianto, in vista del loro successivo trasferimento al Deposito Nazionale.
Al termine delle operazioni di bonifica e smantellamento dell'impianto e del conferimento dei rifiuti radioattivi al Deposito Nazionale, anche i depositi temporanei dovrebbero essere smantellati.
Nel 2007, il combustibile contenuto nella piscina dell’impianto è stato trasferito nel vicino deposito Avogadro, in vista del suo allontanamento in Francia per il riprocessamento.
Nel febbraio 2011, sono iniziate le operazioni di trasferimento verso la Francia degli elementi di combustibile irraggiato per il loro riprocessamento.
Sono le operazioni che Parigi ha appena sospeso in attesa dei chiarimenti richiesti al governo italiano sul deposito nazionale che non c’è…
Nel dicembre 2011 scrissi una lettera indirizzata agli antinucleari piemontesi di cui riporto dei passi che mi aiuteranno a concludere la presente, abborracciata scheda:
Gli amministratori della SOGIN sostengono:
"Nel deposito temporaneo "D2", saranno custoditi soltanto i rifiuti radioattivi già presenti nel sito, in attesa del loro trasferimento al deposito nazionale. Al termine di questa operazione il deposito temporaneo sarà smantellato".
Sarebbe forse il caso di puntualizzare che la "temporaneità" per il D2 dura, se tutto funziona secondo i piani conclamati, qualche decina di anni. Inoltre, a proposito di volumi radioattivi, quelli del deposito temporaneo in oggetto sono di circa 30.000 m3 per stoccare, a detta di Nucci, circa 4.300 m3 di scorie a bassa e media radioattività, 2.300 m3 sono già nel sito e circa 2.000 m3 verranno dallo smantellamento dell’impianto.
Abbiamo tutto il tempo, insomma, se ci si mantiene su questa sciagurata linea, per fare accadere una "Fukushima mediterranea": le future piene della Dora Baltea, a ridosso della quale sarà impiantato il D2, con conseguenti incidenti e propagazione della radioattività nel fiume e nel mare, sono da considerare sicure, in virtù del cambiamento climatico in corso, cui non si pone rimedio con la serie dei baracconi dei vertici ONU tipo Durban (conclusosi qualche giorno fa in modo fallimentare).
La paura principale, quando si parla con alcuni esponenti delle realtà di base, in Piemonte, come a Casaccia come altrove, sembra sia questa: che la struttura nucleare che hanno dietro l'angolo di casa venga scelto come DUN - Deposito Unico Nazionale, a confermare la "tara localista" che spesso affligge i movimenti di base, i quali, al contrario, dovrebbero - ci sia consentito usare il concetto di "dovere" - assumere un atteggiamento "glocalista" (quello riassunto dallo slogan: pensare globalmente, coordinarsi internazionalmente, agire localmente).
Saluggia è un problema di rilevanza nazionale e come tale va affrontato. E' un po' come l'opposizione alla TAV Torino-Lione: non riguarda solo i valsusini, ma è faccenda VITALE di cui tutti noi "dobbiamo" farci carico (ecco che ritorna il verbo che rimanda ad una responsabilità particolare per le nostre coscienze "alternative"). E' molto importante che la comunità locale sia compattamente mobilitata. Ma "dobbiamo" anche ricordarci di essere "cittadini d'Europa e del mondo": siamo solo custodi in usufrutto, non padroni del territorio, che abbiamo preso in prestito "per i nostri figli e per l'umanità tutta".
Saluggia, come Trino, ma anche Caorso, il Garigliano, Latina, Montalto, Casaccia, Trisaia, eccetera, è un banco di prova perché noi. Movimenti di base si dimostri al Potere istituzionale che alla volontà del popolo italiano, espressasi nel voto di giugno, sull'onda di Fukushima per liberarsi dall'incubo nucleare, ci teniamo: questa volontà popolare è l'anima del nostro impegno (siamo o non siamo il 99% contro l'1%?), e quindi ci daremo strenuamente da fare, costi quel che costi, affinché sia, senza se e senza ma, rispettata.
Come possiamo accettare che si faccia finta, da parte del governo, del Parlamento, dell'ENEL, di A2A, della SOGIN e di quanti altri, che, con il voto referendario di giugno, nulla sia accaduto? Abbiamo, in potenza, 27 milioni di italiani antinucleari alle spalle che ci sorreggono, e questa forza dobbiamo oggi metterla in campo! Guardiamo quello che fa il Forum per l'acqua pubblica ed impariamo! Per ottenere il rispetto dell’esito referendario, dall’inizio del prossimo anno il Forum per l’Acqua pubblica promuoverà la campagna di "obbedienza civile" volta a far applicare il decreto del Presidente della Repubblica n°116 del 18 luglio 2011. Per questo si attuerà in modo organizzato la autoriduzione delle bollette dell’acqua, detraendo da esse l'importo corrispondente alla quota di "remunerazione del capitale". (Ma anche per le bollette della luce si potrebbe studiare ed organizzare qualcosa di simile, se consideriamo che gli "oneri nucleari" in esse contenute estorcono ai consumatori circa 500 milioni di euro all'anno).
In ogni caso, su proposta di realtà di base autonome, abbiamo da organizzare un Forum nazionale per attuare la volontà del referendum antinucleare…
Se diamo il ruolo propulsivo alle realtà di base e di lotta locali, più indipendenti e concrete, dovremmo riuscire ad evitare le secche in cui si sono impantanati gli elefantiaci protagonisti associativi della campagna referendaria.
Le grandi sigle organizzative hanno finito per litigare quando, dopo la vittoria referendaria, si è trattato, da parte loro, di trovare un accordo nell'individuare - insieme - "un nuovo punto di partenza", con il presupposto scontato – e sbagliato - che "con il Referendum, quello che potremmo definire "l’equivoco del nucleare" è stato spazzato via dall’agenda politica ed energetica" (dal documento "Verso il Forum nazionale dell'energia", rinvenibile su http://www.fermiamoilnucleare.it/).
Cominciamo a muoverci noi "piccoli": l'intendenza "grossa", come sempre, seguirà!
Allegato Rimosso
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