Ipocrisia animalista di Francesca Martini .... Berlusconi si fa bello con le profferte amorose a pagamento di chi ama un animale su cento... - Lettera aperta a taluni animalisti -



In risposta alle proposte "animaliste" di Francesca Martini
apparse in un articolo di Aldo Cazzullo del Corriere della Sera del 1 dicembre 2008 (vedi riproduzione dell'articolo nella zona sottostante).
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Certo anche i nostri amici animali hanno un'anima,  lo dice la parola stessa  "animale" significa "dotato di anima". Ma perché solo i cani dovrebbero avere questo privilegio, vorrei chiedere alla cinofila Francesca Martini? Perché non le capre, le mucche, gli asini, i maiali? Perché non riservare anche a loro un posticino nei cimiteri e pari diritti con gli
umani? Il fatto è che i cani sono "pets" ovvero "animali da compagnia" servono a qualcosa, per curare la psiche malata di chi ha subito traumi affettivi o carenze emozionali. La gente si fa un cane, due cani, tre  cani perché forse vorrebbe avere un figlio, perché il fidanzato se n'è andato con
un'altra, perché  il cane gli da sicurezza, perché sente il bisogno di sfogarsi con un qualcuno che non risponde ed accetta, insomma perché  sente un buco dentro....

E poi cosa diamo da mangiare al cane per farlo star bene e contento, carne di vacca, di capra, di maiale, di coniglio..  Ma questi non sono animali per la cinofila Martini? E cosa sono allora?

Si misura la propria bontà su un metro fasullo  di bontà, sul bene mio che è meglio del tuo. Cani in braccio, cani a letto, cani in salotto,  cani da guerra, cani da fiuto, cani da polizia, cani... i cani servono a tante cose, sono protetti come "animali da compagnia" ora la Martini vuole dar loro
anche un'anima. Il fatto è che l'anima ce la hanno già e l'avrebbero ancora di più se fossero  animali come le tigri, i lupi, le volpi e le faine.
Invece sono "animali da compagnia".

In Italia si contano circa tenta milioni di cani, forse di più,  quelli randagi si accoppiano ogni anno e producono nuovi cani e avanti così, persino nei canili a volte si accoppiano, li fanno accoppiare per prendere nuovi contributi dallo stato e dalle regioni che pagano una certa cifra per
ogni cane. C'è un commercio fiorente sui cani con pedigree,  sui cani da combattimento, sui cani da porno shop.  Ripeto non ce l'ho coi cani in se stessi ma con l'uso che viene fatto nella società umana di questi animali.
Dire che sono animali da compagnia è come dire che sono  amati per curare la nostra carenza di compagnia, essi a volte sono i nostri padroni, ci adattiamo a loro, non solo essi si adattano a noi.

Dove c'è la cultura di farsi una cane  due o tre, da tenere dentro casa richiusi come lo siamo noi, in una grande città asfissiante come Milano, ad esempio, vuol dire probabilmente che non si è più in grado di avere rapporti normali con le persone umane, forse vuol dire che si amano i cani ma si
disprezzano gli zingari, i negri, le puttane, etc. etc. magari perché abbiamo notato che un negro non fa l'amore con un cane, che uno zingaro probabilmente  non riempie l'accampamento di cani ma  solo di bambini.

Cari animalisti di facciata fatevi un  check-up psicologico se volete essere credibili.
So che questa lettera solleverà molte critiche!

Ciao cari, Paolo D'Arpini

www.circolovegetarianocalcata.it


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Articolo menzionato

*Francesca Martini, sottosegretario leghista: mutua e cimiteri. «Non è giusto che solo i ricchi possano permettersi un cane»

*MILANO - «Un tempo, anche delle donne si diceva non avessero un'anima.
Ebbene, un giorno apparirà evidente che non solo uomini e donne, ma anche i nostri amici animali hanno un'anima. Nell'attesa, faremo in modo che i cani possano essere seppelliti in un luogo pubblico». Già ora, grazie a Francesca
Martini - veronese, leghista della prima ora, sottosegretario alla Salute - i cani sono stati riammessi sui treni e redenti dalla «lista nera» stilata dai precedenti governi, di destra e di sinistra.

Ma non solo rottweiler e pittbull hanno trovato la loro madrina. «E il povero Birillo, il cavallo delle botticelle morto al Colosseo dopo quattro ore di agonia? E i suoi amici stramazzati per il caldo quest'estate in piazza di Spagna? I cani abbandonati, quelli destinati ai combattimenti,
quelli lasciati senza cure?». Da qui l'idea per l'ennesima riforma sanitaria: la mutua per i cani poveri. «Non è giusto che solo i ricchi possano permettersi un cane. C'è una proposta bipartisan, appoggiata anche da sinistra, per dare alle persone sole e alle famiglie disagiate pacchetti
sanitari gratuiti per la salute dei loro piccoli amici». L'idea base della Martini è che «non esistono cani cattivi. Esistono cani impegnativi».

Impegnativi? «Per le masse muscolari, per i principi etologicamente innati.
Cani addestrati da millenni a difendere il territorio, cioè la casa, e il padrone. Le liste nere non servono, anche perché comprendono cani che non ho mai visto in vita mia, tipo il perro de presa». Perro? «Cane spagnolo da
combattimento. Il punto è questo: responsabile dev'essere sempre il padrone.
Quindi: patentino, come in Francia. Obbligo di guinzaglio in città. Microchip per ogni cane, compresi i vaganti, su responsabilità del sindaco:
nascerà così l'anagrafe canina. Gli abbandoni diminuiranno. I canili non saranno più luoghi di tortura, come quello di Campobasso dove 520 amici hanno 20 centesimi di cibo al giorno, ma orfanotrofi dove adottare». Quando
poi la Martini ha letto sul Corriere che Trenitalia non avrebbe più preso a bordo cani sopra i sei chili, si è mossa subito. «Sono andata dall'ad Moretti, in rappresentanza dei sei milioni di proprietari di cani. Mi hanno spiegato che il timore sono i parassiti, in particolare le cimici.

Ma i cani non hanno le cimici! Al più, le zecche; ma saranno cinque casi in tutto. Così abbiamo raggiunto un accordo: cani ammessi nell'ultima carrozza sugli Intercity e nelle piattaforme tra i vagoni sui regionali, con la possibilità di prenotare uno scompartimento tutto per loro». Anche i
colleghi ministri sono stati coinvolti: «Con la Brambilla lavoriamo a pacchetti turistici con alberghi e ristoranti ospitali con i cani. Con Frattini presenteremo un piano a tutela dei cani importati: non si ha idea di quante sofferenze si infliggano ai poveri beagles...».

La Martini - veronese, 46 anni, parlamentare dal 2001 al 2006, poi assessore  regionale alla Sanità in Veneto al posto di Tosi, di cui ha promosso la moglie a caposegreteria - ha fama di leghista chic: alta, bionda, di famiglia altoborghese, elegante al punto da essere contesa dagli stilisti alla sfilata romana per gli orfani dello tsunami (gennaio 2005: la Martini in abito scollato rosso tiziano. Quest'anno alla prima di Montecitorio arrivò con tacco 10). «A parte che sono dimagrita di dieci chili, questo
falso pregiudizio dipende da voi, che considerate i leghisti tutti rozzi, e tutti maschi. La mia è una secolare famiglia di medici e farmacisti, ma non di baroni e benestanti: l'impegno sociale è un fatto di sangue, i nonni nelle farmacie del Polesine davano la penicillina in cambio di sei uova.
Sono entrata nella Lega nel '91 e non ho mai smesso il lavoro di base. D'estate, le feste: Illasi, Sommacampagna, Montecchia di Crosara. Ora, le cene di Natale: Velo Veronese, Mozzecane, Cavalcaselle... In settimana al ministero lavoro 14 ore al giorno, anche perché mica mi occupo solo di cani:
ho la delega al rientro del deficit sanitario, al rapporto con le Regioni, con l'Europa...».

Le resta tempo per numerose polemiche. Contro i seni al silicone: «Ci vuole un'anagrafe anche per le protesi mammarie. Vi ricorrono pure le giovanissime, senza sapere quanto durano, senza conoscere le difficoltà diagnostiche e i problemi con l'allattamento... I seni sono legati alla
procreazione, non sono due cose appese lì». Contro i ristoranti cinesi:
«Pericolosissimi. Si pensi alla frode mondiale sul latte alla melanina, che risulta ricco di proteine e invece è fatto col veleno ». Contro Sabrina Ferilli: «Eccessiva la sua presenza sulla tv di Stato», disse ai tempi del referendum sulla procreazione assistita. Contro i rom: «In via Mazzini a
Verona ho fatto arrestare una donna che sfruttava un bambino di pochi mesi.
Il giorno dopo era libera». Sul caso Eluana: «Su questa come su molte altre cose la penso come la Chiesa. Nessuna struttura pubblica ha il diritto di spegnere una vita».

I pettegolezzi sul rapporto con il capo, che circolano nella Lega come in ogni struttura autocratica, li aggira definendo Bossi «un grande amore.
Politico». Poi ci sono i grandi amori. Canini. «La prima si chiamava Lilli ed è stata con me per 12 anni, insieme con una tartaruga, un pappagallo, altri uccellini, scoiattoli, conigli. E stavamo in centro». Ora di cani ne ha due: «Margot, una barboncina, e Tommaso, il mio bambino. Un trovatello.
Raccolto all'uscita dell'autostrada». Bastardino? «Meticcio, prego».

*Aldo Cazzullo

*01 dicembre 2008