Anche i petrolieri dei Sassi di Matera all’assalto dello Jonio-colabrodo



Anche i petrolieri dei Sassi di Matera all’assalto dello Jonio-colabrodo

Dopo le recenti richieste della Shell per trivellare il Mar Jonio, la Ola, Organizzazione lucana ambientalista e No Scorie Trisaia denunciano la riattivazione da parte del Ministero dell’Ambiente della procedura VIA dell’istanza denominata “d148 D.R. – CS” della società Apennine Energy srl che ha richiesto in questi giorni il riavvio dell’istanza di pronuncia di compatibilità ambientale per il rilascio del permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, già in capo alla Società Consul Service S.r.l (ora Apennine Energy srl). Un permesso – evidenziano le due associazioni – che si trova a ridosso della battigia del Mar Jonio, sulla costa lucana, di fronte ai lidi e ad importanti ecosistemi marini e terrestri tutelati dall’Unione Europea.

La società, che ha appendici legali nella città dei Sassi di Matera, ha presentato nuovamente l’istanza di permesso, già bocciata dall’ex Ministro dell’Ambiente Prestigiacomo in base al “D.lgs 128/2010 “Modifiche e integrazioni al decreto legislativo 3 aprile 2006. n. 152, recanti norme in materia ambientale e la norma dell ‘art. 12 della legge 18 giugno 2009. n.69″, l’art.2, comma 3, lettera h) di tale decreto ha introdotto modifiche all’art. 6 del D.lgs 152/2006 e ss.mm.ii. ed in particolare ha aggiunto il comma 17, che poneva interdizioni alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in prossimità delle aree marine e costiere protette”.

La società Apennine Energy srl fa capo, infatti, alla Sound Oil Plc, ed è anche titolare in Basilicata della Concessione di Fonte San Damiano, tra Ferrandina e Pomarico, a cavallo del Basento. Ha acquisito recentemente gli assets della Celtique Energie S.p.A., altra azienda che ha sede legale a Matera, sempre nello studio dell’Avv.Turco, con parentele altolocate nella politica regionale, divenendo così titolare al 100 % dei permessi di ricerca Monte Negro (in provincia di Matera, 287,7 kmq. in una delle più belle aree nel cuore dei Calanchi, tra Craco e San Mauro Forte) e Torrente Alvo (ricadente nei comuni di Tolve, S.Chirico Nuovo, Oppido Lucano, Vaglio di Basilicata, Cancellara).

Aggirando il decreto Presistigiacomo i “petrolieri dei Sassi di Matera” dell’Appennine Energy srl ritentano l’assalto delle trivelle al Mar Jonio. Questa richiesta – secondo una nota trasmessa dal Ministero dell’Ambiente ai comuni rivieraschi proprio in questi giorni – sarebbe legittimata “in considerazione del fatto che nel frattempo il Ministero dello Sviluppo Economico, a cui è in capo il procedimento principale, aveva provveduto il data 19.7.2011 a comunicare alla Società Apennine Energy S.r.l., già Consul Service S.r.l., il definitivo rigetto dell’istanza di autorizzazione, considerando che successivamente all’emanazione di tale provvedimento è entrato in vigore la legge n. 134 del 7.08.2012 di conversione del D.L. 83/2012, il cui art. 35 interviene modificando ulteriormente l’art. 6 del D.lgs 152/2006 e ss.mm.ii., facendo salvi i procedimenti concessori di cui agli articoli 4, 6 e 9 della legge n. 9 del 1991 in corso alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 9 giugno 2010 n. 128 ed i procedimenti autorizzatori e concessori conseguenti e connessi”.

In sostanza oggi Il Ministero dell’Ambiente – silegge nella nota inviata ai Comuni materani, alla Provincia di Matera ed al Ministro dello Sviluppo Economico – ha ritenuto non “ravvisare i motivi ostativi alla riattivazione dell’istanza di pronuncia di compatibilità ambientale presentata” in data 11.9.2008, ritenendo dover procedere ad una nuova richiesta VIA …in attesa che il summenzionato Dicastero dello Sviluppo Economico provveda, in conseguenza della normativa sopraggiunta e della richiesta della Società” .

Il Ministero dell’Ambiente, Ufficio VIA – rilevano la Ola e No Scorie Trisaia – ha chiesto in questi giorni ai comuni interessati di Montalbano Jonico, Bernalda, Pisticci, Policoro e alla Provincia di Matera (oggi abolita dal Governo), “stante il lungo periodo trascorso dalla data di presentazione dell’istanza, a verificare, dandone comunicazione allo stesso Ministero dell’Ambiente e a tutte le Amministrazioni in indirizzo, “se le condizioni ambientali del sito siano nel frattempo mutate e pertanto si renda necessario un aggiornamento dello Studio di Impatto Ambientale”.

La Ola e No Scorie Trisaia, chiedono pertanto nuovamente al “silente” governatore lucano, Vito De Filippo, assente all’importante summit di Venezia, ed al Consiglio Regionale di Basilicata, sull’esempio di quanto già hanno fatto le regioni Adriatiche, invece presenti a Venezia, di ribadire il proprio no alle trivelle in mare, di bloccare cioè con decisione il nuovo tentativo di assalto petrolifero al mare e all’entroterra lucano, ricorrendo contro le autorizzazioni governative per le ricerche di idrocarburi nel Mar Jonio e, per l’entroterra lucano, non autorizzando, nell’ambito delle normali procedure VIA regionali le compagnie minerarie che, dopo i 2/3 del territorio lucano, vogliono ipotecare anche il nostro mare, trasformandolo in un “colabrodo petrolifero”.