Ilva, la prescrizione azzera i velenie i risarcimenti



 
 

secolo xix

Ilva, la prescrizione azzera i velenie i risarcimenti
colpo di scena in appello
Nessuna condanna o rimborso per l'inquinamentoprodotto da cokeria e altoforno a Cornigliano
LA SCURE della prescrizione cancella l'inquinamento delle acciaierie e, di fatto, rende a dir poco remota la possibilità di ottenere risarcimenti. È il dato crudo emerso con la sentenza pronunciata ieri pomeriggio dalla Corte d'appello, che ha dichiarato decaduta la stragrande maggioranza dei reati contestati al patròn dell'Ilva Emilio Riva e ai suoi due figli Claudio e Arturo, non riconoscendo alcun rimborso agli abitanti e all'associazione "Per Cornigliano" ammesse quali parti civili. Si chiude così quello che era a buona ragione considerato il processo-simbolo su un pezzo di (recente) storia industriale genovese, l'unica inchiesta penale di ampio respiro sulle emissioni nocive. Con un altro colpo di teatro: mentre in primo grado Riva era stato condannato anche per i fumi dell'altoforno, prodotti fino al 2005, su quello stesso aspetto i giudici ieri hanno deciso di rimandare gli atti alla Procura «per vizio di procedura», facendo in pratica ripartire l'indagine daccapo e dilatando a dismisura i tempi. Il risultato è che l'addebito in teoria più"vicino", e che in caso di condanna avrebbe fatto da apripista ai risarcimenti, finirà anch'esso prescritto entro il 2010. Sarebbe infatti un'utopia pensare di arrivare a un nuovo giudizio in pochi mesi.
Il fatti al centro del procedimento contro Riva risalgono al periodo compreso fra il 1° aprile 2001 e il luglio 2005. Un lasso di tempo all'apparenza ridotto, considerato che lo stabilimento è a Cornigliano da oltre mezzo secolo; ma solo prendendo in considerazione le ultime lavorazioni "a caldo" prima delle dismissioni (la cokeria nel 2002, l'altoforno nel 2005), era ragionevole indagare su fatti che non fossero prescritti almeno in partenza. Ecco allora che gli accertamenti dei pm Francesco Cardona Albini e Vittorio Ranieri Miniati si sono concentrati su tre elementi-chiave: i potenziali veleni usciti da cokeria e altoforno appunto, e una serie di autorizzazioni carenti sul funzionamento di varie componenti della fabbrica. Erano i grandi problemi sollevati nel maxi-dossier contenente tabelle, rilevazioni, rilievi sanitari sull'impatto della siderurgia nel quartiere più esposto e presentato con 1050 firme di abitanti, sebbene parte delle responsabilità fossero state contestate durante il dibattimento e non da subito. Il primo dibattimento, nel quale erano rimasti coinvolti dieci funzionari Ilva in seguito ridotti al solo Emilio Riva e ai due figli, si è concretizzato in una battaglia di perizie sul tipo di emissioni prodotte e sulle conseguenze per gli abitanti. In particolare, il difensore di Riva Enrico Scopesi ha sempre messo in rilievo la differenza cokeria-altoforno, ribadendo come l'effetto più critico potesse essere quello della prima. Fatto sta che i magistrati del primo grado avevano riconosciuto Riva e figli colpevoli, infliggendo un anno e quattro mesi ciascuno. Soprattutto avevano stabilito il «diritto al risarcimento» di abitanti e associazioni, da quantificare in sede civile. Ieri quel "paletto"è saltato, e il dell'affaire Ilva - almeno in tribunale - è stata fatta praticamente tabula rasa.
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