No coke e 'Autorizzazione integrata ambientale alla centrale a carbone Enel di Civitavecchia
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- Date: Mon, 11 Mar 2013 13:22:26 +0100
Il gruppo ISDE e NOCOKE che segue la vertenza della centrale a
carbone dell'Enel a Civitavecchia è un altro caso esemplare di come
la sinergia tra la società civile e gli scienzati (in questo caso
medici e epidemiologi) sia una strategia vincente. Quand'anche non
rispetto al raggiungimento dell'obiettivo, certamente per quanto
attiene la crescita della consapevolezza e della cultura scientifica
dei cittadini. E della socializzazione della scienza, aspetto
altrettanto se non più importante. Poichè mi pare che non sia ancora arrivato, vi giro l'invito di Marzia a partecipare e sostenere il Movimento Nocoke che domani parteciperà alla conferenza dei servizi per il rilascio dell'AIA alla centrale di Civitavecchia. Vale la pena di divulgare e inviare testimonianze di sostegno, io ho pubblicato qui attingendo dal loro comunicato stampa che mi permetto di allegare a questa mail http://speziapolis.blogspot.it/2013/03/laia-alla-centrale-carbone-enel-di.html Ho avuto il privilegio di conoscere Mauro Mocci (ISDE - Civitavecchia), che abbiamo ospitato a Spezia nel corso di un convegno scientifico organizzato con il Comitato SpeziaViadalCarbone cui ha partecipato anche Alessandro Marescotti (altro privilegio). Quell'esperienza (i contatti con i partecipanti, la preparazione e la conduzione del convegno) è stata così densa che è diventata uno dei casi di studio della mia tesi su "Comunicazione e responsabilità sociale della scienza". Accolgo l'invito di Alessandro ad approfondire il tema della cittadinanza scientifica e vi propongo uno stralcio.. spero non troppo noioso, mi auguro non off topic, eventualmente spunto per una riflessione. I processi deliberativi, in particolare nei conflitti ambientali, producono un apprendimento generalizzato che, come in questo caso [convegno Spezia nda], ha riguardato sia i cittadini, sia gli scienziati, sia le istituzioni. Il convegno, trasmesso online su internet, è stato seguito anche da alcuni degli scienziati che non sono intervenuti, auspicabilmente dalla stessa Enel e dal sindaco. Ciascuno ha appreso e fornito nuove informazioni che, in particolare nell’interazione con gli altri stakeholder, sono servite per confutare o confermare (in ogni caso verificare) le proprie e le altrui posizioni. A prescindere dagli esiti, la deliberazione pubblica e la comunicazione hanno determinato cambiamenti o accelerazioni delle azioni dei decisori e del comitato, oltre a una migliore presa d’atto della situazione da parte di tutti. Di fatto, gli scienziati intervenuti, in qualche modo testimoni superpartes del conflitto, hanno contribuito all’innalzamento della qualità della democrazia, riducendo le asimmetrie informative, se non quelle di potere. Le vertenze dei comitati locali sono casi tipici in cui i “non-esperti” necessitano di una dotazione minima ma sufficiente di conoscenze specifiche, spesso proprio per confutare le posizioni degli stessi “esperti”: conoscenze associate alla scienza e/o alla comprensione delle condizioni in cui determinati processi (anche scientifici) si verificano. In generale, è richiesto un livello di competenza (expertise) che consenta di “reperire l’informazione adeguata nel proprio repertorio cognitivo e svolgere operazioni appropriate su tale informazione […] utilizzare qualche apparato esterno o banca-dati per estrarre il materiale rilevante” [Pellizzoni, 2006). In particolare, è utile possedere un livello di conoscenza scientifica sufficiente a identificare le implicazioni, e i contesti, di una determinata decisione, ricerca, applicazione. Oltre, come visto, a comunicarli in maniera efficace. I conflitti
ambientali sono eccezionali
occasioni di costruzione di cittadinanza (scientifica). Come in
questo caso,
scienziati e cittadini “non esperti” portano contributi,
parimenti importanti,
attraverso cui ciascun attore può verificare le proprie ipotesi.
Se le imprese,
le istituzioni democratiche, i loro consulenti scientifici e gli
enti di
controllo fossero aperti al confronto pubblico, si riprodurrebbe
anche nella
vita democratica qualcosa
di simile al processo della peer-review,
tipico del mondo
scientifico. Se si ammettesse che
scienziati e “non esperti” sono parte dello stesso universo di
cittadini,
attraverso un processo democratico che s’ispira al metodo
scientifico e rifiuta
le posizioni aprioristiche o non sottoposte a verifica, sarebbe
possibile realizzare
una democrazia di tipo deliberativo. Come si è
visto, sebbene i cittadini siano dotati di expertise,
l’asimmetria informativa insieme alla disparità di potere
rischia di ridurli a
una condizione di sudditanza, nella quale devono subire
decisioni che li
riguardano e che sono potenzialmente in grado di danneggiarli
fortemente. In
quest’ottica, il caso in questione è esemplare: informazioni
ambientali e
sanitarie che, eventualmente comprensibili e analizzabili da
parte dei
cittadini, non sono rese disponibili; ipotesi formulate dai
cittadini, argomentate
e supportate da evidenze, che non sono prese in considerazione;
siti
contaminati che da un giorno all’altro cambiano di stato, senza
che nessuna
azione sia intervenuta a sanarli; imprese che non rispettano i
vincoli legali (violazioni
che si risolvono con
modifiche
legislative) e gli impegni
volontariamente assunti
(la registrazione EMAS) di cui tuttavia godono i benefici; gli
enti preposti al
controllo non prendono in carico le segnalazioni dei cittadini
(peraltro di
primaria importanza nello specifico del regolamento europeo (1221/2009) da cui EMAS deriva); media
appiattiti sui comunicati stampa di ciascun
confliggente, che non producono alcun contributo ulteriore, con
un occhio di
riguardo agli equilibri di potere (e agli introiti
pubblicitari).
Gli scienziati
che accettano o si offrono di
supportare cittadini e comitati hanno la possibilità di
condividere,
trasferendoli, importanti elementi di conoscenza che
compensano parte del
deficit d’informazione e trasparenza delle istituzioni.
Oltre a legittimare o
confutare le tesi dei confliggenti, attraverso il confronto
diretto con i
“casi” e l’expertise dei cittadini,
gli scienziati arricchiscono il bagaglio di
informazioni di cui si avvalgono per corroborare, confutare
o rivedere le loro stesse
ipotesi di ricerca. Gli scienziati
intervenuti hanno pubblicamente
espresso posizioni tra loro non sempre allineate, quando non
in contrasto. A
In bocca al lupo agli amici
di Civitavecchia!!!
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