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R: Re: [ecologia] oggi denuncio facebook che mi ha buttato fuori senza alcun avvertimento
- Subject: R: Re: [ecologia] oggi denuncio facebook che mi ha buttato fuori senza alcun avvertimento
- From: "e.degasperis at tiscali.it" <e.degasperis at tiscali.it>
- Date: Tue, 5 May 2009 08:36:38 +0200 (CEST)
- Xoriginalsenderip: 151.60.144.34
Pubblicato sulla bacheca! Fateci sapere lo sviluppo degli eventi... ----Messaggio originale---- Da: info at ilgiardinodegliangeli.it Data: 04/05/2009 15.29 A: <ecologia at peacelink.it> Ogg: Re: [ecologia] oggi denuncio facebook che mi ha buttato fuori senza alcun avvertimento Ho pubblicato l'articolo sulla mia pagina di facebook, vediamo se butteranno fuori anche me. http://www.facebook.com/home.php?ref=home#/profile.php? id=1174396988&ref=name <http://www.facebook.com/home.php?ref=home#/profile.php? id=1174396988&ref=name> Luciano ANDREA AGOSTINI ha scritto: > chi puo' la metta sulla sua bacheca.... > > > da repubblica.it > lunedi 4 maggio 2009 > ** > ** > ** > *_Oggi denuncio Facebook_* > Oggi presenterò una denuncia contro Facebook al presidente > dell'Autorità garante dei dati personali, il professor Francesco > Pizzetti. Con il mio legale sto valutando di ripetere l'iniziativa con > l'autorità per le Comunicazioni. Cos'è successo? Nulla di nuovo, > purtroppo, non sono che uno dei tanti cui Facebook ha cancellato > l'account senza alcun "warning" o avviso preventivo: centinaia di > messaggi personali, decine di testi e foto, 859 contatti. Il tutto > senza dare spiegazioni, senza dirmi il motivo del provvedimento. Ho > perciò deciso di fare di questa vicenda il terreno di una battaglia > non personale ma di diritto. Non si tratta di riavere indietro le mie > poche carabattole digitali. > E' una questione di trasparenza e di legalità negate. > Ma facciamo un passo indietro e vediamo i fatti nel dettaglio. Poi > faremo qualche ragionamento. > "Il tuo account è stato disabilitato" e non ti diciamo perché - Alle > 7,02 del mattino di venerdì primo maggio ho aperto dal mio iPhone il > programma di consultazione di Facebook. Non riuscivo ad entrare: login > o password non corretta, era la risposta del sistema. Mi sono > insospettito: le password erano memorizzate, non potevano esser > cambiate da sole. Allora ho acceso il computer ed ho visto il > messaggio di condanna: "la tua password è stata disabilitata". Mi > dicono che posso contattare il team che si occupa dei rapporti con i > clienti. > "Leggi i terms of service, paisà" - Ovviamente scrivo subito > all'indirizzo che mi è stato dato, in italiano e, poiché conosco i > miei polli, anche in inglese. Pochi minuti e mi arriva una mail (in > inglese). Evidentemente automatica. Dice che hanno ricevuto la mia > segnalazione, ma che nel frattempo mi consigliano di leggere i termini > d'uso - come per dire: hai la coscienza sporca, guardati dentro. E io > li rileggo - l'avevo già fatto, perché mi occupo di questo campo da 17 > anni - e ho la conferma di ciò che già so: non ho violato nessuna > delle regole d'uso di Facebook. > Ma non posso fare a meno di notare la follia di un documento scritto > in parte in italiano ed in parte in inglese. I passi nella nostra > lingua non sono stati nemmeno rivisti da un correttore: ci sono > parentesi che non si chiudono, errori di lessico e qualche passaggio > in puro italiano "broccolino". Sembra di stare nel Padrino con Marlon > Brando. > Ma non siamo qui per fare colore: un testo come questo, che equivale a > un contratto, è nullo perché non scritto in modo consono. Ma intanto - > mi dico - mi risponderanno e mi daranno la possibilità di spiegargli > che si sono sbagliati...". Amenoché... > "A pensar male, con tutto ciò che segue..." - A pensar male e a far > peccato, ci sarebbero due o tre "stati", i pensierini di Facebook, in > cui ho ironizzato su fatti di cronaca. In uno ho scritto che si > attendeva un pronunciamento del papa contro i wurstel (una battuta > abbastanza tiepida sull'onnipresenza delle dichiarazioni pontificie, > pubblicata mentre imperversava la paura dell'influenza suina). > E poi ci sono vari articoli in questo post/rubrica in cui ho criticato > Facebook, proprio a proposito di ciò di cui mi sto occupando adesso: > il fatto che se succede il sia pur minimo incidente con il social > network non hai a chi rivolgerti perché l'azienda di Mark Zuckerberg > si rifiuta ostinatamente di aprire una rappresentanza italiana e il > quartiere operativo europeo, che è a Dublino, resta un'entità lontana, > irraggiungibile. Ma dai, mi son detto, stai a vedere che con 7 milioni > di utenti in Italia se la prendono proprio con te. > Intanto erano passate 24 ore e dal "team" ancora nessuna risposta. > I robot di Facebook e la paranoia - Per la verità ho anche scritto > più volte che Facebook è un grande fenomeno da prendere in seria > considerazione. E l'ho onorato con la mia presenza e con i miei > pensieri, come altri milioni di italiani fanno ogni giorno. L'ho fatto > perché di cultura digitale scrivi se sei con le mani in pasta nelle > diverse applicazioni, oppure fai solo elzevirismo inutile (e poi mi > piace, ciò che posso dire di tutto il mio lavoro). > In marzo, dopo che avevo riferito dell'account disabilitato (e poi > riattivato) a Nino Randisi, giornalista siciliano antimafia, ero stato > contattato in modo riservato da un professionista italiano. Era latore > di un messaggio da parte di una dirigente americana di Facebook. Mi > spiegavano che si era trattato di uno spiacevole incidente frutto > dell'errore dei "bot", cioè di programmi che lavorano in automatico e > controllano l'attività degli utenti. Mi dicevano che può avvenire > quando magari uno "si muove troppo", mette tanti video, pubblica > troppe foto, manda migliaia di mail e ha troppi commenti. Un errore > della "macchina" insomma. Avevo preso nota della rettifica, l'avevo > pubblicata, avevo ripetuto che mi sembrava un modo non rispettoso > delle persone e degli utenti italiani di gestire le cose solo in > automatico e senza un minimo di saggezza umana. > (Io per la verita mi "muovo" poco. Mando sì molte mail - siamo però > nell'ordine delle decine al giorno - ma tutte alle stesse persone, > perché Facebook fa presto a diventare una chat in differita. Certo, > c'è chi mi ha suggerito che si potrebbe ipotizzare che alla parola > "papa" sia associato un certo grado di vigilanza da parte dei medesimi > robot... ma Fb è piena di satira sul papa e le posizioni del Vaticano, > dovevano beccare proprio me?) > L'accusa non detta e il "sentirsi sporchi" - Più di uno mi ha > prospettato l'idea che qualcuno che conta si sia voluto liberare del > mio account: si può fare, si può segnalare all'azienda che i contenuti > di un certo utente sono "inappropriati", poi però ci sarebbe da vedere > chi è che valuta la segnalazione. Ma insomma, non sono paranoico fino > a questo punto e comunque vado anche oltre: riconosco il diritto di > Facebook di liberarsi di chiunque, ma solo dopo aver detto con > chiarezza quale infrazione è stata commessa. > L'aspetto "culturalmente" inquietante di tutto ciò è che essere > buttati fuori da un giorno all'altro e senza spiegazioni ti mette in > uno stato di anomia. Ti fa sentire già colpevole anche se non conosci > l'accusa. Ricordate Kafka? : "Qualcuno doveva aver calunniato Josef K, > perché senza che avesse fatto nulla di male, una mattina venne > arrestato...". > E' un meccanismo emotivo potente. Ho parlato con almeno cinque amici > che hanno insistito per interi quarti d'ora sul tema: "Riflettici, > qualcosa hai fatto, non possono averti buttato fuori per niente". > Istintivamente, le persone tendono a ritenere colpevole chi è > l'oggetto di una pena "preventiva". > E a proposito: a questo punto erano passate 48 ore dalla mia mail a > Facebook: nessuna risposta al mio messaggio... > Un problema di diritto - Ora, se permettete, qui il problema non è > personale. Non sono i miei contatti, cui pure tenevo molto. E non è > nemmeno problema di cosa abbia fatto io, per quanto io non abbia fatto > nulla di irregolare. > Qui il problema che abbiamo di fronte è quello dei diritti degli > utenti di Facebook e delle regole della piattaforma, che non possono > andare contro i principi che regolano lo stato italiano, oltre ad > essere contrari ad ogni buon senso. Del resto queste grandi aziende > sono molto "ragionevoli" quando sbarcano in paesi come la Cina: dicono > che le leggi locali vanno rispettate. > Quelle di un paese democratico possono essere ignorate? > E' ora che questa assurdità venga corretta. Posso anche accettare di > essere espulso, se mi si spiega il motivo del provvedimento e mi si dà > la possibilità di argomentare in mio favore. > Ogni altro comportamento da parte dei gestori del sistema è illegale. > Habeas data: signori legislatori, ci sentite? - Ho difeso Facebook > contro l'emendamento repressivo del senatore D'Alia e lo rifarei mille > altre volte. Penso che ci sia un'oscena tendenza dell'establishment a > pensare in termini di "normalizzazione" repressiva di internet. Non è > questo il caso, non il mio almeno. Non sto chiedendo nessuna legge > ammazzafacebook e meno che mai misure a pioggia che danneggino le > aziende americane che in Italia hanno rappresentanza e reperibilità. > Solo il rispetto dei diritti degli utenti di Facebook e di qualsiasi > altra azienda che attui policy simili. > Signori deputati e senatori, signori deputati europei vecchi e nuovi: > occupatevi in modo positivo della vita digitale, invece di provare a > stroncarla, filtrarla, censurarla, e magari regalarla ai padroni del > vapore, oh scusate, di cavi e "cellule"... E quindi. > Quindi l'espressione Habeas data non è mia, ma si pone ormai come un > tema della società contemporanea. Non solo per le mie foto su Facebook > (che a proposito continuano ad essere a disposizione della piattaforma > e possono essere, in teoria, riusate da loro mentre io sono > disabilitato come utente) ma per tutti noi. > Non ci sono servizi gratuiti - C'è chi argomenta dicendo che la > gratuità del servizio "sospenda" ogni diritto agli utenti. Di solito > si tratta delle stesse persone che si inviperiscono contro i giornali > on line se solo gli si chiede di lasciare un mail per inserire un > commento sotto un articolo. > A parte che dovremmo riflettere se per caso non stiamo avallando, con > un click messo distrattamente sotto scassati "terms of service", una > morte lenta di ogni garanzia, vorrei dire con tutte le mie forze: vi > sbagliate! > Io-utente pago Facebook e qualsiasi servizio "gratuito": con i miei > dati, il mio tempo, i miei contenuti. E lo pago con l'uso che ne > faccio, perché contribuisco a migliorarlo e perfezionarlo. E' questo > il patto su cui regge l'economia digitale. > Non c'è niente di scandaloso in questo, se non la pretesa di definire > gratuito il servizio, che invece tesaurizza in pubblicità, come fanno > anche i giornali on line del resto, il tempo di vita dell'utente. > Tutto chiaro: lo scandalo sta semmai nel volersi comportare come > principi di secoli antichi. Però Don Giovanni è finito all'inferno, e > Josef K. non abita più qui. O sì, invece? > Ridatemi i miei contatti: e che me li ridiate o meno, da oggi in poi > su questo tema è battaglia. > (Nel momento in cui questo post viene pubblicato sono passate 76 ore > dall'invio del messaggio di segnalazione: non ho ricevuto alcuna > risposta). > ------------------------------------------------------------------------ > > > Nessun virus nel messaggio in arrivo. > Controllato da AVG - www.avg.com > Versione: 8.0.238 / Database dei virus: 270.12.15/2093 - Data di rilascio: 05/02/09 14:23:00 > > Allegato Rimosso Arriva Tiscali Mobile! 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