Rubbia: "L'errore nucleare Il futuro è nel sole"



ENERGIA
Rubbia: "L'errore nucleare
Il futuro è nel sole"
Parla il Nobel per la Fisica: "Inutile insistere su una tecnologia che crea 
solo problemi e ha bisogno di troppo tempo per dare risultati". La strada da 
percorrere? "Quella del solare termodinamico. Spagna, Germania e Usa l'hanno 
capito. E noi..." 
di ELENA DUSI

 
Carlo Rubbia
ROMA - Come Scilla e Cariddi, sia il nucleare che i combustibili fossili 
rischiano di spedire sugli scogli la nave del nostro sviluppo. Per risolvere il 
problema dell'energia, secondo il premio Nobel Carlo Rubbia, bisogna 
rivoluzionare completamente la rotta. "In che modo? Tagliando il nodo gordiano 
e iniziando a guardare in una direzione diversa. Perché da un lato, con i 
combustibili fossili, abbiamo i problemi ambientali che minacciano di farci 
gran brutti scherzi. E dall'altro, se guardiamo al nucleare, ci accorgiamo che 
siamo di fronte alle stesse difficoltà irrisolte di un quarto di secolo fa. La 
strada promettente è piuttosto il solare, che sta crescendo al ritmo del 40% 
ogni anno nel mondo e dimostra di saper superare gli ostacoli tecnici che gli 
capitano davanti. Ovviamente non parlo dell'Italia. I paesi in cui si 
concentrano i progressi sono altri: Spagna, Cile, Messico, Cina, India 
Germania. Stati Uniti". 

La vena di amarezza che ha nella voce Carlo Rubbia quando parla dell'Italia 
non è casuale. Gli studi di fisica al Cern di Ginevra e gli incarichi di 
consulenza in campo energetico in Spagna, Germania, presso Nazioni unite e 
Comunità europea lo hanno allontanato dal nostro paese. Ma in questi giorni il 
premio Nobel è a Roma, dove ha tenuto un'affollatissima conferenza su materia 
ed energia oscura nella mostra "Astri e Particelle", allestita al Palazzo delle 
Esposizioni da Infn, Inaf e Asi. 

Un'esibizione scientifica che in un mese ha già raccolto 34mila visitatori. 
Accanto all'energia oscura che domina nell'universo, c'è l'energia che è sempre 
più carente sul nostro pianeta. Il governo italiano ha deciso di imboccare di 
nuovo la strada del nucleare. 

Cosa ne pensa? 
"Si sa dove costruire gli impianti? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli 
del fatto che per realizzare una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si 
rende conto che quattro o otto centrali sono come una rondine in primavera e 
non risolvono il problema, perché la Francia per esempio va avanti con più di 
cinquanta impianti? E che gli stessi francesi stanno rivedendo i loro programmi 
sulla tecnologia delle centrali Epr, tanto che si preferisce ristrutturare i 
reattori vecchi piuttosto che costruirne di nuovi? Se non c'è risposta a queste 
domande, diventa difficile anche solo discutere del nucleare italiano". 

Lei è il padre degli impianti a energia solare termodinamica. A Priolo, 
vicino Siracusa, c'è la prima centrale in via di realizzazione. Questa non è 
una buona notizia? 
"Sì, ma non dimentichiamo che quella tecnologia, sviluppata quando ero alla 
guida dell'Enea, a Priolo sarà in grado di produrre 4 megawatt di energia, 
mentre la Spagna ha già in via di realizzazione impianti per 14mila megawatt e 
si è dimostrata capace di avviare una grossa centrale solare nell'arco di 18 
mesi. Tutto questo mentre noi passiamo il tempo a ipotizzare reattori nucleari 
che avranno bisogno di un decennio di lavori. Dei passi avanti nel solare li 
sta muovendo anche l'amministrazione americana, insieme alle nazioni latino-
americane, asiatiche, a Israele e molti paesi arabi. L'unico dubbio ormai non è 
se l'energia solare si svilupperà, ma se a vincere la gara saranno cinesi o 
statunitensi". 

Anche per il solare non mancano i problemi. Basta che arrivi una nuvola... 
"Non con il solare termodinamico, che è capace di accumulare l'energia 
raccolta durante le ore di sole. La soluzione di sali fusi utilizzata al posto 
della semplice acqua riesce infatti a raggiungere i 600 gradi e il calore viene 
rilasciato durante le ore di buio o di nuvole. In fondo, il successo 
dell'idroelettrico come unica vera fonte rinnovabile è dovuto al fatto che una 
diga ci permette di ammassare l'energia e regolarne il suo rilascio. Anche gli 
impianti solari termodinamici - a differenza di pale eoliche e pannelli 
fotovoltaici - sono in grado di risolvere il problema dell'accumulo". 

La costruzione di grandi centrali solari nel deserto ha un futuro? 
"Certo, i tedeschi hanno già iniziato a investire grandi capitali nel 
progetto Desertec. La difficoltà è che per muovere le turbine è necessaria 
molta acqua. Perfino le centrali nucleari in Europa durante l'estate hanno 
problemi. E nei paesi desertici reperire acqua a sufficienza è davvero un 
problema. Ecco perché in Spagna stiamo sviluppando nuovi impianti solari che 
funzionano come i motori a reazione degli aerei: riscaldando aria compressa. I 
jet sono ormai macchine affidabili e semplici da costruire. Così diventeranno 
anche le centrali solari del futuro, se ci sarà la volontà politica di 
farlo".