Scriviamo per manifestare la nostra piena
adesione alla dichiarazione/appello con cui lo storico
Giovanni Miccoli ha richiamato l'attenzione sul vergognoso
decreto legge che estende a 18 mesi la permanenza degli
immigrati clandestini nei centri di espulsione. Alla nostra
adesione abbiamo fatto precedere il testo della dichiarazione e
le parole con cui il prof. Miccoli ne ha accompagnato l'invio
all'amico Enrico Peyretti.
Caro Enrico,
ti accludo la seguente dichiarazione
perché, se credi, tu la diffonda nella rete dei tuoi
corrispondenti. La deliberazione del governo che porta a 18
mesi (un anno e mezzo!) la permanenza nei centri di espulsione
dei cosiddetti “clandestini” appare a dir poco enorme. Non
solo le giustificazione addotte suonano risibili. Ma per ciò
che si sa dei centri (preclusi com’è noto alla stampa) si
tratta di luoghi in cui la vita di chi vi è detenuto risulta
durissima per non dire impossibile. Non credo bastino le
consuete proteste dell’opposizione parlamentare, cui si sono
aggiunte alcune voci di esponenti dell’associazionismo
cattolico. Una ribellione massiccia della società civile
sarebbe necessaria di fronte alla realtà di veri e propri
campi di concentramento introdotti nel nostro paese.
Bisognerebbe quantomeno inondare il Viminale di e-mail di
protesta. La rete offre questa e altre possibilità. Nel caso
di una buona risposta alla dichiarazione si potrebbe decidere
quali iniziative intraprendere.
Con un cordialissimo saluto
Giovanni Miccoli (17 giugno 2011)
Dichiarazione.
Notizie di stampa informano che la
permanenza dei cosiddetti clandestini nei centri di
identificazione e di espulsione, già portata da 2 a 6 mesi, è
stata ulteriormente protratta a 18 mesi (un anno e mezzo!). Le
giustificazioni addotte appaiono del tutto risibili: non si
vede infatti come procedimenti di identificazione che non si
riescono a fare con una certa rapidità diventino possibili in
un lasso di tempo incredibilmente lungo. Ma non è questo il
punto principale. La misura assunta si presenta infatti con un
carattere pesantemente punitivo: la clamorosa conferma della
volontà di rendere la vita degli immigrati nel nostro paese,
soprattutto se provenienti dall’Africa, la peggiore possibile.
Le caratteristiche dei centri e le durissime condizioni di
vita cui coloro che vi sono detenuti sono costretti li
configurano ormai come veri e propri campi di concentramento.
Non è un caso che i controlli esterni vi siano normalmente
impediti. Il nostro paese ha così la straordinaria prerogativa
di introdurre nuovamente in Europa una realtà che si poteva
sperare cancellata per sempre dopo le truci esperienze del
secolo scorso.
Mancano le parole per esprimere
l’indignazione e il disgusto che una situazione del genere
provoca. Si cerca di ritrovare il consenso sociale che vacilla
facendo dei più deboli e indifesi il capro espiatorio di paure
e insicurezze che hanno in ben altri fattori le loro ragioni.
Le più elementari nozioni di comune umanità e di solidarietà
vengono così infrante e calpestate. I più bassi ed egoistici
istinti trovano in tal modo incentivo e conferma da chi
governa e orienta il costume pubblico.
Abbiamo tuttavia fiducia che una
coscienza civile ancora esista nel nostro paese. Sollecitiamo
perciò i nostri concittadini a far sentire la propria voce di
protesta per situazioni e metodi che disonorano l’Italia e
smentiscono ancora una volta le sue tradizioni di civiltà,
troppo spesso vantate solo a parole.
Nostra adesione
Chiarissimo
Professor Miccoli, caro Enrico,
vi siamo grati di aver per primi fatto sì che in questo forum
echeggiasse tutta la riprovazione che l'indegno atto
governativo merita e che certamente è condivisa dalla
maggioranza degli italiani.
Lo facciamo a
nome di un'associazione - sostenuta principalmente dal
Movimento Federalista Europeo e dal Centro studi D.S. Regis,
emanazione del MIR-Movimento non violento - che
oggi è impegnata a Torino nel lancio
di una petizione al parlamento europeo perché conceda diritto
di cittadinanza europea ai lavoratori extracomunitari e di un
appello alla Regione Piemonte per ché emani una legge sul
diritto a un reddito minimo garantito a beneficio di tutti i
residenti non abbienti.
Ovvia e
sentita è quindi la nostra partecipazione
all’iniziativa promossa dal professor
Miccoli e l’impegno a raccogliere adesioni a sostegno di essa,
impegno di cui rendono testimonianza le firme del presidente
del Centro Studi D. S. Regis, Nanni
Salio, del presidente della Sezione MFE di Torino, Alfonso
Sabatino e del presidente del Circolo
culturale "Altiero Spinelli" di Milano. Tra le altre firme già raccolte segnaliamo già quelle di
vari esponenti di spicco della cultura torinese: i docenti
universitari Giovanni De Luna, Carlo Marletti, Giuseppe
Ricuperati, Francesco Tuccari,. Altri da noi interpellati ci
hanno fatto sapere di aver già dichiarato il loro assenso alla
rivista “Exodus”. Quest’ultima, a quanto ci consta, farà
successivamente da collettore di tutte le adesioni,
provenienti da vari punti di raccolta.
Il
favore con cui le richieste di adesione da noi fatte vengono accolte, ci convincono della possibilità
di dar corpo a quelle altre e più estese iniziative a cui il
professor Miccoli accenna. Si sente ancora vivo lo spirito di
democrazia profonda, e diremmo "referendaria",
che ha dato nei giorni scorsi
così alta e sorprendente prova di sé.
A proposito: i
referendum. Ci chiediamo − e riteniamo di non essere i soli −
se non sia questa la via da intraprendere subito e
risolutamente per restituire al popolo italiano quella dignità
che le varie leggi anti immigrazione gli hanno fin qui
penosamente compromesso e testimoni cotme esso abbia ben
compreso che il fenomeno dell’immigrazione non è che un
aspetto della grande svolta storica che sospinge l’umanità
verso un futuro felicemente meticcio.
Una prova di
maturità culturale non facile a cui forse converrà pervenire
per gradi con iniziative che sottolineino e facciano
comprendere la dimensione
irrevocabilmente sovrannazionale del
problema e delle sue soluzioni (petizione al parlamento
europeo, adizione alla Corte dei diritti dell’uomo) ma
evidenzino come su esse il nostro e
ogni popolo d’Europa sia
comunque destinato presto direttamente a pronunciarsi.
Tanto più che
l’avversario non perde tempo: il ministro Maroni ha infatti
già trasformato la sua intenzione in decreto legge: emesso in
data 23 giugno 2011 n.89 ( Gaz. Uff. n.144 del 23/06/20011)
esso dà attuazione
alla c.d. Direttiva rimpatri n.115/2008. Il testo è rintracciabile nel sito
della gazzetta ufficiale (http://www.gazzettaufficiale.it/guridb/dispatcher?service=1&datagu=2011-0623&task=dettaglio&numgu=144&redaz=011G0128&tmstp=1308903602010)
ed è stato pubblicato sul Sole di sabato 25 giugno.
Vergogna.
Dario
Cambiano, Giuliano Martignetti, Roberto Palea, del Comitato
d’iniziativa per un Movimento dei movimenti.