A salvaguardia del territorio e delle persone che lo abitano






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  A salvaguardia del territorio
 e delle persone che lo abitano
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La nostra bella terra d'Italia è stata sommersa, non solo in passato ma ancor più negli ultimi anni, da immense colate di cemento. Non si può più rimanere in silenzio di fronte all'annichilimento biologico ed estetico di un territorio che faceva del nostro un Bel Paese rinomato nel mondo. Vivendo ed essendo parte di un sistema complesso, con interazioni che ormai coinvolgono l'intero globo, occorre però innanzitutto acquisire una visione altrettanto globale per comprendere bene quanto accaduto ed accade. Solo così si potrà poi individuare la strategia più indicata per invertire il fenomeno.


Iniziando la nostra osservazione dall'Italia, notiamo che questa, a causa dei suoi trascorsi istinti d'invasione imperialista, ha una elevata densità demografica da circa un secolo. In passato, col basso livello economico d'allora, questa critica situazione non aveva condotto ad altri fenomeni se non a continue ondate migratorie. In seguito, però, col crescere dell'economia e della tecnologia, tale condizione si è manifestata in tutta la sua virulenza. Cementificazione selvaggia, inquinamento, esaurimento delle già limitate risorse interne, riduzione delle aree a disposizione collettiva e personale. Tutto ciò ha caratterizzato la prima fase del complessivo fenomeno che stiamo analizzando.

In una seconda fase, si è avuto il passaggio di interi altri continenti da un sistema socio/politico/economico locale e rurale ad un nuovo sistema di scambio globale e produzione industriale. Ed a questo punto possiamo notare un aspetto d'importanza vitale: i vari Paesi, e confederazioni di Paesi, da quando non possono più ricorrere alla guerra per affermarsi su, o difendersi da, gli altri, per evidenti ragioni derivanti dall'avvento delle armi nucleari, hanno deviato e concentrato in ambito economico questo loro continuo confronto di potere.

Ed infatti è propria questa continua rincorsa, sostanzialmente a scopo di difesa, che costringe vari Paesi, che pure hanno già raggiunto un buon livello economico, come appunto l'Italia, a continuare una raffazzonata crescita ad oltranza piuttosto che migliorare le condizioni acquisite. L'Italia, l'Europa, il mondo intero sono oggi costretti a crescere sempre più appunto ed esattamente per non soccombere nel confronto globale, sempre più serrato e sempre più prossimo ad una ulteriore fase finale. Senza contare che l'economia di Paesi già affermati come l'Italia continua a crescere anche perché semplicemente spinta dalla crescita delle economie emergenti. Anche se non si volesse continuare a crescere, le interazioni economiche già avviate condurrebbero inevitabilmente il nostro Paese a crescere comunque.


Da notare infine che elemento determinante in tutto questo complesso ed inscindibile sistema, purtroppo ancora per nulla studiato in un'unica visione organica e con i mezzi della ricerca interdisciplinare per la tragica mancanza non solo di persone preparate ma pure di corsi di studio già strutturati, è una iper crescita globale della popolazione. Questa, se in Italia continua ora a più bassi livelli, altrove s'esprime ancora esponenzialmente. Aggiungendosi sempre nuovi lavoratori e sempre nuovi consumatori sarebbe quindi assolutamente irrazionale pretendere che si avesse una decrescita economica pur con tutta la volontà possibile di una auspicabile sobrietà di vita.


Da questo quadro d'insieme, pur qui appena abbozzato e tutto ancora da approfondire nelle sue interazioni tra crescita demografica e crescita economica, si evince che, se si desidera intervenire efficacemente per salvare il territorio locale da ulteriori assalti, occorre necessariamente rivolgere la propria attenzione non tanto localmente quanto sulle interazioni globali. Mai nessun governo, italiano od estero, accetterà in verità di rallentare l'economia o di volgerla al verde senza una intesa globale mirata soprattutto a che vengano mantenuti equilibri di potere che impediscano sopraffazioni ad opera degli uni o degli altri.

Da tutto ciò si evince pure la prioritaria necessità di fermare le nascite, naturalmente col solo intervento culturale, con l'informazione, l'educazione e l'intrattenimento, proprio come ora viene ancora sospinta la riproduzione. Perché alla base dell'economia, ad esercitare ogni qualsivoglia pratica economica, altro non vi sono che esseri umani. Aumentando il numero di questi, aumenta anche il volume dell'economia. Ed anche dipingendo di verde quest'ultima e ricorrendo agli artifici della moderna tecnologia, una ulteriore crescita demografica locale e globale non potrà che gonfiare ancor più la complessiva crescita. Rischiando pure una destabilizzazione delle società fino a renderle ingovernabili a meno di pesanti interventi autoritari.


In sintesi si raccomanda di concentrarsi su un temporaneo fermo delle nascite, tramite un mutamento di modelli culturali, e sulla stipula di patti internazionali, mirati a stabilire opportune condizioni di equilibrio demografico/economico a fini di pace globale.


Cercando di intervenire localmente, ad esempio per salvare il territorio o qualsivoglia altro bene, con interventi tesi ad obbligare e vietare, non si otterrà altro risultato che esacerbare la già pessima qualità della vita ed accelerare i processi di ribellione nei confronti dell'autorità in genere. Un governo italiano, quale che sia e sarà, volentieri infatti costringerà, ed anzi già lo sta facendo, le singole persone a provvedimenti restrittivi fino a privarle di diritti fondamentali quale ad esempio quello della libera espressione di sè sulla propria terra rinchiudendole nei lager urbani. Ma mai accetterà di ostacolare le imprese e l'economia, poiché solo queste ormai difendono il Paese da aggressioni esterne.

Anche nel migliore dei casi, in cui il potere della lobby cementifera venisse ridotto, il risultato non cambierebbe nè potrebbe: perché l'aggressione si sposterebbe altrove od acquisirebbe pure un altro ambito, non potendosi essa interrompere da sola, senza il nostro intervento attivo alla radice dei problemi.


Danilo D'Antonio

Laboratorio Eudemonia
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