Di gente onesta e preparata ce n'è ancora.





Danilo D'Antonio dice:
ricevo e volentieri inoltro.




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FERMARE LA CRESCITA DEMOGRAFICA

di Carlo Consiglio

Situazione della popolazione mondiale

La popolazione umana mondiale ha raggiunto i 6,6 miliardi di abitanti nel
2007. Essa aumenta di circa 81 milioni di unità all'anno. Di questi 81
milioni di nuove persone, più di 74 milioni nascono nei paesi del Terzo
Mondo.

Storia della crescita demografica

Secondo uno studio dell'Università di Catania, circa 12.000 anni fa, quando
iniziò la coltivazione della terra, la popolazione umana mondiale non
superava i 5-10 milioni di individui. All'inizio dell'era cristiana, circa
2.000 anni fa, la popolazione mondiale aveva raggiunto i 250 milioni di
persone. Nel 1650 la popolazione mondiale aveva raggiunto i 500 milioni di
persone, e nel 1750 i 728 (o 791) milioni di persone. Nel 1850 aveva
raggiunto un miliardo e 262 milioni; nel 1900 un miliardo e 650 milioni; nel
1950 2.518.629.000; nel 1990 5.263.593.000; nel 2000 6.070.581.000.  
Il tasso annuale di crescita della popolazione umana mondiale fino a quasi
trecento anni fa era molto basso, circa 0,002%. Dal 1750 al 1950 il tasso di
crescita è aumentato di 150 volte, passando dallo 0,002% allo 0,3%. Verso la
fine degli anni 1960 esso aveva raggiunto il 2%. Negli anni 1970 il tasso di
crescita ha raggiunto un massimo del 2,3%. In seguito esso ha iniziato a
diminuire ed attualmente è intorno all'1,2% circa. Tra il 2000 ed il 2005
l’incremento della popolazione mondiale è stato di 77 milioni di persone
all’anno.
Il tasso annuale di crescita è correlato al tempo di raddoppio. Infatti il
tempo di raddoppio è pari a 70 diviso per il tasso di crescita. Quando il
tasso di crescita era 0,002%, il tempo di raddoppio della popolazione
mondiale era 35.000 anni. Quando il tasso di crescita era dello 0,3%, il
tempo di raddoppio era 230 anni. Con un tasso del 2,3%, invece, la
popolazione raddoppia ogni 30 anni. Con l'attuale tasso dell'1,2% la
popolazione tende a raddoppiare ogni 58 anni.
Il rapido aumento della popolazione umana mondiale dal 1750 ad oggi è stato
causato all’inizio soprattutto dal miglioramento delle condizioni igieniche,
ed in seguito ai progressi della medicina. Il tasso di crescita della
popolazione mondiale è uguale alla differenza tra il tasso di natalità e
quello di mortalità. In un singolo paese il tasso di crescita è uguale al
tasso di natalità più il tasso d'immigrazione meno il tasso di mortalità
meno il tasso d'emigrazione.  
Il tasso di natalità è influenzato dall’uso di contraccettivi. A livello
globale il loro uso è aumentato dal 54% nel 1990 al 59% nel 1995 e al 63%
nel 2000. Tra i metodi moderni più usati vi sono la sterilizzazione
femminile (21%), gli strumenti intrauterini (14%) e la pillola (7%). I
metodi tradizionali, includenti anche l’astinenza periodica ed il coitus
interruptus, sono usati dal 7% delle donne sposate.

Differenze tra i paesi sviluppati ed i paesi in via di sviluppo

Il tasso di natalità è attualmente di circa 15 nati vivi per mille abitanti
nei paesi sviluppati e da 25 a 40 nati vivi per mille abitanti nei paesi in
via di sviluppo, dove i figli sono percepiti come una forma di assicurazione
per la vecchiaia, in mancanza di forme efficienti di previdenza sociale. Il
tasso di mortalità è diminuito drasticamente nei paesi sviluppati ed in
parte anche nei paesi in via di sviluppo negli ultimi secoli a causa dei
progressi dell'igiene e della medicina. 
Come conseguenza il tasso di crescita della popolazione nei paesi in via di
sviluppo è molto alto, circa 1,8% (2,1% escludendo la Cina), mentre nei
paesi sviluppati esso è basso, tra 0,2% e 0,5%; 
esso tenderebbe a zero o perfino a divenire negativo in alcuni paesi
sviluppati, tra cui l’Italia, se non fosse per l'immigrazione.

Struttura di popolazione

Quando una popolazione è stabile, con bassa natalità e bassa mortalità, come
avviene in genere nei paesi sviluppati, le varie classi di età sono di
grandezza simile, eccetto quelle di età avanzata. Invece, quando una
popolazione è in forte accrescimento, con alta natalità e moderata
mortalità, come avviene di solito nei paesi in via di sviluppo, le varie
classi di età sono di grandezza molto diversa, con le classi di età
inferiore molto più numerose di quelle di età superiore. Perciò i ragazzi al
di sotto dei 15 anni, che costituiscono solo il 20% della popolazione nei
paesi sviluppati, costituiscono quasi il 40% della popolazione dei paesi in
via di sviluppo. Ne consegue che in tali ultimi paesi, anche qualora venisse
introdotto con successo un controllo delle nascite per limitare il numero di
figli a non più di due per coppia, la popolazione continuerebbe a crescere
per molti anni successivi, man mano che i giovani e giovanissimi raggiungono
l'età della riproduzione.

Proiezioni

Si stima che la popolazione mondiale sfiorerà gli 8 miliardi entro il 2025.
Uno studio delle Nazioni Unite del dicembre 2004 prevede che la popolazione
mondiale raggiunga 7 miliardi nel 2012, 8 miliardi nel 2028 e 8 miliardi e
900 milioni nel 2050, a condizione che le coppie abbiano accesso alla
pianificazione familiare e che gli sforzi per arrestare l’epidemia HIV/AIDS
siano coronati dal successo. Altri prevedono che la popolazione mondiale
raggiunga 9 miliardi nel 2042, o da 10 a 12 miliardi nel 2050, o un massimo
di 9 miliardi nel 2070, per poi iniziare a declinare; o ancora 10 miliardi
nel 2075, o un massimo di 11 miliardi nel 2200.
Per quanto riguarda la struttura di popolazione, si prevede che la
proporzione di anziani, cioè di coloro che hanno 60 anni di età o più, che
era l’8% nel 1950 e il 10% nel 2005, raggiunga circa il 21% verso il 2050.

Perché ridurre la popolazione mondiale?

•	Nessun processo può durare in infinito; prima o poi esso troverà
qualche limite e dovrà raggiungere una situazione di equilibrio.
•	La sussistenza richiede una produzione di beni (soprattutto
alimenti) ma per questa occorre, oltre al lavoro, anche capitale. Se la
popolazione aumenta, bisogna usare una parte delle risorse per creare nuovi
posti di lavoro. Se invece la popolazione fosse stabile, le stesse risorse
potrebbero essere usate per fornire ad ogni lavoratore una più alta
dotazione di capitale.
•	Molte risorse minerali sono prossime all’esaurimento. Se la
popolazione mondiale fosse minore, l’esaurimento di tali risorse verrebbe
rallentato. Inoltre, la competizione per risorse limitate porta spesso alle
guerre. Se la popolazione mondiale fosse minore, vi sarebbero meno
contrasti, e quindi meno guerre.
•	Le attività umane producono inquinamento, con conseguenze gravissime
per la salute umana, specialmente per quanto riguarda l’inquinamento marino
ed atmosferico. Se la popolazione mondiale fosse minore, anche l’emissione
nell’ambiente di sostanze inquinanti sarebbe minore.
•	Le attività umane richiedono un alto consumo di energia, che
attualmente viene ricavata soprattutto dai combustibili fossili, con gravi
problemi di inquinamento e di esaurimento delle risorse. Se la popolazione
mondiale fosse minore, anche il consumo di energia sarebbe minore.
•	L’alimentazione dell’attuale enorme popolazione umana richiede la
coltivazione di una crescente quantità di terreno, così che si riducono
sempre più le foreste, essenziali per la produzione dell’ossigeno. Se la
popolazione mondiale fosse minore, si potrebbe ridurre la quantità di
terreno coltivato ed aumentare la superficie delle foreste. Inoltre, lo
stesso risultato si otterrebbe sostituendo l’alimentazione umana a base di
carne, che è un modo poco efficiente di trasformare le calorie vegetali, con
un’alimentazione vegetariana.
•	L’acqua è un bene che scarseggia sempre di più in vaste aree del
Terzo Mondo. Se la popolazione mondiale fosse minore, vi sarebbe più acqua
per tutti.
•	La conservazione della natura è un’esigenza sempre più sentita da
parte di una notevole parte dell’opinione pubblica, che vuole ostacolare
l’estinzione di specie animali e vegetali e la perdita di habitat. A tale
scopo quasi tutti i Paesi creano parchi nazionali e regionali e riserve
naturali. Da ciò sorgono conflitti perché queste stesse aree sono reclamate
per attività umane industriali o agricole. Se la popolazione mondiale fosse
minore, vi sarebbero meno conflitti tra conservazione della natura ed
attività economiche.

Come ridurre la natalità

•	Nei paesi del Terzo Mondo è stato riscontrato che elevate
opportunità di lavoro per le donne al di fuori della famiglia sono associate
a minore natalità.
•	Anche un più alto tasso di frequenza scolastica femminile,
soprattutto della scuola primaria e della scuola secondaria, è associato a
minore natalità.
•	La creazione di nuove opportunità di lavoro causa un aumento del
reddito familiare e questo a sua volta è causa di una riduzione della
natalità.
•	Programmi di salute pubblica ed un miglior livello nutrizionale
della mamma e del bambino possono ridurre la mortalità infantile ed
indirettamente rendere meno desiderabile una famiglia numerosa.
•	L'introduzione di forme di previdenza per gli anziani e sicurezza
sociale può rendere meno desiderabile una famiglia numerosa come
assicurazione per la vecchiaia.
•	Fare campagne antidemografiche attraverso i media e la scuola;
•	Istituire servizi sanitari e consultori e distribuire
contraccettivi;
•	Introdurre disincentivi economici alla procreazione;
•	Migliorare lo status sociale ed economico delle donne e creare
incentivi per ritardare il matrimonio;
•	Introdurre incentivi alla sterilizzazione maschile e femminile;
•	Limitare per legge il numero di figli. Su quest’ultimo punto alcuni
sostengono che il fare figli sarebbe un diritto naturale della coppia, o
della donna, su cui lo Stato non potrebbe intervenire. Ma già Aurelio
Peccei, fondatore del Club di Roma, osservava che, quando nasce un bambino,
allo Stato sono addossati vari oneri, come provvedere alla scuola,
all'assistenza sanitaria, alla previdenza sociale, e che pertanto lo Stato
ha diritto di intervenire, eventualmente limitando questo asserito diritto
alla procreazione.

La chiesa e la crescita demografica

La Chiesa cattolica si è sempre opposta all’uso dei metodi anticoncezionali
ed a qualsiasi promozione della limitazione delle nascite, in nome di
un’asserita legge morale e di una cosiddetta “sacralità della vita”. Tali
affermazioni non hanno alcuna base oggettiva poiché non esiste alcuna morale
naturale, ma solo la legge creata dall’uomo per regolare i propri rapporti
sociali; in quanto alla vita, sarebbe meglio prenderne in considerazione la
qualità piuttosto che la quantità, dato che l’ultima va a scapito della
prima.

Obiezioni più comuni

Alcuni contestano la necessità di ridurre la popolazione umana mondiale,
sostenendo che i veri problemi dell'umanità sono altri, quali il
sottosviluppo, la distruzione dell'ambiente, l’inquinamento e l'esaurimento
delle risorse naturali. Certamente questi sono gravi problemi, ma alla loro
gravità contribuisce anche l'eccessiva popolazione mondiale, che agisce come
moltiplicatore. Altri osservano che il consumo delle risorse in alcuni paesi
è enormemente superiore a quello di altri paesi. Ad esempio, un canadese
medio consuma 436 volte quanto consuma un etiopico. Ma sarà molto difficile
convincere i Canadesi a ridurre il loro tenore di vita e quindi a consumare
meno, mentre sicuramente gli Etiopici vorranno raggiungere il livello dei
Canadesi appena possibile. L'unica via d'uscita praticabile è quindi quella
di causare una riduzione della popolazione, e non solo dei paesi in via di
sviluppo, ma anche dei paesi sviluppati, che sono quelli che consumano di
più.

Altri citano la FAO, che ha calcolato che la Terra è in grado di sfamare una
popolazione superiore ai 20 miliardi. Ma se già adesso, mentre siamo "solo"
6 miliardi e mezzo, un quarto dell'umanità è sottoalimentato, come pensiamo
di risolvere il problema di nutrire 20 miliardi? Infatti non basta produrre
il cibo, bisogna anche distribuirlo; ma se fossimo di meno, sarebbe
sicuramente più facile portare il cibo ai bisognosi.

Prof. Carlo Consiglio
Già ordinario di Zoologia nell’Università di Roma “La Sapienza”
http://www.carloconsiglio.it

Roma, 9 febbraio 2009


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