PICCO PETROLIFERO TABU' ANCHE PER GLI AMBIENTALISTI.



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Categoria: Notizie e politica

Questo articolo tratto da greenreport dimostra come l' arrivo imminente del picco petrolifero sia un tabu' anche tra gli ambientalisti. Il consumo di petrolio e' calato si del 3%, in un momento di recessione mondiale ma il prezzo attuale a 60 dollari il barile, o forse meglio, la salita da 35 a 60 dollari in tre mesi sono un segnale pessimo. Non solo non dimostrano affatto che la scarsita' di petrolio non e' un problema, ma dimostrano che nonostante la recessione ed il consumo in calo il prezzo e' sempre pericolosamente instabile. A questo punto puo' darsi che oscilli ancora, che scenda anche, ma in caso di ripresa sara' non in aumento ma fuori controllo.
Dopo il crollo del muro nell' ottantanove il consumo dell' Unione Sovietica crollo' del 25%, ma una volta caduta l' economia anche in maniera traumatica, con la ripresa il consumo risale.Quindi lasciamo all' Eni la sua propaganda, il prezzo del gas, con cui tanto lavora l' Eni e' legato al prezzo del petrolio e i suoi progetti, se si capisse il vero pericolo del picco,sarebbero messi in discussione.
Per evitare traumi futuri dobbiamo ragionare sulle tendenze di fondo ed essere meno superficiali.

marco


Sempre più giù il consumo di petrolio nel mondo


LIVORNO. L..Agenzia internazionale per l’energia (Aie) ha nuovamente rivisto al ribasso le stime sulla domanda mondiale di petrolio per il 2009, prevedendo che ci sarà il più forte calo dal 1981 (-3%). Secondo il rapporto mensile dell..Aie, il consumo mondiale di petrolio arriverà a 83,2 milioni di barili al giorno (mbj) a livello annuale, vale a dire una flessione di 2,6 mbj rispetto al 2008.

Questa stima rivede al ribasso la precedente, comunicata dall..Aie in aprile, quando prevedeva una domanda mondiale di 83,4 milioni barile giorno.

L..agenzia spiega che la revisione al ribasso delle stime si basa sui dati relativi ai consumi più deboli del previsto in molte aree del mondo, quali la Cina, gli Usa e la Russia, a cui si aggiunge la stima di un calo del pil mondiale dell..1,4% per quest..anno.
E oggi il prezzo del petrolio dopo aver raggiunto quota 60 dollari (un valore che non si registrava da novembre scorso) è calato nuovamente.

Prezzi bassi e domanda in calo, che farebbero pensare che i i problemi di scarsità, di cui si discuteva lo scorso anno potrebbero essere finiti.

Ma l’ottimismo sull’abbondanza del petrolio che tenendo conto delle riserve provate con quelle recuperabili sia convenzionali sia non convenzionali, che portavano pochi mesi fa il presidente di Eni, Paolo Scaroni, a stimare sulla possibilità di utilizzare questa fonte fossile per oltre 130 anni avvenire, potrebbero dover fare i conti con la crisi contingente.

Con i prezzi attuali del petrolio, le stime sul calo della domanda, associati ad una stretta del credito, non sarà infatti così facile mettere in atto i piani di esplorazione in aree difficili.

Già a gennaio il New York Times metteva in evidenza che molti dei progetti di esplorazione per la ricerca di nuovi pozzi si stanno rarefacendo. E i primi ad essere abbandonati sono proprio quelli sulle fonti petrolifere non convenzionali, come le sabbie bituminose, assai costosi da portare avanti e che non sarebbero redditizie con prezzi del greggio a sotto i 90 dollari a barile.

Sul lato dell..offerta, l..Aie aveva previsto ad aprile un aumento di 230 mila barili al giorno per effetto di un aumento della produzione dell..Opec, che però al prossimo meeting in programma a Vienna il 28 Maggio, potrebbe annunciare ulteriori tagli.