1 dicembre giorn.mond. no incenerimento sė riciclo: green economy
- Subject: 1 dicembre giorn.mond. no incenerimento sė riciclo: green economy
- From: "Michele Boato" <micheleboato at tin.it>
- Date: Mon, 29 Nov 2010 17:11:21 +0100
- Organization: Ecoistituto del Veneto
| 1 dicembre giornata 
mondiale contro l’incenerimento  ECOLOGIA ED 
ECONOMIA DEL RICICLO DEI RIFIUTI  di Michele Boato    Dopo il convegno “Riciclo dei rifiuti 
speciali–buone pratiche ed esperienze venete”,  organizzato da Rete Ambiente 
Veneto-Comitati Rifiuti Zero con la Provincia di Venezia, in aprile 2010, il 26 
novembre 2010 abbiamo partecipato alla seconda tappa di una svolta culturale, economica ed 
ecologica, per passare dalla logica di 
smaltimento (discarica/incenerimento) a quella di prevenzione, riduzione e 
riciclo totale dei Rifiuti, non solo Urbani, ma anche 
Speciali.  Si tratta del Convegno “Verso 
il Piano Regionale dei Rifiuti Speciali” che Rete Ambiente Veneto – 
Comitati Rifiuti Zero ha organizzato con Regione Veneto e le Province di Treviso 
e Venezia venerdì 26 novembre 2010 nella sede di S.Artemio a Treviso.    Ecco la relazione introduttiva che ho svolto a 
nome dei Comitati Rifiuti Zero di Tv e Ve. Contrariamente allo 
stereotipo che dipinge tutti i Comitati ambientalisti come un miope “fronte del 
no”, i Comitati riuniti Rifiuti Zero di Tv e Ve vogliono contribuire alla 
formulazione di Idee guida per un Piano 
dei Rifiuti Speciali, che non si limiti a fotografare la situazione esistente e 
fare una lista degli impianti di smaltimento, ma punti a regolare e 
indirizzare il mercato, incidendo sui sistemi produttivi e distributivi, per ridurre quantità e pericolosità dei 
Rifiuti Speciali e aumentare riuso e 
riciclo dei rifiuti  sia 
nelle  fasi produttive che di 
“consumo”. Sfida 3 R - Riduzione, Riuso e Riciclo - 
anche per i Rifiuti Speciali Il Veneto è all'avanguardia  in Italia 
e in Europa per raccolta differenziata e 
riciclo dei Rifiuti Urbani (56,3% nel 2009, con il 71% in provincia di 
Treviso, e oltre 80% in decine di comuni). Ora la sfida dei Rifiuti zero-Riciclo totale 
si deve portare anche nel 
settore, molto più vasto e complicato, dei Rifiuti speciali: gli urbani nel 
Veneto sono circa 2,3 milioni di tonnellate/anno, gli speciali, sommano a circa 17 milioni di tonn. (8,2 milioni 
di R.S. non Pericolosi, un milione di R.S. Pericolosi e 8 di inerti da 
Costruzioni e Demolizioni).  I dati dell'Osservatorio 
Regionale Rifiuti ci dicono che, a fronte di una produzione di 8,2 milioni di 
tonn./a di RS non Pericolosi, in 
Veneto, nel 2008, se ne sono gestiti addirittura 9 milioni (cioè non c'è carenza 
di impianti);  di questi ben il 62% come recupero di materia, ovvero 
riciclo, e solo 0,3% con incenerimento.  E' già una buona base di 
partenza, a cui si aggiunge il 90% di 
riciclo dei 7 milioni di tonn. inerti e il 17% delle 800mila tonn. di 
Pericolosi, che sono la tipologia su cui concentrarsi, soprattutto per 
prevenirli e ridurli con le BAT, le migliori tecnologie disponibili., come ci 
spiega Marco Caldiroli di Medicina Democratica.  In totale in Veneto ci sono 
oltre 1200 impianti di riciclo, per 12 milioni di tonnellate di rifiuti 
speciali.  Anche il trend di gestione, dal 2004 al 2008, è positivo: 37% di aumento del riciclo, 25% di 
riduzione di discarica e diminuzione del 49% 
dell’incenerimento. Con il riciclo si riducono nettamente i 
danni ambientali e sanitari  Puntare su prevenzione, riduzione, riuso 
e riciclo dei rifiuti, è una scelta 
rispettosa delle priorità dettate dalle 
direttive europee, per ridurre: -  l'occupazione di suolo, - 
 l'estrazione e l'utilizzo di risorse non rinnovabili, 
  - le emissioni di gas serra   - 
 i consumi idrici.  Inoltre il riciclo dei materiali, con la 
loro trasformazione in “materie seconde”, elimina quasi totalmente i danni 
provocati ad ambiente e salute dallo smaltimento rifiuti. Danni che, in un 
recente studio, l'Unione Europea si 
è spinta a quantificare economicamente: i danni eco-sanitari da discarica possono variare (secondo i 
tipi di impianti e di materiali) da 10 a 
13 euro per  tonnellata 
smaltita; quelli da incenerimento  da 4 a 21 euro per tonnellata bruciata. 
 Riciclo e Green Economy Il riciclo  ha, inoltre, una grandissima valenza 
economica, anche per le sue ricadute occupazionali e di risparmio energetico; 
non a caso è uno dei pilastri della 
cosiddetta Green 
Economy. “Il riciclo dei rifiuti è 
stato considerato per anni un'attività a basso contenuto di valore aggiunto e di 
innovazione tecnologica”: così inizia Il riciclo ecoefficiente, volume curato 
da Duccio Bianchi, che presenta i risultati di uno studio molto 
approfondito, finanziato da Comieco ed altri consorzi di filiera del riciclo, 
eseguito dall'Istituto Ambiente Italia e presentato nell'ottobre 2008 al 
Senato.  Ecco alcuni dati dello studio: in Italia 
e in Europa si è verificata una rivoluzione, l'industria del riciclo è diventata un 
settore fondamentale dell'economia, caratterizzato da una forte innovazione tecnologica, ed è ora una 
fonte indispensabile di 
approvvigionamento per una parte significativa del sistema industriale: per la produzione di alluminio, piombo e di 
carta, ad esempio, oltre il 50% degli input produttivi è costituito da materie 
seconde.   Inoltre l'industria del riciclo e delle 
materie seconde ha grandi margini di 
ulteriore sviluppo sia nel settore dei rifiuti industriali (pre consumo), 
che in quelli urbani (post consumo). Industria del riciclo: una crescita 
impetuosa della produzione Il settore 
del riciclo è cresciuto a ritmi ben 
superiori a quelli dell'industria nel suo insieme: 
 in 
Italia  tra il 2000 e il 2007 la produzione industriale si è contratta del 
4%, mentre l'attività di riciclo è 
cresciuta del 17,2%.  
 In 
Europa  la produzione industriale è 
cresciuta del 13%, il riciclo del   50%.  Tra il 2000 e il 2005 le imprese di riciclo sono aumentate del 13% e gli addetti del 
47%.  Quanto al valore della produzione del settore 
riciclo, esso è raddoppiato dal 2000 al 2005 e triplicato in 10 anni: nel 2005 
era di 4,2 miliardi di euro, 2 dei 
quali derivante dal riciclo di metalli, 
settore in cui opera il 55% delle imprese, col 39% di 
occupati.  Nei 10 anni che vanno dal 1997 al 2006 il settore cartario è passato da 4,3 milioni di tonnellate di riciclo 
(con quasi un milione di tonn. di importazione di carta da macero) a 5,6 milioni di tonn. riciclate (con 
addirittura un'esportazione di quasi mezzo milione di 
tonn.).  Nello stesso periodo, il settore delle materie plastiche è passato da 840.000 a 1,3 milioni di tonn. di 
riciclo. Una grande 
fonte di nuova occupazione: il riciclo  Secondo il Rapporto naz. sull'Altra 
Economia, presentato dalla Regione 
Lazio nell'ottobre scorso: - le imprese 
 che operano in Italia nel Riuso e Riciclo sono circa 65.000,   - con un valore aggiunto (differenza tra il 
valore dei fattori di produzione e quello finale del prodotto) di 23 miliardi di euro annui (1,4% del prodotto interno lordo) 
  - e con 546.000 occupati.    Nel luglio del 2009 il Consorzio 
nazionale recupero imballaggi, Conai, al Convegno “Il sistema dei 
rifiuti in Italia” ha reso pubblici i seguenti dati:  -  in 10 anni il settore del riciclo ha riciclato 38,8 milioni di tonnellate di 
materiale (carta, alluminio, plastiche, vetro, legno, ferrosi, ecc.); 
 - 
 ha così evitato l'apertura di 325 nuove discariche, 
  - e creato 76.000 nuovi posti di 
lavoro,  E' ovvio che puntare invece sullo 
smaltimento in discarica o in forni ad alta tecnologia comporta una bassissima 
ricaduta occupazionale, con investimenti concentrati essenzialmente in 
tecnologia e  non nel fattore 
lavoro. Perciò non sorprende che il rapporto tra posti di lavoro creati dal 
riciclo e quelli relativi a discarica o incenerimento sia normalmente valutato 
nell'ordine di 15 a 1: in altre parole, a parità di rifiuti trattati, ad ogni posto 
di lavoro creato con discariche o inceneritori ne corrispondono, in media, 15 
nel settore del riciclo. Ma da uno studio che ho 
personalmente curato, in collaborazione con Roberto Cavallo di Erica Cooperativa 
di Alba, per stendere l'appello “ Cambiamo aria per non incenerire il 
futuro”, risultano dati ancora più significativi: 
  - per servire con la raccolta “porta a 
porta” i 45 milioni di italiani che ancora ne sono esclusi, servirebbe un 
investimento di circa un miliardo di 
euro, che creerebbe circa 200.000 posti 
di lavoro(nella raccolta e nel riciclo);  - gestire lo stesso numero di utenti, e 
la stessa quantità di rifiuti con inceneritori (e loro discariche di servizio) 
costerebbe circa 15 miliardi di 
euro, che creerebbero circa 3.000 
occupati. La ricaduta 
occupazionale del riciclo, rispetto all'incenerimento sarebbe di 200.000 
occupati contro 200  ogni miliardo di investimento, un rapporto di mille a uno. In tempi 
di disoccupazione non sono cifre da sottovalutare Riciclo e risparmio 
energetico Da non sottovalutare anche 
il risparmio energetico derivante dal riciclo dei 
materiali. Il 
prof. Paul Connet, nella sua ultima tournet di conferenze in Italia, illustrava 
questi dati: riciclare una tonnellata di 
plastica di tipo PET (invece che ripartire dal 
granulo vergine) fa recuperare una quantità di energia pari a 85,16 Giga Joule; la stessa tonnellata 
bruciata per fare energia elettrica 
in un inceneritore (o come CDR in una centrale) produce 3,22 GJ. Il rapporto 
tra energia recuperata col riciclo e quella prodotta bruciando il PET è 26 a 
1.  Se facciamo lo stesso confronto col 
Polietilene ad alta densità (HDPE) 
troviamo un rapporto 10,2 a 1 tra 
riciclarlo e bruciarlo, e 10,9 a 1 è l'equivalente rapporto per altre 
plastiche. Per la carta, 
il rapporto è 4,2 a 1 : se si ricicla 
una tonnellata, il recupero è di 9,49 GJ, se si brucia si producono 2,25 GJ di 
energia elettrica. Ecco perchè l'UE ci 
sanziona se usiamo il termine “termo-valorizzatori”: bruciando non si valorizza 
energeticamente il PET ma, al contrario, si sprecano circa 82 GJ a tonn. 
rispetto al suo riciclo.  La parola “valorizzazione” 
vale solo nel confronto con la preistorica discarica. 
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